Pesca del pesce gatto con la sarda
L' estate è il periodo dell'anno in cui i pescasportivi si dedicano maggiormente alla nostra comune attività. L' alta pressione, la stabilità meteorologica e il caldo sono sicuramente fattori importanti che invogliano pescatori dilettanti o amatoriali a trascorrere buona parte del proprio tempo libero in mare, sul fiume o al lago. Non solo. Tra fine giugno e metà settembre c'è il picco di attività di molte specie che preferiscono acque calde e lente, tra cui i ciprinidi e i pesci gatto. Questi ultimi, in particolare, sono oggetto di semine in ambienti privati come carpodromi e laghetti, oppure vivono da tempo (e si riproducono) in acque libere; vuoi per precedenti immissioni effettuate dall'uomo, oppure per un carattere autoctono che li caratterizza. A prescindere da ciò, tra le prede più combattive e divertenti dell'estate non posso certo dimenticare di menzionarli: sono la felicità di grandi e piccini, mettono a dura prova il pescatore e mangiano sia di giorno, sia di notte. Viaggiando in lungo e largo per l'Italia ho visto pescarli spesso col lombrico, talvolta col pellet o con un bel wurstel sull'amo ma raramente con tocchetti di sarda (esca dall'incredibile potenziale). Ecco quindi l'idea di approfondire l'argomento con un test sul campo, effettuato in acque libere in un laghetto del Veneto.
Pesca al pesce gatto con la sarda
Anni fa, quando vivevo in Trentino, avevo partecipato come spettatore ad una gara di pesca in notturna al lago di Caldonazzo. La competizione amatoriale era improntata alla cattura dei pesci gatto nostrani: prede autoctone, che avevano l'abitudine di mangiare anche col buio, in un momento in cui era consentita la pesca durante le tenebre (in Trentino dal 1 luglio al 30 settembre). Rimasi colpito dall'approccio di un garista che scelse di impiegare tocchetti di sarda anzichè il più comune verme di terra. Mi avvicinai e, scusandomi per il disturbo, gli chiesi il perché di tale decisione. Mi rispose che l'olio rilasciato dalla sarda, assieme al suo forte odore/sapore, era di notevole contrasto con l'acqua dolce del lago di Caldonazzo. Nemmeno due minuti più tardi, il garista recuperò un bel nostrano, stimato sui 300 grammi circa. Anni più tardi mi sono ritrovato a frequentare alcuni laghetti artificiali del Veneto (non a pagamento però) in cui, oltre alla popolazione di ciprinidi, erano presenti i pesci gatto. I primi tentativi con il lombrico si sono rivelati infruttuosi finchè, memore di quel prezioso insegnamento, ho scelto di affrontarli innescando filetti o tocchetti di sarda, pasturando con pellet a base di farina di pesce. Sono passato dal cappotto assoluto a più di 5 prede in un' ora di pesca, sia prima e che dopo il tramonto.
La sarda: alternativa per le acque libere e commerciali
La sarda è un'esca particolarmente impiegata in mare nella pesca a fondo o per la cattura di cefali e spigole. In acque dolci è spesso sottovalutata, sia per i laghetti a pagamento, sia per i laghi naturali o artificiali popolati da pesci gatto nostrani, pesci gatto americani (channel catfish), pesci gatto africani. I nostrani (vedi il caso del Trentino o di altri laghi italiani) sono prede autoctone, nate e cresciute anche senza immissioni da parte di associazioni o di qualche bontempone... I pesci gatto americani e africani che popolano ambienti non a pagamento sono stati sicuramente oggetto di qualche immissione volontaria. Dubito che siano arrivati lì, chissà come. Detto ciò, se si vuole andare sul sicuro e si è al corrente della presenza dei claridi, la scelta di un'esca oleosa, proteica e dall'odore/sapore intenso è praticamente obbligata. Ha il vantaggio di effettuare selezione sulla taglia delle prede per due motivi. Trattasi innanzitutto di un boccone di pesce morto, quindi il pesce gatto deve già aver sviluppato una certa dieta da predatore, cosa che avviene dopo un certo periodo di crescita. Inoltre le dimensioni dell'innesco scoraggiano il claride di taglia minima o moderata ad abboccare: deve avere una bocca abbastanza ampia per aggredire, mordere e ingoiare un pasto così succulento.
Come preparare piccoli tranci di sarda e pasturazione con pellet
Le sarde possono essere acquistate in supermercato sia congelate, sia nel banco frigo a bassa temperatura. Solitamente se ne contano 8/10 e sono fornite in pratiche confezioni, che presentano un piatto di polistirolo bianco o nero. Dopo averle comprate, consiglio di separarle in sacchetti con 3 sarde al massimo, che rappresentano una degna quantità di esca per una sessione di 3/4 ore. Porteremo a pesca con noi un coltello, l'esca e il piatto in polistirolo. Proteggeremo le mani con dei guanti (non solo per l'olezzo bensì anche per le malaugurate punture dei pesci gatto americani - sono dolorosissime), quindi toglieremo la testa e la coda della sarda. Apriremo il pesce con la punta del coltello e lo taglieremo in due, disponendo il dorso destro e sinistro sempre sul piattino. Possibilmente cercheremo di togliere la spina, delicatamente, col coltello o con la punta delle dita. Infine, realizzeremo 6 o 4 tocchetti di sarda, come mostrato in figura. Innescheremo il boccone su un amo a gambo lungo del 12/14 facendolo passare prima dal dorso, girando poi l'amo e conficcando la punta nella carne. È buona norma mantenere umide le sarde proteggendole sotto l'ombra, evitando che la luce diretta del sole possa asciugarle. Per quanto concerne la pasturazione, come detto prima, impiegheremo invece pellets da 6 millimetri all'halibut o, più in generale, alla farina di pesce. I pesci gatto si mostreranno sicuramente interessati al richiamo dei pellets che cadranno dal cielo. E mentre scruteranno il cibo sul fondo con i lunghi barbigli, resteranno piacevolmente colpiti dal gusto irresistibile della sarda che giacerà nelle immediate vicinanze.
Montatura per la pesca al pesce gatto con la bolognese
La pesca in lago con la bolognese è la migliore tecnica che ci sia per la cattura dei pesci gatto. Non si tratta solo di assoluta precisione nella presentazione dell'esca. È una specialità che può essere praticata anche al tramonto, con condizioni di luce minima, starlight e acque placide. Oppure, dove i regolamenti regionali lo consentono (vedi il succitato caso del Trentino - dal 1/07 al 30/09), anche per tutta la notte. La montatura prevede l'impiego di un galleggiante di 2,5/3 grammi con un porta starlight. Successivamente chiuderemo la lenza con un bulk di 4 piombini del 4/0 (0,68 * 4 = 2,72 gr) o 5 piombini del 3/0 (0,47*5 = 2,35 gr), una micro girella del 22 o un nodo ed un terminale di 30 centimetri. Sceglieremo un monofilo molto resistente, dello 0,14 o 0,16 e ci legheremo un amo del 12/14 a gambo lungo, tipo i 120N o i 6315 di Gamakatsu. Sonderemo e pescheremo ad un palmo dal fondo, evitando che la sarda venga a contatto col fondale erboso o melmoso. Ovviamente, trattandosi di una pesca a pesci di una certa stazza, consiglio canne bolognesi di 5/6 metri ad azione rigida, armate con mulinelli del 3000 che ospiteranno monofili dello 0,16/0,18.
Esche alternative: gamberetti e anelli di totano surgelati
Confrontandomi in rete sul gruppo Facebook "Gli amici di Pescanet", ho scoperto che alcuni colleghi hanno sperimentato con successo esche alternative quali i gamberetti e i anelli di totano surgelati. Nel caso dei gamberetti, trattasi di quelli sgusciati, che vanno scongelati preventivamente e mantenuti all'interno di quel liquido biancastro risultante dallo scioglimento. I pesci gatto sembrano esserne veramente ghiotti. Gli anelli di totano sono l'ultimo esperimento di alcuni amici piemontesi. Mi riferiscono che andrebbero scongelati in una bacinella e mantenuti umidi aggiungendo un po' d'acqua, evitando che si rinsecchiscano. Sia i gamberetti che i calamari vanno innescati a piccoli pezzi, magari aiutandosi con un coltellino per realizzare bocconcini davvero invitanti. Mi riservo comunque di fare un altro test con tali "diavolerie" , magari confrontandole con la sarda, con la pasta cotta oppure con controverso wurstel che, anni fa, mi regalò ottime catture in terra Altoatesina.