Lago di Monte Cotugno a Senise
“Se te lo ricordi vuol dire che è vero.”
Ed il Monte Cotugno è un lago vero, di quelli che ricordi a vita.
Il nostro viaggio in terra Lucana prosegue senza sosta, con un itinerario dopo l’altro. A pochi chilometri dal mare, quasi al confine con la Calabria, sorge un invaso, il più grande in terra battuta d’Europa. Il Lago di Monte Cotugno, conosciuto anche come Diga di Senise, è un maestoso impianto di raccolta idrica ottenuto con lo sbarramento del fiume Sinni, realizzato tra il 1970 ed il 1982. La diga è paurosamente gigantesca, infatti misura circa 250m alla base ed ha una capacità idrica di 530 milioni di metri cubi. A primo acchito appare come un mare d’acqua dolce dal colore chiaro, verdastro, quasi da bere. E’ il principale responsabile dell’approvigionamento idrico della zona metapontina e tarantina, oltre all’ ILVA di Taranto, per la sua vicinanza geografica. Si espande lungo un versante piuttosto brullo, dove sorge l’abitato di Senise con la relativa zona industriale. Dall’altro lato, decisamente più impervio, vi è una maggiore pressione naturalistica che ha permesso il mantenimento di ampie aree di boscaglia, che già c’erano al tempo della nascita della diga. Giungere in loco è veramente facile: dopo aver attraversato la SS106 ionica, si prende lo svincolo per la sinnica, che porta direttamente a Senise. Lì vi sono alcune strade che ci guidano sul lago, nei due spot che andremo a descrivere. Poniamo l'accento anche sull'ottima capacità ricettiva ed organizzativa del Adps Team Colmic Senise che sta gestendo egregiamente un campo gara nella zona del campo sportivo. Il 12 e 13 Giugno 2011 (vedi video) si è svolta la manifestazione "Vivere in Lago" che ha dato risalto proprio alle attività alieutiche molto sentite in zona, vista la ricchezza naturalistica del Monte Cotugno.
Gli spot. Superata la diga, alla nostra sinistra sorge il primo spot, lungo una dolce collina che si erge sul lago. Arrivarci è semplice, occorre prendere l’indicazione che precede la galleria. Da lì si giunge dopo meno di un chilometro alla diga. Trattasi di un punto molto comodo per l’accesso in acqua, con la possibilità di lasciare la nostra auto dietro di noi. L’ambiente circostante non presenta alberi o possibili rifugi per l’ombra, è quindi ideale durante le giornate fresche di primavera ed autunno, quasi impossibile d’estate, anche se nel pomeriggio c’è sempre una leggera e costante ventilazione. Il fondale scende velocemente anche oltre i sei metri, trattasi infatti di un punto molto ripido sul quale provare a pescare pesci come carassi, brèmes, scardole, cavedani e carpe.
Il secondo spot è più lineare, sorge infatti nei pressi di un uliveto a due passi dalla zona industriale di Senise. Giunti in città, scendiamo con una strada che porta al lago che costeggia gli alberi di ulivi. Svoltando a destra arriviamo su un larghissimo prato che offre davvero tanto spazio per la nostra attività preferita. La profondità media è di 6 metri col livello massimo; si abbassa con il prelievo idrico estivo. Non è solo un buon punto dove pescare, offre infatti la possibilità di girare in bicicletta o passeggiare tranquillamente, scattando qualche foto o ammirando il paesaggio circostante. Le sponde sono ben curate, pulite ed accessibili, segno di enormi sforzi della regione Basilicata per tenere sempre in ordine questi gioielli naturalistici. Tornando alla pesca, rammentiamo che entrambi i punti segnalati dal nostro itinerario sono affrontabili con la canna all’inglese, con una lenza che andremo a svelare nelle prossime righe. Oltre ai ciprinidi, vi è presenza di black bass e persici, insidiabili a spinning in diversi punti, specie dove risiedono ostacoli sommersi. Terzo spot è quello del campo gara (visibile in video), nei pressi del centro sportivo, dove il fondale è lineare e presenta profondità media di 1,5 metri, al punto da essere pescabile agevolmente anche con la canna fissa.
La pesca all’inglese. Il Monte Cotugno è un lago dove è presente molta “pesciaglia”. Occorre essere veloci e decisi. Un comportamento di questo tipo ci regala un gran numero di catture a fine giornata, per un contenuto nella nassa superiore alle cento unità. La tecnica che si confà all’esigenza di celerità e precisione è la pesca all’inglese. Abbiamo elaborato uno schema grazie all’intervento di Alessandro di Terlizzi, un garista della APSD Team Pesca Sport Senise. Lo mostriamo nella figura sottostante, con un pratico disegno.
La geometria di lenza proposta dal nostro amico prevede l’uso di un galleggiante piombato collegato con un sistema a cambio rapido della stonfo (consiglio un 6+1/8+1 in condizioni standard; un 12+1 per giornate ventose con acqua mossa - come il poker proposto in foto) fermato da un bulk di 5 pallini. Tra il bulk e la spallinata, composta anch’essa da 5 pallini, passano circa 3 metri. Completeremo la taratura con i restanti pallini del n°6 distanziati a 10cm l’uno dall’altro. Infine, girella tripla a barilotto e terminale di 30/40 cm. Vi propongo un amo del 12 a gambo lungo, per meglio innescare i chicchi di mais, esche graditissime al palato dei carassi locali.
Pasturazione. Grande attenzione va posta per la pasturazione. Dovrà essere curata nei particolari, sia nella composizione dell’impasto che per la distanza a cui lanciare le palle di pastura. Acquisteremo un buon sfarinato a base di pastoncino, per la pesca a fondo o mezzo-fondo, possibilmente con canapa e mais. Solitamente presentano un colore giallastro, che potrà essere integrato con una spruzzatina di brasem pari a 150gr ogni 2kg. Gli additivi, infatti, hanno lo scopo precipuo di aumentare il potere attirante. Un altro aspetto da curare risiede nella distanza della pasturazione: se dovessimo pescare vicino a riva, procedete con bocce iniziali per poi scendere a piccoli mandarini. Alternate inoltre piccoli lanci di mais con la fionda per mantenere costante la mangianza. Se l’attività di pesca si svolge lontano è d’uopo lanciare con la fionda, al fine di raggiungere distanze maggiori con maggiore precisione. Essendo la profondità crescente, man mano che ci allontaniamo da riva, è anche necessario crescere nel volume delle palle da lanciare in acqua. Queste dovranno essere più grandi, quasi quanto un’arancia, perché l’area di pasturazione interessata sarà più estesa.
Azione di pesca. Abbiamo vissuto una vera e propria avventura lucana a base di carassi, con qualche scardola intermittente e poche carpe. Cogliamo da questo insegnamento alcuni caratteri fondamentali della diga. Prima di tutto vi è una grande abbondanza di pesce medio-piccolo, come carassi e scardole di buona dimensione, facilmente insidiabile con la pesca all’inglese. Tendono spesso a mangiare a mezz’acqua o a tre quarti di fondo, anche se agli inizi seguono la scia della pastura e si spostano proprio ad un palmo da essa.
La buona ossigenazione dell’acqua e la perfetta salute dei ciprinidi regala doti nascoste di combattività! Più volte ci è sembrato di gareggiare con carassioni XL, per poi scoprire che si trattava di pezzature standard. Simpatiche le carpe, anche se un pò più rare, catturate all’inglese. Lo spettacolo è assicurato, cattura dopo cattura che dovrà essere condotta con calma e controllo, per evitare che qualche carassio in fuga vada poi a spaventare gli altri pesci attratti dalla pastura. Seguendo questi piccoli ed essenziali consigli realizzerete in poche ore un carniere oltre i dieci chili, un risultato assolutamente possibile nello scenario del Lago di Monte Cotugno.