Carassi all'inglese

La pesca in acque interne ha il suo fascino. Spesso è bistrattata, in molti la criticano per via dei pesci spesso non commestibili (non sempre vero), per la facilità con cui abboccano, per il pagamento obbligatorio della licenza di tipo B. Quando mi capita di parlare delle imprese eroiche del Pescanet Team ( trote a -4°C gradi o la tornata di 550 km in un giorno per pescare carpe al Pertusillo) sono in tanti a chiedersi cosa ci spinge nel continuare un’attività quasi sconosciuta. In Puglia la pesca nelle acque dolci è riservata ad un pubblico di nicchia che sa apprezzare lo splendore della natura, infatti spesso siamo immersi nel verde, tra canneti e prati sommersi dalle acque con un panorama fatto di pinete e distese di grano non ancora maturo. Sono veramente in pochi a voler spingere l’acceleratore e macinare 150/200 km per lasciare il mare e incontrare il lago. Il numero si fa ancora esiguo per ciò che concerne gli appassionati che preferiscono il muco di un carassio alla lunaticità della spigola. Noi siamo tra questi e non ci curiamo di coloro che definiscono “stupida” la preferenza di un carassio ad un qualunque pesce di mare. Vi spiegherò nel dettaglio un classico della pesca in acque dolci, partendo da canna e mulinello, passando per galleggianti e pasture, approdando alla tecnica tipicamente da gara. Poi, detto fra noi, ho sempre amato lo style un po' British e tutto ciò che proviene dalla Gran Bretagna mi appassiona particolarmente perchè si discosta dai soliti canoni italiani.


Carassi e pesca all'inglese: parliamone!

Il carassio è il tipico pesce da pesca all’inglese. Popola le nostre acque da diversi secoli e in Puglia l’abbiamo conosciuto lungo le rive dell’Ofanto, Locone, Basentello, Occhito e tutti gli itinerari proposti sul portale. E’ un pesce alloctono appartenente alla famiglia dei ciprinidi, proveniente dall’europa centrale e le regioni asiatiche. E’ stato immesso per ornamento e gare di pesca per poi svilupparsi in zone dove non è semplice adattarsi per la sua capacità di sopravvivenza ad ossigeno ridotto. Spesso si incrocia con le carpe, dando vita a veri e propri “carassi carpati”, con un corpo allungato dal colorito giallastro, talvolta biancastro. Non ha barbigli a differenza della carpa e può assume la classica tinta arancione, conosciuta da tutti noi come “pesce rosso”.

I carassi dei laghi pugliesi

Dalle nostre parti, il carassio raggiunge anche il chilo di peso e più di 30 cm di lunghezza ma la taglia media si attesta sui 20/30 cm, con un peso variabile tra i 300 grammi ed il mezzo chilo. Il carassio è solito radunarsi in branco specie durante la frega, ha un carattere socievole. La pesca all’inglese è la tecnica più adatta per pescarli a distanza, con un margine assoluto di velocità e ripetitività tipico delle competizioni. Questa può avvenire sia a 20/30 metri quando la mangianza è a distanza ridotta, alla metà dei due lati del corso d’acqua, oppure sulla sponda opposta. Solo con l’utilizzo del galleggiante piombato saremo capaci di raggiungere molteplici distanze e approfitteremo della sua sensibilità per avvertire le tocche (o le spiombate) degli astuti carassi.


Canna, mulinello e filo affondante

Per pescare occorre una canna. Per lanciare serve un mulinello. Sul mulinello dobbiamo caricare un filo. Elementare, vero? L’ English Style va praticato con canne in tre pezzi da 3,90 / 4,20 e 4,50 metri (13, 14 e 15 piedi). Ci sono anche modelli da 3,60 metri per la pesca in carpodromo, le famose Fisheries inglesi, e le lunghe 4,80 metri nate perlopiù ad uso marino o da campi gara estremi come i laghi di Mantova, dove occorre imprimere una certa potenza nel lancio utilizzando l’effetto “leva” del fusto. Non mi piace l’uso delle telescopiche, le ritengo una cozzaglia di concetti tra la trota-lago e la tre pezzi, perché assomigliano più a bolognesi corte con tanti anelli e sughero spiattellato sul manico. Preferisco seguire il purismo anglosassone cercando nei Pescanet Shop convenzionati modelli da 3,90 m per le corte distanze e pesi limitati (20/30 metri – galleggiante fino a 6 gr), le 4,20 m per medie distanze e pesi intermedi (30/50 metri e galleggianti fino a 15 gr), le 4,50 m per la lontananza e pesi superiori (oltre 50 metri e galleggianti da 20/25 gr). Il mulinello da pesca all’inglese deve possedere tre proprietà: potente, veloce e con poca riserva di filo. Potente perché deve gestire carichi diversi tra recupero del galleggiante e preda, quindi il taglia 3000 diventa uno standard irrinunciabile. Il recupero ripetitivo di galleggianti e prede deve avvenire ad alta velocità, con un rapporto per giro di manovella pari ad almeno 60/70 cm. Lo standard è il 6:2.1 ma la Mitchell, anni fa, è riuscita a produrre il mitico SHS Top Match con rapporto 7:2.1. Il monofilo da caricare sul mulinello avrà la particolarità di affondare in acqua, al fine di evitare l’influsso del vento sulla lenza. Consigliamo modelli specifici come il Dual Band di Smart, il Colmic Race o i Tubertini Sinking da pesca all’inglese. Per farlo affondare dopo il lancio, immergeremo la cima della canna in acqua, effettuando un piccolo recupero della lenza.


Galleggianti e pasturazione

Billy Lane inventò la pesca all’inglese alla fine degli anni ’60. Da allora, lo stile British si è espanso in tutta Europa. In Italia abbiamo avuto l’affermazione della pesca all’inglese vent'anni più tardi. Sembrava quasi una moda, tutti con la tre pezzi alla ricerca del pesce; poi, vuoi per questioni legate al marketing aziendale, vuoi per logiche competitive tra agonisti, le tre pezzi sono un po’ calate nelle vendite per dare spazio alle roubaisienne, ma questa è un’altra storia. L’icona principale dell’English Style resta il galleggiante in penna di pavone, con due forma caratteristiche: straight e bodied. Lo Straight è la classica penna di pavone (peacock) mentre il bodied ha un bulbo sottostante con piombini a vite intercambiabili, corpo che si dilata verso uno stelo molto sottile, fischione o starlight per la pesca in notturna. In commercio troviamo modelli Bodied che vanno da 1 grammo fino a 30/40 grammi e vanno scelti in base alle distanze da compensare. Essi reggono una piombatura attiva sulla lenza di +1, +2 e +4 grammi. Il +1 e +2 grammi è ideale per le condizioni di poca corrente e fondali fino a 6/7 metri mentre su alte profondità consigliamo di utilizzare i +4 grammi, per una maggiore stabilità della lenza. Detto ciò, passiamo alla pasturazione. Diversamente dalla pesca in mare, dove la spigola la si corteggia con la fiondata di bigattini, per l’acqua dolce c’è da imparare a pasturare con sfarinati specifici, in vendita dai Pescanet Shop. La confezione da chilo è sufficiente per 2/3 ore di pesca. Verseremo la pastura in una bacinella e aggiungeremo acqua a piccole dosi fino ad ottenere palline friabili, non troppo compresse. Tra i prodotti testati negli anni consiglio la Tubertini Fondo Big o la Carassio Special o la Antiche Pasture da Carpa e Carassio. In caso di irreperibilità di prodotto, scegliete pure le pasture di colore giallo, da farcire con un dosaggio minimo di pastoncino giallo (100 gr), torteaux di mais (100 gr) e di touche (50 gr). Otterrete lo stesso risultato di altre farine specifiche. Possiamo lanciare le palle di pastura a mano quando le distanze sono minime (è raro però talvolta il pesce si concentra a 10/15 metri da noi), facendo attenzione a non disperdere la pastura in più punti. Impugneremo la fionda quando i lanci più potenti si faranno necessari, superando la barriera dei 25/30 metri. Per evitare di sparare la palla di pastura in più punti, consiglio di prendere un punto di riferimento fisso lungo la visuale. Può trattarsi di un albero, un’auto sulla sponda opposta, un manufatto. Cercheremo di lanciare idealmente sempre verso quel soggetto, sicuri di non sbagliare traiettoria. Provate, funziona!


La lenza per i carassi

La teoria ha sempre necessità di un riscontro pratico. La didascalia, che spiega nel dettaglio come costruire la lenza per il carassio, rende concreta la geometria da impiegare nella pesca all’inglese. Supponiamo di lavorare su fondali fino a 5 metri, condizione molto comune in Puglia e dintorni sia in primavera, sia in autunno. In bobina monteremo il monofilo affondante dello 0,14/0,16 con un possibile shock leader dello 0,24 ( solo per galleggianti oltre i 10/15 grammi). Successivamente faremo passare uno stopper in cotone ottenuto con il nodo di fermo, una perlina, un carrellino per galleggianti della stonfo sul quale monteremo il bodied 6+2. Possiamo anche caricare un 10+2 o un 20+2, il resto non cambia. Componiamo un bulk con tre pallini raggruppati BB ( 3 x 0,40 gr quindi 1,20 gr di bulk). A distanza di 150 cm stringiamo un primo pallino del n°3 inglese (0,25 gr), poi a 20 cm un secondo n°3 e ancora a 20cm un terzo n°3. Concludiamo con girella tripla ed un terminale dello 0,12/0,10 da 25 a40 cm armato con amo n° 12 a gambo corto. Il totale sulla lenza è di 1,95 grammi, perfetto per tarare i galleggianti che reggono 2 grammi.


Esche: bigattino, mais e lombrico

I carassi non sono predatori, si nutrono di ciò che la natura offre nell’ambiente acquatico. Li insidieremo con il classico bigattino a bandiera innescato su un amo a gambo, con due chicchi di mais oppure con il lombrico a penzoloni. Il primo innesco è tipico in presenza di carassi spensierati, che si lanciano senza avidità all’esca ben presentata. Possono essere aggressivi, al punto da partire quasi come treni in corsa, o restare immobili nuotando verso l’alto, spiombando il galleggiante. Il chicco di mais può riservare la sorpresa della carpa che, incuriosita dal banchetto dei carassi, abbocca su due chicchi ben presentati. Il lombrico può essere innescato su ami a gambo lungo sia singolo che in abbinamento con il mais o due bigattini. La sua efficacia è indiscussa durante il tardo autunno e l’inverno, per via del raffreddamento pronunciato delle acque che obbliga il carassio a cibarsi di qualcosa di più “sostanzioso”. Ricordiamoci di farcire la pastura con le esche utilizzate! Otterremo più catture ed un’assoluta continuità in pesca.


Conclusioni

Avete visto? Una pesca “stupida” richiede la descrizione di tanti concetti: canna, mulinello, filo affondante, galleggianti bodied, pasturazione, pallini inglesi… Non si può giudicare una tecnica senza conoscerla, senza provare le emozioni che può generare nel cuore del pescatore. Con l’articolo odierno ho cercato di trattare il carassio come un nobile lord inglese, sir. Carassius Carassius sviscerando con dovizia di particolari ogni minimo accorgimento tecnico. Spetterà a voi mettere in pratica gli insegnamenti, ricordandovi che la pesca all’inglese è più di una tecnica, ma uno stile di vita!

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

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