Caro fiume Ofanto...

Conobbi il fiume Ofanto nel 2001. Iniziai ad affrontarti seriamente nel 2006. Era l'unico vero fiume di Puglia assieme a tuo fratello, il Fortore. Mossi i primi passi con la tecnica della passata, che mi affascinava tantissimo e permetteva un contatto con l'acqua senza precedenti. Poi subentrò la pesca a fondo, per le opportunità che mi garantivi, infatti catturavo grossi carassi e carpe di buona dimensione. Ebbi modo di conoscere il tuo tratto finale, soprannominato da tutti "La Fiumara". Ti studiai a fondo e nacque un rapporto molto intimo, qualcosa di speciale tra me e Te. Quasi ogni domenica, da marzo a maggio, ci vedevamo a pesca. Preferivo restare solo con Te e chiedevo ai miei amici di porsi comunque a distanza. Ti fotografavo, ti osservavo e ascoltavo i tuoi suoni, i tuoi rumori. Decifravo silenziosamente il tuo carattere amichevole, sempre pronto ad accogliermi ogni volta che lo desiderassi. Mi ripagavi degli sforzi con carnieri di buon livello finchè, poi, arrivata l'estate, mi obbligavi a salutarti perchè il caldo, gli insetti e le zanzare erano davvero insopportabili.

 

Col passar del tempo, l'anno successivo, decisi di scoprire di più della tua personalità. Grazie a Google Maps, registrai le coordinate del "Ponte Romano" a Canosa di Puglia e venni a farti visita in un angolo nascosto, che aveva nel cuore qualcosa di magico. Il tuo carattere cambiò nettamente: da essere lento e pacifico, mostrasti la tua vena più torrentizia, con le acque che correvano velocemente e imponevano un approccio differente dal tratto finale. Non solo... Il Ponte Romano era parte di Te, perchè rappresentava un manufatto che ti appartiene da più di 2000 anni. Mi sono presentato in punta di piedi e mi hai accolto nuovamente nella tua magione, arricchendo la mia personalità e aprendo il mio cuore ad esperienze straordinarie. Non c'era solo la pesca nel rapporto tra me e Te: vi erano momenti in cui i miei pensieri, le mie confidenze, le mie paure e chissà cos'altro, si mescolavano al corso delle tue acque. Eri così parte di me che ti ho esplorato in ogni angolo: sono passato dal famigerato "Ponte delle Puttane" a Cerignola, incurante del malaffare che si consumava lungo le tue sponde, rischiando pure il furto della Nissan Almera; mi sono spinto in Basilicata, verso l'agro di Melfi, dove Orazio ti decantava come "Aufidus", unico rimedio per la "situculosa apulia"; sono arrivato a farti visita al ponte di Rocchetta Sant'Antonio, luogo in cui ho provato la pace dei sensi, a contatto con barbi e cavedani. Non avevo mai amato intensamente qualcosa di legato alla pesca come Te. E avevo deciso di renderti ancor più parte della mia vita, quando ti promisi che avrei chiesto la mano di una fantomatica donna della mia vita proprio sul Ponte Romano. Lo Ricordi?

 

Adesso, caro mio Ofanto, caro amico lontano, sento la tua mancanza ogni giorno. Non passiamo del tempo assieme da quattro lunghi anni. Ci siamo salutati frettolosamente quando ti ho attraversato in treno, tutte le volte che sono tornato in Puglia. Sei un fantastico ricordo che conservo gelosamente nella mia mente. Ma non offenderti se ti faccio un'intima confessione: ieri, mentre ero sulle rive del torrente Noce, in Trentino, ho avvertito le stesse emozioni che provavo con te. Non mi era mai successo, nè sul Sarca, nè sull'Avisio o sull'Adige. Ieri mi sembrava che il Noce fosse la perfetta continuazione di un percorso che abbiamo fatto assieme per anni. Sai, ti somiglia molto: ha un carattere irrequieto e pacifico allo stesso tempo, tenebroso e soleggiato, lento e veloce, magico ed affascinante. Ha anche qualcosa in comune con te. Infatti, ripensandoci, entrambi avete un ponte che vi sovrasta, cioè il Ponte di Rocchetta. Entrambi solcate due vallate, rispettivamente la Valle dell'Ofanto e la Val di Non. Tutti e due avete trote dal valore ittico molto pregiato: le macrostigma per l'Ofanto e la marmorata per il Noce. Insomma, caro amico Ofanto, spero non ti offenderai se deciderò d'ora in poi di paragonarti al Noce e se nei miei scritti lo chiamerò "My Old River" come facevo con te. So che non te la prenderai e continuerai ad amarmi, come io ho amato te. Non mi dimenticherai, e io non dimenticherò te e tutto ciò che mi hai trasmesso, pescata dopo pescata. Ti prometto altresì che, prima o poi, ci rivedremo e passeremo del tempo assieme. Te lo prometto per davvero. Ma adesso devo salutarti con un addio, un doloroso addio, perchè tutte le cose finiscono, anche le più belle. Porterò il tuo ricordo in me per sempre, anche quando sarò sul Noce, e gli racconterò le nostre imprese, le nostre prede e le nostre emozioni.

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

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