Pesca in mare di notte tra spigole,mormore e orate
Le lunghe nottate invernali hanno permesso a branchi di spigole di effettuare la “covata”, ossia l’entrare in frega radunandosi in branchi composti da più esemplari, per avvicinarsi a riva e riprodursi. Hanno preferito il tepore e la calma placida dei porti, lontano da minacciosi venti di maestrale che raffreddano le acque portando alla fuga la minutaglia. Lungo le scogliere artificiali e frangiflutti che delimitano lo spazio portuale, con fondali misti a sabbia e ciottoli, pesci come spigole e orate hanno tessuto la tela di uova per la nuova annata, garantendo a noi pescatori un ricambio generazionale. In questo frangente molti hanno catturato esemplari da record, altrettanto significativi sono stati i cappotti, di tutte le taglie, dovuti alla scarsità del pesce in circolazione.
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Pesca in mare di notte
D'estate la musica è destinata a cambiare. Il risveglio si manifesta con pesci di pezzatura media, con spigole dal mezzo chilo agli opulenti 2/3 chili (che comunque rappresentano catture di tutto rispetto), grosse occhiate quanto un palmo di mano, mormore ed orate da porzione. Un reggimento pronto a colonizzare massivamente le coste, con un’attività costante sia al mattino che di notte, anche se il meglio di sé, in quanto ad iperattività ed aggressività si registrano proprio quando, solitamente, si è tra le braccia di Morfeo. La notte coincide anche con la diminuzione delle attività dei diportisti, infatti c’è meno traffico di natanti e i pesci prendono il largo, abbandonando i rifugi sommersi. Una volta giunti sul luogo di pesca, possibilmente un’ora prima del tramonto, bisogna osservare attentamente le condizioni del mare e cercare di scovare la presenza di buche o tappeti di sabbia con profondità superiori ai 2 metri. Sul fondale è facile scoprire un deposito di vermi, crostacei, molluschi ed alghe che richiamano esemplari di spigole e orate.
Come pescare con la bolognese
La corrente solitamente è blanda, permettendo una pesca anche con montature leggere e terminali capillari, per ingannare le astute regine. Con calma e massima precisione, caleremo la lenza verso il punto di ritrovo delle prede da insidiare o nelle immediate vicinanze, utilizzando come esca il bigattino. Ad intervalli regolari, di cinque minuti, fionderemo qualche manciata di larve, che la corrente trasporterà lentamente verso il fondo. Indispensabili diventano le bolognesi standard da 6 e 7 metri, in caso di lanci a notevole distanza , con azioni rigide o molto progressive, tali da sfidare la potente fuga della spigola una volta ingoiata l’esca. Entrati in pesca, la lenza giacerà verticalmente, appoggiando i pallini sul fondo. Con leggeri movimenti a canna alta, determineremo una timida trattenuta della lenza, con lo scopo di “movimentare” l’esca e destare sul posto la curiosità di qualche pesce di passaggio. Attenzione però a non esagerare: se si trattiene troppo la lenza, con movimenti laterali, comporteremo un distacco dal fondo, col rischio di lavorare a mezz’acqua o a tre quarti da esso, vanificando ogni nostro impegno.
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Montature per la pesca in mare: lenza 1
Osserviamo la prima tipologia di lenza che consiglio per le situazioni appena descritte. In bobina è d’uopo uno 0,18, galleggiante con starlight da 3 grammi, corona composta da 10 pallini, girella a barilotto, terminale di 1,5 metri dello 0,12 (possibilmente fluorocarbon) ed un amo del 18 a gambo corto, con bigattini a bandiera. Nella costruzione della montatura teniamo presente che l’apertura dei pallini dovrà essere inversa agli standard, per evitare la minutaglia: chiusa verso la girella, aperta man mano che si prosegue verso il galleggiante. I pallini dovranno seguire una logica ad hoc, con un peso minore alla base per poi crescere. Spesso capita che in porto sia vietata la pesca, oppure che ci siano imbarcazioni o ostacoli che impediscano la nostra passione ed attività. Spostandoci sulla scogliera esterna avremo a disposizione una valida palestra dove sfidare la allenarci, a patto di modificare le nostre montature e lo stile di trattenuta. I momenti migliori per la pesca sono il tramonto e l’alba: solitamente a notte fonda il pesce staziona in porto, mentre al cambio di luce è impegnato nella ricerca di cibo nel sottocosta, ed è in questa circostanza che andremo a stuzzicarlo. Ci sono teorie che suggeriscono i cambi di marea, un’ora prima e un’ora dopo, vale quindi la pena di provarle tutte. Saremo pronti anche ad una pesca di continuo movimento, con gilet sulle spalle, poca minuteria addosso, guadino e piccola sacca. Trasportare troppo materiale si rivelerebbe superfluo, d’impaccio e limiterebbe il raggio d’azione. Stabilita la postazione, rimarremo fermi facendo attenzione a non provocare rumori che potrebbero far sospettare i pesci. Improvvise vibrazioni, infatti, causano la fuga perché è avvertita la nostra presenza. Tentiamo qualche lancio, stabilendo come tempo massimo il quarto d’ora. Poi spostiamoci per una decina di metri e ritentiamo. Evitiamo di pasturare pesantemente, conta la costanza di una manciata di bigattini ad ogni tentativo piuttosto che non la copiosità. L’esca più indicata per la pesca in notturna è il gambero vivo, il verme coreano o, per i palati fini, la “boghetta” . Il gambero è un’esca veramente pratica ed universale, oltre ad essere economica. Va sempre innescato dalla coda, mai dalla testa, per non compromettere la vitalità. Anche il coreano è ottimo. Va innescato delicatamente dalla testa, mantenuto a penzoloni, come per imitare una "cieca" (ovvero l'anguillina). La boga invece rappresenta un’alternativa al crostaceo ed è molto selettiva. Va pescata qualche ora prima, conservata in un secchio dotato di ossigenatore e poi innescata per il dorso con un amo a gambo corto, del 6/8 , meglio se ad occhiello, per garantire il massimo del movimento all’esca. È indicata per le grosse spigole, di almeno 3/4 chili di taglia, perchè capaci di aggredire un pescetto.
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Lenza 2 per la bolognese e pesca a ledgering
Poche parole, ma grande efficacia. Un bel 0,20/0,25 diretto, galleggiante scorrevole da 3 grammi, 2 semplici pallini a tarare il segnalatore a metà ed un amo a 1 metro di distanza. Schema spartano ma prezioso, specifico per il predatore, over chilo. La boga o il grosso gambero vivo faranno da contrappeso e tareranno perfettamente il galleggiante. I piccoli movimenti sussultori rifletteranno sicuramente lo stato dell’esca che, persa la vitalità, avrà bisogno di una sostituzione con un’altra più arzilla. Nel panorama delle tecniche applicabili in scogliera non disdegniamo il ledgering, con le sue varianti per le acque salate. Capita spesso di notare nutrite schiere di pescatori armeggiare canne da fondo con puntalini colorati di giallo fluorescente, colore caratteristico dello star light. Per chi fosse digiuno di conoscenze relative alla pesca notturna, rammentiamo che lo star light è un pratico tubicino al cui interno vi è una sostanza che si illumina e mantiene un fascio di luce giallastra per circa 12 ore. Può essere applicato sulle canne da pesca mediante un adattatore per cimini, ad incastro, e non risente delle sollecitazioni durante il lancio. E’ consuetudine appoggiare le canne su un treppiedi, con le punte verso l’alto, mantenendo un angolo superiore ai 90 gradi. L’azione ideale per una canna da ledgering in mare è variabile tra i 30 ed i 90 grammi, questo perché il pesce può essere particolarmente diffidente, prediligendo pasturatori leggeri e monofili sottili. Altre volte, quando sembra meno smaliziato, si lancia voracemente anche su bocconi cospicui accompagnati da feeder di peso più sostenuto. Ecco perché in dotazione alla tre pezzi (o la telescopica) da pesca a fondo vi sono solitamente due o più cime, con diverse potenze e colorazioni, così da permetterci una intercambiabilità al mutare delle condizioni. Le prede più comuni sono mormore, piccoli gronghi e sogliole, classici grufulatori solitari alla ricerca di cibo nella sabbia. Un carniere misto e prelibato, da inizio stagione, che lascia ben sperare per i mesi più caldi!
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Montature per la pesca in mare: lenza 3
La base di questa montatura prende spunto dalle nozioni generali della pesca a fondo anglosassone. Su un monofilo dello 0,16 faremo passare un sistema anti-groviglio, chiamato anti-tangle, al quale collegheremo un pasturatore da 30/50 grammi, a seconda della corrente e della distanza da raggiungere. I modelli migliori sono i block end feeder con forma appiattita, che ben permette al pasturatore di poggiarsi su fondali sabbiosi, rilasciando una buona quantità di larve in pochi minuti. Completano l’opera una perlina salvanodo, una girella ed uno svolazzo dello 0,12 florocarbon. L’innesco può essere vario: chi ama la pesca col bigattino può cimentarsi con ciuffetti a bandiera di 3/4 larve, altrimenti l’esca più catturante per le grosse mormore (ahimè anche la più costosa) è l’arenicola. Essa va infilata su un amo dell’8 a ponte lungo e per evitare di frantumarla è d’obbligo l’ausilio di un ago.
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Conclusioni
E’ ormai primavera inoltrata, le prime tiepide serate invogliano i pescatori a passare qualche ora in riva al mare e, con l’arrivo delle tenebre ha inizio la sfida. Ovviamente, per avere ragione su spigole, orate, mormore, occhiate, sogliole ed altre prede amanti del buio, sarà necessario cambiare spesso spot, lenze ed esche, ma, più d’ogni altra cosa, occorrerà armarsi di tanta, tantissima pazienza. Fatelo!