Pesca di notte a feeder in laghetto

Ogni anno che passa sono sempre più numerosi i laghetti di pesca sportiva che organizzano battute in notturna. Vuoi per il caldo che attanaglia durante il giorno, vuoi per la maggiore disponibilità di tempo, i pescatori sportivi sembrano gradire questo invito, nonostante si tratti di una pesca insolita in un ambiente circoscritto. La pesca in notturna, infatti, è pratica consueta nelle acque salate; tuttavia in acque dolci è praticata sovente nel carp fishing o nella pesca a fondo all'anguilla, ma fino a qualche anni fa era raro imbattersi in pescatori impegnati in laghetto. Oggi, invece, grazie ai gestori che organizzano notturne in estate, o che concedono di pescare fino a mezzanotte, l'esperienza di trascorrere una sessione di pesca in laghetto è sempre più comune. L' ho fatto volentieri anch'io, in uno specchio d'acqua non troppo lontano da casa, ricco di carpe e storioni di taglia variegata. E come tecnica, per questa volta, ho scelto il feeder!

Lago Sherwood a SalzanoPesca di notte al Lago Sherwood di Salzano

Pesca di notte a feeder in laghetto

In un giovedì sera di metà agosto, assieme all'amico Guelfo Morganti, socio della Pescatori Padovani, sono stato al Lago Sherwood di Salzano, in provincia di Venezia. Un'occasione imperdibile per imparare trucchi e consigli da un pescatore esperto e con qualche primavera alieutica in più di me. Una roccia della pesca sportiva, insomma, che ne sa sempre una più del diavolo in fatto di pesca a feeder e che riesce a trasmettermi concetti avanzati con una notevole capacità espositiva, fatta di prove incontrovertibili. Detto ciò, partiamo dal principio: pesca di notte a feeder, in un contesto a pagamento. Perchè? Innanzitutto per una questione di comodità e di sicurezza, visti i loschi figuri che si potrebbero incontrare lungo le sponde di un corso d'acqua, di notte, in un contesto di crisi economica e criminalità diffusa come quella attuale. Tralasciando questo (importante) dettaglio, la seconda motivazione va ricercata nella selezione delle catture. I pesci più grossi sono attivi anche di notte. Ingannarli è più difficile, quindi c'è in gioco anche l'aspetto della sfida tra pesce e pescatore.

innesco pop up per method feederinnesco per method feeder

Non nego che vi sia un terzo aspetto, più legato alla dimensione del buio, degli starlight e dell'acqua placida. Mi riferisco all'emozione di pescare con le tenebre, con la canna appoggiata sull'apposito sostegno e con la cima illuminata da uno starlight che indica l'abboccata. Le stelle, il silenzio interrotto solo dalla natura, i salti di alcuni pesci a pelo d'acqua e i riflessi della luna sulla superficie del laghetto. Non dico che sembra di essere al mare, però le circostanze sono simili e non hanno nulla a che invidiare alle più blasonate notturne dalla scogliera. Infine c'è un quarto aspetto: la pesca a feeder consente una pasturazione nelle immediate vicinanze dell'esca. Un deterrente non da poco in una pesca al buio, dove il pesce si lascia andare non agli stimoli visivi, bensì olfattivi oppure dai richiami di qualche invertebrato che si muove sott'acqua.

method feederesche per method feeder

Attrezzature e inneschi per la pesca a feeder 

Per prima cosa, pescando in condizioni più difficili rispetto al giorno, c'è bisogno di comodità e affidabilità. Non può mancare uno starlight e un porta-starlight ad incastro (come quelli della Stonfo) che va posizionato sul vettino della tre pezzi. Per chi non fosse pratico delle canne ad innesti durante la pesca di notte, si può certamente impiegare un modello telescopico. In commercio non mancano attrezzi specifici, concepiti sicuramente per il mare ma impiegabili anche in acque dolci. Non deve mancare neanche una lampada frontale e una lampada da campeggio, entrambe con batterie alla massima capacità. Venendo invece più agli aspetti tecnici del feeder, Guelfo mi fa presente che, per la pesca di notte, preferisce inneschi voluminosi di due tipi: pop-up e con esche naturali. Partiamo dal primo, ovvero il pop-up, presente nelle immagini sovrastanti. L'obiettivo di esche pop-up, cioè che non puntano al fondo ma tendono a risalire, quasi a galleggiare, è di creare un minimo di distanza tra il pasturatore, lo sfarinato e l'amo. Nelle prime fotografie, Guelfo ci mostra un innesco di tre pellets (Band'Um Wafter) e di due chicchi di mais, di cui uno sintetico galleggiante e l'altro reale. Una soluzione del genere, sicuramente complessa ma non impossibile, è possibile calzando le esche su un gommino siliconico con ferma-esca, che va innescato sull'amo. Si otterrà un insieme di pellets e chicchi, che si solleveranno dal corpo del method feeder, e che resteranno sospesa in acqua con un potere attirante non da poco.

pesca a method feeder con pellet e lombricoinnesco method feeder con pellet e lombrico

Il secondo innesco è un capolavoro di intuito e furbizia. Guelfo ci svela, infatti, una delle sue spettacolari invenzioni per il method feeder. Mi ha davvero stupito per la capacità di selezionare la taglia, in momenti in cui tutto sembra fermo. Per realizzarlo occorre innescare due/tre lombrichi a metà dell'amo, così da non ucciderli e renderli molto vivaci. Poi, con l'aiuto della saponetta, si carica il method feeder con pellet da 2 millimetri, eventualmente farcendolo con pellet da 4 millimetri (proprio come in foto). Il risultato finale sarà simile a una seppiolina, con la coda costituita da lombrichi scodinzolanti ed il corpo da pellets pressati. In questo caso, ciò che realmente fa la differenza, è il mix tra un elemento naturale, che si muove e attrae pesci con le sue vibrazioni, ed un elemento artificiale, ovvero i pellets, che sbriciolandosi sul fondo, attirano le prede con sostanze dal forte odore.

carpa a method feederpesca di notte a feeder in laghetto

Carpe e storioni a feeder

Le ultime flebili luci del tramonto lasciano il posto alla notte. I primi lanci hanno depositato un congruo tappeto di pastura su due linee di pesca: la prima, a qualche metro da riva; la seconda, invece, a metà laghetto, dove c'è una fontana che rigenera le acque. La concentrazione di Guelfo è palpabile. È lì, pronto a scrutare ogni minimo movimento della vetta da feeder, illuminata a dovere con lo starlight. Nell'attesa si parla, si scherza, ci si racconta dei programmi per le future pescate. Ma, all'improvviso, quando entrambi siamo distratti, sentiamo la frizione del mulinello cantare all'impazzata. La tre pezzi si piega all'inverosimile, è quasi in procinto di cadere in acqua... Guelfo la afferra e comincia subito il combattimento con un pesce di grossa mole. Si comprende subito che la pesca a feeder è sicuramente più selettiva di altre specialità a galleggiante: la forza della preda, infatti, è superiore, tanto da rendere utile un contrasto in piedi, anzichè seduti sul panchetto. Ogni giro di mulinello è un metro guadagnato per Guelfo, che con abile maestria, tiene a bada le fughe del pinnuto. L'apertura dell'anti-ritorno concede qualche metro di vantaggio. Il combattimento si fa sempre più serrato, la preda tende a salire a pelo d'acqua e finalmente si mostra ad entrambi. È una regina di grossa mole, che riparte verso il fondo e impegna il pescatore in un recupero rocambolesco. Ma alla fine, con pazienza e maestria, Guelfo riesce a ingannarla prima dell'ultima fuga. Il guadino la imprigiona e la carpa si lascia andare, ormai stanca e indifesa. Prima la slamatura, poi la foto di rito e il rilascio con massima cura.

pesca a feeder di nottepesca di notte a feeder in laghetto

Mentre Guelfo è intento a recuperare un'altra bella carpa, io resto a guardare. Sono fossilizzato su una pesca a method molto statica, con esca a contatto col pasturatore e non ho ancora cambiato innesco a favore di un pop up. Rischio una figuraccia davanti a colui che per me è un mentore, perchè riesce sistematicamente a battermi in creatività e in numero di pesci al guadino. Il "toscanaccio" mi sprona e mi invita a seguire i suoi consigli. Dice che c'è da fidarsi e la fede nelle sue abilità certamente non mi manca. Dopo qualche minuto successivo al cambio di innesco, vedo una partenza da fare paura. La preda non si lascia comandare, anzi incomincia a fare un zig zag sulle profondità del Lago Sherwood che mi mette un po' in difficoltà. La canna è piegata al massimo della sua capacità. Il mulinello macina metri ma poi li rilascia, a causa delle poderose fughe di quello che sembra essere uno storione. Qualche decina di minuti più tardi, ormai esausto, avrò la conferma: trattasi di un bell'esemplare che ha gradito volentieri l'innesco della "seppiolina" proposto da Guelfo. Il micidiale mix di lombrichi e pellets ha dimostrato di essere l'arma letale per un pesce che sfiora forse i dieci chili. E non solo! Altre regine faranno compagnia a me e Guelfo per l'intera serata fino alla mezzanotte. Una serata trascorsa a lezione di pesca a feeder di notte: un metodo che garantisce ottimi risultati, alla portata di tutti.

 

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

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