Dentici a Scarroccio in quel di Barletta
Primavera, stagione del risveglio per molte specie di pesci ed in particolare per il dentice che, in questo periodo, é solito avvicinarsi alle nostre coste per riprodursi. Ha abitudini demersali, ossia nuota attivamente ma si trattiene nei pressi del fondale, sul quale o nei pressi del quale, trova il nutrimento. Frequenta fondali rocciosi o sabbiosi, da 0 a 90 metri di profondità. Per pescarlo occorre avere ben presenti alcune sue caratteristiche, in particolare la sua natura solitaria: occorre cercarlo pazientemente e, se si ha una cattura, difficilmente nello stesso punto si potrà ripetere l'incontro. Solo gli esemplari molto giovani possono trovarsi in piccoli branchi comunque mai numerosi. Le esche che forniscono qualche risultato sono solo quelle naturali: con le esche artificiali, le catture sono occasionali e, generalmente, di esemplari giovani.Il dentice è un pesce pigro, occorre cercarlo con puntigliosità: lui non si muove. Solo se l'esca gli passa accanto potrebbe attaccarla e per cacciare non si sposta mai di molto. Il suo cibo preferito sono i sugarelli, i calamari e le seppie. Proprio con questa esca cercheremo di insidiare qualche bell'esemplare al largo delle coste di Barletta (città marinara del basso adriatico) a circa 4 miglia e ad una profondità compresa tra i 16 e i 26 metri.
La tecnica. L’approccio da noi utilizzato é lo “scarroccio”, che consiste in una pseudo traina effettuata a motore spento che ci trasporta con l'ausilio del vento. La velocità di scarroccio deve oscillare da un minimo di 0,5 nodi ad un massimo di 1,3 nodi per far sì che la nostra esca si presenti nel modo piú naturale possibile alla preda.
Per poter eseguire un corretto scarroccio è necessario avere innanzitutto un buon eco scandaglio per tracciare un grafico del fondale che ci permetta di individuare secche e ostacoli sommersi, frequentatissimi dal nostro dentice. Individuato il nostro spot, osserveremo attentamente la direzione del vento per poi risalirlo: esso stesso ci ricondurrà a valle facendoci scarrocciare sulla secca da noi individuata.
Le attrezzature e l'innesco. Per competere con il colosso dei nostri mari sono necessarie attrezzature molto performanti. La canna è la classica da big game 20-40 libre dotata di un mulinello rotante caricato con un filo trecciato dello 0.30 o con un nylon dello 0.80, collegato al finale dello 0.60 lungo circa 10 mt fluorocarbon, tramite una girella da big game.
La zavorra utilizzata sarà una catena o un piombo da circa 500gr che, a seconda della corrente e della velocità di scarroccio, verrà collegata sul trave a circa 50 cm di distanza dall'inizio del terminale con un asola o con l'inserimento di un'altra girella, sempre sulla lenza madre (vedi foto). Da qui partirà uno spezzone dello 0.80 di un metro cui verrà collegata la nostra zavorra. Il terminale comprenderà ben tre ami: uno trainante del n 3/0 che verrà inserito dal basso verso l'alto nell'osso della seppia dalla parte opposta alla testa (vedi foto); gli altri due del n 5/0 che verranno nascosti ben bene all'interno dei tentacoli del cefalopode con le due punte rivolte verso l'esterno.
Azione di pesca. Assicuriamoci, prima di calare la lenza, che la nostra seppia navighi nella maniera più naturale possibile (vedi foto), quindi facciamo scendere dolcemente la zavorra sul fondo che trascinerà la nostra esca facendola lavorare a circa un metro dal fondo. Teniamo sempre d'occhio l'ecoscandaglio perchè dovremo di volta in volta adeguare la posizione della zavorra rispetto al profilo del fondale ed evitare incagli e quindi la perdita della montatura. Bene, ora non ci resta che aspettare e sperare che qualche bel pescione attacchi la nostra seppiona.
Alla prossima!