L'importanza del filo da pesca

La canna da pesca è un elemento importante, è la base per poter pescare in mare o in acqua dolce. Ma, tralasciando per un attimo il mulinello, un elemento base per pescare, per qualsiasi discipilina (anche la pesca a mosca) è il filo da pesca, tecnicamente definito monofilo. Ne esistono di tre tipi: da mulinello, da travi, da terminali. Sia che lo si utilizzi per caricarlo nella bobina, sia per la costruzione di trai o di terminali, ha un'importanza notevole in ogni uscita di pesca. In commercio ci sono centinaia di proposte, adatte per tutte le tasche e per tutte le esigenze. Per alcune tecniche, che stressano particolarmente il monofilo, come la pesca all'inglese, la trota lago e lo spinning (tutte e tre caratterizzate da lanci e recuperi continui, anche a media distanza), la scelta di un buon "filo" riveste particolare importanza. Prima di addentrarci nei modelli che impiego per le mie uscite in solitaria, vediamo le caratteristiche principali che dovrebbero avere i monofili da pesca all'inglese, trota lago e spinning. 

 

Monofili da imbobinare sul mulinello 

Preferisco ripetermi. Cerco di accomunare la pesca all'inglese, la trota lago e lo spinning perché sono tre tecniche che hanno in comune frequenti lanci, quindi uno stress notevole per il "povero" monofilo. Inoltre, a livello di diametri, seguono alcune regole comuni. Quindi, ancora una volta ci troviamo dinanzi ad un elemento condiviso. Incominciamo a trattare l'argomento partendo proprio dai diametri. In bobina si impiegano monofili dello 0,14/0,16 e 0,18. Personalmente impiego 0,16 per la pesca a trota lago, 0,18 per la pesca all'inglese (uno monofilo rigorosamente black, affondante) e per lo spinning. Talvolta arrivo anche ad uno 0,20, ma è un altro discorso. Nella maggior parte dei casi, il buon 0,16 è quello che carico sovente sui mulinelli che saranno accoppiati a canne da tremarella o da piombino, 3 pezzi da 3,90 metri da waggler medio leggero e 2 pezzi da spinning light. Per forzare maggiormente le prede ed essere sicuro di non perdere pesci degni di nota, salgo fino allo 0,18 o, come detto prima, fino allo 0,20. Tuttavia, considerando il diametro maggiore e la resistenza superiore, credo di perdere qualche metro di gittata.  

 

Ridurre il diametro per ottenere lanci più lunghi 

Sembra strano ma vi assicuro che ho imparato questo concetto da un campione della trota lago. Mi ha confessato che, in gara, quando aveva bisogno di raggiungere le trote a distanze siderali, era solito impiegare canne con monofili sottili (tipo lo 0,14), ai quali collegava uno shock leader di diametro 0,22/0,25, lungo il doppio della lunghezza della canna, collegato alla lenza mediante il nodo di sangue. Ero scettico, non ci credevo. Esigenze di lancio nei laghi del Trentino (pescando a trota lago in laghi naturali), o nei carpodromi del veneto (pescando all'inglese), mi hanno portato a sperimentare il trucco agonistico del buon Michele. Ed effettivamente non posso dargli torto. Il vantaggio dello shock leader è nell'assorbimento delle frustate in fase di lancio. Ho potuto forzarlo, senza rompere l'esile 0,14 in bobina. Ottenevo anche giusta elasticità compensata da un po' più di morbidezza.  

 

Monofili da terminali 

Da sempre, la scelta di un buon terminale fa la differenza. Anche qui c'è l'imbarazzo della scelta. Centinaia di proposte, di vario tipo, di varie marche e dalle fasce di prezzo più o meno differenti. Oltre al classico nylon, in negozio troverete anche il fluorocarbon, monofilo che presenta una minor rifrazione in acqua rispetto al classico nylon, ma con un due punti deboli: rigidità superiore e minor carico di rottura. Insomma, un "filo" che non consente di andare per il sottile in gara o a pesca per diletto, sia che peschiate all'inglese, sia a trota lago o a spinning (se decidiate di montarlo direttamente sul mulinello o come finale). Tralasciando le marche, perché ognuno ha le sue preferite, ricordo che il fluorocarbon è un monofilo che presenta l'esca in modo meno naturale, specie durante una lenta e inesorabile calata, al punto da non renderla proprio morbida come ci si aspetterebbe. Non dimentichiamo però la peculiarità: è realmente invisibile! Detto questo, vediamo i diametri consigliati. 

 

Diametri per terminali 

Monteremo i classici 0,14 o 0,12, scegliendo un diametro di 0,02/0,04 inferiore rispetto al monofilo madre. Di recupero in recupero, se le mangiate diminuiranno o l'acqua dovesse farsi più limpida, potremo azzardare scendendo anche su 0,12 e 0,10. Dopo ogni cattura è buona norma controllare i primi 3 o 4 centimetri prima dell'amo: possono presentare piccoli tagli, piccole e modestissime abrasioni (causate magari dal cucchiano o dal rotante attorcigliatosi durante il lancio) che, però, minano all'integrità del terminale e possono costituire la causa principale di rottura. Infine, nota non proprio scontata, anche in presenza di terminali perfetti, resistenti e di qualità, è sempre d'obbligo il guadino: corto per lo spinning, medio o lungo per la pesca all'inglese o la trota lago. Meglio non rischiare mai, perché la preda da sogno è rara ma non impossibile! 

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

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