Boghe all'inglese

Sperimentare qualcosa di nuovo è sempre bello. Mi piace esplorare mondi della pesca in mare che vadano fuori dalle classiche dicotomie della spigola, orata e cefalo. Ormai l'opinione pubblica giudica il pescatore solo dalle catture. Non lo sei se non mostri, alla stregua di un trofeo western, la spigola o l'oratone da 3 kg. Stiamo scherzando? Il mare offre mille possibilità oltre i predoni. Quando uno spot ci sembra apparentemente un deserto, racchiude al suo interno un acquario di "pescetti" che possono far divertire chiunque, a patto che si utilizzino regole e strategia un po' fuori dalla norma. Quasi per scherzo, sul forum di Pescanet ci siamo confrontati in una discussione sulla pesca alla boga e, armati di coraggio (gli escrementi delle boghe sono terribili) e macchina fotografica, abbiamo scommesso sull’articolo che seguirà. Il risultato? Boghe per tutti! Mancherà certamente la posa da top ten, col pesce da capogiro. Non è di questo che tratteremo nel nostro pazzo. Si parlerà di un avversario umile, familiare ai garisti di tutta Italia, capace di ribaltare risultati sui più famosi campi gara di Genova, Venezia, Napoli, Bari, Brindisi e Crotone. Si, perchè in gara non si vince con la spigola, nè con l'orata. Lo si fa con la boga! Questo non lo dice Marco de Biase ma lo confermano le diverse vittorie di agonisti illustri e, non in ultimo, lo splendido successo del socio dell'associazione Pescaet Pasquale Rinaldi, durante una competizione al Porto di Manfredonia vinta, appunto, con la pesca alla boga!


La boga e le sue caratteristiche

Pesce presente in tutti i mari della nostra penisola, la boga ha un corpo allungato ed affusolato, con occhi grandi, colori tenui tendenti al bianco e marrone. Le piccole pinne sprigionano una velocità incredibile. Le boghe, infatti, sono abili velociste e scatenano una forza impressionante che si scaglia contro la nostra abilità di pescatori. Le carni sono discrete quando il pesce è fresco, hanno un sapore simile agli sgombri e spesso i ristoranti le cucinano alla brace o propongono fritture miste. Dopo qualche ora dalla cattura è bene liberarsene, il contenuto dell’intestino va in putrefazione, causando un olezzo terribile. In pesca la boga è un jolly da battaglia per le gare al pesce in superficie. Staziona a mezz’acqua in branchi molto fitti, a tiro di canna fissa, bolognese ed inglese. I denti sono abbastanza affilati e riescono a rompere anche un monofilo dello 0,16, pertanto occorre qualche piccolo accorgimento che scopriremo assieme nelle prossime righe.


Pesca all’inglese alla boga durante le gare di pesca

Nei primi anni ’90 campioni del calibro di Valvassura e Lacerenza hanno importato dalle acque interne questo metodo anglosassone con ottimi risultati, raccontando le esperienze proprio attraverso le riviste. In mare possiamo adoperare attrezzi che vanno dalla classica 3,90 metri ad azione 2/16 grammi fino alle 4,20m da 5-25 grammi. La prima tipologia di inglesi è adatta all'uso delle penne di pavone o le "cannucce" economiche in materiale plastico, dal profilo trasparente. La quattro e venti è una canna più nervosa, dotata di minore elasticità, forte nell'utilizzo di galleggianti bodied (quelli col bulbo inferiore) che raggiungeranno distanze maggiori. Altre lunghezze sono superflue, la boga vive a poca distanza da riva, il cercarla in lontananza spesso è improduttivo perchè coprirebbe zone che non corrispondono al pascolo. I mulinelli per la pesca all'inglese hanno la caratteristica di essere più veloci rispetto a quelli da pesca al colpo con la bolognese, con un recupero fissato solitamente in 6,2:1 pari a circa 80cm di monofilo per giro di manovella. Questo agevola la ripetitività dell'azione di pesca, freneticamente attiva, che non lascia spazio per la noia. Ai primi lanci si avverte una netta parità, le boghe mangiano senza apparente differenza. Ad ogni boga recupereremo un po' di velocità grazie al recupero del mulinello specifico da pesca all'inglese (nel nostro caso uno Shimano Exage), unito alla rigidità della tre pezzi. Il galleggiante spiomba, lo notiamo dall'asta di colore nero che esce fuor d'acqua anzichè immergersi completamente. Ciò delinea un'aggressività sintomatica della boga, quasi che attacchi l'esca in discesa, partendo verso l'alto. Si continua di boghe, tutte sui 50 grammi circa, da porzione per la zuppa. Un segno di vitalità arriva con la salpa, fotografata in extremis prima della scarica intestinale che sancisce una doccia marina dal colore verdastro.


Montatura

La lenza che vorrei proporvi è un modello standardizzato che ad oggi riscuote ancora tanto successo, con una doppia piombatura che potremmo chiamare attiva e passiva. Per realizzarla è necessario acquistare un blister di pallini inglesi. Partiamo dall'alto per scendere poi verso il basso. Lungo il monofilo madre dello 0,18 inseriamo un nodo di fermo, una perlina ed un galleggiante modello 6+2 per lanciare ad almeno 25/30 metri da noi. Costruiamo un bulk di 3 pallini inglesi BB (0,40gr x 3 - oppure 4 pallini da 0,20 grammi come in foto se non troviamo i dispenser inglesi). A circa un metro e mezzo poniamo un quarto pallino del n°1 (0,30gr), poi un secondo pallino sempre del n°1 ed un terzo dello stesso tipo. Questi tre pallini saranno distanziati tra di loro per 20 cm. Concludiamo con una girella tripla ed un terminale di 40 cm dello 0,14 strong Tubertini Gorilla con un amo del n°16 a gambo lungo. Le boghe hanno denti molto affilati e tagliano il terminale con estrema facilità. Sconsiglio di scendere sotto lo 0,14, non serve andare di fino perchè non è un pesce sospettoso e la sua pesca è semplice. Tuttavia la differenza tra pescatore e pescatore sta nella quantità di boghe che in qualche ora di pesca può arrivare anche a raggiungere un numero con tre cifre.


Pasturazione per la pesca alla boga

Si tratta di un elemento fondamentale per catturare quante più boghe possibili. La pastura ideale è a base di sarda, dagli odori forti, capace di attrarre i pesci nella nostra zona operativa senza saziarli. In commercio ve ne sono di tutti i tipi; noi preferiamo la classica da boga in superficie, dal colore bruno, da mischiare con olio di sarda e glutammato. Per tre ore di pesca ne occorre una quantità di 1,5 kg perché una volta raccolto il pesce sotto la nostra postazione, occorrerà solo rimpinguare la dose con piccole palline di mantenimento. La si prepara, armati di guanti da chirurgo (per evitare le bestemmie della moglie…) in palle grosse quanto un kiwi, certi di avere un risultato compatto e molliccio. Una palla più dura del solito potrebbe scendere troppo in profondità per sciogliersi sul fondo, col risultato negativo di stordire le boghe ormai abituate a cibarsi dei detriti in superficie. Detto questo, si prende la mira e la si lancia. L’arrivo in acqua è segnato da un "plof" inequivocabile. Poi il suo disgregarsi negli strati superficiali dell’acqua e l’entrata in pesca. Con un lancio tra gli scogli possiamo vedere l'efficacia della pastura e la sua capacità di sciogliersi entro i 2,5/3 metri di profondità.


Esche per pescare la boga

Anni fa ho assistito ad una gara al porto di Bari dove le boghe seguivano ritmi di 1 pesce al minuto. La meccanica era davvero incredibile ed il vincitore ne beccò quasi 180, con un ritmo impressionante come una macchina da guerra. Frugando tra le esche dei campioni notai la presenza del coreano tagliato in piccoli pezzi, facili da innescare e del gambero (gli scampi). Il verme è universale, funziona in tutte le condizioni ed assicura un buon compromesso tra costo ed efficacia. Nelle fasi frenetiche, quando le boghe impazziscono ed aggrediscono famelicamente anche un chewingum, il verme rende bene perchè è rigido e nelle fasi di slamatura può anche fuoriuscire dall'amo e restare intrappolato sul terminale. Gli scampi costano un po' più del coreano, tuttavia hanno il colore bianco, un deterrente assolutamente efficace in acque limpide. Chi non dovesse trovarli freschi, può certamente acquistare il gambero congelato che ha minor potere attirante, però è di facile conservazione e reperibilità in commercio.

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

Articoli consigliati

I migliori articoli dall'archivio di Pescanet