Roubasienne fuori punta con galleggianti antivento
Mi ritrovo a riversare queste righe nel pieno dell'inverno. Natale è passato da alcune settimane e con esso anche le miti temperature che l'hanno accompagnato. Adesso il termometro della Pianura Padana segna massime di 4/6°C al mattino, mentre di notte si scende violentemente sotto lo zero, anche con picchi di -5°/-7°. Signori, c'è poco da fare: le leggi della natura non si cambiano, quindi nonostante i mutamenti meteorologici in atto da più di vent'anni, quando il Generale Inverno si scaglia sulla nostra penisola, il freddo si fa sentire non solo per noi, bensì anche per i pinnuti che popolano i laghetti (o carpodromi). Per chi non volesse intraprendere la strada della trota lago c'è comunque il frequentare questi ambienti con la roubasienne; tuttavia occorrerà scegliere le ore più calde della giornata, evitando invece le levatacce antelucane tipiche dei mesi precedenti. E se l'idea di fare cappotto non spaventa, accomodatevi allora nel mondo della pesca a roubasienne in inverno, con galleggianti antivento e lenze fuori punta.
Una tecnica per laghetti profondi, soggetti a vento e correnti
Ci troviamo in un impianto di pesca sportiva in povincia di Padova, dove si svolgono competizioni di alto livello per la trota lago e, durante l'inverno, lo specchio d'acqua con piccole carpe e carassi diventa una palestra per gli agonisti che si prendono una pausa dal circuito gare ufficiale FIPSAS. Diversamente da altri complessi sportivi, il "carassiodromo - carpodromo" in esame presenta elementi di buona difficoltà: profondità che si attesta sui 3,5/4 metri al massimo ed esposizione alle correnti, sia da sud-est, sia da nord-est. L' acqua è man mano più calda quanto più si raggiunge il fondo, mentre lo strato superficiale è solitamente freddo, talvolta anche velato da qualche piccola lastra di ghiaccio al mattino presto. Un bell'ambiente, insomma, dove mettersi alla prova con pesce difficile, attivo persino nel pieno della stagione fredda, che va stuzzicato con lenze fuori punta e bannière di 2,5/3,5 metri e galleggianti anti-vento da 0,50/0,75 e 1 grammo. Un set-up particolare, oserei dire anche più pesante del solito, messo a punto dopo un disastroso risultato ottenuto in una pool con i Pescatori Padovani (società di cui faccio parte), in cui ho preso soltanto schiaffi in faccia classificandomi ultimo, con 0 pesci e 0 punti.
Pesca fuori punta con la roubasienne
I concetti che sviscererò per voi riguardano due aspetti: la pesca fuori punta, con una banniére (distanza tra galleggiante e vetta) che può attestarsi sui 3 metri; l'impiego di galleggianti anti-vento con pesi fino a 1 grammo, con cui è necessario fare pratica, sia nel costruire lenze apposite, sia nel sondare. Trattasi di una specialità molto di nicchia, che non si applica ovunque, ma va impiegata in contesti d'acqua con profondità superiori ai 2/2,5 metri, che arrivano a soffrire di ventilazione (anche sostenuta) durante le belle giornate, da quadranti meridionali e settentrionali. Parto subito col dire che in questo caso, pescare fuori punta è una necessità insita nello spot: ogni fine settimana il pesce è stressato da rumori, continui lanci di bigattini, pellet, catture, rilasci in acqua. È assolutamente normale trovarlo più lontano del solito, in zona di "sicurezza", distante da 2,5 a 3 metri (talvolta anche 3,5 metri) dalla punta della propria roubasienne, montata rigorosamente a 13 metri. Carassi e carpe, per quanto siano "giocattoli" da carpodromo, cercano di stare lontani dalle insidie. Una condizione, a mio parere, comune ad altri laghetti che d'inverno sono frequentati dai garisti. Ecco che il "pescare a filo lungo" si materializza più per necessità di vedere abboccate, che per una vera intuizione del pescatore. Armeggiare lenze che hanno la lunghezza totale di 6,5/7,5 metri circa vuol dire impiegare (e recuperare il pesce) con almeno un kit a 5 pezzi, se non persino smontare la roubasienne già dal 6° pezzo. Condizione davvero inusuale, non trovate? Vi assicuro che gestire la cattura di una carpa o di un bel carassio con 6 pezzi di roubasienne sotto il braccio è davvero una splendida soddisfazione, soprattutto dal punto di vista tecnico.
Galleggianti antivento per la pesca in laghetto
Dimenticate i galleggiantini da 0,10/0,20 grammi che ho raccontato in altri scritti di Pescanet, dedicati sempre alla pesca fuori punta. Se il laghetto presenta un fondale superiore ai 2 metri e mezzo, è d'uopo impiegare galleggianti più pesanti che consentano di presentare lenze più gravose, con l'obiettivo di ottenere una maggiore staticità (nonchè stabilità) dell'esca. Personamente preferisco i modelli anti-vento di marchi quali Trabucco, Tubertini e Team Bazza che posseggono una speciale fisionomia: il corpo del galleggiante, come si noterà dalle foto, è distante dall'antenna; inoltre presenta una lunga deriva ed è disponibile in tarature che vanno solitamente dai 0,30 grammi fino a 1 grammo. La particolarità di questi segnalatori d'abboccata è proprio nella taratura. Occorre effettuare una "taratura a bolla", come si dice in gergo: al fine di percepire le abboccate, bisognerà tarare completamente il galleggiante e consentire una minima fuoriuscita dell'asta colorata, più o meno quanto un'unghia (1 centimetro circa - per intenderci). La fotografia inferiore toglierà ogni minimo dubbio e vi invito a osservarla attentamente. Una taratura di questo tipo è perfetta quando c'è assenza di vento, mentre in presenza di correnti d'aria (cioè si paleserà il problema) il galleggiante antivento svolgerà perfettamente la sua funzione a patto di togliere dalla lenza un pallino del 13 (0,01 grammi). I garisti invece, per evitare la mancata visualizzazione delle abboccate con la "taratura a bolla" in condizioni di vento, hanno l'abitudine di immergere l'antenna nel grasso Preston, oppure aggiungono un ulteriore pezzo di silicone sempre sull'antenna, colorandolo di giallo o di arancione. Ognuno trovi la sua soluzione... ciò che conta è il risultato.
Montature per la pesca fuori punta a roubasienne con galleggianti antivento
Veniamo al nocciolo della questione: le montature, ossia il vero motivo che vi avrà spinti a leggere questo articolo. Parto col dirvi che realizzare un disegno è stato veramente complesso, perchè il nostro Leofishing (graphic designer di Pescanet) ha dovuto ingrandire il bulk per essere chiaro e ridurre le proporzioni della coroncina, in quanto non c'era abbastanza spazio nell'immagine. Pertanto provate a interpretarle leggendo il testo e immaginando la struttura della lenza in modo più lineare, meno da "copia incolla" come nelle proposte sottostanti. Partiamo dalla prima montatura. Essa prevede un galleggiante antivento da 0,75 grammi su un trave dello 0,13/0,14 su cui sarà fissato un bulk costituito da 11 piombini (11-11-9-9-8-7-8-9-9-11-11). Questa successione, quasi a forma di rombo biconico, garantirà la giusta staticità all'impianto pescante. A distanza di 10/20 centimetri massimo dal bulk seguiranno 5 pallini del n.10, distribuiti in un totale di 50 centimetri. Collegherete un terminale di 20/25 centimetri dello 0,09 attraverso due asole, una sul finale stesso e una sul trave. Questa è la lenza che consiglio per laghetti profondi, con ventilazione sostenuta e pesci non troppo smaliziati.
Se carpe e carassi si fanno sempre più sospettosi e la ventilazione non crea troppo fastidio, consiglio una montatura più leggera, con un sistema pescante molto simile. Si parte con un galleggiante antivento da 0,50 grammi su una lenza madre dello 0,12. Applicheremo un bulk di 10 pallini (11-11-10-9-9-9-9-10-11-11) che garantirà la giusta staticità alla lenza. Sempre a distanza di 10/20 centimetri dal bulk consiglio di apporre 5 pallini del 12, distribuiti in 50 centrimetri. Infine, collegato con due asole, il terminale dello 0,08/0,09 di 20/25 centimetri completerà la lenza.
Consigli per sondare e pasturare nella pesca fuori punta
Prima di concludere, mi piacerebbe condividere due trucchi che ho imparato dai campioni della Pescatori Padovani. Sondare in fondale con una lenza lunga anche sei metri non è cosa affatto semplice: spingere la lenza in avanti e sondare può essere difficoltoso in presenza di brezza frontale e laterale. A tal proposito, durante le pool in laghetto, ho visto impiegare i bulbi in EVA che vanno applicati al galleggiante direttamente nella deriva, proprio come mostro in foto. Fermando il bulbo con gli appositi gommini in silicone, saremo molto più avvantaggianti nella distesa della lenza. Inoltre, impiegando una sonda a campana da 20/30 grammi, riusciremo sia a vedere meglio la pronfondità dello spot, sia a intercettare fondali melmosi o ricchi di ostacoli sommersi (come rami e foglie caduti durante il maltempo invernale). Con la stagione fredda tendo raramente a pescare appoggiato, anzi mi fermo ad un centimetro dal fondale, per evitare di incontrare strati sommersi di melma che rischiano di nascondere l'esca. Fate le opportune valutazioni per il vostro spot che, sicuramente, differirerà dal mio. Il secondo trucco riguarda invece l'azione di pesca, qualcosa che si sviluppa dopo aver sondato correttamente. È opinione diffusa che in inverno occorra solo lanciare, pasturare e aspettare l'arrivo del pesce. Mi spiace ma non è così, o meglio... non è sempre così. Ho imparato a mie spese che la pesca fuori punta richiede un'arte nel maneggiare la canna a 13 metri, perchè dopo aver disteso la lenza occorre imprimere movimenti all'esca affinchè il pesce si convinca a piluccarla. C'è da dare vita al bigattino con trascinamenti laterali e alzate verticali che avranno lo scopo di incuriosire carpe e carassi, fermi sul fondo, resi statici dal letargo stagionale. La pasturazione, infine, va effettuata circa un metro prima della punta: a tal proposito vanno bene le Pole Cup, i cupping kit e le fiondate manuali a distanza. Detto ciò, non mi resta altro che invitarvi a pesca in carpodromo con i miei suggerimenti. Sono sicuro che funzioneranno a meraviglia, anzi vi consentiranno catture ben più lusinghiere delle mie!