Pesca del cavedano alla passata

Conoscete il cavedano? Quel caro furbacchione d’acqua dolce, che ci fa tanto disperare a pesca, regalandoci sonori cappotti. Quando però si concede al guadino è un vero onore potersi scattare un selfie in sua compagnia, prima di restituirlo al fiume, suo ambiente naturale. Si, proprio nel fiume, campo di battaglia che mi ha insegnato tanto: dalla passata al cavedano con la bolognese, alle lenze capillari, passando per il rilascio incondizionato della preda. Insegnamento che ho deciso di applicare anche in acque salate; infatti un giorno, quando tornerò nella mia Palermo, rilascerò tutto, ogni qualsiasi specie che catturerò. Tornando a quel pesce scaltro e furbo chiamato cavedano, ammetto che non è stato un vero e proprio amore a prima vista. Quando sono arrivato in Lombardia, anni fa, mi sono trovato a confrontare le conoscenze alieutiche con “sua maestà”. Ecco, talvolta si dice che il destino di ognuno di noi è già scritto: lo era anche per me, ve lo assicuro.

Dopo aver sistemato le necessità burocratiche della licenza, incontrai a Lecco un grande pescatore che mi presentò il magico mondo del ciprinide. Da allora è scattata la scintilla, che si è alimentata sempre più, nonostante gli insuccessi. Non ho mai smesso di inseguire i cavedani, neanche quando sembra che sotto di noi non vi sia forma di vita. Eppure, credetemi, mi sono reso conto che in molti casi basta solo acuire l’ingegno, sistemare un pallino 5 centimetri più su o più giù, adattare il galleggiante alla giusta profondità o impiegare un terminale microscopico e… si fa festa, con un cavedano dopo l’altro! Ho fatto progressi allenandomi in Adda, grazie ai consigli del compianto Sergio, pescatore che mi trasmise l’arte delle geometrie da cavedano, costituite da diverse montature che mi sento di condividere liberamente su Pescanet.

Gli habitat del cavedano

La prima domanda nella mente del lettore sarà sicuramente: come scegliere un posto da cavedano? Incominciamo col dire che non esiste uno spot specifico per questo ciprinide. È praticamente ovunque, mangia di tutto, è onnivoro per davvero e tollera anche un po’ di inquinamento. Girando i fiumi d’estate, l’ho trovato anche lungo le massicciate con alberi dai rami in acqua, infestati da processionarie. La presenza di sua maestà era confermata da incontri visivi, salti e guizzi improvvisi. In inverno l’ho pescato in acque basse, dove si rifugiavano per scaldarsi sotto i raggi del sole, prendendo una tintarella fuori stagione. Pertanto cercatelo nei posti a voi più congegnali. Se avrete anche un riscontro visivo, una volta arrivati lungo il fiume, il lavoro sarà già fatto a metà.

Pesca alla passata in fiume con acque lente o veloci

Attendiamo un istante prima di addentrarci nella costruzione della montatura. Ci sono acque ed acque da cavedani. Provo a spiegarmi meglio. I due scenari sono solitamente acque ferme-lente e acque veloci. Quando la pesca si effettua in acque lente c’è proprio bisogno di sfoggiare la vera tecnica della passata al cavedano. Una tecnica elitaria, da praticare con bolognesi di 6, 7 e 8 metri leggere, dall’azione morbida, capaci di gestire passate con galleggianti poco pesanti, senza far stancare il braccio. In Lambro, a pochi chilometri da casa, dove mi sono deliziato con le amate bolognesi, ho osservato più volte il comportamento dei ciprinidi: sono attenti selezionatori dei cagnotti in calata! Li analizzano e, solo quando sicuri di non cadere in un tranello, ingoiano voracemente la larva e fuggono. Cosa accade invece quando le acque sono veloci? La questione si fa più complessa, sia perché effettuare la passata è effettivamente più difficile, sia perché le montature cambiano, quindi bisogna costruire un sistema pescante che contrasti la corrente.

montatura per la pesca al cavedano a passata con la bolognese

Montature per la pesca del cavedano

La prima montatura è costituita da una spallinata con circa 15 pallini tutti uguali. Attenzione: 13-14 o 15, insomma dipende insomma da quanto va tarato il galleggiante. I piombini vanno distribuiti alla stessa distanza, chiusi poi da un bulk a 120 cm dal primo pallino e da una biglia da 1 grammo. Una spallinata che oserei definire quasi chilometrica ma che ha un suo perché. Col tempo è diventata la soluzione per fiumi molto chiari, come l’Adda in uscita dal lago di Como, dove sono obbligatori terminali di 40/50 centimetri, nell’ordine dello 0,08 o dello 0,9.  Un assetto di pesca destinato a diventare ancor più leggero passando allo 0,07, esile terminale che ho spezzato più volte negli attimi in cui il pesce toccava i sassi del fondo (bestemmie annesse).  

montatura per la pesca al cavedano a passata con la bolognese

La seconda montatura è invece una soluzione nata dal desiderio di sperimentare, visti gli insuccessi estivi (non sono solito usare la frutta – manca nel mio repertorio) su fiumi come il Serio, Ticino e Adda, che presentano condizioni di acqua più sostenuta.  Trattasi di una lenza con una spallinata regolare composta da pallini equidistanti in circa 70 centimetri. Si completa con un bulk che perfeziona la taratura di un galleggiante da 2 grammi. Semplice da realizzare, entra subito in pesca a causa della spallinata più stretta. È valida anche per i barbi che potrebbe capitare di incontrare, pescando col bigattino incollato. Il terminale, infine, misura sempre 40/50 centimetri.

montatura per la pesca al cavedano a passata con la bolognese

Ce ne sarebbe una terza che è il frutto dell’esperienza sul campo, anzi di uno stratagemma in un giorno d’estate. È ideale per acque profonde massimo un metro e mezzo, molto lente, placide. Si compone di un terminale di 40 centimetri, un pallino del n°13 sull'asola di congiunzione col trave. A 40 centimetri, un altro pallino del 13, poi ancora un altro ed ancora un altro, seguito da un piccolo bulk che tara perfettamente un galleggiante di 0,50 grammi. Una lenza leggerissima, per condizioni veramente difficili. Il risultato? Un vero e proprio successo! I cavedani non capivano l’inganno e ingurgitavano i cagnotti come i tonni con le sardine. Questa è la terza geometria da cavedani in passata che voglio tramandare, da me a voi, senza riserva alcuna.

Pasturazione e conclusioni

La pasturazione meriterebbe un articolo a parte, tuttavia ne approfitto per concludere il pezzo raccontandovi il mio punto di vista. Nella pesca al cavedano è molto determinante l'utilizzo della fionda. Quando l'acqua lo permette, lo sforzo di usarla per lanciare larve a piccole dosi sarà sicuramente ripagato. È un metodo da purista, che richiede una certa ripetitività per mantenere il pesce sempre in attività e incuriosito dalle nostre esche. Detto ciò, lo ammetto senza riserve: sono un amante della pesca alla passata nel suo stile più emiliano, ossia con la pasturazione a fionda. Quando invece c'è bisogno di incollare i bigattini anche con la ghiaia, vuoi perchè la profondità è notevole, vuoi perchè le condizioni lo impongono, non posso negare che oltre al cavedano, si possono incontrare anche altri pesci come barbi, carpe, pighi.  Molti si chiederanno infine cosa ne è della pasturazione con sfarinati. In estate, sicuramente la pastura da cavedano, al formaggio e crisalide, attira i pesci grossi ma ha un punto debole. Se usi la pastura e sbagli, avvicini sotto la "pesciaglia" e addio cavedani!

Francesco lo Curcio

Francesco lo Curcio

Soprannominato "il girovago comasco", è un grande appassionato della pesca alla passata. Tra le sue esperienze vi è anche l'aver partecipato a gare di carattere provinciale. Oltre alla bolognese, Francesco pratica con ottimi risultati anche la pesca all'inglese, roubasienne e feeder, divertendosi nelle acque del Nord Italia.

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