Ledgering light con Carp Feeder e Running Rig

Finalmente ho ripreso a scrivere di pesca. Era da mesi, infatti, che non dedicavo il mio tempo a voi car* fan di Pescanet, sempre attenti alle novità sul sito. Non so cosa sia successo: forse crisi dello scrittore o più semplicemente altri obiettivi di vita. Una cosa è certa e cioè che sono andato a pesca ogni fine settimana e ho collezionato una buona serie di catture che hanno rimpinguato l’album fotografico presente sulla pagina fan. Adesso però è arrivato il tempo della condivisione dei propri risultati, ottenuti molto spesso grazie ad un personalissimo approfondimento sul ledgering a 360 gradi. Negli scorsi mesi, infatti, collaborando con Pure Fishing, ho deciso di focalizzare la mia attenzione proprio su questa tecnica prodiga di enormi soddisfazioni. Ho pescato a ledgering un po’ ovunque, spostandomi tra il Trentino, il Veneto e la Lombardia. Ho visitato laghi, laghetti e carpodromi. In ognuno di essi c’era un regolamento da rispettare e una tecnica da applicare. Ma l’obiettivo comune era pescare pesci col ledgering! Oggi vedremo una variante del ledgering che ho applicato nelle scorse settimane e che, in tutta sincerità, mi ha garantito ottime catture in condizioni difficili, ossia pioggia, freddo e nebbia tipicamente padana.

Pescare a ledgering senza pastura, solo col bigattino

In alcune acque (libere o private) la pasturazione con sfarinati è vietata. Le uniche esche consentite sono il bigattino e i legumi. Lasciando da parte questi ultimi, che d’inverno spesso non rendono al meglio, ci resta il bigattino. Si tratta di un jolly universale, che va bene sia d’estate che d’inverno. Nel periodo freddo rappresenta un pasto proteico perché, se ci pensate, è come se i pesci mangiassero “carne”! Anche se l’acqua è gelida, la caduta di un pasturatore e di un amo con un bel ciuffo di larve appare quasi come una manna dal cielo per i poveri pesci affamati. Va sfruttato, quindi, per le battute di pesca negli spot in cui non ci è concesso pasturare cercando di sfruttare questa litazione alla pari di un asso nella manica. I sistemi per la pesca a ledgering con il solo bigattino sono tanti ma oggi ci dedicheremo alla versione light: è leggera nel peso del pasturatore e anche nei diametri dei terminali.

Parola d’ordine: leggerezza!

Per pescare a ledgering “di fino” bisogna cambiare registro rispetto ai consueti standard. Personalmente preferisco portare in sacca la Mitchell Fluid Feeder Quiver da 3,30 metri; una canna per impieghi leggeri con due cime, una delle quali è adatta a pasturatori dai 5 ai 20 grammi di peso. Il mulinello, un Mitchell 310 Pro, sposa perfettamente la Mitchell Fluid perché ha le proporzioni giuste per questo tipo di pesca. In altre parole, non è troppo grosso né troppo piccolo, anzi è un ottimo mulinello di taglia media con un particolare riguardo all’impegno economico. In bobina monto uno 0,22 di colore marrone, specifico per il ledgering. Come terminale, invece, impiego uno spezzone da 15/20cm dello 0,18 (o talvolta un buon 0,16). Infine, l’amo è solitamente un 14 barbless a gambo corto che consente un innesco efficace di 4/5 bigattini a bandiera.

Running rig e pasturatori Drennan

Manca un dettaglio… forse il più importante! In foto vi mostro la mia montatura preferita: il running rig della Korum. Trattasi di un kit che si può acquistare presso Fishing Italia ed è composto da un moschettone che si muove lungo la lenza madre, su cui è agganciato il pasturatore. Questo, poi, scende e si ferma lungo una guaina in gomma che nasconde una girella. Il terminale, invece, è collegato alla girella ed è a sua volta camuffato da un’ulteriore guaina. Niente paura: più semplice a dirsi che a farsi. Il pasturatore che vedete in foto, invece, è un Drennan Carp Feeder da 15 grammi. Evito di coprire i fori perché mi piace generare una nuvola di bigattini che seguono la discesa del pasturatore. Sono fermamente convinto, infatti, che molte catture avvengono qualche secondo dopo il lancio perché il pesce è incuriosito dal tonfo del pasturatore e, una volta giunto nei pressi del feeder, inizia a mangiare bigattini e becca proprio il nostro ciuffo di cagnotti sull’amo.

Esperienza in pesca

L’impatto della pesca a ledgering light è stato davvero devastante. Ho frequentato due impianti di pesca sportiva nel veronese in giornate fredde, piovose e nebbiose, col rischio di beccare un serio malanno. Mentre altri pescatori erano in crisi con le roubaisienne, il sottoscritto avvertiva timidi sussulti sul cimino. Dopo qualche botta arrivava anche la preda, la tanto desiderata carpa che portava un po’ di sollievo in una giornata meteorologicamente triste. Racconti a parte, nel cercare le prede ho lavorato su due fronti: lanci a breve distanza (a tiro di roubaisienne) per cercare il pesce vicino a riva e lanci a media distanza verso il centro del lago. Ogni lancio ha sempre avuto una cadenza di 10/15 minuti, spesso necessari per far depositare i bigattini e attendere le tocche del pesce. In alcuni casi sono andato a segno immediatamente dopo il lancio, proprio nella fase di discesa della preda. In altri, invece, ho dovuto attendere quasi lo scadere del tempo tra un lancio e l’altro. Non nascondo anche i momenti di sconforto derivanti dalle lunghe attese, superiori ai 30 minuti, quando sembrava che il pesce fosse sazio e non volesse più saperne dei miei succulenti bigattini.

Conclusioni

Al di là delle 5.000 battute di questo articolo, vorrei trasmettervi un’opportunità. Mi piacerebbe farvi ragionare su quanto può essere efficace un metodo da molti snobbato. Molto spesso, purtroppo, si associa il ledgering al pasturatore con dentro la pastura ma, in realtà, non è proprio così. A volte basta solo un ripasso della tecnica per ottenere nuove idee e metterle in pratica con esperimenti. Io ho fatto proprio così: ho riscoperto l’impiego dei pasturatori Drennan che avevo nella scatolina abbandonata in un angolo recondito della cantina. Erano lì, pronti per un’altra battaglia e non mi hanno deluso. Non deluderanno neanche voi, statene certi!!!

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

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