Pesca a ledgering col pellet

Scrivere in autunno genera un po' di tristezza. L'anno alieutico sta per concludersi e guardi al passato. Ti rendi conto che i mesi trascorsi non sono stati così prodighi di catture. Hai dovuto combattere contro problemi di famiglia, difficoltà lavorative, mancanza cronica di tempo e persino un po' di sfortuna. Mi guardo alle spalle e lascio un 2013 davvero orribile per la pesca. Ho pescato poco, male e, soprattutto, senza grossi risultati. Purtroppo quando la pesca diventa un lavoro bisogna fare i conti con la produttività. Si va a pesca per scrivere, per comunicare, per insegnare. Se il tempo a disposizione non scarseggia è più facile cogliere i risultati del proprio mestiere. Quando, invece, le uscite sono poche, bisogna massimizzare tutto per essere sempre sulla cresta dell'onda e lavorare a nuovi spunti che, dopo qualche settimana, costituiranno un articolo in carne ed ossa. Come mai una prefazione così lunga? Beh... sia perchè mi piace scrivere e introdurre i miei pensieri apertamente, sia perchè sento il bisogno di condividere con voi lettori le difficoltà che spesso incontro andando a pesca. Purtroppo l'invettiva e la voglia di sperimentare conosce alti e bassi, spesso causati dalla vita. Questa non è sempre un'autostrada. A volte si trasforma in una strada di campagna, in un tornante per salire una montagna. Poche volte è in discesa. Quando lo è bisogna cavalcarla fino alla fine. Qualche settimana fa un ragazzo ha esposto una critica sul sito, invitandomi alla realizzazione di scritti più avanzati perchè il pubblico di Pescanet è ormai evoluto. Ho riflettuto a lungo partorendo un articolo avanzato, che vi permetterà di pescare a ledgering come fanno i campioni del mondo inglesi (nomi del calibro di Scotthorne, Bob Nudd, Steve Gardener, Tom Pickering). Tutto questo gratis, senza la minima intenzione di estorcervi un centesimo.



Il Pellet: nuova frontiera della pasturazione

Ho introdotto il pellet in pasturazione a Maggio, dopo un soggiorno lavorativo al nord Italia. E' stata un'occasione per accrescere il mio bagaglio culturale in fatto di pesca, lontano dall'ambiente Pugliese. Al Sud Italia siamo abituati a pescare con pastura da fondo gialla o rossa perchè il pesce risponde bene (minore pressione piscatoria - le acque dolci sono snobbate a favore del mare). Non c'è un reale bisogno di cambiamento, quindi il pellet non riesce a generare curiosità neppure tra i pescatori esperti. I bacini del Centro e Nord Italia sono popolati da pesci che conoscono a menadito il sapore della classica pastura da fondo. Il pellet è stato introdotto in pasturazione per svegliare l'appetito dormiente di carpe, carassi, amur, pesci gatto e storioni. Non più sfarinati a base di pastoncino giallo e rosso, bensì pellet alla betaina e halibut da caricare nei pasturatori. Il potenziale attrattivo è micidiale. Ne ho avuto conferma sia in prima persona, sia con testimonianze dal Pescanet Team. Il funzionamento del pellet è lento ma segue una curva in crescita che porterà risultati decisamente migliori rispetto al classico sfarinato da carpa/carassio. Le riviste specializzate ne parlano da diversi mesi e l'interesse generato dai media (internet, Youtube e canali televisivi) è in costante crescita. La disponibilità in rete di pellet da pasturazione è garantita da negozi online specializzati tra i quali annoveriamo FishingItalia.com, partner convenzionato con l'Associazione Pescanet. I pellet da pasturazione hanno un diametro variabile tra 1, 2 e 4 mm e sono confezionati in pratici sacchetti da 1 o 2 kg. Vanno riposti a piccole dosi in una bacinella e successivamente bagnati con un po' d'acqua, fino ad ottenere una consistenza intermedia, nè troppo secca, nè troppo melliflua. Procuriamoci anche un nebulizzatore: è il modo migliore per "mantenere" bagnato il pellet durante la battuta di pesca.

Pellet e micro-boiles

Perchè non usarlo come esca? La domanda è lecita. Il carp fishing utilizza le boiles, il ledgering le micro-boiles e il pellet. Nessuno impedisce di sperimentare e dagli esperimenti è nata una tendenza che sta facendo sempre più strada in Italia. La differenza fondamentale tra il pellet da innesco e quello da pasturazione è nella capacità di assorbimento dell'acqua. Il pellet da innesco per la pesca a ledgering è rigido e non bene acqua. Possiamo tenerlo immerso per mezzora e noteremo che è sempre duro (non si sfalda). In commercio esistono i pellet morbidi ma sono un'altra cosa e non parleremo di questa tipologia nel nostro articolo. Mettiamoli da parte. I pellet da innesco hanno misure variabili tra i 6 e i 12 mm con forma classica cilindrica. Ad essi si aggiungono le nuove micro-boiles da 8 mm, esche specialistiche per il ledgering. Le fragranze sono un mix di fantasia: betaina, halibut, salsiccia piccante, cioccolato, fragola, ananas sia in versione secca che scented, ovvero aromatizzate. Il potenziale attrattivo di quest'ultime è micidiale perchè dissolvono in acqua il loro sapore, avvicinando i ciprinidi ormai sempre più selettivi. Capita sovente di non ricevere tocche su coroncine di mais ben costruite con hair rig, oppure su lombrichi misti a mais aromatizzato. Il pesce dei laghetti è sempre più istruito e goloso. Va catturato colpendolo alla gola, facendo leva sull'istinto primordiale dell'alimentazione.



Pasturatori per la pesca col pellet

Esistono due famiglie di pasturatori. La prima (in alto a SX) è costituita da Method Feeder (Browning, Middy, Preston) e Banjo Feeder (Preston). Questi vanno riempiti di pellet per mezzo di uno stampino, ovvero un accessorio che assicura una perfetta compressione dei pellet nella scodella del pasturatore. Con lo stampino, infatti, otterremo palle di pellet omogenee, tutte uguali. Vanno montati sulla lenza madre collegando il filo agli anelli dell'elastico (se si tratta di Elasticated Method Feeder - 2°/3°/4° in figura a SX) o alla girella interna a scomparsa (1° in figura a SX). In alto a DX, invece, presento i Pellet Feeder a marchio Guru, Preston e Drennan. Questi vanno connessi alla lenza madre per mezzo di un elastico ammortizzatore (1° a DX) o internamente, con una girella a scomparsa (2°/3° a DX). I modelli Elasticated permettono un maggior controllo su esemplari di buone dimensioni, ma necessitano di una minima manutenzione dell'elastico stesso.



Come caricare il Method Feeder

Dopo aver fornito una base teorica passo alla pratica. Muniamoci di uno stampino perchè senza di esso otterremo palle di pellet dalla forma errata, con sbavature e senza una compressione costante. In fugura mostro il caricamento corretto di un Method Feeder della Guru mediante il Method Xpress - Large Method Mould. Prima di tutto, ponete nello stampino l'esca (pellet - micro boiles) appoggiando il terminale di 10 cm circa dello 0,20. In questo caso ho perforato una micro-boile da 8 mm e l'ho passata attraverso l'hair rig, bloccandola con uno stopper siliconico. Soluzioni come queste sono già pronte in commercio con ami legati e hair rig incorporato. Aggiungete un po' di pellet nello stampino fino a colmarlo. Passate il pasturatore e premete con le dita. Otterrete una "formina" di pellet omogena al cui interno sarà celata la micro-boile.



Come caricare il Pellet Feeder

Diverso è il discorso per il pellet feeder. Esso non necessita di uno stampino. Come si può notare in figura, ho montato un pellet alla betaina su un amo barbless per messo di un anellino siliconico Stonfo. Il terminale è corto, pari a 10 cm circa dello 0,20. Rifocillate di pellets il pasturatore con una leggera pressione e (se volete) nascondete il pellet alla betaina nella "formina" ultimata. Potete lasciarlo libero, nulla vieta un esperimento in più. Il pasturatore rilascerà lentamente i pellets sul fondo e tra questi ci sarà un gustoso boccone dal sapore differente. Buon appetito!



Come caricare il Banjo Feeder

L'ultimo caso da analizzare è quello del Banjo Feeder. Trattasi di un method feeder a forma rotonda simile a una chitarrina (Banjo). Bucheremo una micro-boiles mediante l'ago e la passeremo all'interno dell'hair rig posto sulla paletta dell'amo. Anche in questo caso limitiamoci ad uno spezzone di filo pari a 10 cm dello 0,20. Sempre per mezzo di uno stampino, otterremo una "formina" simile ad una grossa moneta di pellets che ospiterà la micro-boile al cioccolato bianco pronta a dare battaglia con le golose carpe che popolano laghetti naturali e carpodromi.



Video-Tutorial: come pescare a method col pellet

Credo che le immagini abbiamo il potere di facilitare la comprensione di un testo. Tuttavia, i filmati riescono a dissipare eventuali dubbi perchè mostrano interamente l'azione di pesca. Ho scelto di allegare all'articolo un breve video che documenta in modo completo la battuta di pesca mostrata nel servizio. Noterete l'efficacia del pellet in un contesto naturalistico di assoluta bellezza dove, fino a qualche mese fa, il "cilindretto magico" al sapore di halibut e betaina era pressochè sconosciuto. Il pellet piace anche a carassi, pesci gatto, amur e storioni. Gli esemplari di grossa mole ne sono ghiotti e l'abituarsi alla pasturazione a base di pellets è solo questione di minuti, forse ore. Poi è solo tiro alla fune con prede da sogno!



Chi desidera approfondire l'argomento può valutare l'ampia offerta di pellet da innesco e microboiles Sonubaits in vendita da FishingItalia. Segnalo i modelli Pellet Bouyant Bandum Pineapple, Pellet Bouyant Bandum Krill, Pellet Bouyant Bandum White Chocolate e Method Boilies Krill Mixed testati durante la realizzazione del servizio.

Buon divertimento!

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

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