Pesca col galleggiante inglese non piombato

La pesca in cave e laghetti del Centro-Nord Italia è una realtà sempre più affermata. Spesso chiamati anche carpodromi, questi impianti garantiscono pesce "facile" tutto l'anno e un accesso semplice, in cui l'elemento distintivo è il pagare. Ad essi però se ne aggiungono altri più naturali, sia nel contesto paesaggistico, sia nell'ecosistema che li compone. Trattasi di veri e propri laghi, di piccole dimensioni, sorti sulle ceneri di vecchie cave di ghiaia, in cui si sono sviluppati micro cosmi abitati non solo da carpe cuoio di immissione provenienti dall' Est. Carpe regine, scardole, cavedani, carassi, lucci e black bass popolano tali specchi d'acqua spesso poco profondi. Si muovono liberamente con fare selvaggio e restano lontano da riva, oltre la linea dei 15 metri. Come pescare in questi casi? Una soluzione c'è e si chiama galleggiante inglese non piombato

Una variante della pesca all'inglese per acque basse e pesci a distanza

Ammetto ancora una volta che non è tutta farina del mio sacco. Trattasi di una riproposizione, assolutamente personalizzata, di una montatura proposta da Francesco Casini ne l'Arte della Pesca: collana del 1992/93 di cui conservo ancora gelosamente alcune videocassette, tra le quali c'è il campione del mondo impegnato al lago di Barberino del Mugello. La pesca col galleggiante inglese non piombato risulta perfetta per contesti come laghi naturali o artificiali, cave o laghetti, reservoir o fisheries con pascolo del pesce oltre la linea dei 15 metri e profondità tra il 2,5 e 3 metri circa. Una condizione che consente l'impiego di una match rod leggera, scattante, sensibile, non superiore ai 3.90 metri perché si pesca entro la lunghezza della canna stessa. E il galleggiante? C'è qualcosa di diverso rispetto ai classici bodied, ovvero per questa specialità è d'uopo l'utilizzo di una penna di pavone straight, scorrevole, senza però il nodo di fermo a definire la profondità, bensì un bulk a bloccare l'impianto pescante. Alternative? Non ne vedo. La roubasienne impone di pescare a 11 o 13 metri. La canna fissa a tiro dei 15, nella migliore delle ipotesi. Forse pescherei a bolognese, ma ammetto che raggiungere i 20/25 metri richiederebbe un galleggiante pesante, snaturando una tecnica concepita per acque correnti. 

Il galleggiante inglese non piombato

In negozio siamo abituati da anni a vedere sul bancone dei galleggianti quei classici bodied in balsa per la pesca all'inglese. Si tratta dei famosi wagglers, ovvero segnalatori di abboccata che hanno una base bombata, che ospita cerchietti di piombo e l'attacco al galleggiante. Dimentichiamoli. Non è con i waggler che pescheremo. Non sempre (però vi assicuro che ci sono) è possibile invece scorgere galleggianti non piombati, senza bombatura, chiamati straight, in penna di pavone. Non presentano alcun cerchietto di piombo sulla base, anzi in molti casi vi è un supporto in plastica che fa da connettore. Devono essere piombati totalmente, con grammature variabili, segnalate con le misure degli appositi piombini inglesi (tipo 5AAA - 6AAA - 4AAA). Inoltre hanno l'astina colorata di arancione e giallo per una migliore visibilità a distanza. Condividono con i galleggianti inglesi piombati la possibilità di scorrere sul monofilo, quindi di operare a multiple profondità. In rete è possibile comprare modelli della Preston Innovations, della Drennan, Middy e forse anche della Britannia Dick Clegg (rarità che custodisco gelosamente da più di vent'anni e impiego solo in occasioni speciali).

Montatura per galleggianti inglesi non piombati

Come costruire la lenza per un galleggiante inglese che è scorrevole ma non piombato? Non ci sono particolari differenze per quanto riguarda la piombatura passiva, mentre sono evidenti quelle per la piombatura attiva. Provo a spiegarmi meglio aiutandomi con la figura allegata all'articolo. Passeremo il galleggiante inglese con portata 5AAA attraverso la lenza madre (o useremo un apposito connettore della Stonfo). A distanza di più o meno di 1 metro e mezzo dall'estremità, fermeremo il galleggiante con un bulk costuito da pallini inglesi in piombo morbido, come quelli della Dinsmores che uso da molte stagioni. Il bulk sarà composto da 1 pallino BB, 2 SSG, 1 AB e 1 BB che sono rispettivamente 0,4 / 1,6 / 0,6 e 0,4 grammi, ovvero 3 grammi. Montiamo una girella tripla e posizioniamo poi 3 pallini del n°1, a distanza di 10 centrimetri l'uno dall'altro, come in figura. Colleghiamo un terminale dello 0,14/0,12 di circa 30 centimetri, armato con un amo del 16 o del 18 a gambo corto, senza ardiglione. Vale la pena svelare due segreti per farvi evitare grovigli con una lenza di tale concezione. Il primo è nella costruzione del bulk: solo un pallino di piombo prima del galleggiante, tre dopo lo stesso. Il secondo, invece, riguarda un piccolo recupero della lenza dopo l'arrivo sulla superficie dell'acqua. Bisogna stenderla, come si farebbe per una lenza col waggler piombato tradizionale.

Come sondare il fondo nella pesca all'inglese 

Misurare il fondo col galleggiante inglese è da sempre un problema per molti pescatori. Provo a risolvere i dilemmi con un trucco che va applicato a questa montatura, perché invece in altri casi potrebbe non funzionare. Evitate di stringere troppo i pallini del bulk: il piombo morbido ci consentirà di muoverli verso l'altro, operazione necessaria per la misurazione del fondo. Detto ciò, procuratevi una sonda a molla di 10/20 grammi e agganciatela sull'amo. Dopodiché muovete verso l'altro il primo pallino BB che ferma il galleggiante. Posizionatelo all'altezza che desiderate. Dopo aver effettuato il lancio, osservate il galleggiante. Se affonda, manca ancora un po' di profondità. Se stara, vuol dire che sarà in eccesso. Quando invece è "in piedi" ma con l'asta che esce fuori dall'acqua per 5/10 centimetri, allora vuol dire che tali saranno i centimetri di terminale appoggiati sul fondo. Spetterà a voi decidere di spostare il piombino BB dal punto in cui è, quindi alzarvi leggermente oppure pescare direttamente sul fondale, con un'eccedenza di terminale. Io scelgo sempre la seconda opzione perchè carpe e carassi sono grufulatori e si cibano negli strati più bassi, ravanando anche tra alghe e fango.

Carpe, carassi e divertimento nelle fisheries

Ricordiamoci che si tratta di una variante light della pesca all'inglese, quindi la sessione andrà condotta all'insegna della leggerezza: non solo nella scelta della canna (una match rod da 3,90 metri con azione 2/10 o 3/15 grammi è perfetta), del mulinello (un 2000 magari a bobina coperta) ma soprattutto nella pasturazione. Lasciamo a casa la busta di sfarinato e concentriamo le energie per il nostro peg, come lo chiamano li inglesi, lanciando bigattini misti a caster e mais (per selezionare la taglia) a intervalli regolari di circa 5 minuti; ovviamente, dopo una prima pasturazione pesante che potrà avvenire anche mediante palle di bigattini incollati o fiondate continue di mais. Per un impiego ripetuto e di precisione, si fanno necessarie fionde capaci di lanciare agevolmente fino a 20/25 metri, dagli elastici leggermente rinforzati e scodelle un po' sovradimensionate. Utilizzo da anni due modelli di nicchia: la Guru Catapult, che ha la regolazione della lunghezza dell'elastico direttamente nel corpo fionda, che si fa molto utile per lunghe distanze fino anche a 30/35 metri; la Drennan Pole Light (in foto) a lunghezza fissa degli elastici, utile quando la pescata avviene nella linea dei 20 metri con esche leggere come bigattini, caster e chicchi di canapa. La costante pasturazione avvicinerà carassi, scardole e belle carpe che metteranno alla prova l'esile fusto della match rod, regalando sicuramente pieghe spettacolari e recuperi al cardiopalmo.

 

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

Articoli consigliati

I migliori articoli dall'archivio di Pescanet