Pesca all'inglese in mare
Con la nascita dell’Associazione Pescanet, la pesca ha assunto per me la dimensione di un secondo lavoro. Spesso mi porta ad affrontare posti nuovi, parecchio lontani da casa, con lo scopo di effettuare report ed itinerari sempre più aggiornati. In un sabato frizzantino, con l’aria pungente ed il mare leggermente mosso, un deja-vu colpisce la mia mente. Eccomi dinanzi l'immagine di una boga di grossa pezzatura, amica indelebile di tante competizioni giovanili che mi hanno regalato vittorie a suon di tre pezzi. L’incontro con i pescatori di Manfredonia, una località nel golfo del Gargano, segna il ritorno ad una tecnica abbandonata a favore del ledgering e della bolognese. La pesca all’inglese, nata infatti in Inghilterra negli anni ’60 ha poi visto un’applicazione proprio nelle acque marine, in condizioni diametralmente opposte ai fiumi e canali del nord Europa. I tempi sono un po' cambiati rispetto al passato. Una ventina di anni fa il freddo di Novembre allontanava definitivamente la minutaglia e, di colpo, le boghe scomparivano, assieme alle salpe ed alle castagnole. Ci si salutava, dandosi appuntamento ai tepori di aprile. Ora è tutto diverso, sebbene siano passati solo pochi anni.
Una pescata nata quasi per scherzo
La tropicalizzazione del Mediterraneo ci ha messo lo zampino ed il pescetto è presente quasi tutto l'anno, forse con una pausa durante le giornate glaciali di febbraio. L'inverno diventa un momento da sperimentare proprio con le boghe e le salpe più grosse, quelle da porzione, tra i 50 ed i 100 grammi, veri e propri siluri all'attacco. Questi pesci che da sempre vivono a mezz’acqua rispondono molto volentieri ad una tecnica che ha nella velocità il suo carattere più estroverso. Oggi ho il piacere di presentarvi Pasquale, il presidente del Gruppo Pescatori di Manfredonia, conosciuto nei meandri della rete proprio grazie a Pescanet. Con Pasquale è nata una sincera e duratura amicizia e nei nostri scritti tra pescatori si è evinta dal primo momento una passione comune per la pesca in mare. E' giusto fare la conoscenza di un secondo amico accompagnatore: Emanuele è il "vice-presidente" del Gruppo, gestisce una pizzeria a Manfredonia che, col passar del tempo, è divenuta un vero e proprio punto di ritrovo per tutti, pescatori e non. E' appassionato di pesca a bolognese ma non disdegna il ledgering e la pesca all'inglese. Avevamo voglia di sperimentare qualcosa di nuovo, fuori dalle classiche dicotomie della spigola, orata e cefalo. Quasi per scherzo ci siamo approcciati in una discussione sulla pesca in superficie e mezzo-fondo e, viste le buone dimensioni di boghe e salpe nello specchio portuale di Manfredonia, armati di coraggio (gli escrementi delle boghe sono terribili e la diarrea delle salpe è micidiale) e macchina fotografica, abbiamo scommesso sull’articolo che seguirà. Il sottoscritto ha sfoderato una tre pezzi da 4,20m mentre Pasquale è andato sul classico, sfidandomi a bolognese. Il risultato? Pesce per tutti per tutti! Mancherà certamente la posa da top ten, col pesce da capogiro. Non è di questo che tratteremo nel nostro pazzo. Si parlerà di un avversario umile, familiare ai garisti di tutta Italia, capace di ribaltare risultati sui più famosi campi gara di Genova, Venezia, Napoli, Bari, Brindisi e Crotone. Si, perchè in gara non si vince con la spigola, nè con l'orata. Lo si fa con la boga, la castagnola, la salpa, l'aguglia e qualche menola!
La boga e la salpa
Pesce presente in tutti i mari della nostra penisola, la boga ha un corpo allungato ed affusolato, con occhi grandi, colori tenui tendenti al bianco e marrone. Le piccole pinne sprigionano una velocità incredibile. Le boghe, infatti, sono abili velociste e scatenano una forza impressionante che si scaglia contro la nostra abilità di pescatori. Le carni sono discrete quando il pesce è fresco, hanno un sapore simile agli sgombri e spesso i ristoranti le cucinano alla brace o propongono fritture miste. Dopo qualche giorno dalla cattura è bene liberarsene, il contenuto dell’intestino va in putrefazione, causando un olezzo terribile. Nella pesca la boga è un jolly da battaglia per le gare al pesce in superficie. Staziona a mezz’acqua in branchi molto fitti, a tiro di canna fissa, bolognese ed inglese. I denti sono abbastanza affilati e riescono a rompere anche un monofilo dello 0,16, pertanto occorre qualche piccolo accorgimento che scopriremo assieme nelle prossime righe. La salpa ha in comune con la boga la velocità nel combattimento ma, a livello di fisionomia, è sensibilmente diversa. Ha un corpo meno slanciato, più tozzo, con la presenza di striature gialle (idem per gli occhi)lungo il dorso. I denti sono micidiali e tranciano di netto uno 0,12 di qualità, quindi bisogna crescere di diametro oppure trovare èscamotage utili per non perdere terminali.
Pesca all’inglese in mare
Nei primi anni ’90 campioni del calibro di Valvassura e Lacerenza hanno importato dalle acque interne questo metodo anglosassone con ottimi risultati, raccontando le esperienze proprio attraverso le riviste. In mare possiamo adoperare attrezzi che vanno dalla classica 3,90 metri ad azione 2/16 grammi fino alle 4,20m da 5-25 grammi. La prima tipologia di inglesi è adatta all'uso delle penne di pavone o le "cannucce" economiche in materiale plastico, dal profilo trasparente. La quattro e venti è una canna più nervosa, dotata di minore elasticità, forte nell'utilizzo di galleggianti bodied (in foto) che raggiungeranno distanze maggiori. Altre lunghezze sono superflue, la boga vive a poca distanza da riva, il cercarla in lontananza spesso è improduttivo perchè coprirebbe zone che non corrispondono al pascolo. I mulinelli per la pesca all'inglese hanno la caratteristica di essere più veloci rispetto a quelli da pesca al colpo con la bolognese, con un recupero fissato solitamente in 6,2:1 pari a circa 80cm di monofilo per giro di manovella. Questo agevola la ripetitività dell'azione di pesca, freneticamente attiva, che non lascia spazio per la noia.
Lenza per la pesca all'inglese
La lenza che vorrei proporvi è un modello nato per le acque dolci, importato in mare da qualche anno, con cui mi trovo davvero bene. E' presente una doppia piombatura che potremmo chiamare attiva e passiva. Per realizzarla è necessario acquistare un blister di pallini inglesi. Partiamo dall'alto per scendere poi verso il basso. Lungo il monofilo madre dello 0,18 inseriamo un nodo di fermo, una perlina ed un galleggiante modello 6+2 per lanciare ad almeno 25/30 metri da noi. Costruiamo un bulk di 5 pallini, poi a quasi tre metri da esso posizioniamo 5 pallini del n°6 che occuperanno, rispettivamente, 50 cm. Concludiamo con una girella tripla ed un terminale di 50 cm dello 0,16 strong. Boghe e salpe hanno denti molto affilati e tagliano il terminale con estrema facilità. Sconsiglio di scendere sotto lo 0,16, non serve andare di fino perchè non si tratta di pesci sospettosi e la sua pesca è drammaticamente meccanica. Tuttavia la differenza tra pescatore e pescatore sta nella quantità di pesce totale, infatti con qualche ora di pesca un esperto può arrivare anche a raggiungere un numero con tre cifre.
Pasturazione
Si tratta di un elemento fondamentale per catturare quante più prede possibili. La pastura ideale per le prede di mezzofondo e superficie è a base di sarda, dagli odori forti, capace di attrarre i pesci nella nostra zona operativa senza saziarli. In commercio ve ne sono di tutti i tipi; noi preferiamo la classica da boga in superficie, dal colore bruno, da mischiare con olio di sarda e glutammato. Per tre ore di pesca ne occorre una quantità di 1,5 kg perché una volta raccolto il pesce sotto la nostra postazione, occorrerà solo rimpinguare la dose con piccole palline di mantenimento. La si prepara, armati di guanti da chirurgo (per evitare le bestemmie della moglie…) in palle grosse quanto un kiwi, certi di avere un risultato compatto e molliccio. Una palla più dura del solito potrebbe scendere troppo in profondità per sciogliersi sul fondo, col risultato negativo di stordire le boghe ormai abituate a cibarsi dei detriti in superficie. Detto questo, si prende la mira e la si lancia. L’arrivo in acqua è segnato da un plof inequivocabile. Poi il suo disgregarsi negli strati superficiali dell’acqua e l’entrata in pesca. Con un lancio tra gli scogli possiamo vedere l'efficacia della pastura e la sua capacità di sciogliersi entro i 2,5/3 metri di profondità.
Le esche
Anni fa ho assistito ad una gara al porto di Bari dove le boghe seguivano ritmi di 1 pesce al minuto. La meccanica era davvero incredibile ed il vincitore ne beccò quasi 180, con un ritmo impressionante come una macchina da guerra. Frugando tra le esche dei campioni notai la presenza del coreano tagliato in piccoli pezzi, facili da innescare e del gambero (gli scampi). Il verme coreano (in foto) è universale, funziona in tutte le condizioni ed assicura un buon compromesso tra costo ed efficacia. Nelle fasi frenetiche, quando le boghe impazziscono ed aggrediscono famelicamente anche un chewingum, il verme rende bene perchè è rigido e nelle fasi di slamatura può anche fuoriuscire dall'amo e restare intrappolato sul terminale. Gli scampi costano un po' più del coreano, tuttavia hanno il colore bianco, un deterrente assolutamente efficace in acque limpide. Chi non dovesse trovarli freschi, può certamente acquistare il gambero congelato che ha minor potere attirante, però è di facile conservazione e reperibilità in commercio.
Gara in velocità
Pasquale mi ha definito un vero e proprio mostro della tre pezzi. Lo ringrazio del complimento, ne sono lusingato alquanto. In poco tempo ho totalizzato diverse catture, fotografate con difficoltà (spesso svuotavano il contenuto dell'intestino mentre ero in posa...) e rimesse in acqua. Di nostro possiamo asserire che il confronto tra bolognese e inglese ha visto la vittoria di Albione, più chirurgica e con movimenti ridotti all'osso. Vediamo un po' cos'è successo, passo per passo. Ai primi lanci si avverte una netta parità, le boghe mangiano senza apparente differenza. L'unico punto debole della bolognese sta nel tempo impiegato per ogni recupero. Pasquale è un ottimo pescatore, gestisce a tiro di sette metri una serie di pesci che richiedono quasi 30/40 secondi di combattimento per l'azione medio-rigida della canna. Credo che mi stia andando bene, ad ogni pesce recupero un po' di velocità grazie al recupero più veloce del mio mulinello e la rigidità della tre pezzi. Il galleggiante spiomba (foto in alto), lo noto dall'asta di colore nero che esce fuor d'acqua anzichè immergersi completamente. Ciò delinea un'aggressività sintomatica della boga, quasi che attacchi il coreano in discesa, partendo verso l'alto. Mentre tiro boghe e salpette c'è poi Francesco, un altro discepolo del Pescanet Team che in superficie becca un simpatico cefalo, un pesce sorprendente, interessato anche al verme. Si continua di boghe, tutte sui 50 grammi circa, da porzione per la zuppa. Un segno di vitalità arriva con la salpa, fotografata in extremis prima della scarica intestinale che sancisce una doccia marina dal colore verdastro. La sfida si sposta a Bisceglie, dove in una mattinata di inizio autunno, il sottoscritto e Mauro catturano due salpe di taglia discreta, capaci di mettere in difficoltà le tre pezzi con poderose fughe verso il largo. Il metodo funziona ovunque e spetta a voi applicarlo con successo per vivere una pescata diversa dal solito copione di bolognese e bigattino in attesa di qualche regina che non passerà mai. Il vero pescatore è colui che apre i propri orizzonti e sa pescare tutto: dall'over size di "7 chili e mezzo" alla boghetta di 10 centimetri.