Pesca alla trota col tappo

Sono anni che pratico la trota lago. Ammetto che c'è sempre da imparare da chi, come te, vuole migliorarsi e sceglie di percorrere la via dell'agonismo. Lo si fa solitamente perchè si vuole entrare in competizione con gli altri, oppure nel momento in cui si desidera fare un salto di qualità nelle catture e pescare più degli altri. A chi di voi non piacerebbe pescare più del vicino di sponda, catturando più trote fino ad arrivare al "pieno" (da buon benzinaio... fatemi passare la battuta). Lo ammetto... è stato questo il motivo che mi ha portato a confrontarmi con Fabrizio Nardo, agonista del Nord-Est impegnato da anni nelle competizioni di trota laghetto. Nella sua lunga carriera di garista può annoverare piazzamenti interessanti ma, a prescindere dal suo palmares, Fabrizio resta un amico, un vero amico di pesca che è sempre più raro trovare, specie nel mio nuovo territorio di riferimento. Oggi ho scelto di andare a pesca con lui in due spot differenti, dove abbiamo adottato una tecnica di pesca di derivazione agonistica che funziona particolarmente bene in inverno. Quando le trote, infatti, sono piantate sul fondo e non vogliono proprio mangiare a recupero, Fabrizio è solito usare il "tappo da trota". Scopriamo assieme di cosa si tratta!

Pesca alla trota col tappo

Qualcuno di voi ne ha sentito parlare. Altri potrebbero aver visto degli agonisti in allenamento alle prese con un galleggiante un po' diverso dal solito. La pesca alla trota col "tappo" non è altro che una pesca a galleggiante, particolarmente usata dai garisti durante le competizioni invernali. Il segnalatore di abboccata chiamato tappo si differenzia dal classico galleggiante da bolognese per due aspetti: la fisionomia, la mancanza di uno starlite in plastica, il filo passante e la deriva in carbonio. Agli occhi del pescatore novizio potrebbero sembrare dettagli di poco conto. Tuttavia uno sguardo più attento può cogliere differenze interessanti che si riflettono in modo indiretto sulla presentazione dell'esca. Particolare non da poco, cretermi, specie quando si tratta di stimolare trote apatiche, abuliche, refrattarie ad ogni recupero a tremarella. Pesci da porzione e oltre il chilo, immessi dai titolari dei laghetti nelle fredde giornate di dicembre, gennaio e talvolta anche febbraio, accomunati da un comportamento simile: dopo la semina si fermano sul fondo, effettuano la "cova" delle uova e mangiano davvero lentamente (anche in modo goffo, credetemi!)

Tappi da trota e differenze

La pesca alla trota col tappo può avvenire in due modi. La prima variante è decisamente aggressiva. Prevede il lancio, un breve stop per far affondare l'esca e successivi recuperi sussultori, effettuati imprimendo sollecitazioni e vibrazioni sulla canna mediante il polso. Tra un recupero e l'altro vi sono più fermate, necessarie per stimolare la trota ad invitarla ad aggredire l'esca. Questa è la più in voga, almeno nel laghetti che sono solito frequentare, dove molti garisti fanno incetta di trote in questo modo. Start and stop, start and stop, recuperi sussultori e vai di trote! Tutti pescano con i primi tappi da trote mostrati in foto. Le caratteristiche sono:

- forma tozza a goccia rovesciata
- corpo in balsa o in EVA
- testa colorata o di colore nero
- filo passante 
- corta deriva in carbonio

Sono queste le peculiarità dei tappi da trota per un impiego del genere. Garantiscono un'ottima stabilità sia nel recupero e presentano l'esca nel modo corretto, senza incorrere in fastidiosi sbandamenti che confondono le trote. Osservateli bene nell'immagine e confrontateli con quelli successivi. 

La seconda variante della pesca alla trota col tappo è per le trote dannatamente diffidenti. Sono caratterizzati da:

- una forma affusolata
deriva più lunga 
filo passante 
- testa colorata

Vanno impiegati per uno stile di pesca decisamente più delicato. Si lancia, si attende l'arrivo dell'esca sul fondo e si parte con un recupero lento, lentissimo ma costante, senza fermarsi. Si gira la manovella del mulinello molto piano, pianissimo e si mantiene la canna alta. Possono essere effettuati sia movimenti sussultori, sia i classici movimenti dello striscio. L' abboccata della trota avviene solitamente a fine corsa. Sono solito dire che le trote vanno portate "al guinzaglio". Vanno intercettate lanciando lontano, magari a centro lago. Devono essere incuriosite, stimolate, invogliate a seguire l'esca. Dopodichè bisogna mantenerle lungo la traiettoria che arriva verso di noi. Attaccheranno il boccone prima che il galleggiante si fermi nel sotto sponda. L'abboccata sarà dolcissima. È per questo che consiglio questo galleggiante in abbinamento a una canna con cima morbida, tipo le canne definite "trout float" con blocchi teleregolabili e vettini in carbonio pieno.

montatura spallinata inversa pesca a trota lago col tappo

Montature per il tappo da trota

I disegni facilitano l'interpretazione delle montature per pescare le trote col tappo. La prima soluzione è adatta a tappi dalla forma tozza, dai 2 ai 5 grammi. È costituita dalla famosa spallinata inversa di cui ho parlato più volte nei social. Tutto il contrario, insomma, delle spallinate da bolognese in cui la lenza è più aperta sotto e più chiusa sopra, man mano che si va verso il galleggiante. La spallinata inversa lavora in modo differente e deve presentare minore chiusura nei pallini vicini alla girella tripla; salendo verso il tappo, invece, i piombini avranno una disposizione in più spazio, pur di non superare i 20/25 centimetri totali. Con una montatura così rigida eviteremo di far sbandare l'esca e si muoverà, durante il suo recupero sussultorio, quasi radente al fondo o alzandosi di poco.

montatura per pescare col tappo da trota

La montatura per la pesca con tappi da trota affusolati è pressoché identica nella struttura a quella col galleggiante da fermo. Si sviluppa con una corona di piombini (da 7 a 12) a distanza regolare, disposti tra 20 e 50 centimetri a seconda della velocità di recupero. Per quanto a rallentatore si voglia recuperare, c'è bisogno di fare una doverosa specifica. Una disposizione più ampia annulla il sospetto della trota in fase di abboccata perché il pesce "sentirà" meno il peso della montatura. Vice versa, una disposizione più stretta renderà la lenza più rigida. Pertanto qualche trota smaliziata potrebbe sputare l'esca perchè infastidita da quella strana trazione costituita dalla corona di pallini.

Inneschi da trota lago

Fabrizio ha voluto condividere due inneschi per la pesca a galleggiante che possono essere impiegati anche per il "tappo". Il primo è un doppio innesco di camole. Vanno passate per l'ardiglione entrambe per la testa e la seconda si ferma a metà corpo, proprio come nell'immagine. Un innesco così fatto genera un movimento elicoidale particolarmente interessante. Un'alternativa è data dal doppio innesco di due lombrichi di taglia piccola e di un polistirolo fissato al livello della paletta. Il polistirolo funziona come un flotterino da surf casting. Farà da contrappeso all'amo, non consentirà l'affondamento completo e l'esca si muoverà alzandosi. Quando usarlo? Nello striscio oppure in alternativa al primo innesco, se non dovesse garantire ripetitività nelle catture.

Divertitevi con la pesca a galleggiante

Sono consapevole che la parte più bella della trota lago è la tremarella. Lanciare, recuperare, avvertire l'abboccata proprio mentre l'esca gira vorticosamente sotto la trazione del mulinello. Fantastico, vero? Quando poi arriva l'inverno, le trote cambiano comportamento. Dalle "porzionate" alle più goffe trote da chilo e più, le iridee perdono aggressività. Bisogna cambiare strategia. La trota lago è meravigliosa anche per questo. Fare numero inventando una combinazione di tremarella e galleggiante è quello che serve. È proprio ciò che garantirà una continuità di catture contro i vicini di sponda, ostinati a stimolare trote che non vogliono proprio saperne di abboccare con le tecniche convenzionali della trota lago.

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

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