Trota lago con galleggiante, penna e pallina

La pesca a trota lago è stata per anni una tecnica di velocità e coordinazione di movimenti. Ciò è dovuto al concetto principale, ovvero la tremarella, che ha fatto da padrone per anni ed anni. Tuttavia, dopo un primo momento di "esaltazione" della velocità, c'è stato un ritorno graduale alla lentezza: ecco che, vuoi per necessità, vuoi per reale efficacia, in tanti hanno abbandonato vetrino e piombino per darsi, invece a galleggianti (chiamati anche "tappo"), penne e palline. Le motivazioni che hanno portato al cambiamento sono molteplici. Innanzitutto la presenza di trote iridee di taglia superiore ai 200 grammi nei laghetti. Ciò è dovuto alle scelte dei gestori, che ottengono prezzi più bassi rispetto alle trote di taglia inferiore tipiche da gara (1 etto), ma soprattutto alle esigenze manifestate dai pescatori, desiderosi di portare a casa pesce di buona taglia per consumarlo a tavola. Incredibile ma vero! Confermato dal sottoscritto che, di contatti con i titolari dei laghetti, ne ha da tempo. Trote più grosse implica trote adulte, meno voraci delle trotelle. Inoltre, trote più grosse vuol dire anche trote meno abituate al rincorrere le esche, ma più inclini al rumore dell'esca (pellet) che cade dall'alto, proprio come negli allevamenti.

 

Una pesca più lenta, per ridurre al minimo gli errori

In un contesto più complesso, più propenso all'errore umano, occorre lavorare di intelligenza e scegliere tecniche meno alla moda, ma più redditizie in termini di catture. Il caro vecchio galleggiante implica una riduzione della velocità. Si pesca più lentamente per non sbagliare, per non perdere trote preziose che potrebbero farci fare il pieno a fine giornata (manco se fossimo dei benzinai - perdonatemi la battuta). Pescare a galleggiante diventa così il giusto compromesso dinanzi a trote che non sono affatto aggressive, voraci, assatanate. Di galleggianti per la trota lago, però, ce ne sono diversi, ognuno per specifiche esigenze. Oggi li vedremo separatamente: il galleggiante da trota (o tappo, come lo chiamano alcuni), la pallina, la penna.

Pesca alla trota col galleggiante

Il galleggiante da trota presenta una differenza rispetto ai classici galleggianti: non ha lo starlight, ma l’estremità ha una forma tozza o appuntita, solitamente di colore arancione o nera. La bombatura superiore permette di individuare il galleggiante a distanza, mostrando anche le tocche del pesce. La lenza per pescare col galleggiante prevede l’impiego di un vetrino, una girella tripla ed un terminale. Procediamo per ordine. innanzitutto, per piombare al meglio un galleggiante da trota, occorrerà sovrapiombarlo con un vetrino maggiorato rispetto alla sua portata. Mi spiego meglio: un galleggiante da 3 grammi potrà essere piombato al meglio con un vetrino del n°4. Quindi, nell’ordine, bisognerà far passare sul trave un galleggiante da 3 grammi, un vetrino del n°4, una perlina in silicone ed una girella tripla. Ad essa, poi collegheremo un terminale tra i 50 e gli 80 centimetri dello 0,12/0,14. L’amo, un n°8 da trota a gambo lungo, chiuderà i giochi.

Tecnica di pesca e recupero

Sondiamo e posizioniamoci sul fondo, a meno che vi sia un’espressa attività di trote in superficie. Dopo aver innescato una o due camole, lanciamo il galleggiante e restiamo in attesa che l’esca scenda verso lo strato finale del lago. Il recupero è parte della tecnica, quindi iniziamo a girare il mulinello molto lentamente, poi fermiamoci, poi ancora recupero ed ancora stop. L’esca si muoverà, prenderà il moto e poi calerà verso il fondo. Ad ogni recupero si comporterà così, con intervalli di 10/15 secondi. Le trote seguiranno l’esca e, se la muoveremo correttamente, aggrediranno il boccone proprio tra lo stop ed il recupero. Questa variante è la migliore soluzione per i mesi invernali e per l’inizio primavera. Vince la diffidenza di grosse trote che tendono a stazionare sul fondo per mancanza di appetito o per la consueta “covata” delle uova.

Pesca alla trota con la pallina

La pesca con la pallina (da trota torrente adattata alla trota lago) è la più controversa: sia perchè è forse la più “rozza”, sia perchè è spesso molto catturante e aiuta nelle situazioni più ambigue. La montatura è un ibrido tra trota lago e trota torrente; probabilmente è questa la carta vincente. Occorre munirsi di 2 girelle triple. Faremo passare la pallina attraverso il trave e leghermo lo stesso alla prima girella tripla. Prenderemo uno spezzone di filo di 50/80 centimetri e lo chiuderemo con un’altra girella tripla. Bisognerà piombare lo spezzone con 7/10 pallini di piombo a seconda della portata del galleggiante. Consiglio di impiegare pallini più grossi sotto e più piccoli sopra, creando una soluzione all’inverso. Funziona, non dico bugie: ho visto catturare trote di tutte le taglie in Trentino Alto Adige con una soluzione così. All’inizio ero scettico, poi ho provato anche io. Il risultato? Beh, lo vedete dalle foto (salmerino compreso!). Infine, per completare la lenza, collegheremo alla girella un terminale di 40/60 centimetri dello 0,12/0,14 con un amo da trota del n°8/12.

pallina per la pesca a trota lago

Come pescare con la pallina da trota

Sondiamo, posizioniamoci a mezz’acqua o in superficie se c’è movimento di pesce a pelo d’acqua (accade spesso dopo la semina mattutina). Lanciamo la pallina (in foto un modello Calleri da trota torrente di 2 grammi) e recuperiamo lentamente, molto lentamente! Sarà il caso di dare piccoli sussulti con la cima della canna che, ad ogni movimento, creeranno cerchi concentrici nell’acqua. Ripetiamo l’operazione ed aspettiamo. Poi ancora, ed ancora. La pallina inizierà ad affondare in modo quasi impercettibile, poi scomparirà. La trota ha abboccato, ne siamo certi, quindi niente esitazioni! Una buona ferrata garantirà una cattura difficile, sudata, in giornate fredde e poco soleggiate, in cui le trote sono in ferie e noi andiamo a disturbarle durante il loro momento di relax.

Pesca alla trota con la penna

L’ultima variante della pesca a galleggiante è quella con la famigerata penna. Trattasi di un’alternativa più veloce, meno statica, che piace a molti perchè è più attiva e meno di attesa. C’è da dire che la sua forma, appunto di penna, offre meno attrito con l’acqua, quindi il suo apporto sarà quello di fungere quasi da una tremarella a marcia ridotta, come se pescassimo a rallentatore. Inoltre, un altro vantaggio è nella percezione dell’abboccata: non ci sarà nè il vetrino, nè la coroncina a mitigare la mangiata, ma solo un piombino secco, che garantirà più stabilità e più sensibilità nel momento clou della pescata. La montatura è più facile a farsi che a dirsi. Passiamo una penna da 4 grammi sul trave e fermiamola con gli stopper ad entrambe le estremità. Infiliamo poi una torpille da 4 grammi o un piombino da striscio da 4,5. Chiudiamo la lenza con un gommino salvanodo, una girella tripla ed un terminale di 40/60 centimetri dello 0,12/0,14. Per l’amo, considerando che si tratta di una tecnica ibrida, possiamo montarne uno del n°6/8 oppure arrivare fino al 10/12. Su ami più grandi innescheremo lombrichi o due camole Su ami più piccoli, una sola camola o pastella.

Come pescare le trote con la penna di pavone

Lanciamo e recuperiamo alla stessa maniera della tremarella. Velocemente, con movimenti sussultori di tutta la canna. Ogni 5 o 6 metri, rallenteremo e aspetteremo che il galleggiante si stabilizzi diventando perpendicolare alla superficie dell’acqua. Poi effettueremo nuovamente la tremarella. Le mangiate, anche le più complesse e leggere, avverranno proprio in fase di recupero o mentre ripartiremo con la stessa. Suggerisco di attuare questo metodo in giornate tiepide, da dicembre ad aprile, con trote più voraci del solito ed alta pressione.

 

Preferisco la tremarella con vetrino e piombino!

Nessun problema. Lungi da me voler fare il saccente ed obbligarvi a convertirvi al galleggiante. Tuttavia, se il vostro obiettivo è avere il pesce in canna, fare il “pieno” e raggiungere il massimo delle catture consentite, poco importa se lo farete a galleggiante o a vetrino. Ciò che conta è pescare, fare numero e divertirsi. E se l’unico modo per farlo è pescare con una tecnica meno entusiasmante come la tremarella, perchè non approfittarne anzichè tornare a casa a mani vuote? Meditate!

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

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