Spinning ultra-light in mare

“Non sono uno spinner e non lo sarò mai.” Questa è la condizione necessaria per continuare con la lettura di un articolo che non vuol essere provocatorio, ma prende le distanze dall’enorme bibliografia che si legge dello spinning nel web e, talvolta, su alcune riviste di settore.


Uno spinner mancato? No, un fantasista.

Sono un pescatore appassionato di trota lago, ledgering, pesca all’inglese, pesca con la roubaisienne, canna fissa e bolognese (pesca al colpo…per intenderci). Allo spinning ed alle spigole dedico poco tempo perchè sono preso da altre attività decisamente più...interessanti. Tuttavia, amo unire alcuni concetti inculcati nelle altre discipline di pesca al colpo (leggerezza, ami piccoli, terminali capillari) per applicarli al mondo dello spinning, sul quale preferisco addentrarmi senza trionfalismi perché lo vedo piuttosto ricco di fanatismi e segreti, quasi fossimo alla fiera della vanità con la cattura più grossa. Posso farlo perché ho le competenze per scrivere e raccontare un modo alternativo che nutro nel vedere lo spinning, che non vive di vermoni o Rapala all’ultimo grido, ma bada più all’essenziale perché i tempi morti tra una cattura e l’altra stancano, annoiano e seviziano la creatività, pertanto vorrei raggiungere sempre più catture in minor tempo possibile, come nella pesca al colpo. Non credo che quella proposta dalla letteratura di settore sia la giusta soluzione per parlare di spinning in mare in una realtà come la nostra, dove il pesce scarseggia e la crisi piscatoria del mare Adriatico è ormai una realtà da ingoiare.

Parliamoci chiaro: la spesa non vale l'impresa

Città come Molfetta, Trani, Bisceglie, Bari e la stessa Barletta non sono certo luoghi dove affrontare la spigola con canne da 2,40/2,70 metri e mulinelli taglia 4000 con trecciato e minnow da 9/11 cm! E’ pura fantascienza che porta poi allo sconforto, all’abbandono dello spinning come disciplina nella quale si rimediano solo cappotti. Le spigole degne di essere chiamate spigole, diciamocelo pure, abboccano molto spesso con il “fattore C…” e se dovessimo fare un paragone tra le uscite a vuoto e quelle fruttuose ci renderemmo conto che effettivamente la spesa non vale l’impresa. Troppi, troppi cappotti! Ultimamente se ne vedono di tutti i colori: eging e light rock fishing. Sulla prima ho dissolto tutti i miei dubbi ed è, effettivamente, una reale alternativa allo spinning invernale. Di calamari se ne son presi abbastanza in tutta la Puglia con risultati che hanno superato le più rosee aspettative. Il Light Rock Fishing è ancora in una fase di stallo e sicuramente ne parlerò su Pescanet, praticandolo però a modo mio, con attrezzature diverse rispetto a quelle proposte dalle case costruttrici, perché il momento è difficile, molti di noi pugliesi sono in cassa integrazione o in scadenza di contratto interinale, non arrivano a fine mese, quindi non mi pare sia un gioco spendere 160/200€ o più per una “peschetta” con canne specialistiche da piccoli pesciolini quali ghiozzi, tordi, donzelle, scorfani, ecc. Meglio riflettere prima di spender soldi su attrezzi specialistici.


Come prepararsi per lo spinning light

Compresi questi assiomi alieutici ed economici (condivisibili o no, non mi interessa), credo che sia necessario parlare di spinning ultra light come si conviene, attraverso la dottrina di Pescanet che vuole “far spendere meno”, quindi: minor sforzo per maggior rendimento. Se le spigole non ci sono dalla scogliera bassa, nei pressi dei Pantani o delle foci naturali o artificiali (chiamiamole così, sarebbe meglio definirle scarichi fognari…), cosa fare? Semplice, andiamo in scogliera esterna ai moli quando il mare lo concede, con un po' di risacca e scaduta! Si tratta di manufatti affrontabili con esche meno potenti, più light che power che portano notevoli soddisfazioni ed il numero dei cappotti è sensibilmente minore. La schiuma e la risacca tra gli scogli è un punto ideale dove tentare la cattura di spigole da porzione, occhiate, lecce ed aguglie che vivono a mezz’acqua e possono lanciarsi anche a piggoli minnow o cucchiaini rotanti. Molti si chiederanno come mai se ne parla poco di una tecnica così semplice ed alla portata di tutti. A mio parere, è un difetto di comunicazione delle “major” della pesca sportiva. Si preferisce puntare all’idea del pesce grosso con attrezzi super potenti perché, effettivamente, tutto ciò fa “fighi” e si fa notizia. Però, provassero loro a pescare negli ambienti difficili come quelli del basso Adriatico come Capoiale, Manfredonia, Trani, Barletta, Bisceglie, Molfetta e così via… Spigole da cinque chili sono verità molto rare e, se abbiamo poco tempo a disposizione, è meglio dedicarlo ad una battuta proficua, che possa regalarci l’emozione di una cattura pregevole. Per fare ciò, prendiamo una canna molto leggera, da 1,80/2,10 metri con azioni fino ai 10/12 grammi. Abbiniamola con un mulinello taglia 1000 ed un monofilo dello 0,18. Combo come questi sono disponibili dai nostri negozianti convenzionati a costi molto bassi e non si supera certamente la cento euro, anzi si rimane abbondantemente sotto.


Artificiali

Molti pugliesi avranno un bagaglio artificiali da 9/11 cm per la pesca in mare senza mai aver pescato più di 10 pesci. Quanti si riconoscono in questa affermazione? Tanti. Lo so, è vero. Ce ne sono altri, quelli più fortunati, che hanno beccato spigole di 4/5 kg ma… detto tra noi… quanti cappotti? Quante delusioni? Quanti giorni tra un pesce e l’altro? E’ troppo facile mostrare lo spigolone da sette chili e mezzo senza raccontare i giorni senza gloria passati a cercarlo. Io la penso diversamente, in Italia vi è libertà di espressione ed opinione, quindi punto ad artificiali minuscoli, da 3/5 cm e (raramente) 7 cm. Il primo, un pesciolotto simpaticissimo, è un 3 cm da spinning ultraleggero che non ha difficoltà ad attrarre pesci di 100 grammi. Un’occhiata grande quanto un palmo di mano lo attaccherebbe di primo acchito, senza pensarci. Il secondo minnow è un testa-rossa di 5 cm che lusinga anche occhiate di peso, capaci di deliziare qualche ora pomeridiana dopo una giornata stressante di lavoro. L’ultimo è un 7 cm che utilizzo solo in casi in cui c’è da fare selezione e voglio un pesce più grande, conscio che forse tornerò a casa con un cappotto, anche d’estate. Per far scendere gli artificiali ad altezze di 2/2,5 metri consiglio di acquistare un piccolo piombino da 3/5 grammi, simile a quelli che si innestano sugli ami da vermoni per i bass in tungsteno. Altrimenti scegliete minnow con la paletta piuttosto pronunciata ed inclinata. Se non c’è molta scelta, comprate i crank da 3/5 cm come i Sèbile. Dalle acque interne ho imparato l’uso del cucchiaino rotante, sconosciuto nella mia zona, che però ha fruttato una bella spigola da 1,9kg in pieno centro cittadino a Molfetta, di notte, con mangianza di pescetti. Detto questo, l’ondulante va considerato come un rimedio a giornate storte in cui non c’è interesse verso i pesciolini. Il suo movimento oscillatorio pare simile a quello di un moscone capitato in acqua per sbaglio e già dopo il lancio è possibile sentire la sua trazione. Per questi attrezzi è obbligatorio l’uso di canne sottili e leggere, altrimenti perderemmo il gusto della cattura, capace di piegare all’inverosimile la nostra due pezzi. L’unica accortezza che vorrei darvi riguarda la conservazione di minnow, ondulanti, rotanti e canna da pesca: lavatele! L’acqua di mare corrode gli attrezzi più costosi, figuriamoci i modelli economici!


Catture e conclusioni

Pomeriggio di spinning tra i mille impegni della pesca al colpo in lago. SBAM! Tempo a disposizione pari a 90 minuti. Camminando ne avrò persi 20, quindi siamo a 70. Quattro attacchi, una slamata e due catture. Splendida occhiata molto aggressiva e spigola da 25 cm. Non è fantascienza, non sono pesci comprati in pescheria tanto per fare l’articolo! E’ la verità. Lo spinning ultra-light ai predatori marini mi ha dato ragione, aumentando l’autostima derivata da innumerevoli cappotti alla ricerca dell’ambita regina che non arriva mai.

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

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