Il bigattino
Un’esca “impegnativa” ma che ripaga il pescatore!
La Larva carnaria, comunemente conosciuta come Bigattino, viene utilizzata massicciamente nel mondo della pesca come esca e, delle esche naturali, rappresenta di sicuro il must, essendo decisamente apprezzata e largamente impiegata sia da pescatori d’acqua dolce che salata. L’efficacia del Bigattino in pesca è insindacabile e deriva soprattutto dal forte odore (definito tale per essere gentili, poiché più che un odore trattasi di puzza atroce) che questa larva emana, e che la fa diventare preda irresistibile per il pesce.
In acqua dolce l’utilizzo del Bigattino all’amo consente di catturare tanto voraci salmonidi come la Trota Fario ed il Salmerino, quanto ciprinidi come Cavedani, Barbi e Carassi in fiumi e canali pescando al colpo o con bolognese; tale esca esercita un effetto più che positivo anche nei confronti di Carpe e Tinche nei carpodromi di ogni dove. In verità, per ottimizzare al meglio la resa del bigattino, è indispensabile che quest’ultimo venga utilizzato non soltanto come esca direttamente allamata, ma venga altresì proposto come pastura, pratica però non sempre consentita soprattutto nelle acque interne.
All’indiscussa potenza attrattiva che il bigattino esercita sulla quasi totalità delle specie ittiche presenti in natura si contrappone lo svantaggio aimè di un suo difficile innesco (le dimensioni non aiutano, bisogna poi infilzarne in numero adeguato tanto da coprire l’amo e, altrettanto importante, in maniera tale da non ucciderli per non eliminare l’effetto “movimento” in acqua) al quale va aggiunto il non poco rilevante fattore “selezione”. In altre parole, la larva carnaria viene attaccata principalmente da pesci di piccola taglia (la cosiddetta minutaglia) i quali, presenti in numero nettamente maggiore in qualsiasi contesto idrico, non permettono ad esemplari più grandi di approcciare all’esca; io personalmente, quando desidero insidiare taglie XL in una battuta di pesca al colpo, evito di innescare il Bigattino, rivolgo le mie attenzioni piuttosto sulla Camola da miele o, in caso di acqua un po’ meno chiara, sul Verme di terra o Veronese.
La resa del Bigattino è acclarata anche dal pescatore di salt water, che ama pescare Cefali, Occhiate, Saraghi ed Aguglie con la bolognese dal molo o dalla scogliera. Le ultime preziose considerazioni vanno effettuate sul discorso relativo alle modalità di conservazione di questa esca: i Bigattini infatti necessitano per la loro stessa sopravvivenza di temperature decisamente basse, di conseguenza è opportuno, anzi necessario riporli in frigorifero, ben chiusi per l’amor del cielo, onde evitare che marciscano anzitempo o, peggio ancora, che diventino mosconi che infestano casa del distratto pescatore, qualora quest’ultimo ne dimentichi malauguratamente un barattolo mal chiuso nella tasca della giacca da pesca (esperienza fantozziana grottesca già vissuta dal sottoscritto).