Light rock fishing al ghiozzo

Il light rock fishing mi affascina sempre più. E’ come tornare bambini, per riscoprire ciò che il mare può donarti anche in fredde giornate d’inverno o durante le feste, specie a Natale. Spesso trovo molta reticenza nei confronti di una pesca dedicata al pesce piccolo. Proprio oggi l’ennesimo scontro con un pescatore che non comprende questa tecnica, perché non è alla pari degli esemplari over-size. Purtroppo c’è ancora tanto da insegnare sul light rock fishing e a noi di Pescanet tocca l’opera di divulgazione di una verà novità alieutica. Mese dopo mese, si aprono scenari interessanti che vanno al di là del valore intrinseco delle catture. Pescata dopo pescata viviamo la sensazione che il light rock fishing ha veramente tanto da promettere per la prossima stagione e, se praticato in modo corretto, darà i suoi frutti con catture di nota. L’inverno è un mese di test in successione che hanno il fine di comprendere le esche migliori per le acque fredde, i giusti movimenti per invogliare pesci abulici, le corretta combinazione di colori negli artificiali. Si tratta di una fase di transizione regolata dalla scarsa attività dei pesci che, comunque, vivono la loro vita nell’ambiente acquatico indipendentemente dal gelo.



Un Natale a pesca

Da dieci anni ormai, ho la pazza consuetudine di portare un po’ di Panettone ai pesci infreddoliti del porto di Molfetta (BA). Il tramonto in foto è ripreso proprio a Natale, in un pomeriggio dalle tinte rosate con atmosfere ovattate, quasi zuccherate. La gente è a casa per il pranzo Natalizio. Si avverte qualche botto scoppiettante che spaventa i passanti. Alla faccia della crisi economica! Ci sono alcuni turisti asiatici che passeggiano lungo le vie del Duomo, qualche superstite delle abbuffate di mezzogiorno e tanta quiete. E noi? Siamo sul porto a caccia di ghiozzi, simpatici abitanti delle profondità, ingordi degustatori di un piatto a base di siliconici. Qualcuno mi guarda con occhi un po’ storti per la stravaganza di una pescata durante un momento così “religioso”, perché alla tavola non si rinuncia! C’è anche un simpatico gattino a farmi compagnia, che chiede disperatamente del pesce fresco da mangiare nella sua tana, costruita tra i pneumatici di un’auto parcheggiata a pochi metri di distanza. Il profumo del mare inebria le narici, mescolando liquide sensazioni di luce a profondi misteri dell'anima che solo noi pescatori possiamo riconoscere. E’ immancabile nello zainetto la super-compatta Kodak che conosce ogni mia pesca, dal carassio all’inglese alla boga con canna fissa, dalla carpa a roubaisienne al light rock fishing al ghiozzo. L'inquadratura è perfetta, devo regolare ISO, tempi e diaframma. Ci siamo...ciak! Il gioco può avere inizio!

Light rock fishing d'inverno

Diversamente da quanto esposto nei precedenti articoli di Light Rock Fishing, il primo realizzato in primavera, il secondo in autunno, la pesca d’inverno segue regole molto diverse. Almeno nelle zone portuali che hanno riguardato la stesura di questo articolo, il movimento dei pesci è limitato e le specie insidiabili sono un po’ poche. Il ghiozzo sembra risentirne minimamente e si lancia con voracità anche nelle ore notturne. Saraghetti, bavose, tordi e scorfani sembrano latitare in attesa di tempi più caldi. Ci promettiamo comunque di testare le scogliere artificiali su ambienti con specie più variegate, a patto che le giornate migliorino e consentano una battuta di pesca completa. Possibili spot alternativi ai manufatti portuali sono le foci di piccoli canali e le scogliere basse su fondali sabbiosi. In inverno le attese si fanno più lunghe e, talvolta, si sfiora il cappotto. Le esche hanno l’imperativo comune del “profumo”, ovvero devono odorare magicamente, per richiamare il pesce con il proprio “scent”. I momenti migliori sono a ridosso delle ore più calde, da mezzogiorno al primo pomeriggio. Chi vuole sperimentare la notte o l’alba può certamente farlo ma non garantiamo buoni risultati, specie se il freddo arriccia il pelo ed il mare è in secca. Le attrezzature più indicate sono costituite da due pezzi specifiche con azione 0,5/5 grammi per circa 2 metri di lunghezza (cima solid-tip). Alleghiamo un mulinello taglia 1000 imbobinato con dell'ottimo 0,18. E' tutto, andiamo a pesca!



Esche Ecogear e Marukyu

Abbiamo ricevuto dalla Panther Martin Srl alcuni campioni di esche e testine piombate da testare a light rock fishing. I pesci ritratti nelle foto sono stati catturati con gli Shirasu Ecogear e Marukyu Power Isome testati con successo in vari momenti della giornata. La qualità del prodotto è veramente indiscussa e la rete pullula di pescatori soddisfattissimi dei risultati. Gli Shirasu sono imitazioni colorate di pesce foraggio che, dotati di corpo e coda con forma ridotta, hanno la capacità di muoversi in modo sinuoso, attirando i piccoli predatori. I Power Isome hanno la fisionomia di un verme (ne esistono di diversi colori) che va messo sull’amo quasi per intero. Dovrà essere libero di scodinzolare al meglio per avere completa efficacia. Entrambe le esche sono confezionate in un packaging molto curato che permette di conservare al meglio il prodotto, grazie alla chiusura ermetica sul retro dotata di strappo facilitato. All’interno della bustina è presente un liquido che dona un’ottima fragranza all’esca che resta anche dopo l’immersione in acqua. A destra, invece, presentiamo la testine piombate della Ecogear, ideali per il Mebaru Game più leggero, dal peso ridottissimo. L'amo ha una forma abbastanza tonda e regolar con un'ottima affilatura e profilo piombato simile a quello di un pescetto. Le testine Ecogear, gli Shirasu e i Power Isome saranno distribuiti a breve dai Pescanet Shop Convenzionati e potrete reperirli a casa comodamente seduti dinanzi a un pc!



Strategie per la pesca del ghiozzo

L’estetica del ghiozzo può non piacere. Non stiamo certo parlando di pesci pregiati che si cucinano a cena per assaporarne il gusto con i piaceri della tavola. Eppure c’è chi lo ama perché del mare non si trascura nulla, neppure un umile abitante così socievole e innocuo, disposto a darci filo da torcere a suon di light rock fishing. Durante i test dei prodotti Marukyu e Ecogear ho effettuato diversi tentativi di recupero: lancio, recupero lento e saltellato alternato a qualche attimo di stop. Molte delle catture sono avvenute proprio da fermo, quando l’artificiale era in fase “discendente” ovvero rilasciava il movimento grazie all’energia cinetica accumulata. Si tratta di frazioni di secondo, non certo di lunghe pause. Altri ghiozzi sono caduti in inganno dalle scodinzolate dello Shirasu, tra una jerkata e l’altra accennata con la punta della canna. Infine una tecnica ibrida, da provare solo su fondali liberi da ostacoli e con il Power Isome. Lanciamo, attendiamo la discesa dell’esca con l’occhio sul filo intensione. Poi recuperiamo lentamente a canna bassa quasi in diagonale. Imprimiamo un leggero colpetto laterale e fermiamoci. Ripetiamo, stop & go. Solitamente alla partenza becchiamo il ghiozzo, incuriosito dallo strisciamento della testina piombata sul fondale coadiuvata dall’eccezionale Power Isome che si dimostra la miglior esca mai testata finora per la specialità del light rock fishing.



I ghiozzi di Manfredonia del giovane Andrea

Il giovane protagonista delle foto conclusive è mio “discepolo” e segue l’evolversi del light rock fishing ad un centinaio di chilometri di distanza dalle coste baresi. Andrea ha testato il Marukyu Power Isome di colore RED taglia M al porto di Manfredonia (FG), riscontrando un ottimo successo con dei ghiozzi davvero mostruosi che strizzano l’occhio ai fratelli molfettesi. Anche per Andrea è valsa la regola del recupero misto, poichè le prede hanno preferito sia l’aggressività di un’esca che saltella sul fondale, sia l’invitino leggero senza troppi strattoni. I ragazzi sono molto inclini alla scoperta delle novità ed è un bene rivederli alle prese con i pesci che ricordano la nostra adolescenza. Andrea consiglia di far saltellare l'esca vicino alle possibili tane. Poi è d’uopo fermarsi, facendo calare l'esca sul fondo ed è proprio in quel momento che si verificano gli attacchi. Per insidiare con successo il ghiozzo testone occorre creare molto movimento prima di fermarsi, così da invogliare la preda che attaccherà più per curiosità che per fame. Quanto al Power Isome, anche secondo Andrea si presenta come un'esca superiore alle media e non deve mai mancare nella sacca di un buon pescatore perchè è l'unica esca in grado di sbloccare determinate situazioni.



Conclusioni

Un nuovo capitolo sul light rock fishing è ormai terminato. Nelle prossime settimane effettueremo altri test con le esche offerte da Panther Martin per saggiarne la bontà in ulteriori condizioni meteo marine. Sarà interessante vedere il comportamento di bavose, tordi, scorfani e saraghi, alle prese con i primi tepori primaverili. Adesso c'è da divertirsi con i ghiozzi over-sized! Stay Rock!

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

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