Pesca al sarago con la bolognese
La scogliera è uno degli ambienti marini più emozionanti. L’immensità del mare, l’occhio che si perde all’orizzonte, il profumo tipico della salsedine che bagna le rocce, il suono continuo dello scrosciare delle acque. Negli ultimi anni c’è un vero e proprio boom per la pesca in mare: vuoi perché in molti sono stanchi di pescare esclusivamente nelle acque dolci, vuoi perché la povertà e le condizioni socio-economiche portano alla ricerca esclusiva del pesce da consumare a tavola (ahimè anche questa è una verità…); le scogliere sono prese d’assalto da molti pescatori, esperti e non, che si cimentano nella pesca alla bolognese. In molti casi si tratta di battute di pesca “a tutto ciò che capita”. In altri, invece, il pescatore preparato e coscienzioso va alla ricerca delle prede tipiche della scogliera come il sarago. Si tratta di un pesce caratteristico, solitario ma giocoso, che andremo ad insidiare in Puglia, lungo le coste del Gargano con l’amico Francesco Palmieri, vero e proprio specialista di questa tecnica.


Sarago: impariamo a conoscerlo
Parlare di saraghi equivale a parlare genericamente di carne (è una battuta, s'intende). Ce ne sono tante al supermercato: equina, bovina, suina, ecc. Lo stesso dicasi per il nostro amico dai dorsi fasciati. Il sarago è membro della famiglia degli sparidi e subisce una classificazione in diverse sottospecie ittiche. Il sarago maggiore, il sarago pizzuto e il sarago sparaglione sono i più conosciuti. Popolano le nostre coste con continuità anche se personalmente riscontro una taglia maggiore in Tirreno che in Adriatico. Sicuramente dipende da fattori morfologici che permettono al sarago di crescere e “ingrassare” da zona a zona. In Puglia la taglia media è di 250/400 grammi e gli esemplari da chilogrammo sono molto rari. Gargano, alto e basso Salento rappresentano gli spot più consoni per il sarago. Non a caso, è proprio in queste circostanze che pescheremo alla ricerca del sarago di taglia, sperando ovviamente che ci sia.
Non esiste una pesca specifica per il sarago
Diversamente dalla pesca al cefalo o dalla pesca alla spigola, non esiste una tecnica specifica per la cattura del sarago. Non dovete credere a coloro che millantano segreti miracolosi per la cattura dei saraghi di taglia. In più di vent’anni di pesca in mare ho capito una cosa fondamentale: bisogna assicurarsi che il grosso sarago sia presente nel nostro spot, altrimenti ogni sforzo è inutile. A suffragio della mia tesi arrivano conferme anche da Francesco. Egli conosce molto bene le “tane” dei grossi saraghi ed è proprio lì che immerge le sue lenze con convinzione e massima dedizione. Francesco ammette altresì che non esiste un metodo specifico (pasturazione o qualsivoglia esca), bensì vanno seguite una serie di regole che permetteranno di avere maggiori probabilità nella cattura di un grande e grosso sarago con la canna bolognese.


Dove pescare il sarago?
I saraghi più grossi hanno un carattere prettamente curioso ma vivono un po’ distaccati dai gruppi composti da pesci di taglia minore. Prediligono sia fondali rocciosi, sia fondali misti con roccia e melma. I denti del sarago sono micidiali, quindi non hanno difficoltà nel nutrirsi di vermi, alghe, cozze e cercano riparo negli anfratti che offrono anche occasione per ripopolamento. Ovviamente le scogliere naturali offrono fauna e flora di notevole gradimento per il sarago, mentre quelle artificiali, costituite da tetrapodi o massi per la protezione delle barriere portuali, sono decisamente meno “attraenti” perché mancano proprio di vegetazione e pertugi. Sulla base di queste considerazioni, sceglieremo scogliere colme di vita, rigogliose, popolate da alghe e cozze che richiamano i pesci verso riva. Spesso, durante la scaduta, i saraghi escono dalle buche a caccia di nutrimento e si muovono nella schiuma, giocando tra le onde. In questi frangenti l’ambiente marino ci dà una mano con una “pasturazione” quasi naturale, costituita dal materiale che si distacca dalle rocce e resta in sospensione.

Come pescare il sarago?
Il sarago è un abile nuotatore quindi sprigiona una forza incredibile alla pari di un grosso cefalo o di un’orata molto arrabbiata. C’è poco da scherzare con un pesce così potente! Francesco consiglia volentieri canne bolognesi con progressiva, preferibilmente di punta, nella lunghezza di 7 metri perché un attrezzo lungo ci permette di gestire al meglio le fughe del pesce. I mulinelli seguiranno grosso modo lo stesso indirizzo e monteranno in bobina un monofilo dello 0,16 (eventualmente dello 0,18). Comperiamo anche terminali all’altezza della situazione (0,14-0,16) e galleggianti da 2/3/4 grammi con forme tali da affrontare il mare mosso durante la scaduta. Pescheremo con bigattini e pastureremo con grosse palle di pastura bianca ricca di formaggio e aglio.
Montature per la pesca del sarago con la bolognese
Francesco è solito pescare con due differenti montature a seconda delle condizioni del mare. La prima lenza, suggerita per acque lente e moto ondoso assente, è composta da una spallinata equidistante distribuita su un metro di lenza. I pallini sono equidistanti e dello stesso peso. Il terminale, preferibilmente uno 0,12/0,14, ha una lunghezza di 1 metro. La scelta dell’amo cadrà sul 16 a gambo corto con due bigattini innescati a bandiera. La seconda lenza è obbligatoria in caso di mare mosso, acque veloci e schiuma tipica della scaduta. La spallinata scalerà in un metro di lenza e conterà pallini più grandi che scenderanno verso pallini più piccoli, man mano che ci avviciniamo alla girella. Il terminale di 1 metro dello 0,12/0,14 o 0,16, armato da un amo del 12 con 3 bigattini a bandiera, fluttuerà abbondantemente e colpirà l’attenzione dei saraghi, intenti a cibarsi tra i frangenti. Entrambe le soluzioni prevedono una pesca ad un palmo dal fondo, supportata da una pasturazione continua. Cercate di essere costanti nella ricerca del sarago. Non lasciatevi intimorire dalla minutaglia. I nostri consigli prendono spunto dalle esperienze sul campo e possono regalarvi l'esemplare BiG che sognate da sempre!