Galleggianti per la pesca alla passata
Giorni fa ero in negozio per acquistare un po' di larve e una confezione di lombrichi. Ad un tratto, mentre il negoziante sta per battere lo scontrino, scorgo un'infinita serie di galleggianti riposta in un angolo ombrato del negozio. Erano tutti lì, a prendere un po' di polvere, quasi che non importasse a nessuno l'eccezionale svendita di marchi blasonati a solo 1€ per pezzo. Scelgo di acquistarne alcuni, da 1 - 1,5 e 2 grammi, con forme differenti. Chiedo nuovamente il conto e il buon Tonino mi chiede... «Passatista? Ormai ne se ne vedono più! È un vero peccato». Rispondo di si, lo ringrazio, ci congediamo. Mentre torno a casa avverto una sorta di tristezza interiore. Involontariamente quelle parole mi avevano raccontato la triste situazione degli ultimi anni. Lungo le sponde dei fiumi e canali di Padova è molto raro vedere qualche passatista. Qualcuno l'ho incontrato sul Sile, in foce oppure a Chioggia, esattamente sulla diga di Sottomarina. Eppure ho viaggiato in lungo e in largo per il Nord Italia ma di passatisti con la bolognese o la fissa, praticamente zero. Tutto il contrario di spinnofili o carpisti: di questa categoria di pescatori, lo ammetto, ne ho visti con molta frequenza e assiduità sia nel Padovano che in Trentino. Perchè? Probabilmente per le mode o per uno scarso ricambio generazionale. Oppure perchè si tratta di una tecnica complessa da acque libere, con catture non certo immediate come quelle che si ottengono in altri contesti, compresi quelli a pagamento.
Galleggianti per la pesca alla passata
Preso dalla nostalgia, sono tornato in cantina e ho subito tirato fuori le scatole di galleggianti. Guardandoli ho subito compreso che l'essenza della passata a canna fissa e bolognese è determinata proprio dal galleggiante (e dalla trattenuta - ne parlerò in un altro articolo). L'irrefrenabile voglia di scrivere e di contribuire in qualche modo sul tema mi ha portato a scattare alcune fotografie; poi a riversare tutta la mia conoscenza in questo scritto, che spero possa essere all'altezza di tutti coloro che vogliono saperne di più sull'elemento più importante della passata, ovvero il galleggiante. Tre sono le forme principali a cui si ispirano le produzioni di galleggianti. Tre sono anche le forme forme fondamentali che permettono di affrontare le diverse situazioni pescando a passata, in fiume o in canale. Purtroppo o per fortuna, molti pescatori (me compreso) si ritrovano col tempo con una collezione pressochè infinita di galleggianti, con forme e colore di ogni tipo. A un occhio poco attento potrebbero sembrare più o meno tutti uguali. Le differenze invece sono lampanti e non riguardano soltanto la fisionomia, bensì la composizione.
Com'è fatto un galleggiante per la pesca con la bolognese?
Il galleggiante è formato da un corpo, da un'antenna (chiamata anche asta) e una deriva. Partiamo dal primo elemento: il corpo. È solitamente realizzato in balsa, un materiale che si ricava dal tronco dell'albero Ochroma Lagopus che vegeta nelle foreste pluviali del Sud America. La balsa permette alle aziende costruttrici di realizzare modelli di molteplici forme, sfruttando la versatilità del materiale che risulta malleabile e resistente alla lavorazione successiva, ovvero la verniciatura. Inoltre, diversamente dai primordiali galleggianti in sughero utilizzati fino agli anni '80, la balsa supporta sulla lenza una maggiore quantità di piombo. Dopo il corpo si passa all'antenna o asta che ha il compito da fungere da segnalatore di abboccata. È costruita in materiale plastico colorato di arancione, giallo o talvolta nero, per contrastare la luce o le ombre proiettate sull'acqua. I modelli da competizione presentano aste sottilissime, difficilmente individuabili da chi ha problemi di vista o senza occhiali polarizzati. Accanto all'asta, infilato nel corpo del galleggiante, è presente ( o può non esserci) un microscopico anello guida filo in acciaio inox. La deriva, talvolta nominata erroneamente asta, è costruita in carbonio, fibra di vetro, acciaio inox (modelli meno recenti), tonchino (qualche stock di magazzino con più di 10 anni). Solitamente la deriva in acciaio, per via del peso specifico, ha un affondamento più veloce e assicura più stabilità in caso di acque veloci. La deriva in carbonio o fibra di vetro è preferibile per acque lente o ferme, inoltre avrà un affondamento più lento. Particolare non da poco, per la pesca alla passata a grossi pesci, è l'indeformabilità e infrangibilità.
Le forme dei galleggianti da passata
Le forme a cui tutte le aziende si ispirano sono: a pera rovesciata (detti anche a carota), a goccia e a fuso. Queste sono le tre grandi famiglie di galleggianti per pescare alla passata con la bolognese o a canna fissa. La pera rovesciata, chiamata spesso "carota" dal sottoscritto e da altri pescatori, è probabilmente il galleggiante più conosciuto e utilizzato in acqua dolce, da Nord a Sud. Il baricentro è sempre alto, mentre la bombatura può essere più o meno pronunciata. Una una forma più tozza ne determina maggiore stabilità in acque correnti, mentre una più affusolata sarà sicuramente meno stabile. Con i galleggianti a pera rovesciata di può pescare strisciando sul fondale, montando sia una corona di soli pallini, sia una lenza con torpille a tarare il 60/70% della portata e altri piombini a completamento.
La forma a goccia, più o meno tozza o affusolata, è esattamente il contrario del galleggiante a pera rovesciata. Fateci caso! Fisionomie con deriva in carbonio e corpo snello sono idonee per acque lente o poco mosse. Invece forme con un corpo più raccolto sono indicati per acque un po' mosse e profonde, in cui è necessario accompagnare la lenza in corrente più che dirigere una vera e propria trattenuta. I galleggianti a goccia possono supportare montature con torpille e pallini, questi ultimi distribuiti e raccolti in più punti. Non ho trovato particolare beneficio nell'utilizzo di spallinate quando ho pescato con i galleggianti a goccia, quindi non consiglio altre tipologie di lenze.
Il galleggiante a fuso è perfetto per la pesca del cavedano in fiumi lenti, canalizzati, poco profondi, in totale assenza di vento. A me piace definirlo un galleggiante invernale a tutti gli effetti perché è adatto alle condizioni più complesse tipiche della stagione fredda. La sensibilità è massima, inoltre si comporta egregiamente in caso di starate o spiombate. Va piombato con montature di soli pallini, piccoli e scalati, distribuiti in 50/60 centimetri di lenza. Queste sono le tre tipologie di galleggianti per pescare a passata. Altri modelli lasciamoli alla pesca in mare o alla roubasienne, le cui peculiarità sono affrontate in un differente articolo più generalista, sempre su Pescanet.