Orate a ledgering con i block-end feeders
Tempo d'estate, tempo di orate! In realtà la nostra battuta presso la scogliera alta di un manufatto portuale si è svolta in presenza di condizioni tipicamente autunnali, con leggera pioggia e vento fresco proveniente dai quadranti settentrionali. La sostanza non cambia, ciò che conta è pescare lo sparide più amato dagli italiani: la regina del mare, l’orata. Un sogno proibito per molti e gioia per pochi, l’orata sa farsi rispettare per il suo carattere tipicamente astuto, degno di un pesce con la P maiuscola, capace di tenere sotto scacco qualsiasi pescatore, anche il più esperto. In questo articolo mostreremo alcuni concetti chiave per la pesca all’orata con una sportivissima tecnica di origine anglosassone applicata al mondo delle acque dolci. Il ledgering è micidiale specie quando praticato in prossimità delle scogliere frangiflutti dove il movimento delle acque porta i pesci alla continua ricerca di cibo. Negli anni ha conosciuto una significativa divulgazione tra gli appassionati del mare fino a raggiungere notevole popolarità come metodo alternativo per la cattura di cefali, spigole e orate.
Conosciamo meglio l'orata
La sparus aurata è un pesce osseo che vive in mare ed acque salmastre (foci dei fiumi) ed appartiene alla famiglia degli Sparidi. Il suo nome deriva dalla striscia di colore nero ed oro che lo attraversa sul fronte, al livello degli occhi. La sua presenza è assicurata in tutto il mar Mediterraneo, nel Tirreno, Ionio ed Adriatico dove si spinge a riva, arrivando a porre le proprie uova anche su acque molto basse, sia rocciose che sabbiose. Conduce una vita molto pacata, quasi solitaria, infatti la si pesca raramente e la sua cattura è un momento di vera gioia. Ha un corpo molto tondo e poco compromesso, sviluppa un capo molto convesso ed una mandibola massiccia, con diversi denti caniniformi e molariformi, che assicurano la capacità di rompere bivalvi e cibarsi del contenuto. In Puglia è anche allevata in alcune vasche in mare aperto e venduta nella grande distribuzione, ma è facilmente riconoscibile per le branchie “tagliate” o il colorito molto grigiastro, quasi insensibile al mimetismo del fondale. Nella sua dieta annoveriamo cozze e bivalvi in genere, crostacei e vermi quali il coreano, il bibi, l’americano ed il bigattino.
La montatura col block-end feeder
Tra le tante tecniche dedicate allo sparide vorremmo approfondire il ledgering, classico sistema pescante sul fondo con un escamotage auto pasturante. Dalle scogliere alte il feeder fishing inglese appare come scelta obbligata al fine di avvicinare quante più prede nella nostra area di operatività. Per praticarla correttamente occorre dotarsi di una tre pezzi da 3,60/3,90 metri con manico in sughero, fusto sottile e cima colorata dall’azione pari a 2/4 once. Nel mulinello di taglia 2500 potremo aggiungere del buon 0,16/0,18 lungo il quale passerà un sistema anti-tangle in materiale plastico, una perlina parastrappi ed una girella. Chiudiamo il trave con una girella e colleghiamo il terminale costituito da uno spezzone di ottimo 0,12/0,14 fluorocarbon armato di amo n° 14 a gambo corto come i Tubertini Serie 19 bronzati, ideali per pesci di grossa taglia. Il pasturatore ideale è il block-end feeder da 20 grammi per acque immobili, 30 grammi in caso di corrente medio-leggera e 40 grammi (e passa…) per mare mosso o scaduta. Ne esistono diverse varietà in commercio ma la tipologia mostrata nella didascalia è quella che meglio si adatta a fondali sabbiosi a causa della lastra di piombo presente nel retro. Questa, a contatto con il fondo, evita di rotolarsi e si ferma generando un po’ di tensione, ideale per avvertire le timide tocche sott’acqua.
Tecnica di pesca: come pescare l'orata e conclusioni
Realizzata la lenza, non ci resta altro che partire. Lanciamo il pasturatore a 30/40 metri da noi e appoggiamo la canna ponendo in tensione il monofilo. L’abboccata dell’orata è timida perché spesso il pesce manifesta la sua sospettosità con l’insana abitudine di rigirare l’esca tra le labbra più volte, senza ingoiarla. Non si deve ferrare d’istinto ma lasciare che la preda ingoi il corpulento boccone. Durante il combattimento pompiamo la canna verso l’alto o lateralmente, per evitare che il pesce vada ad incastrarsi sotto gli scogli o tra gli anfratti sommersi. Aspettiamo che sfoghi la sua aggressività prima di salparla col guadino, necessario per evitare la rottura del monofilo a causa degli affilatissimi denti dello sparide. A fine pescata concediamoci pure una bella fotografia in compagnia di un'orata da capogiro!