Chiusura della pesca alla trota 2017

Quest'anno, per la chiusura della Pesca alla Trota, ho deciso di fare le cose in grande. Desideravo da tempo tornare in Val di Non, sul torrente Pescara, che mi aveva regalato ottime soddisfazioni durante la precedente uscita nel mese di giugno. Tuttavia, impegni personali ed esplorazioni in acque lontane, mi avevano fatto desistere; quindi ero in attesa dell'occasione giusta per rivisitare quel meraviglioso torrente, popolato da trote affamate che meritavano un pezzo di Strudel prima del letargo invernale. E così è stato... sabato 30 settembre 2017.

Arrivo sullo spot in mattinata inoltrata. Durante il percorso che mi porta da Trento alla Diga di Santa Giustina, scorgo colline, meleti e, finalmente, l'invaso, colmo di acqua. Lo spettacolo che si staglia dinanzi ai miei occhi è assolutamente stupefacente: i colori dell'autunno (lo ripeto sempre negli ultimi giorni) cominciano a farsi vivi, le nuvole baciano soavemente il cielo azzurro tipico settembrino, il blu della superficie del lago contrasta col verde denso delle sponde.

 

Proseguo lungo la strada che mi porta verso Cles, poi svolto per Rumo e giungo nei pressi del ponte che sovrasta il torrente Pescara. Sono arrivato a destinazione. Ritornare sul luogo del misfatto genera le prime emozioni. Ricordi di quanto trascorso mesi fa, sensazioni, adrenalina che pullula nelle vene. Non sono più nella pelle. Nel frattempo, saluto mia moglie (santa Donna, mi ha concesso un sabato di pesca coi fiocchi...), spedisco qualche foto al mio testimone di nozze rendendolo partecipe dell'avventura e invio anche alcune immagini ai ragazzi del Pescanet Team, che seguono in differita l'esplorazione dalla Puglia. Un morso al paninetto, un sorso d'acqua, indosso il gilet, stringo la fibbia degli stivali, controllo se ho tutto il necessario. Sono pronto, l'avventura può iniziare!

 

Il torrente è abbastanza in forma. Non scorgo molto movimento nelle buche, ma sono abbastanza fiducioso in una buona battuta di pesca. Parto dallo stesso punto in cui avviai la mia precedente pescata. Voglio concedermi un Pescara Bis, magari con trote un po' più corpulente, possibilmente ibridate o marmorate. Chiedo troppo? Si vedrà. Intanto mi lascio andare alla visione paradisiaca di una gola, disegnata dal torrente, che rende tutto un po' più selvaggio, anzi... wild, come direbbe qualcuno per fare scena. In realtà non mi rendo conto che sto scrivendo la storia, perchè sto per avviare la mia ultima battuta di pesca alla trota del 2017, incorniciando degnamente la chiusura di un anno letteralmente esplosivo.

 

Provo ad arrampicarmi sulla sponda. Mi faccio anche un leggero "bagnetto" fuori stagione per raggiungere una buca degna di nota. Le trote, finalmente, non si fanno attendere. La prima non è missile terra aria, lo riconosco. Piccola, abbastanza indifesa, ma fa comunque testo e va fotografata almeno per testimoniare l'avvio delle danze. Arriva la seconda, la terza, la quarta. Scelgo di non contarle. Non voglio fossilizzarmi sui numeri. "Quelli" li uso già tutti i giorni, al lavoro. Voglio concentrarmi solo sulle emozioni. Desidero solo immagazzinare frame, immagini, attimi di una fuggente battaglia contro pesci smaliziati, che ne sanno una più del demonio e oggi non fanno altro che mettermi in difficoltà con slamate improvvise, guizzi dell'ultimo minuto proprio sotto i piedi e rovinosi salti acrobatici.

 

La taglia è mista: ci sono le trotelle, quelle più in carne e alcuni esemplari medi che non tradiscono le aspettative. Ciò che mi colpisce è l'aggressività di questi pesci. Vivranno in cattività tutto l'anno, con poca pressione piscatoria, altrimenti non mi spiego cotanta tenacia nel difendere il territorio. Mentre risalgo il Pescara, resto estasiato dagli scorci autunnali che si delineano passo dopo passo. Verde, giallo, arancione, marrone. Tinte melliflue che dipingono angoli del torrente che scelgo di fotografare esclusivamente per voi, cari fan che seguite le mie battute di pesca e avventura sui social. Riprendo con la pesca, passando da un masso all'altro, da una correntina ad una buca, da una piana ad una cascatella. Altre trote, sempre in ottima salute, caparbie, decisamente in forma.

 

La stanchezza incomincia a farsi sentire. Le gambe accumulano acido lattico. Il corpo è pregno di adrenalina. Tuttavia lo stomaco richiede benzina per carburare. Guardo l'orologio e mi rendo conto che sono già passate tre ore dall'avvio della battuta di pesca. Il cellulare non ha campo. Marina, mia moglie, mi avrà dato per disperso. Effettivamente l'ho fatta grossa... Ho vagato per due, o forse tre chilometri senza accorgermene. Dovrei fermarmi e tornare verso l'auto. Scelgo però di catturare un'ultima trota prima di riporre le armi. E così, sul filo del rasoio, annaspando tra i massi, effettuo un lancio disperato verso quella che è un'ombra apparente. Recupero lentamente e, improvvisamente, come una saetta, qualcosa si aggancia al cucchiaino rotante. Ancora lei, ancora una fario! Selvatica, di buona pezzatura, restituita al suo ambiente dopo una foto di rito.

 

La voglia di pesca è ancora tanta. Lo sento nell'anima, nella mente, nel cuore. Bisogna solo cambiare spot, magari più a monte, oppure a valle... sono indeciso. Opto per una visita all'Albergo Cavallino Bianco di Rumo, una Trentino Fishing Lodge (struttura con specifici servizi per pescatori). Qui ho soggiornato a giugno, occasione in cui ho effettuato tre distinte esplorazioni sul Pescara, sul torrente Lavazè e sullo Sporeggio. Arrivato in albergo, faccio quattro chiacchiere amichevoli con le sorelle Elisabetta e Loredana, che mi accolgono alla reception e mi raccontano di quanto stia evolvendo la richiesta turistica di vacanze di pesca in Trentino. Ne sono contento, anzi mi reputo onorato di aver divulgato al meglio le potenzialità dei corsi d'acqua in Val di Non e mi auguro di fare altrettanto con questo "report" di pesca che sto scrivendo in questo momento, col notebook in cucina, mentre viaggio nei ricordi della giornata di ieri.

 

Lascio l'albergo con la promessa di una futura pescata a marzo, o forse febbraio. Mi precipito sul Rio Lavazè, sempre a Rumo, dove la poca portata mi invita a tornare più a valle, sul Torrente Sporeggio dove potrò deliziarmi con qualche ultima cattura prima del tramonto. Verso le 18 atterro a pochi passi dal torrente. Incurante del sole che tende a dissipare gli ultimi raggi dietro le montagne, indosso velocemente gli stivali e, con tutto l'armamentario, scendo sullo Sporeggio in un batter d'occhio. L'acqua scorre molto velocemente. La pendenza ridotta disegna piccoli meandri nei quali le trote trovano rifugio. E' proprio qui che mi va di insidiarle, dove meno se l'aspettano.

 

 

I primi lanci non vanno a buon fine. Poi, su una curva lievemente pronunciata, ho la giusta ampiezza per posizionarmi sull'altra sponda ed effettuare un ibrido tra spinning e passata. Ne pesco una che si slama maledettamente, proprio sul più bello. Bestemmio per l'accaduto ma non mi perdo d'animo: rilancio, nuova trattenuta e... sbam! Colpita e affondata. Una bella trota fario argentata, leggermente ibridata, entra nel guadino per l'ennesima foto di rito. Più avanti ne catturo un'altra, quando ormai le speranze erano svanite. Riesco nell'impresa grazie ad un Panther Martin da 6 dorato, manovrato in correntina con lo star & stop. Un'ultima fario a conclusione di un ottimo carniere di fine settembre.

 

Non avrei altro da aggiungere, se non un pensiero a ciò che ho vissuto in questa grandiosa chiusura della pesca alla trota. Ringrazio intanto me stesso, per la continua voglia che ho di mettermi in gioco con nuovi spot, nuovi ambienti, nuove tecniche di pesca. Perchè, sapete, la nostra disciplina presenta sempre lati oscuri e per definirsi un pescatore completo bisogna avere tanta, tantissima umiltà e voglia di imparare, specie dai propri errori.

 

 

E poi saluto la Val di Non, Rumo, l'Albergo Cavallino Bianco, il Pescara, il Lavazè e lo Sporeggio per il coacervo di emozioni, riassumibili in una combinazione fatta di lanci intermittenti, recuperi esilaranti, dannose slamate, guadinate estreme e vittorie insperate. Un insieme di frammenti, attimi condivisi sulle rive di un torrente, un che va oltre l'alchimia di sentimenti descritti in questo testo di chissà quante battute, fuori dalle logiche del sistema binario.

Arrivederci al 2018!
Marco

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

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