Pesca fuori punta con la roubasienne

I cambiamenti climatici degli ultimi anni producono effetti visibili a tutti. Non si tratta di essere complottisti o di credere che si tratti di una grossa bufala. Gli inverni freddi e burrascosi degli anni '90 sembrano non esistere più. Lo dico, lo sottoscrivo e ne sono convinto perchè in quelle annate ero già un pescatore, pertanto sento di avere il giusto spirito critico per affermare che le cose siano cambiate. In meglio, almeno per noi pescatori. Davvero? Si, in quanto nel passato la stagione invernale rappresentava un vero blocco della pesca alla passata, roubasienne e inglese. Solo alcuni temerari ci provavano, ottenendo magari buoni risultati, non lo nego. Si pescavano le trote in laghetto da novembre a marzo, poi si tornava in acque libere, ripartivendo alla grande. Oggi invece (scrivo queste righe nel marzo 2022), complice l'innalzamento della temperatura globale, gli inverni sono leggermente più miti e la pesca a roubasienne può essere praticata tutto l'anno, soprattutto nei carpodromi. Tuttavia ciò non vuol dire avere pesce sicuro in canna da gennaio a dicembre, anzi è tutto il contrario! 

pesca con la roubasienne in laghettocarpa pescata a roubasienne

Pescare a roubasienne fuori punta

Un gennaio insolitamente secco, poco piovoso e senza nebbia è stato seguito da un febbraio altrettanto bello meteorologicamente. Le giornate si sono fatte un po' più lunghe ma le temperature, almeno di notte, sono sempre rimaste sotto lo zero, toccando anche i -3°/-4° in piena Pianura Padana. Di giorno, invece sono stati raggiunti i 10/13° al massimo. Ciò ha determinato condizioni ottimali per la pesca a roubasienne in inverno, poichè carpe e carassi sono rimasti attivi seppur con un metabolismo terribilmente rallentato e una fascia di appetito (chiamiamola così) ridotta ai momenti più caldi della giornata. Pescare in un contesto del genere può sembrare facile ma non lo è affatto. Ingannare i poveri e infreddoliti pinnuti (credetemi, fa freddo anche a loro!) si è fatto assai difficile, al punto da obbligare molti pescatori, garisti e non, a sfoderare l'arma della pesca a roubasienne fuori punta. Un trucco per ottenere qualche chance in più di cattura. Di cosa si tratta? È l'ultima trovata pubblicitaria oppure trattasi di un metodo efficace? A mio parere è un modo di pescare che può fare realmente la differenza in presenza di carassi difficili o di carpe smaliziate. Insomma, quando i pesci preferiscono l'esca ad una certa distanza da dove avviene la pasturazione con la coppetta o dalla punta della roubasienne, spingendosi oltre lo standard costituito dal metro di differenza tra galleggiante e, appunto, vetta della canna.

carpe pescata con la tecnica della roubasienne

Bannière lunga: un grande vantaggio rispetto agli altri pescatori.

Come avrete capito, pescare fuori punta è un concetto avanzato. Vuol dire, in altre parole, pescare con una bannière (bandiera, tradotto dall'italiano) superiore al metro: quindi di 1,5 o anche 2 e più metri. In gergo si dice proprio "pescare lungo". Avere una tale distanza tra vettino e galleggiante porta indubbiamente dei vantaggi. Durante le sessioni in laghetto, specie se costituite da garette amatoriali tra amici o pescate accanto ad altri pescatori che impegnano il picchetto vicino, il pesce tende a seguire la linea di pasturazione a 11,5 o 13 metri. Carpe e carassi si avvicinano verso la sponda in cui è vivo il richiamo dei bigattini che cadono dalla coppetta. In un primo momento le prede possono perdere i freni inibitori e abboccare senza troppe esitazioni. Una volta individuato il tranello, si mettono un po' distanti, sia dalla pasturazione continua che dall'esca. Restano in una condizione di sicurezza, oserei dire di allerta. Scrutano, osservano, riflettono se è il caso di abboccare o no. Quante volte vi sarà capitato di sentirli spaventati? Tante. Ecco, la pesca fuori punta consente invece stuzzicare l'appetito di quei pinnuti fermi proprio lì: indecisi, oltre la linea di pesca e pasturazione dei concorrenti

pesca a roubasienne fuori punta

Allungare la distanza tra vetta e galleggiante, portandola a 2 o persino 3 metri, ha l'innegabile vantaggio di esplorare una linea di confine immaginario, dove possono sostare i carassi più grossi, oppure le carpe di piccola taglia. Pesci potenziali che possono fare la fortuna del picchetto, garantendo catture insperate.  Un altro vantaggio è altresì il poter predisporre lenze leggere che, in condizioni di acqua ferma, si muoveranno lentamente, senza bisogno di essere "stese" con movimenti particolari. Si spingeranno fuori punta da sole, in modo naturale. Raggiungeranno la massima lunghezza della bannière in meno di cinque minuti, spinte da quel minimo di corrente. Una manciata di minuti o più potrebbe sembrare tanto. Si ricordi però che la pesca a roubasienne in inverno è fatta di tanta attesa: catture dilatate, anche tipo una o due prede per ora. 

ami e monofili per pescare con la roubasiennegalleggianti per la pesca fuori punta a roubasienne

Bannière lunga: gli svantaggi!

Oltre ai vantaggi, come in tutte le cose, ci sono punti a sfavore. Personalmente trovo che il primo svantaggio è costituito dalla lunghezza totale della lenza. Non dimentichiamoci che per pescare fuori punta occorre considerare un bannière di 2 o 3 metri, a cui andrà a sommarsi la distanza tra galleggiante e amo. In taluni casi si tratterà di pescare con lenze di 5 o 6 metri. Bisognerà quindi essere abituati ad adoperare il kit a 4 o 5 pezzi, conducendo la cattura in piedi o salendo sulla seduta! Ciò accadrà sia per un discorso di lunghezza totale dell'impianto pescante, sia perché i grossi carassi e le carpe tenderanno ad allungare parecchio l'esile l'elastico. Saremo obbligati a farci leva con l'intero kit, ben saldo sotto il braccio. Un altro svantaggio riguarda la pesca in condizione di vento. Scordatevi di pescare con una geometria da 0,10/0,30 grammi, sarebbe impensabile. La ventilazione sostenuta imporrebbe una montatura più pesante, decisamente più rigida, da stendere alzando la canna prima di appoggiarla in acqua. A tal proposito uso galleggianti anti-vento da 0,50 e 0,75 grammi e sondo con un bulbo in EVA sulla deriva, sommato a un sondino da 15/30 grammi. Parliamoci chiaro... è una tecnica diversa, che ho già raccontato in un altro articolo su Pescanet. Infine, domanda lecita: le catture? Potrebbero non susseguirsi, obbligandoci al suicidio tecnico.

montatura per la pesca in carpodromo d'inverno a roubasienne

Montature per la pesca fuori punta

Operando nei laghetti non ci sarà bisogno di strutturare geometrie per la pesca in carpodromo pesanti o rigide. La morbidezza sarà sicuramente preservata. Mi piacerebbe condividere due montature per la pesca fuori punta, da impiegarsi in totale assenza di vento e su fondali entro i 2 metri. Un set-up che ho imparato da un caro amico che di esperienza, credetemi, ne ha da vendere. Me le ha mostrate con assoluta umiltà e nessun timore di furto intellettuale, invitandomi alla prova. I tentativi sono andati a buon fine, quindi parliamone apertamente. La prima montatura è uno standard per la pesca invernale a roubasienne, che ho raccontato in un altro articolo su Pescanet. È composta da:

- un terminale di 20 centimetri dello 0,08/0,09 con ami del 22 o del 24 come in fotografia;
- un nodo (ad asola o doppia asola - fate voi) e 2 pallini del 12  (0,02 x 2 = 0,04 grammi);
- 2 piombini del 11 (0,03 x 2 = 0,06 grammi) a 15 centimetri di distanza;
- 3 piombini del 8 (0,07 x 3 = 0,21 grammi) a 10 centimetri.

Il totale, di 0,31 grammi tarerà "a bolla" un galleggiante da 0,30 grammi, anche se con un micro grammo di scarto. Ci sarebbe poi una seconda montatura: super leggera, iper sensibile, per gli amanti della finèsse estrema ma preferisco ripetermi: è sconsigliata su alti fondali e in condizioni di vento. La costruzione è la seguente:

- un terminale di 20 centimetri dello 0,08 con ami del 24;
- un nodo o un'asola e immediatamente accanto ad essa, un piombino del 11 (0,03 grammi);
- 1 piombino del 11 e 1 del 10 (0,03 + 0,04 grammi) a 20 centimetri.

montatura per pesca a roubasienne fuori punta
In questo caso la lenza sarà gestita con un galleggiante di soli 0,10 grammi. Trattasi probabilmente della lenza più morbida e più sensibile che abbia mai utilizzato a pesca. I risultati sono stati particolarmente positivi pescando appoggiato sul fondo. Utilizzando una sonda a molla, infatti, posizionata in corrispondenza dell'ultimo pallino, ho così adagiato l'esile finale. Si è rivelata una scelta vincente in condizione di prede che mangiavano con le pinne caudali rivolte verso l'alto e la bocca direttamente sul fondo, piluccando nel tappeto di bigattini. Insomma, per concludere, direi che la pesca fuori punta può diventare un'alleata quando nonostante tutti gli accorgimenti non vi sia collaborazione da parte delle prede. È quel jolly in più da tenere in riserva, per sfoderarlo al momento giusto, che vi ripagherà per l'alto impegno tecnico profuso nella meravigliosa tecnica francese chiamata... roubasienne.

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

Articoli consigliati

I migliori articoli dall'archivio di Pescanet