Pesca a trota lago col galleggiante

L’ inverno che stiamo vivendo è caratterizzato da bruschi abbassamenti di temperatura, da settimana a settimana, da nord a sud. Erano anni che non se ne viveva uno del genere, specie in Pianura Padana o lungo tutta la dorsale Adriatica. Improvvise bufere di pioggia, vento e neve rendono difficoltosa la pianificazione delle uscite di pesca durante il fine settimana. Pertanto, evitando il gelo del mare in burrasca, l’unica soluzione è disertare i porti e le scogliere frequentando i laghetti e le cave di pesca. Spot più tranquilli, spesso al riparo da eventi meteorologici catastrofici ma, soprattutto, ricchi di pesce. Il problema del freddo e del maltempo generalizzato è comune anche al Nord Italia: le nevicate delle scorse settimane hanno reso l’aria più gelida, e il manto di neve che copre le pianure è ancora presente. Di conseguenza l’acqua in entrata nei laghetti ha temperature molto basse, e le trote stentano a reagire. Cosa fare allora?

Pesca alla trota in laghetto

La pesca alla trota in laghetto, detta anche pesca alla trota di lago, viene in aiuto di tutti, me compreso. Anche se non si tratta di una tecnica da contesti naturali, quindi che esprime il massimo concetto di sportività, è un palliativo che ha il compito di calmierare la voglia di pesca che, in inverno, raggiunge livelli molto alti. I laghetti sono ormai vere e proprie oasi dei pescatori, e propongono soluzioni interessanti per chi li frequenta. Gare, piccoli trofei, semine di trote giganti, di trote albine, salmerini di fonte e persino campionati alle “trote pollo”, affettuosamente soprannominate chicken trouts. Il vero punto di forza della trota lago, a parte l’abbondanza di prede apparentemente facili (che nella realtà non lo sono), è l’opportunità di praticare una tecnica che ormai ha raggiunto livelli di approfondimento alla pari di altre sorelle come la pesca alla passata, il feeder fishing, la pesca al colpo. Voglio dire, insomma, che la pesca a trota lago non è solo lanciare e recuperare, bensì ha delle varianti specialistiche come la pesca a galleggiante, la tremarella e lo striscio, che sono sempre più oggetto di studio di pescatori evoluti. Affrontare le cave o i laghetti, quindi, non è solo andare e pescare trote, bensì pescarle con stile, perché se si pesca con stile, siamo tutti più soddisfatti delle nostre catture.

Come pescare la trota col galleggiante

Il primo metodo di pesca particolarmente redditizio d’inverno è la pesca alla trota col galleggiante, detta anche pesca col tappo (gergo dei garisti). Ve ne sono di diversi tipi, proprio come in foto. Esistono galleggianti con antenna colorata, simili a quelli da pesca al colpo, oppure galleggianti senza antenna, ma con una testa abbastanza pronunciata. In tanti anni di pesca ho notato che la differenza risiede solo nell’indicare l’abboccata della trota. Nel primo caso, con l’antenna, l’abboccata timida e poco rapida si nota al minimo: occorre attendere l’affondamento completo del galleggiante per essere sicuri che la trota abbia ingoiato il boccone. Nel secondo caso, senza antenna, la porzione di galleggiante fuori dall’acqua è minima, quindi segnalerebbe l’abboccata più velocemente, con meno margine d’errore. Ulteriore differenza, poi, è nella possibilità di rendere scorrevole il secondo tipo di galleggiante, ma non è proprio di questo che ci occuperemo. La nostra pesca si effettua montandolo fisso, sondando e posizionandoci sul fondo. Qui si muovono le trote più grosse, perché sono pronte per rilasciare le uova durante il periodo più freddo dell’anno. Inneschiamo una o due camole, poi lanciamo il galleggiante e attendiamo la discesa della montatura. Il recupero si effettua molto lentamente o è proprio assente. Si attendono 10/15 secondi, anche 20. Si recupera dolcemente, poi nuovamente una pausa. Le trote inseguiranno l’esca e abboccheranno proprio tra una pausa e l’altra. Garantito!

montatura per la pesca a trota lago col tappo galleggiante

Montatura per la pesca alla trota col galleggiante

La lenza per pescare col galleggiante è molto semplice. La montatura prevede l’utilizzo di un vetrino o di una torpille, una girella tripla ed uno svolazzo terminale. Inseriamo sul monofilo madre un galleggiante da 3 grammi (è uno standard che impiego d’inverno), un vetrino del n°4 o una torpile da 3 grammi, poi una perlina salvanodo e annodiamo tutto con una girella tripla. Colleghiamo, infine, il terminale che avrà una lunghezza di almeno 50 centimetri e potrà raggiungere anche gli 80/100 centimetri in caso di trote veramente sospettose. L’amo avrà una grandezza del n°8 per una camola, del n° 6 o 4 per innescare due camole.

Come pescare la trota con la pallina

Un altro metodo poco in voga tra i pescatori amatoriali, ma di grande utilizzo in gara, è quello della pallina. In commercio ci sono un po’ di difficoltà nel reperirla. Ho trovato delle palline da trota con foro passante, che vanno fermate con due stopper. Anni fa, invece, acquistai una serie di palline con un fermafilo simile ad uno stuzzicadenti. Fisionomia a parte, le palline da trota dovranno avere una portata di almeno due grammi e potranno essere abbinate a canne da ricerca o bolognesi leggere per scrutare le trote in giornate con nevicata in atto, pioggia o temperature rigide… da trote surgelate! Dopo aver sondato, alziamo la pallina in modo tale da posizionarci sempre sul fondo oppure, se le trote dovessero muoversi in superficie dopo la semina, alziamo la profondità e lavoriamo su 1/1,5 metri al massimo. Lanciamo e recuperiamo con massima lentezza, lasciando una scia con la pallina. Diamo qualche minimo sussulto con la cima della canna da trota, quindi osserviamo i cerchi concentrici a pelo d’acqua. Ripetiamo l’azione più volte. Effettuiamo anche più lanci. Quando la pallina svanirà, durante le pause nei movimenti, ferriamo senza esagerare e diamo inizio al combattimento. Probabilmente la trota non si muoverà perché risulterà piantata sul fondo. È un comportamento comune delle grosse trote che stanno “covando”. Attendete qualche secondo fino alla partenza del pesce. Ecco, è in canna!

montatura per la pesca a trota lago con la pallina

Montatura per la pesca alla trota con la pallina

Ho elaborato una lenza un po’ complessa per chi è alle prime armi, ma di grande efficacia. Il vantaggio sta nel poterla sfruttare al contrario semplicemente invertendo le girelle. Questo perché la spallinata, che caratterizza questa pesca, può essere effettuata a crescere (con pallini più stretti sotto e più larghi sopra – più morbida) oppure a diminuire (con pallini più larghi sopra e più stretti sotto – più rigida). Spesso le trote vogliono una lenza ferma, immobile. Se ne infischiano della morbidezza, della leggerezza, della sensibilità. Vogliono l’esca sul fondo e basta. La montatura va costruita con 2 girelle triple, uno spezzone dello stesso diametro della lenza madre, una decina di pallini. Per prima cosa, inseriamo la pallina sul trave e blocchiamola con il fermafilo, due stopper o un altro sistema. Colleghiamo il trave ad una girella tripla. Ad essa leghiamo uno spezzone dello stesso diametro del filo madre, per una lunghezza di 60-80 centimetri. Chiudiamo lo spezzone con un’altra girella tripla. Applichiamo dagli 8 ai 10 pallini, più aperti sotto e più chiusi sopra (come in una lenza da bolognese). Oppure pallini più grossi sotto e più piccoli sopra. Scegliete voi. Girando lo spezzone, sarà possibile invertire il senso della corona. Infine unite il terminale di 40/60 centrimetri dello 0,12/0,14, munito di un amo da trota dell’8/10 o del 12 a seconda delle esche.

Ciò che conta è il risultato!

L’ho già scritto in un altro articolo e lo ripeto… so benissimo che pescare le trote giganti a tremarella è fighissimo! Recuperare all’impazzata e sentire l’abboccata è un’emozione unica. Ne sono consapevole. Tornare a casa depressi, sconsolati, delusi dal laghetto fa molto male. Cosa preferite? Catturare belle trote con una tecnica lenta, statica, oppure fare cappotto ma aver agitato canna e braccio per una mattinata? Questione di stile. Io preferisco la prima perché ho obblighi editoriali che mi impongono di prendere il pesce. Voi? Credo la seconda!

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

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