Pesca a ledgering in mare

E' opinione diffusa che il ledgering in mare sia una pesca statica, obsoleta, paragonabile alla pesca a fondo in porto. La differenza apparente con quest'ultima riguarda l'esca: nella tecnica anglosassone l'esca principe è il bigattino, a fondo regna incontrastato il verme di Rimini. Una tecnica di pesca più "light", con il pasturatore al posto del piombo, che consiste nel lanciare ed aspettare, poi, un pesce di passaggio che cada in inganno, magari richiamato dalla pasturazione. Questa è un po' l'idea dominante, negli ultimi anni, in provincia di Bari ed in Puglia. Una regione, quella dove sono nato e cresciuto fino a 30 anni, che ha visto nascere la mania del ledgering nel 1997.


L'avvento del Ledgering (o feeder fishing in mare) in Puglia

Negli anni '90, ancora ragazzino, passavo l'estate a pesca. Ricordo, un giorno, di aver visto dei pescatori dall'inflessione partenopea nel porto di Molfetta, la mia città d'origine. Adottavano una tecnica per me ignota, la chiamavano "il pasturatore". Cercai di capire cosa fosse questo piccolo aggeggio di colore nero, a forma di spugna, all'interno del quale passava un piccolo rinforzo e poi vi era un piombo. Rimasi incuriosito dal suo funzionamento. Occorreva poggiarlo due/tre minuti all'interno di una maggibox contenente bigattini, poi, una volta colmo di larve, lo si doveva lanciare. In pochi minuti questa spugna magica avrebbe liberato tutto il suo contenuto. Le catture erano di tutto rispetto, si trattava di bellissime spigole, occhiate ed orate. Erano gli albori del ledgering. L'anno successivo, il 1998, la svolta. La mania del ledgering oserei dire. Quasi tutti i pescatori che frequentavano i porti di Puglia tentavano la fortuna col feeder in mare. Decisi di provarci anch'io e l'impatto fu devastante: otto occhiate per quasi un chilo e passa di peso. Da allora è stato amore a prima vista, un sentimento che mi ha portato a costituire nel 2009 la prima sezione LBF del meridione, la LBFBari.

L'evoluzione delle attrezzature

Il concetto basilare del ledgering o feeder fishing in mare, almeno per quanto concerne il suo sviluppo in una regione costiera come quella pugliese, è il seguente: si tratta di una lenza con un piombo pasturatore passante, che poi ha al termine un amo e lavora posizionata sul fondo. Da ciò, ovviamente, deriva il termine "ledgering" che equivale a "pescare con la lenza che stazione sul fondo". Purtroppo, l'affermazione di questo metodo non ha portato ad una corretta conoscenza delle attrezzature più idonee per praticarlo. Sovente, infatti, si nota gente che utilizza canne da fondo di quattro metri, senza manico in sughero, telescopiche, con struttura vera e propria del "Beach Ledgering", il fratello minore del surf-casting. Spesso è anche assente il concetto del pasturatore a discapito del piombino scorrevole fermato dalla girella. Ahimè, questi pescatori spesso pensano di pescare a ledgering, confondendo la nostra meravigliosa tecnica con una versione più blanda della pesca a fondo. Un po' di ordine lo hanno dato nel corso degli anni i garisti o gli appassionati, che frequentano anche le acque interne. I moli si son riempiti di canne col manico in sughero, eleganti e funzionali, in tre pezzi, con cime colorate, mulinelli di taglia media e, finalmente, pasturatori sulla lenza. Questa giusta tendenza è andata avanti fino al 2005-2006, poi con l'avvento delle telescopiche rinforzate di quattro metri, sempre con manico in sughero, gli appassionati hanno sembrato preferire una soluzione ibrida: acquistare la canna, togliere la cimetta originale ed inserirne una a baionetta molto sensibile. In teoria questo cambiamento è fattibile, ma in realtà si vanno a modificare giochi di trazione sui grezzi che portano, in alcuni casi, ad azioni snaturate delle canne durante la fase di recupero, dati i fusti particolarmente rigidi perchè in carbonio rinforzato. Riguardo ai mulinelli, il discorso è rimasto lo stesso per anni. L' universale taglia 2500. Un mulinello discretamente piccolo, con ottima riserva dello 0,16/0,18, ideale per bilanciare canne di circa quattro metri. I diametri più comuni, sono quelli menzionati e non è necessario utilizzare lo shock leader perchè i pasturatori che i pescasportivi pugliesi sono soliti utilizzare vanno un po' sotto la dimensione standard delle acque interne. Poichè si pesca spesso in placidi porti con acque sempre ferme o leggermente velate, la soluzione migliore è duplice: "block end feeders" a forma circolare (col piombo finale o una piccola striscia laterale) e rettangolare (con piastrina di piombo sul dorso), con i fori chiusi da un avvolgimento di nastro adesivo, dal peso tra i 10 ed i 30 grammi. Piace, quindi, pescare leggero, ed avvertire le piccole tocche su cime sensibilissime.


I Pasturatori

L'accessorio più caratteristico di questa tecnica anglosassone è il feeder. In commercio ce ne sono di diversi tipi, grammature, forme, adatti per ogni esigenza. Il compito è quello di rilasciare i bigattini (o la pastura) contenuta al suo interno nei pressi dell'amo. I pesci, pertanto, attratti da questa nuvoletta di cibo, saranno più propensi ad abboccare. Una regola fondamentale per applicare correttamente questa tecnica è lanciare sempre nello stesso punto, per evitare di disperdere la preziosa pasturazione e per far sostare i pesci in un'area quanto più delimitata possibile. Tra i pasturatori più utilizzati in mare, ed anche in Puglia, ne annoveriamo due tipi. Il primo, a saponetta, il secondo a forma cilindrica.


Saponetta

Si tratta di uno dei più classici pasturatori disponibili in commercio, costruito in numerosi colori, dal beige al giallo, al verde. E' dotato di una piccola sezione di piombo, solitamente tra i 10 ed i 30 grammi, ed ha numerosi buchi che permettono la fuoriuscita delle esche. Assume in pesca un assetto obliquo e permette una fuoriscita dei bigattini in maniera naturale. E' l'ideale per la pesca in acque con correnti medio-leggere, possiede una maggiore stabilità sul fondo a causa della sua forma che ben si adatta alle caratteristiche di ogni fondale. Per limitare la fuoriuscita dei bigattini da tale pasturatore è possibile aprire e chiudere una piccola fessura con una delicata pressione su un tasto centrale. Quindi, premendo verso l'alto si velocizza la fuoriuscita delle larve (i fori son tutti aperti) viceversa verso il basso si agisce in maniera contraria (i fori risulteranno chiusi).


Forma cilindrica

Il pasturatore standard, il più usato per le acque lente o ferme. Dotato di un tappo richiudibile per l'immissione delle esche, anch'esso ha una piccola lastra di piombo (solitamente dai 5 ai 15 grammi) e vanta numerosi fori. Ha lo svantaggio di rotolare sul fondo quando vi è una corrente sostenuta, quindi deve essere utilizzato in condizioni di mare calmo. Per limitare la fuoriuscita delle esche vi è metodo del nastro adesivo. Con un po' di carta gommata andremo a chiudere le diverse fessure a nostro piacimento, limitando o aumentando il flusso di dispersione in acqua.


La Lenza

Circa le lenze e montature da ledgering vi sono diverse correnti di pensiero. Quelle complesse e quelle semplici, magari adatte ad un pubblico alle prime armi. E' proprio su una di queste che ci concentreremo, in quanto risulta essere sensibile, funzionale e, soprattutto, pescosa. E' forse la lenza da ledgering più usata in mare essendo di veloce costruzione e si avvale di un piccolo accessorio in plastica, chiamato anti-tangle. La si può costruire partendo dal monofilo madre, applicandovi poi una girella ed un terminale. Vediamo nel dettaglio il tutto.

1) Prendiamo il filo contenuto nel mulinello e passiamolo attraverso l'anti-tangle. Ricordiamo che la sezione più corta deve essere disposta verso l'altro, mentre quella più lunga verso il basso.
2) fermiamo l'anti-tangle con una piccola perlina ed applichiamo alla lenza madre un girella senza moschettone.
3) Colleghiamo il terminale, di 40/50 centimetri, al moschettone. Tagliamo il filo in eccesso e montiamo il pasturatore da noi scelto.

La lenza è pronta per essere utilizzata. A fronte di travi dello 0,14/0,18, i più comuni quando si pesca in mare, i terminali variano dallo 0,12 allo 0,16, in relazione al peso del pasturatore, alla condizione delle acque ed, ovviamente, alla taglia dei pesci che andremo ad insidiare.


L'azione di pesca: come pescare a feeder?

Pescare in porto o dalla scogliera, con una canna da ledgering, è emozionante. Innanzitutto sembra di traslare per un attimo le postazioni dulciacquicole in un ambiente nuovo, poi le prede che potranno costituire l'oggetto dei nostri carnieri sono di tutto rispetto: spigole, orate, cefali ed occhiate. E' necessario dotarsi di un piccolo tripode di dimensioni medie, evitando quelli troppo pronunciati utilizzati per il surf casting. Tale oggetto si rende utile in quanto la nostra pesca avviene sempre in una posizione sopraelevata e le lenze devono rimanere in perfetta tensione per poter segnalare anche le più timide abboccate. Poichè gli spazi sono maggiori rispetto a quelli del fiume o delle acque interne, e le mangiate più rarefatte, spesso si pesca con due canne, sia di giorno che di notte. Esse vanno orientate con un'angolazione superiore ai novanta gradi rispetto all'acqua, così da tenere sollevata una buona porzione di filo, evitando che essa si incagli tra gli scogli. E' anche buona norma quella di posizionare gli attrezzi lateralmente rispetto alla direzione della corrente.


Conclusione

Abbiamo visto come una tecnica nata in Inghilterra, importata poi in Italia per le acque interne, possa essere applicata con successo anche in mare. Il suo punto di forza sta nella perfetta presentazione sul fondo dell'esca, strato marino frequentato dai pesci di buona mole, in diverse condizioni di fondale, sia esso di tipo melmoso, sabbioso, fangoso o roccioso. L'unico inconveniente è dovuto alla presenza di possibili incagli nei porti e dalle scogliere, ma l'efficacia del ledgering riuscirà a farvi dimenticare questo piccolo punto di debolezza.

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

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