Come pescare col pane in acqua dolce

Il pane è sicuramente l’esca che preferisco quando, con l’avanzare della bella stagione, vado a pesca di ciprinidi. È una specialità che prediligo particolarmente perché mi regala quel sapore di estate, periodo nel quale le carpe vagano a pelo d’acqua, mostrandosi in tutto il loro splendore; un po’ perché con questa esca posso ammirare l’attacco della preda dall’inizio alla fine. Spesso siamo così presi da tecniche ed esche innovative e complesse da dimenticare le cose più semplici, che poi sono anche quelle che danno più soddisfazione. Il pane è un’esca basilare, facilmente reperibile in casa di chiunque. Spesso ne avanza così tanto che si finisce per buttarlo ma, se siete pescatori, sono certa che troverete il miglior modo per riutilizzarlo, assicurandovi inoltre splendide catture.

 

Attrezzatura e tecnica per la pesca col pane

Per quanto riguarda l’attrezzatura, in questo caso regna la semplicità e la praticità. Una normalissima bolognese da cinque metri credo sia la scelta giusta per la pesca a poca distanza da riva, mentre se le distanze iniziano ad aumentare andremo a salire con la metratura fino a sei o sette metri (impiegando eventualmente anche la canna fissa). La lenza rimarrà sempre la medesima dall’inizio alla fine e senza distinzioni dal finale. Un trave unico senza piombi o galleggianti, con diametri oscillanti tra lo 0,18 e lo 0,22. Come amo consiglio invece l’utilizzo di quelli con paletta ed a gambo corto, nella misura variabile tra il 6 e il 10. La tecnica è semplice come l’attrezzatura, anzi ad essere onesta non si può parlare di una vera e propria tecnica, a mio avviso sta tutto nella sensibilità del pescatore, che dovrà cogliere il momento perfetto per la ferrata. Non esiste infatti una montatura costituita da galleggiante e piombini: bisogna lanciare il pezzo di pane così com’è, agganciato all’amo, e sarà il pane stesso a fungere da peso che garantisce il lancio. Il pane, poi, si disporrà sulla superficie dell’acqua, galleggiando. La pesca si svolgerà a vista: le carpe e i carassi tintilleranno l’esca, fino ad ingoiarla e scomparire. La cosa importante è non avere fretta, spesso infatti i pesci tentano un primo attacco per poi scappare e tornare successivamente per portare via l’esca.

  

Come innescare il pane

È sempre meglio utilizzare del pane vecchio, secco, con la crosta abbastanza spessa e resistente. Questo ci consente di rimanere in pesca più a lungo. Spesso infatti può passare del tempo tra il lancio in acqua e l’attacco da parte del pesce, ed utilizzare solo la mollica potrebbe precludere la ferrata. Resto comunque dell’idea che vada bene ogni tipo di pane. Ovviamente, se doveste utilizzarne un tipo morbido e fresco, sappiate che bisognerà cambiarlo spesso. Capire quando è il momento giusto per sostituire il boccone è molto facile: quando il pane inizia ad affondare è sicuramente ora di sostituirlo. Inoltre a volte capita di veder bollare i pesci un po’ distanti dalla riva. In tal caso è necessario dover fare lanci più lunghi. Sarà quindi sufficiente immergere brevemente l’esca in acqua, in modo da inumidirla e renderla più pesante. Passando agli inneschi, devo ammetterne che ne esistono vari tipi. Quello che utilizzo più frequentemente è facilmente realizzabile ed intuitivo. Lo mostro in figura per facilitare il lettore. Faccio passare l’amo attraverso il bordo della crosta tirando via 10/15 cm di filo. Successivamente lo attorciglio con 3-4 giri sul pane e infine faccio ripassare l’amo nel bordo della crosta, tenendo la punta rivolta verso l’esterno dell’esca. Concludo portando in tensione il filo. Spiegarlo è più difficile che farlo, ecco qui qualche immagine che vi chiarirà ogni dubbio ed una sessione di foto numerata per aiutare la comprensione della procedura.

 

Conclusione

Come avrete notato, la parola che più spesso ritorna in questo articolo è “semplice”. Perché pescare col pane è un ritorno alla semplicità. Mi piace molto pescare con il pane. È come instaurare un rapporto diretto con il pesce. Tutto accade fuori dallombra degli abissi. Studiare l’esca e il successivo attacco accadono davanti ai nostri occhi. E non è una cosa da poco o banale. Perché tutto ciò consente di conoscere meglio i pesci, in tutti i loro comportamenti, anche in quelli più inusuali. Come aggredire un pezzo di pane, per esempio!

Carlotta Giliotti

Carlotta Giliotti

Da Milano si è trasferita in provincia di Parma per essere più vicina ai suoi amati torrenti dell’Appennino, che lascia solo per qualche avventura nell’arco alpino. Pratica la pesca al tocco alla trota per la maggior parte dell’anno, ama però dedicarsi anche alla pesca dei ciprinidi.

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