Pesca a spinning in torrente

L’arrivo della primavera segna una serie di cambiamenti ambientali nei diversi corsi d’acqua italiani. Siano esse torrenti di montagna o di pianura, a partire da aprile inoltrato, è possibile tentare lo spinning con l’intento di catturare qualche bel pesce, qualche bella trota insomma. I primi temporali di inizio mese, assieme al caldo ed alle temperature in aumento, fanno si che i livelli idrici dei corsi d’acqua si innalzino. La portata aumenta, ed è linfa vitale per il risveglio dell’ecosistema di valle, perchè significa anche un maggior apporto nutritivo per le trote marmorate, le trote fario e le iridee d’immissione. Il risveglio definitivo, poi, lo si ha agli inizi di maggio, e notarlo è particolarmente semplice: le foglie sugli alberi e i germogli sulle piante. In acqua la situazione non è molto diversa: le prime alghe, le trote in caccia, e la minutaglia che si muove offrendo cibo succulento per i pesci. Tralasciando la pesca alla trota in torrente con le esche naturali, in primavera possiamo considerare lo spinning come la tecnica in grado di conferire più soddisfazioni rispetto all’apertura (pensate che la mia l’ho fatta sotto zero, a febbraio…). Inoltre, con le giornate che diventano sempre più lunghe e miti, lo spinning assume anche un fascino tutto suo: risalire il torrente, gambe in acqua, con canna, mulinello e marsupio pieno di esche, è – passatemi il termine – una vera figata. E per chi, come me, può farlo 2/3 volte a settimana, è ancor più “figo” vivere intere serate a contatto con l'ambiente pronto per dare il benvenuto all’estate.

Pesca a spinning in torrente

Pescare in torrente può significare avere un approccio ultraleggero, leggero o medio. Io amo l’ultraleggero ed il leggero, specie in regime-no-kill, ma entrambe le tipologie regalano soddisfazioni e promettono ottimi risultati. I piccoli torrenti (o Rio – come si chiamano in Trentino Alto Adige) producono emozioni uniche,  specie quando sono infrascati, e popolati da trote di ceppo autoctono (tipo ibridi, marmorate o fario mediterranee). Qui il pesce lo si “lavora” con piccoli cucchiaini rotanti di taglia 2/4, forse 6. I torrenti di fondovalle, che presentano sponde più larghe e portata d’acqua maggiore, hanno invece il fascino della cattura: marmorate di taglia, fario over 50 e, perché no, anche iridee di risalita o di immissione con taglie comunque ragguardevoli. La pesca in questo ambiente è più comoda, e si possono applicare alla lenza anche ondulanti di misura ridotta, minnow di taglia medio-piccola o cucchiaini tra il 6 ei l 9.

Attrezzature per la pesca a spinning in torrente: le canne.

Dopo i primi anni 2000, ho notato che le tecniche leggere e ultraleggere hanno preso il sopravvento. Forse ciò dipende dalla ricerca tecnologica, oppure da un’esigenza degli spinner e di quelli come me che, dello spinning, hanno un’idea un po’ più aperta: non una tecnica che sovrasta le altre, assolutamente esclusiva, ma il completamento di una disciplina (la pesca) che va oltre sofismi e barriere mentali imposte dalle mode. Dico questo perché, alla pari di quanto è successo con le bolognesi, ho verificato un vero e proprio cambio di rotta da parte delle aziende costruttrici che, al giorno d’oggi, propongono attrezzi con azioni sensibili in punta, con mandrini dallo spessore ridotto ed una buona polivalenza. Sto parlando di canne da trout area, canne da spinning leggero e ultraleggero. Ciò che servirà per davvero è una canna da 1,90/2,10 metri, con azione 2/12 o 5/15 grammi, monopezzo (con manico ad inserimento) oppure in due pezzi. Un attrezzo che garantisca sensibilità, reattività, buona capacità di lancio e che non ci faccia sentire in svantaggio dinanzi a prede di una certa potenza. Se i torrenti dovessero presentare condizioni ambientali più complesse, con portata d’acqua più vorticosa, ma pesci in attività, sarà necessario sovradimensionare l’attrezzatura: canne da 2,40/2,70 metri con azione medium e hard potranno sopperire le esigenze del pescatore, che dovrà essere altresì preparato all’eventualità di prede dalla stazza notevole, anche superiore al mezzo metro.

Mulinelli e monofili

I mulinelli che consiglio sono i classici taglia 2000/2500/3000, con un rapporto di recupero standard ed una buona riserva di filo in bobina. Ce ne sono di tutti i modelli in commercio, per varie esigenze di spesa. Sappiate però che nello spinning il mulinello conta davvero: è quello che fa il lavoro sporco, che recupera ogni centimetro di filo, per centinaia di volte durante ogni singola pescata. Meglio mulinelli con cuscinetti di qualità e corpo in grafite che mulinelli con tanti cuscinetti, ma di plastica e suscettibili ad un’usura dopo dieci uscite di pesca. Per ciò che concerne i monofili, ci sono due scuole di pensiero per la pesca in torrente. C’è chi preferisce il trecciato, perché non vuole avere rogne con rami, piante, alghe e desidera un monofilo rigido ma pronto. E c’è chi, come me, è un nostalgico del nylon e continua ad usarlo anno dopo anno, nonostante i suoi apparenti difetti. Per il trecciato, uno 0,10/0,12 è più che sufficiente. Per il nylon, direi che occorre puntare su uno 0,18/0,20/0,22 al massimo. In caso di torrenti con condizioni ambientali difficili e acqua veloce, bisognerà montare mulinelli di taglia 4000, con trecciati dello 0,14/0,16 o nylon dello 0,22/0,25 (in casi estremi – tipo le zone Big Fish). Alcuni ci applicano anche un terminale di 0,30/0,35 di fluorocarbon: dipende dai gusti e da quanto può essere importante avere un terminale invisibile. Io non lo reputo necessario. Se vi interessa, provatelo. Potrebbe fare al caso vostro.

Le esche

Da anni pratico lo spinning col cucchiaino, un’esca che è dura a morire. Sarà per la sua versatilità, oppure per la facilità di impiego pressoché ovunque (perchè non va contro le regole delle riserve di psca no-kill), il cucchiaino continua a darmi soddisfazioni. Durante la primavera ed in estate, quando c’è parecchia minutaglia all’attivo, suggerisco di adottare cucchiaini rotanti di misura 4/6/9 (sono le misure dei Panther Martin per intenderci) oppure 2/3 (per gli ILBA e Mepps), con amo singolo, preferibilmente senza ardiglione se pescate in riserve o zone no-kill. Ami di tipo Aberdeen sono la giusta soluzione, perché la curvatura stretta e il gambo lungo facilitano la penetrazione nelle fauci delle trote, diversamente da ami con curvatura ampia e gambo ristretto. Oltre ai cucchiaini, la scelta varia tra: ondulanti dai 5 ai 7/8 grammi, per ampie pozze correntine;  minnow di misura 5/7 (come in foto) con palette adatte a muoversi in superficie anziché in profondità.

Adattarsi alle condizioni è importate

Potranno capitare giorni di magra a giorni di catture continue. Settimane con torrenti in secca ed altri con torrenti in piena, o con acque a dir poco marroni. Le condizioni atmosferiche giocano un ruolo fondamentale nella pesca a spinning in torrente e spesso sono responsabili di giornate favorevoli o, a dir poco, disastrose. Oltre al fattore acqua, c’è il fattore luce (sole, nuvole, alba, tramonto): nei piccoli torrenti di montagna, la vegetazione ripariale permette di pescare più o meno tutto il giorno, con condizioni di luce tenue e limitata; nei torrente di fondovalle o sui fiumi, occorrerà scegliere minuziosamente i momenti di pesca. Solitamente preferisco il tardo pomeriggio, inizio sera fino al tramonto. Al mattino il pesce risente del freddo della notte, specie se ci sono temperature altalenanti. Entra in attività verso le 10, poi smette per via della troppa insolazione. Riprende ad essere aggressivo verso le 17, e raggiunge il picco fino a raggiungere il tramonto, momento in cui è possibile catturate le ultime sorprese del giorno. I cambiamenti di luce sono ottimi, ma lo sono altresì le giornate grigie, con cielo coperto e leggera pioggia, quindi bassa pressione. Un’ultima precisazione riguardante il “materiale ittico”,ovvero pesci selvatici e pesci di immissione. Non ho mai notato particolari differenze di comportamento. Tuttavia, specie con acque ancora fredde e di portata notevole, potrebbe verificarsi una frega tardiva per le trote selvatiche, mentre quelle di immissione non sarebbero soggette alla questione. Ecco perché, in ambiente ibridi, potreste ottenere molte mangiate da materiale adulto d’immissione, rispetto al selvatico.

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

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