Pesca a feeder col pane
Il pane, un alimento che attraversa le culture e le epoche, è un elemento fondamentale nelle diete umane. Derivato da semplici ingredienti come acqua, lievito e farina, il pane conquista il palato di tutti, non solo degli esseri umani. Cani, gatti, uccelli e persino i pesci apprezzano il suo sapore, nonostante sia frutto di una lavorazione umana. Fino a poco tempo fa, credevo erroneamente che la pesca con il pane fosse limitata all’acqua salata. I cefali, in particolare, sembravano estimatori di pan carrè, pan bauletto e pane francese. Tuttavia, spinto dalla curiosità, ho deciso di sperimentare la pesca in acqua dolce, seguendo i consigli dell’Elba Fishing Blog. I risultati sono stati sorprendenti: una serie di fruttuose pescate in acque correnti hanno confermato l’efficacia di questa esca, a patto di seguire alcuni accorgimenti che ora condividerò con voi.
Come pescare a feeder col pane: tipologia di pane e pasturazione
Durante la scorsa stagione, le mie uscite di pesca nei corsi d’acqua del Nord-Est sono state accompagnate da vari esperimenti. Tra questi, ho dedicato tempo ai tentativi con il “Pan Bauletto” a fette della Mulino Bianco, un’esca spesso menzionata e consigliata per la pesca al cefalo a bolognese. Tuttavia, questa volta l’obiettivo era diverso: stuzzicare l’appetito dei ciprinidi in un contesto di acqua corrente moderatamente lenta, con profondità tra i 2 e i 5 metri. Il “Pan Bauletto” ha dimostrato di essere all’altezza della sfida. La compattezza delle sue fibre di pane e la tenuta in acqua, una volta imbevuto, sono stati decisivi. Oltre al prodotto della Mulino Bianco, mi sento di consigliare altre varianti, sempre con la caratteristica di avere fibre bianche e, possibilmente, un minimo contenuto di olio extra-vergine. Tuttavia, sconsiglio l’uso di pane ai cereali, pane integrale o pane di segale, anche se presenti nella forma “bauletto”. La loro composizione è diversa, e dubito che in acqua mantengano le caratteristiche necessarie per essere considerati un’alternativa valida. Un discorso a parte va fatto per il pane da tramezzini o da toast: se fatto asciugare, raggiunge una buona compattezza e rigidità che, a mio parere, lo rende simile al “Pan Bauletto”. Vi invito a provarlo e a darmi un vostro feedback!
Quando si pesca con il pane, la scelta della pastura gioca un ruolo fondamentale. È importante selezionare uno sfarinato che richiami gli aromi e i colori tipici del pane. Tuttavia, evitiamo gli sfarinati dolci, quelli gialli da carassio-carpa o i rossi da barbo. Invece, optiamo per una classica pastura a base di pane e formaggio, ideale per catturare cavedani o savette. La mia preferenza personale è la Tubertini Cavedano-Lasca-Savetta: uno sfarinato morbido, dalla granulometria fine, abbastanza friabile e poco grumoso. Questa pastura si sposa perfettamente con l’aggiunta di pezzi di mollica di “Pan Bauletto”, pronti ad arricchire l’esca. Altri validi sfarinati includono la Fondo Pro di Tubertini e la Cavedano di Colmic. Durante un’esplorazione nel Bacchiglione, in pieno agosto, ho avuto ottimi risultati con quest’ultima. Un consiglio finale: evitiamo additivi di qualsiasi genere. La pesca col pane è un ritorno alle origini, una semplicità che spesso porta grandi soddisfazioni!
Innesco dei cerchi di pane con hair rig
La pesca a feeder con il pane si distingue dalle altre tecniche di pesca, soprattutto per quanto riguarda l’innesco. Chi ha già osservato le foto noterà una particolarità: è necessario dotarsi di una siringa o dei “bread punches” di Drennan. Personalmente, ho scelto di utilizzare la siringa, privata del becco e tagliata con un seghetto, perché ritengo che sia facilmente reperibile. La si può trovare ovunque! I “bread punches”, invece, sono disponibili nei negozi di pesca specializzati (spesso solo online), quindi non proprio dietro l’angolo. Per ottenere rondelle circolari di “Pan Bauletto”, appoggiate il pane su un tagliere e premete su di esso con la siringa. Utilizzate lo stantuffo fino in fondo per comprimere il pane. Una volta completata l’operazione, staccherete la rondella di pane con le dita e otterrete un risultato finito identico al mio. Ciò che resta della fetta di pane dopo varie pressioni della siringa può essere recuperato e sbriciolato per la pastura.
L’innesco ad hair rig è una delle tecniche che preferisco quando pesco a feeder con il pane. Per sperimentare questa tecnica, vi servirà un terminale “Dutch Master” della Preston, ovvero un finale di 38 centimetri con amo 14/18 e un hair rig. Ecco come procedere:
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Innescate i cerchietti di pane: Utilizzando un ago, innestate due cerchietti di pane sull’hair rig. Questo innesco è particolarmente efficace per attirare i pesci.
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Caricate il pasturatore e lanciate: Una volta preparato l’innesco, caricate il pasturatore con la vostra pastura preferita. Lanciate il pasturatore nell’area desiderata e attendete fiduciosi mettendo il filo in tensione.
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Il gioco è fatto!: L’innesco ad hair rig con il pane può portare a buone catture. Osservate attentamente la vostra canna e restate pronti a ferrare quando vedrete l'abboccata sul cimino.
Per chi volesse fare ulteriori esperimenti, c’è la variante a method feeder. Anche se personalmente non l’ho ancora provata, potrebbe funzionare sia in acque commerciali che in contesti di acque libere piuttosto lente. L’importante è lasciare il terminale libero e magari evitare di nascondere completamente il pane nella pastura, per scongiurare il rischio che la compressione della saponetta lo rovini.
Il pane è un'esca che piace a moltissime specie
Avreste mai pensato di catturare un barbo, una brème, un carassio, una carpa o una scardola con il pane? Le foto dell’articolo sono autentiche, e non si tratta di pubblicità occulta o protagonismo sui social network. Peccato che a guadino non sia arrivato anche il cavedano, altrimenti l'articolo sarebbe stato veramente completo. Penso proprio che l'universalità del pane riesca a ingolosire l'appetito di predatori e non, che probabilmente riconoscono nel fiocchetto bianco un alimento primordiale, nonostante esso sia fuori dalla naturale catena alimentare. Oppure trattasi di un'esca a cui molte specie si abituano dopo una veloce pasturazione effettuata a feeder: la mollica bianca non desta sospetto, sembra "buona" e merita un morso, proprio come facciamo noi esseri umani.
Concludo il mio scritto con una riflessione. La pesca col pane in acque dolci, utilizzando la tecnica del feeder, è un’esperienza molto divertente e appagante. Rompe la routine, va oltre gli schemi imposti da boiles, mais e bigattino. Oltre a stuzzicare la curiosità dei pescatori con una soluzione tecnica non indifferente (sfido chiunque a criticare i cerchietti apposti sul cappello dell'hair rig), il pane consente la cattura di molteplici specie. I pesci sembrano abboccare generando una sorprendente continuità di catture. Quindi, se funziona, perché non provare?