Pesca al black bass col Crankbait

Vi siete mai chiesti perchè ogni spinner, nonostante abbia a disposizione una miriade di esche, alla fine faccia cadere la sua scelta sempre sui soliti 3/4 artificiali? La risposta più ovvia è che con queste abbiamo ottenuto maggiori catture o addirittura siamo riusciti a tirare fuori il tanto desiderato big black bass! Dopo questa breve premessa, vi confesso che anche il sottoscritto fa parte di questa categoria ed ho i miei artificiali prediletti. Tirando fuori i vari contenitori porta-esche, il mio sguardo cade inevitabilmente sul mio grande amore, il crank bait... perchè dopotutto, il primo amore non si scorda mai. Sono ormai trascorsi oltre dieci anni da quando è nata in me la passione per il Bassfishing e, grazie al crank, ho messo a segno la mia prima ed indimenticabile cattura. Il crank è un artificiale estremamente semplice, ma allo stesso tempo estremamente efficace. Altro non è che l'imitazione molto fedele del pesce foraggio, ovvero una delle principali fonti di cibo del nostro amato Black BassE' realizzato, di solito, da un corpo in legno o plastica,spesso molto tozzo e “cicciotto”, dotato di una paletta sotto il muso che andrà a determinare la sua azione di pesca. Più grande sarà e maggiore sarà la profondità raggiungibile.

Quali crank per la pesca al black bass?

Sul mercato esistono due grandi categorie, i fat e i flat, tradotto letteralmente grasso e piatto. I primi si caratterizzano appunto per il corpo molto tozzo e arrotondato,grazie al quale riescono ad assumere un movimento molto stretto, marcato e nervoso. Spesso sono anche dotati di rattling interni e risultano molto efficaci per scatenare l'istinto predatorio anche del bass più smaliziato e sospettoso. E' micidiale nei periodi in cui il bass è particolarmente attivo con temperature miti. I flat ,invece, hanno un corpo più snello e piatto e, di conseguenza, avranno movimenti più ampi, meno marcati. Quest'ultima esca è particolarmente indicata in quei periodi in cui la temperatura è ancora bassa, quindi in prossimità della primavera oppure nei mesi autunnali e addirittura invernali, momenti in cui il bass è apatico e tende a ridurre al minimo il dispendio di energie e pertanto non necessita di molte vibrazioni e inseguirà il nostro artificiale solo per brevissime distanze. 

Differenze tra i crank in base alla profondità

Esiste, infine, un'ulteriore sottocategoria che andrà a differenziare i crank in base alla profondità raggiungibile. Come ho già accennato, distinguerli è abbastanza elementare, più è ridotta la paletta posta sotto il muso e più il Crank agirà negli strati d'acqua superficiali, maggiori saranno le sue dimensioni più affonderà arrivando addirittura ad urtare anche il fondale. Nel dettaglio le categorie sono tre: i shallow runner (crank di superficie), i medium runner (crank di media profondità) e i deep runner (crank di alta profondità). Di conseguenza la nostra scelta non sarà casuale, ma andremo a selezionare il crank da utilizzare cercando di capire la zona, o meglio,la profondità dove il nostro Bass potrebbe cacciare. E' un dettaglio fondamentale non semplicissimo da capire, ma possiamo affidarci ad alcune linee guida.

I diversi tipi di crank per le varie situazioni di pesca

Andremo ad utilizzare i crank di superficie in prossimità di alberi sommersi,ostacoli affioranti o canneti nei periodi in cui il bass è in frenesia alimentare, ovvero nei mesi primaverili del pre-frega, momento in cui è alla ricerca di cibo per poter affrontare al meglio la stagione degli amori. Qualsiasi cosa che possa fungere da riparo, tana o luogo ideale per un agguato, è lo spot ideale per insidiare il bass e scatenare il suo attacco fulmineo. I medium, come suggerisce la parola stessa, sono una via di mezzo e permettono di sondare la strike zone a media altezza,di solito tra i due e tre metri di profondità. Per ultimi,ma non per importanza,ci sono i deep dotati di una notevole paletta grazie alla quale riusciremo a raggiungere senza difficoltà profondità notevoli, addirittura anche i 6 metri. Il continuo urtare sul fondale garantirà forti emissioni di rumori e solleverà numerosi detriti,suscitando l'interesse del predatore. Immancabile tra i nostri artificiali,un deep color rosso in quanto potrebbe essere scambiato per il famoso gambero della Louisiana, una vera prelibatezza per la quale il bass è estremamente ghiotto. E' un'esca che può risultare vincente in due circostanze totalmente opposte l'una con l'altra,nelle giornate torride o in quelle particolarmente fredde. Il motivo è abbastanza semplice. Con temperature elevate, gli strati superficiali dell'acqua risultano inevitabilmente molto caldi e, pertanto, il nostro amico pinnuto tenderà a rintanarsi sul fondo dove i raggi solari arrivano in modo più lieve e potrà quindi ritrovare una temperatura più piacevole e consona alle sue esigenze. Nelle giornate fredde,il ragionamento da fare è quasi lo stesso con l'unica variante che il Bass andrà alla ricerca del caldo. Potrà sembrare strano, ma in autunno o inverno l'acqua in superficie tende a perdere gradi più facilmente e velocemente rispetto a quella sul fondale. A tal proposito è doveroso considerare un elemento che potrebbe fare la differenza, cioè conoscere la composizione del fondale. Un fondale ricoperto di sassi potrebbe rivelarsi un ottimo spot dove far nuotare la nostra esca. Le sassaie, infatti, immagazzinano il calore dei raggi del sole e per il bass potrebbe rappresentare un posto ideale dove sostare e aspettare pazientemente la sfortunata preda.

I colori dei crank

La scelta dei colori seguirà le classiche linee guida dello spinning in generale, ovvero basterà osservare l'acqua. Se è trasparente e pulita, opteremo per artificiali con la livrea identica o molto simile a quella del pesce foraggio presente in zona,ad esempio colori come il bianco, il grigio o l'azzurro tenue. Al contrario, con acqua torbida, usiamo colori vivaci tali da rendere gli artificiali più facilmente visibili al bass, tipo il rosso o il Firetiger, ma in questo caso non c'è limite alla fantasia.

Come recuperare il crank nella pesca al black bass

Il modo in cui recuperare un crank è uno degli argomenti sul quale ci si può sbizzarrire. Personalmente penso che non ci sia una regola assoluta,ma è una mia opinione. Se dovessi fare un ragionamento standard direi con bass attivi recuperi veloci,nervosi e marcati; con bass apatici recuperi lenti e con poche vibrazioni. Non è sbagliato, anzi, ma vi garantisco che ho avuto catture anche facendo l'esatto opposto e uscendo dagli schemi, quindi liberate la fantasia, spesso sarà l'arma vincente. Spesso lancio il mio crank a ridosso di rami o altri ostacoli e attendo qualche secondo fino a quando non si dissolvono i cerchi creati in superficie dal tonfo dell'esca, dopodichè recupero senza l'ausilio del mulinello, ma solo con l'azione della canna facendo una sorta di “jerkata” (i puristi del settore saranno inorriditi dall'utilizzo di questo termine per un crank). In questo modo il crank affonderà emettendo molte vibrazioni e inizierà a spanciare riflettendo la luce. Terminata la jerkata, recupero con il mulinello il filo in bando ,momento in cui il nostro artificiale tenderà a salire simulando in maniera perfetta un pesciolino in difficoltà. Sappiamo bene che, qualsiasi predatore, sceglierà per cibarsi in prima istanza proprio gli elementi deboli, feriti o malati... massimo risultato con il minimo sforzo, è una legge della natura. Detto questo, il recupero che utilizzo maggiormente è il cosiddetto stop and go, cioè un recupero a velocità media in cui si alternano pause,ripartenze e accelerazioni. Il motivo è sempre lo stesso, un pesciolino in difficoltà non avrà mai un nuoto regolare.

Quale monofilo scegliere per la pesca al black bass col crank

Il monofilo è un altro fattore che determina, insieme alla paletta ma in maniera minore, l'azione di pesca. Maggiore sarà il suo diametro e più il crank resterà in superficie e viceversa. Personalmente credo non bisogna esagerare né in un senso e né nell'altro, in quanto dobbiamo tener conto che il Bass è molto forte e combattivo e non avrà difficoltà a spezzare il nostro filo se dovessimo scendere troppo di diametro. Oltretutto dobbiamo considerare anche lo spot molto spesso ricco di ostacoli e vegetazione sommersa, dove il rischio di incaglio è elevatissimo. Una piacevole battuta di pesca potrebbe diventare un'esperienza molto salata per le nostre tasche. Optiamo per una via di mezzo che non vada ad influire molto sull'azione di pesca, ma che ci possa garantire anche una certa sicurezza con prede importanti. L' utilizzo di un ottimo 0,20 può coniugare al meglio entrambe le esigenze.

Conclusioni

Avere successo nello spinning al blackbass, così come in qualsiasi altra tecnica, è come conquistare una donna. Bisogna avere tanta pazienza, non fermarsi di fronte alle prime difficoltà, non arrendersi mai nonostante i suoi rifiuti e insistere fino a quando non avremo conquistato la sua fiducia. Non sarà il punto di arrivo, ma quello di partenza e per continuare ad avere successo dovremo liberare tutta la nostra fantasia per riuscire a “sedurre” ancora una volta la nostra amata o il nostro amato Bass!

Nicola Rossetti

Nicola Rossetti

Membro del Pescanet Team, amico fedelissimo ed ex consigliere dell'Associazione Pescanet. Grande appassionato di spinning, ledgering e bolognese, si diletta con la pesca frequentando le acque dolci e salate della Basilicata.

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