Un viaggio nel carbonio

Negli ultimi trent'anni sono stati fatti notevoli passi avanti nel campo della costruzione delle canne da pesca. Prendendo in mano una bolognese del 1990 di alta gamma ed una del 2010 (o del 2020) vi è una abissale differenza nella calciatura e nei componenti utilizzati. Tutti sappiamo che le canne sono costruite in carbonio ma uno spettatore attento si chiede: tutto qui? C'è dell'altro? Qual è la differenza tra un carbonio alto modulo ed uno ad alta resistenza? Perchè su questa canna c'è scritto stiff action e su quella, invece, troviamo la dicitura competition rod ? Domande alle quali cercherò di dare una risposta, utili per accrescere il nostro bagaglio tecnico ed impiegare al meglio il portafogli.


Materiali compositi per le canne da pesca

Trattasi di materiali non esistenti in natura, che si accoppiano attraverso l'unione di due sostanze differenti con una componente di separazione. Il risultato di una combinazione di questo tipo possiede alcune caratteristiche chimico-fisiche che non sono riscontrate nei singoli materiali che li compongono, allo stato base. La caratteristica principe è che ciascuna delle materie di cui sono composti resta inalterata nel prodotto finale, senza che interagisca chimicamente con le altre. Se dovessimo fare un esempio con qualcosa con cui abbiamo tutti a che fare penseremmo al cemento armato, dove le barre di acciaio interno al cemento arrivano a sopportare le pressioni dello stesso, senza che le proprietà chimiche dei componenti rischino l'alterazione. Passando ad una canna da pesca, la fibra che la compone è quella del carbonio. Esso ha un peso atomico di 12,01115 ed in natura possiamo trovarlo in tre forme con una struttura cristallina: il diamante, in cui gli atomi sono legati ad altri quattro atomi formando un reticolo con una struttura tetraedrica, oppure il carbonio amorfo con un basso grado di cristallinità e la grafite, in cui gli atomi del carbonio sono disposti in modo esagonale, affiancati su piani orizzontali. Tutto ciò è comprensibile attraverso un'analisi al microscopio.


La grafite per le canne da pesca

Ricordo circa vent'anni fa, quando ero bambino, di un aneddoto dei pescatori locali. "Vedi su quella canna cosa c'è scritto? Carbon? Allora è buona. È in carbonio. Grafite? Non è buona, non la comprare". Niente di più errato. Più tardi ho sgominato l'ignoranza di qualche signorotto della pesca locale ponendo in risalto il termine "Graphite" proprio su attrezzi di altissimo pregio prodotti dalla Daiwa, quali le 9015 Tournament bolognese. Davanti ad un attrezzo davvero splendido era quasi impossibile negare che "graphite" significasse carbonio. Quindi... grafite, ovvero il carbonio utilizzato per la costruzione delle canne da pesca. La combinazione delle resine polimeriche che fanno da matrice, unite dalla grafite che funziona come rinforzo, crea un materiale dal peso minimo ed una elevatissima resistenza, ad un costo che varia a seconda del "mix" di queste due sostanze. Le migliori combinazioni si ottengono con un'alta quantità di fibre, tali da garantire altissime prestazioni dei fusti costruiti appunto in carbonio. Il risultato di una sezione in carbonio, come la vediamo oggigiorno è ottenuto industrialmente con la sovrapposizione di fogli di materiali compositi, che hanno le fibre orientate in un modo diverso. La loro disposizione permette al fusto di assorbire la forza di trazione del pesce, che proviene da più direzioni e si dissipa lungo l'asse longitudinale.


I moduli e la loro elasticità

M55, M40, M30, M36, M75, M80, M95! Sembrano nomi di carri armati! Niente paura, è il nome del modulo del carbonio di una canna da pesca. Per poter spiegare cos'è "il modulo" del carbonio però è d'uopo fare un passo indietro all'elasticità, ovvero la capacità di un materiale di tornare alla forma iniziale dopo l'applicazione di una forza opposta che lo deforma. La capacità trova una formula matematica, anzi una grandezza, detta modulo di Young che è misurato in GigaPascal ovvero KG/MMQ. Essa, in termini poveri, sta ad indicare la forza che agisce su una superficie. Il modulo di una canna da pesca è direttamente proporzionale alla composizione del materiale usato per comporre la canna. Ciò significa che il modulo influisce sia sulla resistenza che sull'elasticità dell'attrezzo. Più è alto, più la canna costa ed il pregio è maggiore. Meno è alto, meno costerà la canna ed il pregio sarà minore. Concludendo, potremmo anche affermare che il modulo non è altro che la capacità della canna di essere elastica, quindi capace di sopportare sollecitazioni dei pesci più disparati. Questo non porta, come pensano in tanti, a prendere più pesci. Non è la canna che fa il pescatore... lo dico da sempre! Tuttavia crediamo che il gusto di tirare un pesce con un "mazzo di scopa" non sia affatto paragonabile alla fiorentina delicata come una piuma. In medio stat virtus...

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

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