Tecnicismi invernali per spigole e cefali

In inverno inoltrato, tra gennaio e marzo, complici le prime imponenti mareggiate, le acque si fanno sempre più limpide e terse, allontanando la minutaglia che durante l'estate aveva affollato le rive. Incominciano ad affacciarsi esemplari di buona taglia che, col passar del tempo, hanno acuito la loro astuzia. Immaginiamo di trovarci in un weekend di fine autunno nei primi anni '90. Per insidiare qualcuno dei suddetti pesci, non erano necessarie le attrezzature di grande precisione che si utilizzano al giorno d'oggi: bastava una semplice bolognese di 5/6 metri, una lenza dello 0,18, un galleggiante a forma sferica di 3-4 grammi, ed una spallinata a completare l'opera. I terminali, a chiusura della geometria di questa lenza, erano grossolani, dello 0,16, con un bell'amo n°8. Le esche preferite si alternavano tra il verme e la pastella. Il primo, coreano o "nostrano", indicato per la pesca a fondo di spigole, orate, saraghi, triglie; la seconda per il cefalo ed i pesci che vivevano a mezz'acqua. Il bigattino era pressochè sconosciuto, in quanto la distribuzione, almeno nel meridione, era poco diffusa e rintracciarlo, a volte, diventava un'impresa. L'incremento della pressione piscatoria lungo i litorali della penisola, conseguentemente all'aumento dell'inquinamento dei nostri mari, ha portato ad una rarefazione delle catture, quindi quelle poche che si vedono quotidianamente sono frutto di accorgimenti tecnici di ricerca.


Pesci molto difficili

A volte capita di confrontarsi con pinnuti che sembrano aver frequentato i corsi di sopravvivenza con i boy scout. La loro diffidenza li porta ad essere scettici di fronte anche alla più appetibile e succulenta delle esche. Prenderli per la gola è oltremodo complesso, l'unica soluzione per far cadere in tentazione questi intenditori e buongustai potrebbe essere l'intercessione di un qualche santo! Sovente, le ragioni di una pesca infruttuosa sono da ricercarsi nella costituzione della lenza: eccessivamente morbida, sbilanciata, rigida, ecc. Questa, oltre alla resistenza all'affondamento esercitata dal galleggiante, si oppone anche al trascinamento grazie alla piombatura che la compone. Se il peso dei piombini è elevato, può accadere che il pesce avverta una resistenza dell'esca piuttosto innaturale e rilasci il boccone anzichè ingoiarlo. Per risolvere questo tedioso problema esistono diverse strategie: la più comune vuole il frazionamento della piombatura in maniera crescente dal basso verso l'alto, anzichè concentrarla in un unico punto.

Lenze e montature per la pesca in mare

Un'altra soluzione, meno comune, ma altrettanto efficace, trova la sua spiegazione nell'idrodinamicità dei vari componenti della piombatura. Questo obiettivo si raggiunge con l'alternanza di zavorre di forma diversa (torpille e piombini, mignonette e pallini) che rispettino la taratura esatta del galleggiante. Il vantaggio che si trae dalla prima opzione è quello avere una serie di resistenze in ordine crescente sul trave, che non insospettiscano nemmeno i pesci più smaliziati. Il punto di forza della seconda alternativa sta nella piombatura eseguita con diverse tipologie di zavorre, che oppongano maggiore o minore resistenza all'acqua a seconda della loro forma. Fermo restando la pari efficacia di entrambe queste soluzioni, è consigliabile adoperarle alternativamente durante l'azione di pesca per capire qual è la più confacente ai pesci che stiamo tentando di catturare. Questo per quanto concerne le prede piuttosto diffidenti come i muggini, le spigole e le orate. Pescando a mezz'acqua, o quasi sul fondo, pesci come occhiate, salpe e boghe, che attaccano le esche di colpo, quanto detto perde di importanza.


Come pescare a mezz'acqua la spigola, l'occhiata, il sarago e l'orata

Solitamente, per la pesca di questi esemplari il luogo più indicato è la scogliera dopo una forte mareggiata. Questo momento clou prende il nome di scaduta. Il moto ondoso diminuisce, il vento cala, e nell'acqua i detriti portati in sospensione iniziano a depositarsi sul fondo. Vi è anche un'enorme disponibilità di cibo ed i pesci sono in caccia. Si adopera una canna bolognese dai 6 agli 8 metri, in carbonio alto modulo, armata di mulinelli taglia 2000/2500 contenenti in bobina almeno 150 metri dello 0,16. Sulla lenza è applicato un galleggiante da 3 grammi, a forma di goccia o sfera, al di sotto del quale vi è una montatura che contempla una torpille che tara perfettamente la portata del segnalatore. Infine, un amo n° 12 a gambo lungo, possibilmente tondo, per l'innesco del gamberetto vivo o del verme coreano, oppure un n° 16, a gambo medio, per il ciuffo di bigattini.


Come pescare il cefalo

Con i primi freddi dei mesi sopra citati, piuttosto che la scogliera in mare aperto, esposta a venti gelidi, è consigliabile rifugiarsi nelle più placide acque portuali. Qui, la temperatura dell'acqua è sempre più elevata rispetto a quella del mare aperto e la buona disponibilità di cibo presente in porto costituisce l'habitat più congeniale per numerose specie. A seconda della zona di pesca, la forma del galleggiante e la relativa montatura, possono cambiare. Quando si decide di insidiare il cefalo, sia in porto che in canale, l'attrezzo ideale è una lunga canna fissa, dai 7 ai 9 metri, con una lenza composta da uno spezzone, lungo quasi tutta la canna, dello 0,12/0,14. Il galleggiante preferenziale per un pesce come il muggine, che tende a piluccare l'esca prima di ingoiarla, è di forma affusolata, di circa 1 grammo, con una sottile asta multicolor. Il resto della montatura può essere composto o da una zavorra singola (torpille secca) oppure una piccola spallinata in uno spazio di 15 centimetri. Il finale si articola in due braccioli di diversa lunghezza, tra i 30 ed i 50 centimetri completato da ami del 16 a gambo lungo di forma rotondeggiante ideali per il pane o la pastella.

È tutto, le lenze sono servite. Adesso non vi resta altro che mettere in moto la creatività, andare a pesca e scegliere le prede da insidiare. Buon divertimento!

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

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