Pesca in mare a bolognese ultralight
Col passare degli anni sono sempre più convinto che l’evoluzione della specie non riguardi solo gli esseri umani, bensì anche i pesci. La necessità sempre più impellente di pescare di fino, di ingannare prede sempre più sospettose e di evitare il cappotto è frutto di un’intelligenza ittica che cresce sempre più. Vuoi per il catch&release, vuoi perchè i pesci (forse) comunicano tra loro, noto sempre che le catture scarseggiano, nonostante la presenza apparente di prede, visibili anche ad occhio nudo. Ecco che, anno dopo anno, nascono tecniche sempre più leggere, tra le quali c’è la bolognese ultralight che, per essere affrontata, necessita di un’importante premessa. La pesca a bolognese ultralight è una tecnica di pesca che consente di ottenere buoni carnieri in mare durante tutto l’anno, anche nei periodi più incerti, come la primavera o l’inverno inoltrato. Tuttavia, per onestà intellettuale, c’è da dire che, a seconda delle zone d’italia, la pratica di questa variante potrebbe non essere ottimale in questo periodo (siamo a metà aprile 2018) e molto dipende dalle zone: porti, canali naturali/artificiali e foci di fiumi o torrenti. Non spaventatevi e proseguite nella lettura, perchè c’è tanto da imparare.
Dove pescare con la bolognese ultralight
La pesca con la bolognese ultralight è una tecnica tutta italiana, e probabilmente (anzi certamente) è la più praticata dai pescatori sia in acqua dolce che in mare. Per ottenere dei risultati soddisfacenti, oltre all’esperienza, c’è il fattore scelta dello spot. Bisogna innanzitutto individuare punti in cui c’è un rilascio di acqua, come tubi o (purtroppo) scarichi di acque reflue, con temperatura più calda rispetto al mare che, in tardo inverno o inizio primavera, stenta a superare i 13°. Ciò si ottiene pescando nelle darsene dei porti, facendo attenzione ai regolamenti portuali, privilegiando postazioni con discreta profondità e della corrente. Se la vostra zona non presenta posti di questo tipo, allora ripiegate su spot più universali, come le scogliere artificiali (moli e moletti), possibilmente vicino foci di fiumi o torrenti. In tutti questi contesti, la condizione migliore per ingannare qualche bella preda è pescare durante la scaduta, o nelle giornate con mare velato. Puntando al pesce grosso, non vi sarà una continua ripetizione delle catture come avviene magari in estate, quindi non scoraggiatevi per una discontinuità delle catture. Cercate invece di ottimizzare il tempo puntando sulle finestre temporali in cui il pesce è attivo alla ricerca del cibo, che coincidono spesso con i cambi di marea (importanti i culmini di alta e bassa marea).
Dettagli importanti per la pesca a bolognese ultraleggera
Gli obiettivi possono essere molteplici: spigole, orate, cefali, oppure quello che capita. Se l’obiettivo è la spigola, seguite la regola della leggerezza: poco piombo sul trave e distribuzione dello stesso in modo tale da ingannare il pesce presentando l’esca il più naturalmente possibile. Non importi che si tratti di gamberetto, coreano o bigattino. L’esca deve fluttuare come se non fosse collegata ad un terminale. Conta anche la scelta del galleggiante: in condizioni di corrente debole selezionerete modelli con pera rovesciata, più o meno allungata, che faciliterà l’operazione di trattenuta. La forma a goccia è per le acque lente, immobili, infatti la sua incidenza sulla passata è minima. La forma a carota, invece, è preferibile per acque mosse, durante la scaduta per esempio. Ulteriori dettagli prima di concludere il discorso sono i piombi e il terminale. Ho acquistato anni fa i Dinsmores, piombo morbido che può essere applicato alla lenza senza segnarla. Il vantaggio è che, in caso di necessità, ci consente di spostare ogni singolo pallino in velocità, modificando la geometria della lenza. Per il terminale, beh ammetto che sono un patito del fluorocarbon, ma la sua rigidità impone di lasciarlo nel cassetto, a favore del nylon che presenta le esche in modo più armonioso, facendo sembrare due bigattini su un amo alla pari di un dono dal cielo, pronto per essere consumato in un pasto succulento.
Tre lenze per la pesca con la bolognese ultralight
Dopo una degna introduzione, veniamo alla ciccia. Parliamo di lenze. Entriamo nel vivo della costruzione delle montature per la pesca con la bolognese. La variante n°1 è per gli amanti della purezza, che vogliono necessariamente pescare con 1 grammo. D'accordo, si può fare. Bisogna realizzare una spallinata di 12 pallini del n° 8 in 1 metro di lenza. Geometria ed eleganza. Dopodichè, realizzate un terminale dello 0,10 di almeno 60 centimetri (meglio 1 metro, se non anche 1,5 metri) e completate la costruzione con un amo del n°16 o 18 a gambo corto, sul quale innescare due bigattini. Un amo più grande, tipo del 12 o del 10 se innescate un coreano a penzoloni. Quando usarla? Mare calmo, piatto, poca corrente, profondità non ecessive.
La seconda lenza è un'architettura più complessa, destinata ad un pubblico che vuole pescare con galleggianti di 2 o 3 grammi. Per realizzarla, oltre ad olio di gomito e tanta pazienza, c'è bisogno di 3 pallini del n° 2, 3 pallini del n° 4, 3 pallini del n° 5, 3 pallini del n°6, 3 pallini del n°7 ed ancora 3 pallini del n° 8. È abbastanza complessa, non è alla portata di tutti. Lasciate che ve lo dica. La applico quando c'è da giocare veramente duro e bisogna presentare l'esca con una conicità del peso, che parte piccolo dalla base e cresce man mano che si va in alto con i pallini. Anche qui, per il terminale suggerisco di optare per uno spezzone di 0,10/0,12 di almeno 60 centimetri, se non anche di 1 metro o forse più. Quando usarla? Mare increspato, velato, mosso e in presenza di profondità di 5/6 o 7 metri, quindi su alti fondali.
La terza opzione è un ibrido tra bolognese e inglese, che rende al massimo in condizioni di scaduta. Ne ho già parlato in un altro articolo dedicato alle lenze avanzate per la bolognese. Ve lo ripropongo perchè è un evergreen da non sottovalutare. Si ottiene con una pallina piombata fissa o scorrevole che va applicata sulla lenza (anche gli ovetti vanno bene). Poi inserite 3/4 pallini del n°5 e agganciate alla lenza un terminale dello 0,10 o più sostenuto, fino a 0,16 se pescate col gamberetto vivo. Per l'amo, credo che un n° 14 possa andar bene, sia se pescate col gambero, sia col coreano oppure un bel ciuffo di bigattini.
Pasturazione
La lenza è pronta. L’esca è innescata. Lanciamo, restiamo in attesa e poi? La pasturazione è l’ultimo elemento da considerare, ma solo per fase temporale, non certo per quanto sia determinante. Dovrà essere impostata tenendo conto della velocità e della profondità dell’acqua, del fatto che l’acqua sia in entrata o uscita da un canale, della marea e dalla presenza di elementi di disturbo. In acque ferme o lente, si può pasturare a bigattino con la fionda, gettando le larve verso il galleggiante. Lo stesso dicasi per la pastura. Se invece c’è corrente, oppure c’è marea crescente, bisogna seguire l’inclinazione del galleggiante: lo strato superficiale dell’acqua tende ad andare verso valle, mentre lo strato più basso può muoversi a monte. Tutto ciò per via del miscuglio di acqua dolce e salata che avviene in foce. In questo caso, vi propongo due soluzioni. La prima è lanciare in modo opposto alla corrente superficiale. La seconda, più articolata, e infallibile, è quella di incollare dei bigattini a del “ghiaino” o ghiaia sottile. Questa raggiungerà il fondo senza particolari problemi, e garantirà quel tappeto di larve utile per avviare la pescata e avvicinare potenziali prede.