Trota lago a galleggiante con la penna

L’articolo odierno nasce in seguito all’esperienza riscontrata presso il simpatico Lago La Megattera a Biccari, novità per la pesca a trota lago nella Daunia meridionale a pochi chilometri da Foggia. Chi ci segue da tempo ricorderà l’evento del 19 febbraio dedicato alla pesca a trota lago organizzato presso l’impianto sportivo. Durante la competizione tra amici sono nati alcuni spunti di riflessione a causa dell’abitudine standardizzata delle trote nel mangiare ferme, quasi immobili sul fondo, a tiro di penna e galleggiante. In tanti hanno programmato la pescata a recupero, con vetrino e piombino, conducendo un primo turno assolutamente fallimentare. Nel secondo turno, dopo lo spostamento, in massa hanno pescato a galleggiante, recuperando il deficit di catture e portando a casa minimo 3 o 4 pezzi.


Perché le trote sono apatiche?

Il problema della trota lago in Puglia e Basilicata è proprio nella cattiva informazione che arriva all’utente finale. Nel mondo di internet abbiamo tutti dei modelli, chi più e chi meno. I campioni parlano spesso di tecniche di recupero con la tremarella e lo striscio, dimenticando (forse volontariamente) che la pesca alla trota è anche a galleggiante. Nel nord e nel centro Italia gli spazi lacustri sono decisamente più ampi dei “60 x 30 metri” della nostra regione, l’acqua è molto più ossigenata viste le disponibilità idriche pressoché infinite. Il pesce subisce un ricambio continuo, anche durante la settimana, ed ha più probabilità di ambientarsi nel lago artificiale, per sviluppare un istinto predatorio. Queste condizioni favoriscono un’aggressività delle trote che vanno pescate a recupero con la tecnica della tremarella, con piombini, vetrini, maracas e bombarde. Qui da noi i laghetti sono più piccoli, il livello di ossigenazione è minore perché si alimentano da rogge o piccoli fiumiciattoli di campagna, la profondità è ridotta e gli spazi sono davvero minimi. Ci sono delle variabili che influenzano l’appetito dei pesci ovvero il numero dei pescatori, la taglia (anche quelle di 150 grammi da gara soffrono l’apaticità), il rumore che si sviluppa durante una pescata e le condizioni meteo-climatiche dei mesi più freddi (gennaio e febbraio) o primaverili come maggio-aprile. Nel calderone ci abbiamo messo tutto o forse manca qualcosa.


Trote a galleggiante

Giudicare un laghetto per la sua pescosità è sbagliato. Se torniamo a casa con un cappotto non vuol dire che pesci non ce ne siano o che non abbiano appetito. Additare le responsabilità al gestore è troppo facile quindi proponiamo un esame di coscienza. E se fosse colpa nostra? Se sbagliassimo sistema? Se provassimo a galleggiante anziché a piombino e tremarella? La soluzione è a due passi da noi, ma l’ottusità mentale ci porta a non voler affrontare il problema cercando elementi esterni da utilizzare come alibi. La trota a galleggiante con la penna o il galleggiantino (chiamato anche “tappo”) nasce per combattere quelle prede immobili sul fondo che, dopo la semina, diventano stanziali e si stabiliscono in determinati punti del lago. Reagiscono alle stimolazioni della camola recuperata in velocità mostrando un’ assoluta indifferenza, mentre cambiano atteggiamento quando l’esca è ferma e si muove con leggeri balzelli. E’ proprio qui che dobbiamo puntare, come se dovessimo pescarle a bolognese innescando una camola al posto del bigattino. L’azione di pesca è veramente semplice, alla portata anche dei dilettanti domenicali. Occorre innanzitutto sondare la profondità del lago e pescare a meno di 20 cm dal fondo. Poi bisogna lanciare e recuperare con la massima lentezza, alternando pause a piccoli movimenti laterali della cima.


Lenza con torpille o coroncina

Gli schemi di lenza per pescare le trote col galleggiante sono due, impiegati con l'ausilio di una bolognese di 5 metri ed un piccolo mulinello taglia 1000/1500. Il primo è davvero semplicistico, con una penna da 4/5 grammi da infilare nella lenza attraverso i gommini che si fissano nelle estremità. Poi si prosegue con una torpille da 4/5 grammi, girella ed un terminale tra i 30 e 50 centimetri dello 0,12/0,14 con un amo del n° 10/12 Gamakatsu LS705N o similare. Chi vuole un movimento più sinuoso della montatura potrà impostare una corona da 4/5 grammi con 10/15 pallini in 20/25 centimetri di lenza. L’innesco della camola singolo va per la maggiore anche con possibili alternative di pastelle multicolor della Berkley o le uova di salmone.


Conclusioni

Sappiamo benissimo che la tremarella e lo striscio sono fonte di emozione continua nella pesca alla trota mentre il galleggiantino annoia e a tratti è anche deprimente. Non è il massimo della vita tirar su trote e trotelle con la bolognese, nata per cavedani o spigole. Però ricordiamoci che in gara conta l'effettivo numero di pesci (1000 punti a trota + 1 punto a grammo) nel cestello e poco importa che la cattura sia a recupero o a galleggiante... Non credete?

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

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