Nylon, fluorocarbon o fluorine? Pregi e difetti

Il sogno di ogni pescatore è proprio nel monofilo, così perfetto ed invisibile da celare completamente l'esca alla vista dei pesci. Nell'ultimo decennio abbiamo assistito all'introduzione sul mercato di una novità alquanto importante: il fluorocarbon. Alcuni l'hanno quasi osannato come una grande conquista tecnologica per la pesca sportiva, altri invece l'hanno etichettato come una vera e propria trovata commerciale. L'idea di fare chiarezza sull'argomento nasce da due bisogni: il primo, quello della corretta informazione nel mondo di internet dove se ne leggono di tutti i colori e nessun sito fino ad ora è riuscito a dare lumi con un articolo da manuale; il secondo riguarda il confronto tra prodotti, assolutamente liberi nell'acquisto (nessuna delle aziende mi ha pagato per parlare di questi monofili - sono solo mie personalissime opinioni che voglio condividere con i lettori) ed evitare sprechi inutili. Tutti i monofili presenti in questo articolo sono in vendita presso molti negozianti per un test del prodotto direttamente sul bancone.

Invisibilità: pregi e difetti del fluorocarbon in mare ed acqua dolce

I monofili in mono-fluoro-carbonio sono realizzati con un materiale, il polivinildenfluoride (PVFD per gli addetti ai lavori) inventato nelle fabbriche giapponesi negli anni '80. Questi lo hanno utilizzato massicciamente per costruire le reti da pesca, ottenendo validi risultati al punto da esser state proibite dal Ministero dell'Ambiente giapponese. Da allora, il fluorocarbon ha visto l'alba della sua commercializzazione in Europa e negli Stati uniti. La caratteristica principale di tutti i monofili realizzati in monofluorocarbonio è nella invisibilità, ovvero l'indice di rifrazione ha un valore pressochè identico a quello dell'acqua (1,37 contro 1,33). La luce attraversa il monofilo e si riflette al minimo, subendo una leggerissima deviazione rispetto al passaggio nella massa liquida. In questo modo appare meno visibile ed i pesci avvertono in modo minore la sua presenza sott'acqua. Pesco in modo para-agonistico dal 2000 e di pesci ne ho catturati sia col nylon che col fluorocarbon. Il primo prodotto in fluorocarbonio l'ho acquistato nel 2000, per continuare con altri modelli, testati in mare in modo assolutamente approfondito fino al 2006, anno in cui ho iniziato l'approccio serio con le acque interne, esportando molte delle evoluzioni tecniche marine all'ambiente dulciacquicolo. Posso certamente asserire di aver notato una resa maggiore del fluorocarbon pescando con canna fissa e bolognese in acque salate, molto limpide con forti condizioni di luce. Le catture si sono concretizzate utilizzando le fasce dello 0,10 - 0,12 e 0,14 per pesche al cefalo, occhiata, boga, ecc. Nella pesca a fondo, invece, i risultati sono stati modesti al punto da non gridare al miracolo, però non ho sottovalutato l'aspetto mimetico del fluorocarbon rispetto al nylon tradizionale. Pescando a ledgering in mare con diametri dello 0,14/0,16 credo che non serva allontanarsi dal nylon perchè il monofilo resta incollato sul fondo a profondità dove la luce è davvero scarsa, quindi il pesce non ha le capacità tali da distinguere un monofilo dall'altro. Se peschiamo su fondali molto chiari e medio-profondi, forse il fluorocarbon ha un senso per un mimetismo perfetto tra i ciottoli e la sabbia. Nelle acque dolci non c'è stato chissà quale riscontro, forse perchè al Sud i pesci sono meno "stressati" dai pescatori quindi la loro diffidenza è a livelli minori o gli ambienti che sono solito frequentare hanno acque un po' torbide che mimetizzano anche un nylon colorato. Tornando al fluorocarbon, il pregio dell'invisibilità si scontra sulla minore tenuta, ovvera carichi di rottura inferiori del 30/40% rispetto ai monofili standard. Questo è dovuto alle caratteristiche chimiche e fisiche del polivinildenfluoride che lo differenzia sostanzialmente dal nylon storico utilizzato tutt'oggi. Infine aggiungerei l'ottima resistenza all'abrazione, infatti il fluorocarbon si fa apprezzare quando c'è da combattere con ostacoli sommersi, sassi, rocce, scogli.

Altre caratteristiche: costo, rigidità e resistenza all'abrazione

Dette così, le caratteristiche dei fluorocarbon farebbero pensare all'invenzione del secolo. Eppure ci sono dei punti deboli perchè nessun prodotto ne è esente, quindi ci sono vantaggi e svantaggi. Il primo, forse il più lampante è nel costo. C'è da aspettarselo, essendo un prodotto di nicchia con un componente diverso dal normale nylon. Il secondo riguarda la rigidità infatti molti pescatori notano un comportamento difforme tra il nylon tradizionale ed il fluorocarbon che risulta meno elastico al tatto ed anche in pesca. Il terzo, visibile direttamente sulla confezione, concerne la tenuta al nodo, inferiore di un nylon, come detto prima. E' buona norma serrare i nodi sugli ami con una leggera lubrificazione della saliva, per evitare distorsioni del filo che possono portare alla perdita dell'amo in fase di combattimento. La prova del nove? In giro per i forum si parla del test con accendino. Se il filo si brucia e non emette la nuvoletta di fumo, è fluorocarbon puro. Se il filo si brucia e lascia una nuvoletta biancastra o grigia, allora è misto fluorocarbon o lo spacciano per qualcosa che non è. Tutto sta alla serietà delle aziende evitare di millantare qualcosa che non sia fluorocarbon mentre la prova sul campo spetta a noi.


Test: Asso di Cuori e Milo Ghost

L' Asso di Cuori è forse il genitore di tutti i monofili fluorocarbon del presente. La confezione non lo afferma in modo esplicito, ma è ricercatissimo dai primi anni '90 ed in tanti lo apprezzano sia per la pesca da terra che dalla barca. L'ho trovato piuttosto rigido, con un maggiorazione leggera sullo 0,13 e 0,15 ideali per la pesca della spigola. Lo 0,24 è ottimo per il ledgering a method, con spezzoni corti e duri come una corda di chitarra. I carichi di rottura sono modesti nelle misure più piccole, quasi nella norma man mano che si cresce. Milo, invece, propone il Krepton Ghost, un prodotto nato per l'agonismo di altissimo livello, con diametri minori che partono dallo 0,06 per arrivare quasi allo 0,20. I carichi sono buoni ed i diametri sembrano essere corrispondenti al dichiarato. L'ho testato in condizioni difficili per il cefalo d'inverno e non mi sono trovato male. Leggermente difficoltoso nella legatura degli ami, che può essere risolta attraverso l'uso di un lega-ami manuale.


Test: Daiwa TD Brave e JTM Spectrum

Classico fluorocarbon purissimo nato in Giappone, con diametri reali e lunghezza da 100 metri. Colpisce l'imbobinamento perfetto ed il packaging professionale. I diametri più utilizzati nelle nostre discipline sono lo 0,12 e lo 0,155 che portano rispettivamente 2 e 3 libbre. Ottimi per la trota lago sulle mangiate più sospettose e nella pesca da macello alle trotelle in gara. Non ho riscontrato particolari difetti, la legatura dell'amo tiene bene e l'elasticità è ad ottimi livelli. Sembra quasi un nylon tradizionale! L'unico difetto è il costo, molto alto, fuori dalla norma per gli altri prodotti in commercio, che però giustifica il suo acquisto se il palato è assolutamente fine. C'è poi il mio fluorocarbon preferito, quello che non cambierei mai, che uso per la pesca al cefalo in condizioni estreme, quando i pesci non abboccano o sono particolamente timidi e l'acqua ha temperature davvero basse. Lo Spectrum della JTM è sicuramente il miglior fluorocarbon mai testato dal sottoscritto ed ha fatto la differenza in termini di abboccate rispetto agli altri pesci. Lo svantaggio principale è nell'assoluta rigidità e nel basso carico di rottura, di 1 kg per uno 0,106 quindi i pinnuti vanno maneggiati con cura.


Test: Tubertini Carbon White e Riverge Colmic

l Carbon White è un monofilo da gara molto affidabile, testato nelle misure dello 0,08/0,10 e 0,14. Devo ammettere che lo 0,08 e lo 0,10 sono molto delicati e mi hanno aiutato particolarmente nella pesca dalla scogliera con acqua cristallina. Lo 0,14, invece, ha visto i suoi test sia a ledgering in mare che pescando cefali con ami un po' più grossi (i 6315 n°12). La tenuta al nodo è molto valida, la rigidità è buona ed il filo non si torce dopo ogni cattura. Il costo è un po' alto ma la qualità si paga perchè i materiali impiegati sono purissimi e di ottima manifattura. In casa Colmic annovero il Riverge, qui in edizione ACE (molti conosceranno la bobina verde - spciale competizione). Nella pesca con la bolognese non si è distinto dagli altri fluorocarbon ma il suo jolly lo gioca benissimo nel ledgering. Resta il mio fluorocarbon preferito quando pesco col pasturatore, innescando 3 bigattini su ami del 14 adagiati su fondali sabbiosi dalla profondità media di 6/7 metri.

Il Fluorine

Uno sviluppo tecnico del fluorocarbon ha portato alla costruzione del monofilo fluorine, ovvero modelli misti con percentuali 50% nylon / 50% fluorocarbon oppure nylon con polimeri di rivestimento al fluoro. Devo ammettere che c'è parecchia confusione sulle sigle e le ditte non si sono espresse al meglio, però qualcosa è certo: il grado di rifrazione è sull'indice del 1,41 contro i 1,37 del fluorocarbon e 1,34 dell'acqua. I compromessi riguardano anche l'elasticità che è intermedia, nè troppa nè poca e l'alta tenuta al nodo, paragonabile a quella di un nylon consolidato. Il prezzo? Beh, ci sono esempi di fluorine a 5€ per 100m e fluorine a 8€ per 50 metri. Dipende dalla marca, dal prodotto, dal rincaro del negoziante. Vorrei proporlo come una alternativa al fluorocarbon, quando cerchiamo invisibilità ma necessitiamo di fili affidabili che non si spezzino in trazione.


Test: Tubertini Fluorine e Smart Euro Fluorine

Il "Fluorine" (è il nome di battesimo) di Tubertini si è dimostrato un buon compromesso per la realizzazione di terminali multiuso vista la sua buona rigidità e la tenuta al nodo impeccabile. L'ho sfruttato per tutte le salse, dalla spigola a galleggiante al cefalo, passando per il ledgering in acqua dolce e salata con diametri dello 0,128. Davvero un buon prodotto che piace e ricomprerei volentieri. Anche il prezzo non è affatto malvagio, cosa alquanto invitante. Un prodotto testato di recente, dal prezzo interessantissimo, è lo Smart Euro Fluorine, un filo per la costruzione di lenze (non nasce per terminali) che al tatto si mostra abbastanza resistente, capace di mantenere una discreta linearità sia in allungamento che durante lo sfregamento. Queste caratteristiche lo fanno ideale per montare lenze con tanti pallini, che possono essere regolati direttamente sulla lenza.

Conclusioni

Non esiste un filo "buono" o "brutto". Non posso dire "compra questo" o "compra quello". Ogni filo ha la sua storia, il suo perchè, la sua vita. Il mio consiglio è di comprare 4/5 fluorocarbon col tempo, di misure differenti. Testateli in più condizioni e valutate personalmente il monofilo senza ascoltare la propaganda commerciale degli amici di pesca che possono indirizzarvi verso altri modelli. Pescanet ha ormai una reputazione abbastanza consolidata ed un test come quello di oggi rivela le nostre preferenze, fuori dalle logiche economiche (ripeto - nessuna azienda ci ha pagato per parlare di questi monofili altrimenti avrei creato una rubrica apposita).

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

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