Come pasturare correttamente nella pesca al cefalo
Frequento i forum di pesca dai primi anni Duemila. Sono iscritto su Facebook dal 2008. In tutti questi anni ho contribuito ad impartire una serie di istruzioni per coloro che desideravano avvicinarsi alla pesca al cefalo, concentrandomi principalmente su attrezzi, montature, esche e, raramente, sulla pasturazione destinata a questo pesce così amato dai pescatori di mare. Recentemente mi sono chiesto più volte del perchè vi sia poca voglia di approfondire tale tematica. Non sono riuscito a venirne a capo. Tuttavia ho compreso un dettaglio: forse la difficoltà del pescatore novizio, che desidera avvicinarsi alla pesca al muggine, è principalmente nel doppio terminale, nella spallinata o nella torpille. In un aspetto squisitamente tecnico, che richiede meno pratica sul campo, proprio come per la pasturazione. Invece le domande relative a quale sfarinato utilizzare e, soprattutto, come pasturare correttamente nella pesca al cefalo, restano sempre poche, contandosi sulle dita di una mano. Per una volta cambiamo questa tendenza e approfondiamo assieme l'argomento, con dovizia di particolari.
Qual è una buona pastura per cefali?
Incominciando parlando della materia prima: lo sfarinato. Alcuni chiedono quale sia il mio marchio preferito preferiti, altri invece mi domandano quale sia l'elemento segreto che mi consente di fare belle catture di muggini. Esordisco col dire che ormai la maggior parte delle aziende propongono in mercato ottimi prodotti, suddivisibili in due grandi famiglie: cefalo bianca (a forte contenuto di formaggio) e cefalo sarda, sia asciutte che già pronte. A loro volta, gli sfarinati non pronti, sono composti da farine a grana fine e grana medio-grossa. Cerchiamo di capire la differenza. Uno sfarinato a grana fine consente di evitare grumi e ha solitamente una tendenza allo sciogliersi in acqua (proprietà disgregante) più velocemente rispetto ad una pastura grumosa e molto collosa. Per quanto concerne la composizione, una pastura al formaggio è valida quasi tutto l'anno, con un picco massimo di efficacia in estate ed autunno. La pastura a base di sarda, invece, è perfetta per l'inverno e la primavera: stagioni in cui l'acqua del mare è fredda, pertanto capace di ingolosire i cefali con un notevole apporto calorico durante il letargo. Se avete letto i miei articoli, noterete che consiglio sempre pasture così composte:
- 1 kg di sfarinato al formaggio con grana fine/media (la classica cefalo bianca)
- 100 grammi di formaggio grattugiato tipo Parmigiano, Grana Padano o Pecorino Romano
- 250/300 grammi di pane grattugiato
- una spruzzatina di glutammato monosodico che esalta la sapidità o aminoacidi
Ecco una buona pastura per cefali. Molto semplice, efficace, adatta per circa 3 ore di pesca in svariate situazioni. Si tratta di una base di partenza, per carità. L'impasto può avvenire con acqua dolce, acqua salata o latte. Inoltre può essere "allungata" con bigattini (da usare come esca), dell'aglio macinato oppure con un pizzico di peperoncino tritato. Diavolerie che ho sperimentato anni fa, rivelatesi utili in condizioni tendenzialmente difficili. Una variante alla pastura appena descritta, da impiegare con acque fredde, cefali sospettosi e giornate nel pieno dell'inverno, è così composta:
- 1 kg di sfarinato da cefalo alla sarda, di colore bruno e dalla grana media
- 100 grammi di formaggio grattugiato tipo Parmigiano, Grana Padano o Pecorino Romano
- 100 grammi di pane grattugiato
- mezzo tubetto di pasta di acciughe
- 10 cl di olio di sarda
Questa è un'altra valida pastura per cefali. Sconsigliata per l'estate perchè avvicina la minutaglia. Consigliatissima per i mesi di gennaio, febbraio, marzo e talvolta anche aprile. Richiede più esperienza, più capacità e, soprattutto, impone l'innesco della sarda. Impastarla con le mani rischia di renderle maleodoranti per tutto il giorno. Meglio impiegare i guanti monouso e gettarli poi in un apposito cestino dei rifiuti.
Pastura per cefali fatta in casa o artigianale... ne vale la pena?
Ogni pescatore vuole personalizzare le sue canne, figuriamoci la pastura. Chiediamoci però se ne valga effettivamente la pena. Un chilo di pastura costa 3,5/4,5€ (quotazione del 2022), un etto di formaggio in bustina ha un prezzo di 0,90€ dal discount, 300 grammi di pane grattugiato li si trovano anche a 1€. In totale contiamo 5,5€/6,5€ che pesano sull'economia di una pescata. Probabilmente per una pastura personalizzata, dovendo raggiungere le stesse quantità, spenderemmo lo stesso o forse qualcosa in più perchè rischieremmo di metterci ulteriori ingredienti, spinti dalla voglia di fare esperimenti. Detto ciò, riflettete su un aspetto decisivo: lo sciogliersi in acqua. La pastura che comprate in negozio è esente da problemi di disgregazione una volta arrivata sul fondo. In un modo o nell'altro, anche con piccole aggiunte come quelle proposte dal sottoscritto, sarete certi che si scioglierà e richiamerà i muggini facendo il suo dovere. Spesso ho assistito a pasturazioni artigianali che fallivano miseramente nell'intento perchè, purtroppo, le palle non si disgregavano o lo facevano troppo lentamente. Il risultato? Pescavo più dei miei vicini. Ciò dovrebbe farvi riflettere. Secondo me, quindi, è meglio personalizzare un prodotto finito più che realizzarlo artigianalmente. Sono però lieto di ricevere smentite e vi invito a contattarmi sui social per raccontarmi le vostre esperienze.
Come impastare al meglio lo sfarinato?
La pastura va disposta in una mastella o comunque all'interno di un box rettangolare abbastanza ampio, tale da consentire movimenti agevoli di tutta la mano destra. Gli ingredienti aggiuntivi devono essere riversati successivamente e amalgamati con lo sfarinato base. Fatto ciò si può passare alla fase di bagnatura che dovrà avvenire a piccole dosi, sfruttando un bicchiere oppure una bottiglietta d'acqua da mezzo litro. Piano piano, versate acqua e mantecate il tutto con la mano destra, effettuando movimenti circolari, mescolando anche ciò che resta al centro del secchio. Continuate e versate altra acqua fino a quando non avvertirete una buona consistenza. Lasciate riposare la pastura, dedicatevi ad altro e poi tornate a fare un'ultima mescola con un residuo di acqua. Dopo circa dieci minuti noterete, infatti, che le sostanze dell'impasto avranno assorbito i liquidi e l'umidità, ergo probabilmente ci sarà bisogno di rifinire il tutto con un'ultima dose d'acqua. Chi possiede un setaccio può passare la pastura lungo le maglie, eliminando eventuali grumi. Non esitate e concentratevi sulla morbidezza della pastura ormai pronta per essere confezionata in palle. Uno sfarinato friabile esploderà al contatto con l'acqua e si dissolverà negli strati superficiali. Uno sfarinato compatto, poco malleabile, arriverà sul fondo e si disgregherà lentamente. Fate le vostre valutazioni in base alla profondità dello spot. In caso di fondali limitati, suggerisco di confezionare palle morbide, mentre con fondali superiori ai 5 metri è meglio creare palle ben strette.
Come pasturare per fare avvicinare i cefali?
L' immagine che ritrae le quattro palle di pastura sulla seduta del panchetto non è certamente fine a sé stessa. Mi occorre per mostrarvi la giusta strategia di pasturazione. Si parte con palle grosse quanto un'arancia (4 o 5) che hanno lo scopo di creare quel cosiddetto tappeto di pastura, utile per far avvicinare i cefali nella nostra zona di operatività. Una volta entrati in pesca, la grandezza delle palle diminuirà e si attesterà sulla forma di un mandarino. Manterremo costanza nella pasturazione, lanciandone una ogni 10/12 minuti circa per un totale di 8 massimo 10 unità. In questo frangente noterete che le catture saranno già cominciate e avrete recuperato i primi cefali. Continuate con la costanza di gettare palline grosse quanto una noce, sempre più o meno ogni 10 minuti. Molti si chiederanno... quella palla grossa quanto una ciliegia? Tranquilli, ha il suo perchè. Ho l'abitudine di buttarla in acqua durante il recupero delle prede. Funziona, credetemi! Aiuta a distrarre il branco dei cefali, portando fuori dalla loro vista il pesce malcapitato (che spaventa tutti gli altri).
Differenze nella pasturazione estiva rispetto a quella invernale
In inverno capita di andare a pesca negli stessi spot che abbiamo frequentato in estate. Le catture scarseggiano. Il pesce sembra sparito, anzi appare davvero assente. Cosa accade? In realtà non è che il pesce sia partito per le vacanze. La temperatura dell'acqua è scesa, determinando un pesante rallentamento del metabolismo dei cefali. Pertanto la strategia di pasturazione invernale dovrà essere sensibilmente diversa da quella estiva. Mentre con la bella stagione si potrà partire direttamente con copiosi lanci di palle di pastura, con l'obiettivo di invitare velocemente i cefali al banchetto, col freddo invece bisogna essere più parsimoniosi. Ci sono molti pescatori che effettuano solo un breve brumeggio iniziale, don 200/300 grammi al massimo di pastura (a forma di arancia) lanciata qualche minuto prima di entrare in pesca. Lo faccio anch'io e, una volta avviate le catture, salto la dimensione del mandarino e della noce per lanciare direttamente la ciliegia. I cefali sono in letargo e bisogna evitare di rilasciare troppo cibo rispetto al quantitativo calorico di cui avrebbero bisogno per assolvere le loro funzioni vitali. Ne consegue, invece che con l'estate, il caldo, l'acqua tiepida e la normale vitalità dei pesci, si potrà pasturare ed anche abbondare con i lanci.