Helicopter Rig per la pesca a feeder

L'arrivo dell'ora legale in concomitanza con l'ultima domenica di marzo è di sicuro quell'evento che risveglia la voglia di pesca in tanti, tantissimi pescatori d'acqua dolce. Le fredde giornate di dicembre e gennaio sono un (brutto) ricordo. Adesso ci attende una nuova stagione che si fa sentire con i suoi primi tepori, i primi colori e, soprattutto, i primi movimenti sulla superficie di fiumi e canali da parte dei pinnuti. Per carità, non si tratterà di pesci nobili, bensì di carassi, bremes e carpette, però poco importa per la sportività. Ciò che conta è divertirsi, recuperare qualche bella preda e sentirsi soddisfatti per la cattura. Fosse però cosa facile! I bassi livelli delle acque, la sporcizia degli spot e lo strato di melma soffice sedimentatosi sul fondo ci obbligano a trovare una soluzione per scongiurare il cappotto. Un po' a causa della scarsità di precipitazioni, un po' per via della mancata manutenzione, ci ritroviamo a pescare in condizioni difficili. Pensiamo che il pesce non ci sia, che non mangi, bensì è solo colpa di un'errata presentazione dell'esca. Come risolvere? L' helicopter rig è la soluzione alla portata di tutti.

carassio pescato a feederpesca a feeder del carassio con helicopter rig

Dal carpfishing al feeder, per determinate condizioni

Siamo soliti dare la colpa per i cappotti al fiume, al lago o alle circostanze esterne. In molti casi può essere così. In altri, però, c'è bisogno di spirito critico. È quanto è accaduto durante il lockdown del 2021, mentre ero a pesca in un tratto cittadino percorso da un vecchio ramo del Bacchiglione. Notavo pezzi di melma galleggiare a piccole chiazze, trasportate dalla corrente. Queste tendevano a salire e a scendere, talvolta, depositandosi sul fondale, creando un fastidioso strato morbido che impediva la corretta presentazione dell'esca pescando a feeder. Pensai a possibili stratagemmi per alzarmi dal fondo, pescando sempre col pasturatore. Le soluzioni erano due: flotterino (qualcosa di mai visto nel feeder) oppure l'helicopter rig. Un metodo preso in prestito dal carp fishing, che consente di disporre l'esca o sullo stesso livello del pasturatore, oppure un po' più in alto, sollevata dal fondo. Oltre a questo beneficio, non di poco conto quando si pesca su fondali con fastidiosi detriti organici e non, l'helicopter rig consente anche di lanciare più lontano rispetto ad altre lenze, sempre montanti pasturatori.

scardola pescata con helicopter rigattacchi per helicopter rig

Come costruire la montatura a helicopter rig

In commercio esistono kit specifici per le montature a helicopter rig. La Korum ne commercializza uno particolarmente valido con 5 attacchi all'interno di una bustina. Se però non doveste trovarlo in negozio, niente paura! Sono solito realizzare la montatura a helicopter utilizzando:

- 2 stopper 
- 2 perline
- girellina
- girella con aggancio rapido

Per prima cosa, passate sul filo madre uno stopper, una perlina e poi la girella. Proseguite con un'altra girella, poi il secondo stopper. Chiudete la montatura impiegando la girella con aggancio rapido che si aggrapperà sull'attacco del pasturatore. Infine preparate un terminale di 25/30 centimetri per la pesca in acque ferme o stagnanti tipiche per carassi, carpette, scardole, brèmes. Invece sarà necessario predisporre un terminale di 70/100 centimetri per acque correnti, con l'obiettivo di catturare cavedani, pighi, barbi.

montatura pesca a feeder con helicopter rigcage feeder e pastura

Terminale alzato o appoggiato?

È la domanda che alcuni mi hanno posto dopo la pubblicazione del precedente articolo sull'helicopter rig. La risposta va trovata sia nelle condizioni del fondale, sia nelle abitudini del pesce che si vuole insidiare. Provo a spiegarmi meglio. Carpe e carassi sono pesci che, almeno in primavera, tendono a grufolare sul fondo, cibandosi con ciò che trovano nello strato più basso del corso d'acqua (o del lago). Dopo la frega può accadere che si alzino, nuotando a mezz'acqua o talvolta anche in superficie. Se però vogliamo puntare alla loro cattura, quindi siamo consapevoli che vi sono ostacoli sul fondo che potrebbero in qualche modo nascondere o, peggio, impigliare l'esca, proviamo ad alzare il terminale dal pasturatore, distanziandolo di 10 centimetri. Qualora servisse, anche di quei venti centimetri tali a non disporre sul fondo tutto il terminale ma parte di esso. Effettuate diversi tentativi finchè non notate i primi sussulti del cimino o le prime abboccate. Lo stesso dicasi per scardole o cavedani. Quando mi dedico alle prime, oppure ai grossi gardons o alle savette, tendo ad alzare la posizione degli stopper a circa 40/50 centimetri perchè trattasi di pesci che non mangiano proprio sul fondo, anzi spesso si muovono con la testa verso il basso e la coda verso l'alto, restando distanziati da erbe e fango. La scelta invece di alzare gli stopper anche di 70/80 centimetri dal pasturatore (e di lasciare un certo gioco tra uno stopper e l'altro), quando pesco i cavedani, è quasi obbligata: sia per rendere l'esca fluttuante nella nuvola di bigattini rilasciata dal pasturatore, sia per evitare che l'astuto ciprinide avverta il peso del feeder durante l'abboccata. Scelta personale condivisibile o no, che però mi ha garantito buone catture assolutamente documentabili.

 

Una lenza alternativa da non sottovalutare

Tanti bravi pescatori a feeder conoscono la montatura per il method, il running rig con e senza brillatura, l'antitangle e il terminale libero. Pochi, pochissimi, invece, scelgono di interpretare il feeder con un pizzico di carp fishing. Vi assicuro che, in diverse circostanze, pescando sul Piovego, sul Bacchiglione, sul Naviglio del Brenta e in qualche laghetto del Padovano, altri metodi sono stati la causa di "lisci" e pescate molto deludenti. È bastato aprire la mente, esplorando una montatura differente, per veder aumentare le catture e realizzare carnieri decisamente interessanti. Fatelo anche voi, vedrete che l'elicottero vi porterà fortuna e tante catture in più!

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

Articoli consigliati

I migliori articoli dall'archivio di Pescanet