Pesca al pigo con la bolognese
Tra i cosiddetti pesci nobili tipici del panorama alieutico del Nord Italia ci sono sicuramente i cavedani, le scardole, ma soprattutto un pesce dall'animo timido e affascinante: il pigo. I pighi, con la loro livrea argentea, talvolta tendente all'azzurro e con alcuni opercoli nuziali, rappresentano da sempre un avversario di valore. Vuoi per la rarità delle catture, vuoi per il temperamento schivo e borioso, ogni incontro col pigo genera sempre un certo seguito e stimola l'impegno del pescatore per cercarne altri. Questi pesci, "protagonisti" della pesca invernale in acque dolci, sono capaci di raggiungere dimensioni epiche con veri e propri mostri fino a 50 cm di lunghezza e oltre 1 kg di peso, a seconda delle zone in cui sono catturati. Successivamente al mio trasferimento in Veneto, avvenuto ai tempi del Covid, ho cominciato a pescarli sia a feeder, sia a bolognese. Il fascino delle catture a passata ha stimolato notevolmente la mia curiosità: mi sono documentato, confrontato con altri pescatori, ho recuperato informazioni a destra e manca per applicarle poi nelle mie uscite nei mesi freddi. Vorrei condividere tutto ciò con voi, per consentirvi l'incontro col rè d'acqua dolce, magnifico nella sua fisionomia e bellissimo nella livrea unica, elegante, particolarmente raffinata.
Come pescare il pigo: prima di tutto, assicurarsi della sua presenza!
I pighi sono creature enigmatiche in pericolo d'estinzione che solitamente stazionano sui fondali sassosi dei grandi fiumi del Nord Italia. La presenza al Centro Italia è confermata da alcune catture frutto di immissioni avvenute lo scorso secolo . Frequento spot differenti nel Veneto e in Trentino, con piccole acque canalizzate dai fondali melmosi e ricchi di vegetazione, sono del parere che il pigo possa abitare molteplici ambienti diversi dai grandi fiumi: purchè con acqua di qualità, con temperature basse e correnti variabili (assenti o forti). Trattasi di un pesce che, durante il combattimento, non si arrende facilmente, inoltre la cattura richiede una buona dote di astuzia e perseveranza, a patto che l'avversario popoli lo spot. Si, avete capito bene: per incannare i pighi è necessario che essi siano in attività dove effettueremo la passata. Acque lente o veloci, acque poco profonde e oltre i cinque metri, fondali spogli o ricchi di vegetazione, la presenza del pigo non è mai una certezza. Quando ci sono, i pighi si muovono in branchi e la cattura di più esemplari non è così rara. Quando si allontanano, lasciano spazio a cavedani, gardons, bremes e carassi. Può capitare di trovarli nello stesso tratto di fiume in inverno ma non in estate, oppure in primavera e in autunno, mentre si dileguano nelle altre stagioni.
Quando pescare il pigo: tutto l'anno, soprattutto in inverno.
I pighi tendono a lasciarsi catturare (e mostrare tutto il proprio splendore) nelle stagioni fredde. Per carità, ne ho pescati anche d'estate soprattutto a feeder in acque molto veloci, ma penso che l'autunno e l'inverno siano il "palcoscenico" ideale per insidiare questi pesci un po' schivi, regalando al pescatore emozioni indimenticabili a suon di bolognese. Quando il termometro è vicino allo zero, il cielo è grigio e un po' di nebbia rende magico lo scenario Padano, i pighi diventano la preda più ricercata dai bolognesari, anche prima del cavedano! Poi, con l'arrivo della primavera, i pighi si spostano in zone ricche di erbai per vivere l'amore e la riproduzione: capita di pescarli tra fine marzo e maggio con gli opercoli nunziali, ovvero piccoli puntini sul corpo che denotano la fase di frega avanzata. In questo periodo è meglio trattarli con guanti di velluto, rimettendoli subito in acqua anzichè in nassa, trattandosi appunto di una specie un po' compromessa per varie vicissitudini ambientali e antropiche. In estate i pighi non mancano, ma la cattura è decisamente meno frequente, vuoi per la competizione alimentare con altre specie alloctone, vuoi per l'indole del pesce che si muove vagabondando qua e là alla ricerca di habitat più congeniali (in acque ossigenate e fresche). Infine in autunno sembra esserci il ritorno sulle scene, con pighi che abboccano più facilmente, stuzzicati da pasture al formaggio o copiose fiondate di bigattini.
Montatura per la pesca del pigo a passata con la bolognese
Credo che ogni pescatore basi le proprie lenze su un insieme di esperienze vissute lungo il fiume. Nel condividere ciò che so della pesca invernale al pigo, non potevo esimermi dal mostrarvi una montatura che ho impiegato con successo in acque lente, limpide, fredde e poco profonde (massimo 2 metri) del Veneto, non monto lontano da Padova e dintorni. Non si tratta certamente di una montatura specialistica per il pigo: usando uno schema del genere non avrete la certezza matematica di prendere soltanto rutili. Non esiste, infatti, una lenza o montatura, che dir si voglia, per questo ciprinide. In compenso, però, vi sono alcuni concetti fondamentali da rispettare:
- il pigo vuole l'esca ferma, quindi occorrerà adottare una sorta di trattenuta "bloccata" con bolognesi di 6/7 e anche 8 metri;
- il pigo ha un apparato boccale molto delicato, pertanto bisognerà impiegare lenze capillari e ami molto piccoli, come avviene con la pesca al cavedano;
- tentando la cattura dei pighi in inverno, si preferiranno acque lente o ferme, che potranno essere gestite con un galleggiante da 1 grammo.
Addentrandoci nella costruzione della montatura per pescare il pigo a bolognese, suggerisco di costruirla come proposto in figura. Per acque che scorrono dolcemente (condizione tipica degli ultimi inverni che stiamo vivendo), proporrei l'impiego di un galleggiante da 1 grammo a forma di carota, seguito da un insieme di pallini disposto in modo equidistante o a scalare in 60/70 centimetri, con bulk a chiusura della montatura stessa. È buona regola impostare due asole per connettere la lenza madre al terminale, costituito da uno spezzone tra i 25 e 30 centimetri dello 0,08/0,09, armato con ami del 22/26. Per chi non fosse pratico delle asole c'è sempre il "Nodo no Nodo" di Stonfo oppure le microgirelle. Fate attenzione: la soluzione tecnica suggerita non vale per fiumi profondi, corrente sostenuta o portata notevole come il Sile, l'Adda, il Ticino, l'Oglio, la Muzza, il Brentella o similari. In questi casi bisogna adottare lenze differenti, oppure adattare la mia proposta rendendola congeniale a tali acque.
Pasturazione, trattenuta della lenza e recupero della preda
Il pigo è un ciprinide che ama banchettare su pasturazioni abbondanti. Il mio bagaglio di esperienze parla chiaro: le catture più belle sono state effettuate su fiondate copiose oppure bocce di pastura da fondo al formaggio, tipica per il periodo freddo. La lenza deve calare lentamente, scorrere sulla linea di pasturazione, poi deve essere frenata modulandone l'andamento in acqua per far si che questo pesce abbia più tempo per scrutare l'esca e abboccare. È questa la cosiddetta "trattenuta bloccata" di cui vi parlavo. Se l'inganno sarà andato a pieno compimento, noterete un affondamento deciso del galleggiante. Seguirà un combattimento vivace, continuo, costituito da varie fughe verso erbai o ostacoli sommersi. Il pigo non si stancherà facilmente, anzi effettuerà poderose fughe che metteranno alla prova l'esile finale e l'elasticità della bolognese. Lavorate di frizione e anti-ritorno, assicurandovi di forzare la preda soltanto quando sarà vicina al guadino. La vittoria sarà vostra e con essa la posa assieme al pesce più nobile che Madre Natura ha voluto donarci... il pigo!