Intervista a Mario Molinari
Inviato: 12/05/2016, 8:53
Mario è nato nel 1948 a Codogno, suo attuale comune di residenza, che lo ha recentemente onorato di cittadino benemerito per il 2014. Vive attualmente a pochi chilometri in quel di Pizzighettone, in riva all'Adda, in perfetta simbiosi con quello che considera il “suo” fiume. Ha svolto per molti anni l'attività agonistica della pesca al colpo, facendo parte del Club Azzurro e ottenendo molte soddisfazioni sportive. Articolista di pesca fra i più noti ha scritto per anni su Pescare, Pesca In e tuttora su Pianeta Pesca, divulgando dal 1985 la pesca a legering, ed in senso più compiuto quella del Feeder Fishing, risultando di conseguenza un po' il pioniere di questa modo di pescare in Italia.
L’espressione sempre sorridente e i modi garbati oltre agli scritti esaustivi lo hanno reso uno dei più amati personaggi della pesca. Nella pesca al colpo lo ritengo molto molto bravo ed eclettico pescando parecchio anche parecchio fuori gara. Passo a fargli delle domande anche un po’ insolite ed inusuali nello stile che caratterizza questo blog.
Ci puoi dire brevemente la tua carriera alieutica sia come pescatore normale, sia come garista.
Ho iniziato a pescare a dieci anni con la società “Raia” di Codogno, mio paese d'origine.
Ho iniziato l’attività nazionale con la Pescasport Piacenza nel 1968, per passare nel 1974 ai Berretti Rossi sempre di Piacenza, in cui vinsi nel 1978, l’Eccellenza Nord Italia.
Poi ai Garisti Piacentini, con cui vinsi individualmente la Browning Cup Internazionale del 1987 nel canale Brian ed il bronzo per Società all’Eccellenza 1990.
A seguire, alla Castelmaggiore di Bologna, con il Bronzo agli Italiani per Società del 1991, dal 1997 ai Diavoli di Torino con la vittoria del Campionato d’Eccellenza A1 del 2002.
Il fiume Mincio a Peschiera del Garda è stato sempre il mio campo di gara preferito, e che continuo oggi a praticare pescando per hobby. Agonisticamente, è quello che mi ha dato le maggiori soddisfazioni con il primo posto nella classifica di rendimento del Trofeo indetto dalla Rivista Pescare e stilata da Stefano Bastianacci, nei quinquenni 1991-1995 e 1992-1996, al pari del Navigabile di Spinadesco, dove ho conseguito il top della classifica nelle gare di Eccellenza disputate nel quinquennio 1990-1994.
Oggi, sono componente della Lenza Mantovana Team Feeder, con cui ho conseguito nel 2013 il bronzo nella Coppa Italia per Club, e che si dedica alla divulgazione della tecnica di pesca del Feeder Fishing nella provincia di competenza. Partecipo ogni anno agli Italiani Individuali della specialità, nella quale ho conseguito due secondi posti nelle edizioni del 2008 e 2009.
Sei stato uno degli ispiratori/promotori dell'evoluzione dell'agonismo italiano negli anni 70 ed 80. Ci racconti cosa accadde?
Ho collaborato con Fausto Pasinetti, Nazionale Azzurro degli anni settanta, alla organizzazione della Coppa Italia, manifestazione sostenuta da un gruppo di lungimiranti Presidenti delle più famose società di quel tempo.
La Coppa Italia fu ideata quale manifestazione nazionale per fornire ai vertici federali di quegli anni un esempio che tenesse conto di tutte le nuove istanze di un mondo che mirava ad una evoluzione, in grado di creare vari gradi di sport, nei quali ogni Sodalizio affiliato alla FIPSAS potesse trovare la sua giusta collocazione.
Quella “provocazione” ebbe il merito di generare, negli anni a seguire, l’attuale formula dell’Eccellenza, dei gironi di qualificazione, dei regionali, e dei promozionali, con regole di promozioni e retrocessioni comuni a tanti altri sport di squadra.
Hai promosso manifestazioni come il Memorial Pasinetti ed altre...ce ne puoi parlare brevemente?
Il Memorial Pasinetti ebbe vita nel 1984 grazie ai compagni di società del compianto Fausto, prematuramente scomparso a poco più di trent’anni, e la prima edizione si svolse sulla diga del lago di Garda a Desenzano, dove fui invitato e vincendo il mio settore, mi aggiudicai uno dei tanti secondi posti della mia carriera agonistica, dietro Roberto Pasotti, che fu poi Azzurro ai Mondiali 1995 vinti dalla nostra nazionale a Peschiera del Garda.
L’anno successivo (1985) decisi di dar continuità a quell’evento, legandolo alle classifiche dell’allora Trofeo sostenuto dalla Rivista Pescare, e ponendolo come classica gara di apertura di ogni stagione agonistica.
Quell’anno ebbi anche la soddisfazione di classificarmi al secondo posto individuale dell’Eccellenza, con tre primi ed un secondo posto nelle quattro gare disputate.
Il Memorial Pasinetti continua anche ai giorni nostri, grazie a Stefano Bastianacci e le sue classifiche sono pubblicate da Pianeta Pesca.
Ma la manifestazione che ho inventato, organizzato e promosso, e che mi fa più piacere ricordare,
è il Master-Junior, con la partecipazione di un giovane pescatore in coppia con il suo maestro,
e che la Federazione fece sua, ufficializzandola come Campionato Italiano dopo un paio delle “mie” edizioni.
Inoltre, nel 1984, grazie al contributo della Rivista Pescare e del Comitato Regionale Emilia-Romagna, e le sezioni di Parma e Ferrara, organizzai il Campionato Italiano di Pesca all’Inglese, che ebbe la sua prova finale nella splendida cornice del lago del Parco Ducale di Parma e fu vinto da Roberto Trabucco.
Una squadra selezionata tra i migliori pescatori dello stesso torneo, partecipò l’anno successivo ad un incontro amichevole in Inghilterra, prendendosi il lusso di battere la squadra di Barnsley campione in carica nel Regno Unito, proprio nella tecnica di pesca di loro tradizione. La gara si svolse nel lago di Mallory Park a Leicester, e vi partecipai insieme a Franco e Luigi Galliani, Roberto Trabucco, Maurizio Dall’Oglio e Loris Zurlini.
Per oltre un quinquennio (dall’87 al 92), organizzai a Peschiera del Garda, il “Platil Festival”, una settimana di gare per cento concorrenti con un montepremi, per la prima volta in denaro, di oltre dieci milione di lire (cosa che mi procurò qualche grattacapo con il Presidente del tempo della sezione milanese della Fipsas).
Dire che fu un successo è un eufemismo, tanto che in seguito, continuò per molti anni come Memorial Bazzerla, manifestazione alla quale sono legato da ricordi “agrodolci” per i due secondi posti assoluti nelle edizioni del 1996 e 1997.
Hai collaborato con tutte le maggiori testate del settore pescasportivo
Ho iniziato a scrivere del mio sport preferito alla fine degli anni sessanta per “Caccia e Pesca” di Milano che aveva sede vicino alla darsena dei Navigli. Poi nel 1975 divenni collaboratore del “Giornale della Pesca” di Firenze, il quindicinale dell’agonismo di quell’epoca, che aveva il formato di un vero e proprio quotidiano, e di cui conservo ancora molte edizioni. Nei primi anni ottanta, iniziai a scrivere mensilmente per “Pescare” la rivista di pesca di maggior divulgazione in Italia, passando poi con il Direttore Galigani a “Pesca In” nel Novembre 1994, fino alla nascita di “Pianeta Pesca” cui tutt’ora collaboro e che è sempre condotta dallo stesso Galigani che presenta per Sky il programma TV “Caccia e Pesca”.
Ho lavorato altresì con De Agostini realizzando video e testi per due cicli dell’Enciclopedia della Pesca, e per la collana di video intitolata “l’Arte della Pesca”. Per alcuni anni ho collaborato con la casa di produzione “Take One” di Milano alla realizzazione della trasmissione televisiva “Fish Eye” che andò in onda con un buon successo per cinque anni sui canali di Mediaset Italia Uno e Rete 4.
Nella tua carriera hai avuto importanti riconoscimenti, quali ti hanno fatto più piacere?
Senza dubbio ricevere al Salone Nautico di Genova il premio “Pioniere della Pesca” mi ha riempito d’orgoglio.
Si tratta di un premio istituito dal mondo imprenditoriale rappresentato dalla FIPO che raccoglie l’adesione ed il sostegno delle più importanti aziende del settore, e la motivazione “per l’opera di divulgazione fra i giovani dello sport della pesca” mi ha ripagato di tanti sacrifici e di qualche delusione incontrata nel lungo percorso della mia carriera sportiva e di lavoro. Un attestato certamente importante e che è stato negli anni attribuito a personaggi famosi quali il CT azzurro Marcello Lippi e il presentatore TV Carlo Conti, appassionati pescatori, sempre disponibili a promuovere in modo positivo l’immagine del nostro sport.
Ma se proprio devo essere sincero, il premio assegnatomi nel 2006 quale “Miglior Giornalista di Pesca” in base ai voti di un sondaggio online della Rivista Pescare tra le migliaia di suoi lettori, è stato il riconoscimento più gradito per gli oltre trent’anni di scritti a favore di un mondo al quale spero in futuro di poter dare ancora un utile contributo per favorirne il consolidamento d’immagine quale sport pulito e sensibile ai temi ambientalisti che vanno pari passo con la sua pratica.
Mario personalmente sono molto distante dalle gare ma mi sono sempre chiesto come si svolge una gara; mi sembra che vinca la squadra e non il singolo…..vi sono dei campionati come negli sport “normali”? puoi delucidare i lettori su questo tema?
L'attività agonistica della pesca è in Italia molto radicata grazie al numero di Club affiliati alla Fipsas e che permettono agli hobbisti un avvicinamento graduale alle gare, partendo da quelle sociali. Da sempre vi sono competizioni individuali e per club, che sfociano in attività internazionali. Le squadre che rappresentano i Club sono solitamente composte da quattro agonisti ed è ovvio che, come in tutti gli sport, lo spirito di gruppo e la capacità di trasmettere ai più giovani le esperienze dei più maturi, è ciò che fa la differenza per la crescita tecnica dei team ed il conseguimento di migliori standard di risultati. Un buon mix di esperienza ed entusiasmo è sempre una carta vincente, ma soprattutto l'umiltà di ascoltare ed apprendere è fondamentale. Tutto ciò che conosco in materia di pesca lo devo a chi me lo ha insegnato, avendo la generosità di mettermi a disposizione le sue conoscenze. Che è ciò che ho provato a fare in tutta la mia carriera di sportivo.
Spesso ho sentito affermare che chi vince ci riesce in quanto ha soldi da spendere in pastura, esche costose e assistenti, oltre a poter essere già in loco molti giorni prima della gara, ovviamente oltre ad essere bravo. Dimmi tu, fuori dai denti, che cosa di vero in questo.
Se si potessero comprare le vittorie non potremmo mai parlare di sport della pesca! Chi lo afferma cerca solo di crearsi un alibi ai propri limiti.
Ma lasciami dire la mia fino in fondo.
Se mettessi in gara agonisti del calibro di Ferruccio Gabba, Umberto Ballabeni, Jacopo Falsini solo per citarne alcuni, e imponessi a loro ed ai loro avversari di pescare con una sola canna ed un chilo di esche, forse in una singola gara potrebbe emergere anche uno sconosciuto...ma se il gioco fosse esteso ad un campionato di più prove, sono certo che alla fine i loro valori tecnici finirebbero per prevalere in modo netto.
Ciò che nella pesca italiana, che vorrebbe continuare a definirsi sport dilettantistico, è per alcuni versi assurdo, è che la strutturazione dei campionati permettono a un “Codogno” di giocare con il Milan, sia a livello individuale che per squadra.
Se ognuno si facesse un esame di coscienza e non si iscrivesse ai campionati che non ritiene adatti alle proprie risorse tecniche ed economiche, forse la Federazione penserebbe a nuovi format.
Ma siccome questo non accade, perché la stragrande maggioranza, al momento della verità non ha l'umiltà d chiamarsi fuori da un gioco dispari per le proprie logiche tecniche ed economiche, non è onesto intellettualmente che la stessa punti poi il dito verso chi, avendo importanti ritorni commerciali nel mercato dei prodotti da pesca, investe tanti soldi nel sostenere l'attività sportiva dei propri testimonial, che restano comunque un numero assai limitato di persone e club.
Oggi, a 65 anni, quando parto da casa la domenica mattina per partecipare ad un Campionato Italiano, accetto il rischio che chi si sia preparato meglio di me, investendo il proprio tempo e denaro in tre giorni di prove sul campo gara di riferimento, mi metta sotto. Confido sulla mia esperienza, ma accetto le sconfitte senza permettermi di minimizzare con alibi senza senso le prestazioni dei miei avversari, ma congratulandomi per i loro meriti e la loro dedizione. Che poi il lunedì molti euro manchino nelle tasche degli agonisti è un dato di fatto inconfutabile, ma nessuno obbliga nessuno, e sarebbe meglio che certi discorsi anziché sui forum venissero fatti alle riunioni della Federazione, dove si decide il futuro dello sport della pesca agonistica.
Ora qualche domanda tecnica: per che pesci è meglio la pastura rossa e invece per quali quella chiara?
Le pasture rosse o scure hanno una tendenza di utilizzo in acque tinte come quelle di Arno e Tevere per carpe e barbi, quelle chiare in acque di buona trasparenza, tipo quelle dei laghi per cavedani, scardole, pighi e dove ancora esistono, savette.
Per dare una idea ai giovani di quanti pesci vi erano ci dici con quante alborelle si vincevano le gare?
Per anni la pesca di piccoli pesci è stata il pane e burro dell'agonismo italiano. Io ho fatto parte di quella generazione di pescatori, e venendo dalla pesca in fiume, ho dovuto fare un lungo apprendistato per arrivare al mio record di 1029 alborelle in tre ore nel canale Lorgana a Molinella in provincia di Bologna nel 1977. Le pescai con una canna Cendret prodotta in Italia di 2,50m e fui battuto dal campione degli Azzurri di quel tempo Alberto Alfieri che mi pescava a fianco.
Personalmente ritengo che se uno pastura bene, specialmente con precisione, poi l’ esca sia ininfluente. Che ne dici?
La pasturazione è la chiave di volta di ogni sessione di pesca...sapere come dare da mangiare ai pesci della postazione prescelta è un'arte che ha mille sfaccettature. Io adoro il pane e se posso uso solo quello per l'innesco e per richiamo...ovvio che sto parlando di pesca per diletto...in gara è vietato, anche se non ho mai capito perchè venga assimilato ad un agglomerato. Io infilo un pezzetto di mollica inumidita e ben strizzata sulla punta dell'amo, esattamente come faccio con un bigattino o un lombrico...misteri dei regolamenti!!!
In acque correnti ritengo il ledgering nettamente superiore alla pesca col “tappo”. Che ne pensi?
Il Feeder è un'arma per veicolare il richiamo in acque correnti che ha davvero pochi rivali. Ma bisogna ragionare come un pesce e capire come caricare il pasturatore e come lanciarlo di volta in volta per farlo rendere al meglio. Ci vorrebbe un libro...o forse due!!! Magari nella prossima vita lo scrivo!
Gareggiando avrai girato la nostra penisola; per la pesca col “tappo” quali sono i fiumi del centro-sud che possono competere con il tuo Adda, il mio Ticino e il Sesia che per me è il più bello conservando molte caratteristiche tipiche di un fiume di pianura.
Il Tevere Umbro è quello che conosco meglio e che frequento sempre con piacere, anche il Volturno a Capua ha tratti interessanti e pescosi, ma è difficile fare paragoni con i nostri affluenti del Po. Peccato che la gestione politica dei Parchi li abbiano resi in molti casi irraggiungibili e “terra di nessuno”.
- So che hai avuto molte esperienze di pesca all’estero. Quali sono le nazioni dove si pesca parecchio con esche naturali?
Le mie esperienze di pesca all'estero le ho spesso raccontate dalle pagine delle Riviste con le quali ho collaborato e collaboro. Inghilterra, Irlanda, Ungheria e molti Paesi dell'Est hanno davvero molto da offrire agli appassionati del nostro sport, e non solo per le tecniche con esche naturali, ma anche con gli artificiali per i predatori in senso lato. Considero l'Irlanda il mio secondo Paese e mi piacerebbe viverci almeno tre o quattro mesi all'anno. Quest'anno i Mondiali di Feeder si svolgeranno nel sud irlandese nei pressi di Cork....forza Azzurri!
Ci vuoi dire pregi e pecche della FIPSAS, o la domanda è troppo scomoda?
La Fipsas, come tutte le Federazioni affiliate al CONI, è fatta di uomini, e delle loro decisioni. Ovvio che tutto dipenda dal loro profilo e dal loro spessore. Chiunque può candidarsi ad avere un ruolo in essa. Fino a quando ho lavorato come dipendente per un marchio commerciale non ho mai preso in considerazione di avere incarichi ufficiali. Diventato libero professionista, sono stato gratificato dall'incarico di CT della nazionale di Feeder Fishing, e da tre anni provo a dare il mio contributo per far crescere questo comparto, sperando che resti una branchia di sport senza nocive esasperazioni e aperta a chi vuole avvicinarsi ad una forma di agonismo possibile.
La mia idea è un agonismo di base a livello locale che interessi agonisti di una o più province nel raggio di pochi chilometri di distanza, così che la voce trasferte che è quella che più incide in negativo sul bilancio delle spese, possa risultare accettabile. Se non ci riuscirò, vorrà dire che i desideri dei più vanno in un'altra direzione e non mi resterà che prenderne atto.
Hai un sogno per il futuro?
Quello di disporre di più impianti che diano spazio alla passione ed alla pratica delle decine di migliaia di federati.
Basta osservare cosa può produrre in positivo la gestione ottimale del canale di Ostellato, nelle Valli di Comacchio, ed in negativo quella del “Navigabile” di Cremona, caduto nell’oblio per mancanza di concreti indirizzi, dopo il grosso investimento fatto da Provincia e Federazione per il Mondiale 2009 e le tante promesse non mantenute.
Parchi e politica, purtroppo, in molti casi si sono impossessati dei nostri ambienti naturali, e senza alcun progetto degno di un vero valore popolare, se non di privilegiare lobby di potere, come quelle dei proprietari terrieri e degli agricoltori, sempre pronti a sbarrare gli accessi ai corsi d’acqua, pur di tenere lontani gli occhi, talvolta indiscreti e “pericolosi”, dei pescatori.
Temo che il nostro sport senza un buon numero di impianti Federali, quanto più possibile situati in ambienti naturali.
Oggigiorno vedo troppe manifestazioni sportive organizzate in laghetti di pesca sportiva, e a mio parere si tratta di un pericoloso segnale per il futuro del nostro sport.
E per finire quello di investire sui giovani per produrre nuovi quadri dirigenziali FIPSAS, con una cultura adeguata ai tempi nostri, e che sappiano dialogare con le istituzioni per portarle dalla nostra parte, e far loro capire i vantaggi innegabili della pratica e della diffusione di uno sport pulito quale è la pesca sportiva, da sempre legata al massimo rispetto dell’ambiente, sia nella sua salvaguardia sia nella fruizione.
Ringrazio 10.000 volte Mario per questa intervista. Gli offro, per ora solo mefaricamente, un bel risotto al persico reale e la Patch degli "Illuminati Ittici"
Per vedere Mario….basta immettere il suo nome e cognome cioè quello di una delle leggende della pesca in You Tube . Per vedere le foto di questo articolo andare al link:
http://pescambiente.blogspot.it/2014/01 ... ri_15.html
L’espressione sempre sorridente e i modi garbati oltre agli scritti esaustivi lo hanno reso uno dei più amati personaggi della pesca. Nella pesca al colpo lo ritengo molto molto bravo ed eclettico pescando parecchio anche parecchio fuori gara. Passo a fargli delle domande anche un po’ insolite ed inusuali nello stile che caratterizza questo blog.
Ci puoi dire brevemente la tua carriera alieutica sia come pescatore normale, sia come garista.
Ho iniziato a pescare a dieci anni con la società “Raia” di Codogno, mio paese d'origine.
Ho iniziato l’attività nazionale con la Pescasport Piacenza nel 1968, per passare nel 1974 ai Berretti Rossi sempre di Piacenza, in cui vinsi nel 1978, l’Eccellenza Nord Italia.
Poi ai Garisti Piacentini, con cui vinsi individualmente la Browning Cup Internazionale del 1987 nel canale Brian ed il bronzo per Società all’Eccellenza 1990.
A seguire, alla Castelmaggiore di Bologna, con il Bronzo agli Italiani per Società del 1991, dal 1997 ai Diavoli di Torino con la vittoria del Campionato d’Eccellenza A1 del 2002.
Il fiume Mincio a Peschiera del Garda è stato sempre il mio campo di gara preferito, e che continuo oggi a praticare pescando per hobby. Agonisticamente, è quello che mi ha dato le maggiori soddisfazioni con il primo posto nella classifica di rendimento del Trofeo indetto dalla Rivista Pescare e stilata da Stefano Bastianacci, nei quinquenni 1991-1995 e 1992-1996, al pari del Navigabile di Spinadesco, dove ho conseguito il top della classifica nelle gare di Eccellenza disputate nel quinquennio 1990-1994.
Oggi, sono componente della Lenza Mantovana Team Feeder, con cui ho conseguito nel 2013 il bronzo nella Coppa Italia per Club, e che si dedica alla divulgazione della tecnica di pesca del Feeder Fishing nella provincia di competenza. Partecipo ogni anno agli Italiani Individuali della specialità, nella quale ho conseguito due secondi posti nelle edizioni del 2008 e 2009.
Sei stato uno degli ispiratori/promotori dell'evoluzione dell'agonismo italiano negli anni 70 ed 80. Ci racconti cosa accadde?
Ho collaborato con Fausto Pasinetti, Nazionale Azzurro degli anni settanta, alla organizzazione della Coppa Italia, manifestazione sostenuta da un gruppo di lungimiranti Presidenti delle più famose società di quel tempo.
La Coppa Italia fu ideata quale manifestazione nazionale per fornire ai vertici federali di quegli anni un esempio che tenesse conto di tutte le nuove istanze di un mondo che mirava ad una evoluzione, in grado di creare vari gradi di sport, nei quali ogni Sodalizio affiliato alla FIPSAS potesse trovare la sua giusta collocazione.
Quella “provocazione” ebbe il merito di generare, negli anni a seguire, l’attuale formula dell’Eccellenza, dei gironi di qualificazione, dei regionali, e dei promozionali, con regole di promozioni e retrocessioni comuni a tanti altri sport di squadra.
Hai promosso manifestazioni come il Memorial Pasinetti ed altre...ce ne puoi parlare brevemente?
Il Memorial Pasinetti ebbe vita nel 1984 grazie ai compagni di società del compianto Fausto, prematuramente scomparso a poco più di trent’anni, e la prima edizione si svolse sulla diga del lago di Garda a Desenzano, dove fui invitato e vincendo il mio settore, mi aggiudicai uno dei tanti secondi posti della mia carriera agonistica, dietro Roberto Pasotti, che fu poi Azzurro ai Mondiali 1995 vinti dalla nostra nazionale a Peschiera del Garda.
L’anno successivo (1985) decisi di dar continuità a quell’evento, legandolo alle classifiche dell’allora Trofeo sostenuto dalla Rivista Pescare, e ponendolo come classica gara di apertura di ogni stagione agonistica.
Quell’anno ebbi anche la soddisfazione di classificarmi al secondo posto individuale dell’Eccellenza, con tre primi ed un secondo posto nelle quattro gare disputate.
Il Memorial Pasinetti continua anche ai giorni nostri, grazie a Stefano Bastianacci e le sue classifiche sono pubblicate da Pianeta Pesca.
Ma la manifestazione che ho inventato, organizzato e promosso, e che mi fa più piacere ricordare,
è il Master-Junior, con la partecipazione di un giovane pescatore in coppia con il suo maestro,
e che la Federazione fece sua, ufficializzandola come Campionato Italiano dopo un paio delle “mie” edizioni.
Inoltre, nel 1984, grazie al contributo della Rivista Pescare e del Comitato Regionale Emilia-Romagna, e le sezioni di Parma e Ferrara, organizzai il Campionato Italiano di Pesca all’Inglese, che ebbe la sua prova finale nella splendida cornice del lago del Parco Ducale di Parma e fu vinto da Roberto Trabucco.
Una squadra selezionata tra i migliori pescatori dello stesso torneo, partecipò l’anno successivo ad un incontro amichevole in Inghilterra, prendendosi il lusso di battere la squadra di Barnsley campione in carica nel Regno Unito, proprio nella tecnica di pesca di loro tradizione. La gara si svolse nel lago di Mallory Park a Leicester, e vi partecipai insieme a Franco e Luigi Galliani, Roberto Trabucco, Maurizio Dall’Oglio e Loris Zurlini.
Per oltre un quinquennio (dall’87 al 92), organizzai a Peschiera del Garda, il “Platil Festival”, una settimana di gare per cento concorrenti con un montepremi, per la prima volta in denaro, di oltre dieci milione di lire (cosa che mi procurò qualche grattacapo con il Presidente del tempo della sezione milanese della Fipsas).
Dire che fu un successo è un eufemismo, tanto che in seguito, continuò per molti anni come Memorial Bazzerla, manifestazione alla quale sono legato da ricordi “agrodolci” per i due secondi posti assoluti nelle edizioni del 1996 e 1997.
Hai collaborato con tutte le maggiori testate del settore pescasportivo
Ho iniziato a scrivere del mio sport preferito alla fine degli anni sessanta per “Caccia e Pesca” di Milano che aveva sede vicino alla darsena dei Navigli. Poi nel 1975 divenni collaboratore del “Giornale della Pesca” di Firenze, il quindicinale dell’agonismo di quell’epoca, che aveva il formato di un vero e proprio quotidiano, e di cui conservo ancora molte edizioni. Nei primi anni ottanta, iniziai a scrivere mensilmente per “Pescare” la rivista di pesca di maggior divulgazione in Italia, passando poi con il Direttore Galigani a “Pesca In” nel Novembre 1994, fino alla nascita di “Pianeta Pesca” cui tutt’ora collaboro e che è sempre condotta dallo stesso Galigani che presenta per Sky il programma TV “Caccia e Pesca”.
Ho lavorato altresì con De Agostini realizzando video e testi per due cicli dell’Enciclopedia della Pesca, e per la collana di video intitolata “l’Arte della Pesca”. Per alcuni anni ho collaborato con la casa di produzione “Take One” di Milano alla realizzazione della trasmissione televisiva “Fish Eye” che andò in onda con un buon successo per cinque anni sui canali di Mediaset Italia Uno e Rete 4.
Nella tua carriera hai avuto importanti riconoscimenti, quali ti hanno fatto più piacere?
Senza dubbio ricevere al Salone Nautico di Genova il premio “Pioniere della Pesca” mi ha riempito d’orgoglio.
Si tratta di un premio istituito dal mondo imprenditoriale rappresentato dalla FIPO che raccoglie l’adesione ed il sostegno delle più importanti aziende del settore, e la motivazione “per l’opera di divulgazione fra i giovani dello sport della pesca” mi ha ripagato di tanti sacrifici e di qualche delusione incontrata nel lungo percorso della mia carriera sportiva e di lavoro. Un attestato certamente importante e che è stato negli anni attribuito a personaggi famosi quali il CT azzurro Marcello Lippi e il presentatore TV Carlo Conti, appassionati pescatori, sempre disponibili a promuovere in modo positivo l’immagine del nostro sport.
Ma se proprio devo essere sincero, il premio assegnatomi nel 2006 quale “Miglior Giornalista di Pesca” in base ai voti di un sondaggio online della Rivista Pescare tra le migliaia di suoi lettori, è stato il riconoscimento più gradito per gli oltre trent’anni di scritti a favore di un mondo al quale spero in futuro di poter dare ancora un utile contributo per favorirne il consolidamento d’immagine quale sport pulito e sensibile ai temi ambientalisti che vanno pari passo con la sua pratica.
Mario personalmente sono molto distante dalle gare ma mi sono sempre chiesto come si svolge una gara; mi sembra che vinca la squadra e non il singolo…..vi sono dei campionati come negli sport “normali”? puoi delucidare i lettori su questo tema?
L'attività agonistica della pesca è in Italia molto radicata grazie al numero di Club affiliati alla Fipsas e che permettono agli hobbisti un avvicinamento graduale alle gare, partendo da quelle sociali. Da sempre vi sono competizioni individuali e per club, che sfociano in attività internazionali. Le squadre che rappresentano i Club sono solitamente composte da quattro agonisti ed è ovvio che, come in tutti gli sport, lo spirito di gruppo e la capacità di trasmettere ai più giovani le esperienze dei più maturi, è ciò che fa la differenza per la crescita tecnica dei team ed il conseguimento di migliori standard di risultati. Un buon mix di esperienza ed entusiasmo è sempre una carta vincente, ma soprattutto l'umiltà di ascoltare ed apprendere è fondamentale. Tutto ciò che conosco in materia di pesca lo devo a chi me lo ha insegnato, avendo la generosità di mettermi a disposizione le sue conoscenze. Che è ciò che ho provato a fare in tutta la mia carriera di sportivo.
Spesso ho sentito affermare che chi vince ci riesce in quanto ha soldi da spendere in pastura, esche costose e assistenti, oltre a poter essere già in loco molti giorni prima della gara, ovviamente oltre ad essere bravo. Dimmi tu, fuori dai denti, che cosa di vero in questo.
Se si potessero comprare le vittorie non potremmo mai parlare di sport della pesca! Chi lo afferma cerca solo di crearsi un alibi ai propri limiti.
Ma lasciami dire la mia fino in fondo.
Se mettessi in gara agonisti del calibro di Ferruccio Gabba, Umberto Ballabeni, Jacopo Falsini solo per citarne alcuni, e imponessi a loro ed ai loro avversari di pescare con una sola canna ed un chilo di esche, forse in una singola gara potrebbe emergere anche uno sconosciuto...ma se il gioco fosse esteso ad un campionato di più prove, sono certo che alla fine i loro valori tecnici finirebbero per prevalere in modo netto.
Ciò che nella pesca italiana, che vorrebbe continuare a definirsi sport dilettantistico, è per alcuni versi assurdo, è che la strutturazione dei campionati permettono a un “Codogno” di giocare con il Milan, sia a livello individuale che per squadra.
Se ognuno si facesse un esame di coscienza e non si iscrivesse ai campionati che non ritiene adatti alle proprie risorse tecniche ed economiche, forse la Federazione penserebbe a nuovi format.
Ma siccome questo non accade, perché la stragrande maggioranza, al momento della verità non ha l'umiltà d chiamarsi fuori da un gioco dispari per le proprie logiche tecniche ed economiche, non è onesto intellettualmente che la stessa punti poi il dito verso chi, avendo importanti ritorni commerciali nel mercato dei prodotti da pesca, investe tanti soldi nel sostenere l'attività sportiva dei propri testimonial, che restano comunque un numero assai limitato di persone e club.
Oggi, a 65 anni, quando parto da casa la domenica mattina per partecipare ad un Campionato Italiano, accetto il rischio che chi si sia preparato meglio di me, investendo il proprio tempo e denaro in tre giorni di prove sul campo gara di riferimento, mi metta sotto. Confido sulla mia esperienza, ma accetto le sconfitte senza permettermi di minimizzare con alibi senza senso le prestazioni dei miei avversari, ma congratulandomi per i loro meriti e la loro dedizione. Che poi il lunedì molti euro manchino nelle tasche degli agonisti è un dato di fatto inconfutabile, ma nessuno obbliga nessuno, e sarebbe meglio che certi discorsi anziché sui forum venissero fatti alle riunioni della Federazione, dove si decide il futuro dello sport della pesca agonistica.
Ora qualche domanda tecnica: per che pesci è meglio la pastura rossa e invece per quali quella chiara?
Le pasture rosse o scure hanno una tendenza di utilizzo in acque tinte come quelle di Arno e Tevere per carpe e barbi, quelle chiare in acque di buona trasparenza, tipo quelle dei laghi per cavedani, scardole, pighi e dove ancora esistono, savette.
Per dare una idea ai giovani di quanti pesci vi erano ci dici con quante alborelle si vincevano le gare?
Per anni la pesca di piccoli pesci è stata il pane e burro dell'agonismo italiano. Io ho fatto parte di quella generazione di pescatori, e venendo dalla pesca in fiume, ho dovuto fare un lungo apprendistato per arrivare al mio record di 1029 alborelle in tre ore nel canale Lorgana a Molinella in provincia di Bologna nel 1977. Le pescai con una canna Cendret prodotta in Italia di 2,50m e fui battuto dal campione degli Azzurri di quel tempo Alberto Alfieri che mi pescava a fianco.
Personalmente ritengo che se uno pastura bene, specialmente con precisione, poi l’ esca sia ininfluente. Che ne dici?
La pasturazione è la chiave di volta di ogni sessione di pesca...sapere come dare da mangiare ai pesci della postazione prescelta è un'arte che ha mille sfaccettature. Io adoro il pane e se posso uso solo quello per l'innesco e per richiamo...ovvio che sto parlando di pesca per diletto...in gara è vietato, anche se non ho mai capito perchè venga assimilato ad un agglomerato. Io infilo un pezzetto di mollica inumidita e ben strizzata sulla punta dell'amo, esattamente come faccio con un bigattino o un lombrico...misteri dei regolamenti!!!
In acque correnti ritengo il ledgering nettamente superiore alla pesca col “tappo”. Che ne pensi?
Il Feeder è un'arma per veicolare il richiamo in acque correnti che ha davvero pochi rivali. Ma bisogna ragionare come un pesce e capire come caricare il pasturatore e come lanciarlo di volta in volta per farlo rendere al meglio. Ci vorrebbe un libro...o forse due!!! Magari nella prossima vita lo scrivo!
Gareggiando avrai girato la nostra penisola; per la pesca col “tappo” quali sono i fiumi del centro-sud che possono competere con il tuo Adda, il mio Ticino e il Sesia che per me è il più bello conservando molte caratteristiche tipiche di un fiume di pianura.
Il Tevere Umbro è quello che conosco meglio e che frequento sempre con piacere, anche il Volturno a Capua ha tratti interessanti e pescosi, ma è difficile fare paragoni con i nostri affluenti del Po. Peccato che la gestione politica dei Parchi li abbiano resi in molti casi irraggiungibili e “terra di nessuno”.
- So che hai avuto molte esperienze di pesca all’estero. Quali sono le nazioni dove si pesca parecchio con esche naturali?
Le mie esperienze di pesca all'estero le ho spesso raccontate dalle pagine delle Riviste con le quali ho collaborato e collaboro. Inghilterra, Irlanda, Ungheria e molti Paesi dell'Est hanno davvero molto da offrire agli appassionati del nostro sport, e non solo per le tecniche con esche naturali, ma anche con gli artificiali per i predatori in senso lato. Considero l'Irlanda il mio secondo Paese e mi piacerebbe viverci almeno tre o quattro mesi all'anno. Quest'anno i Mondiali di Feeder si svolgeranno nel sud irlandese nei pressi di Cork....forza Azzurri!
Ci vuoi dire pregi e pecche della FIPSAS, o la domanda è troppo scomoda?
La Fipsas, come tutte le Federazioni affiliate al CONI, è fatta di uomini, e delle loro decisioni. Ovvio che tutto dipenda dal loro profilo e dal loro spessore. Chiunque può candidarsi ad avere un ruolo in essa. Fino a quando ho lavorato come dipendente per un marchio commerciale non ho mai preso in considerazione di avere incarichi ufficiali. Diventato libero professionista, sono stato gratificato dall'incarico di CT della nazionale di Feeder Fishing, e da tre anni provo a dare il mio contributo per far crescere questo comparto, sperando che resti una branchia di sport senza nocive esasperazioni e aperta a chi vuole avvicinarsi ad una forma di agonismo possibile.
La mia idea è un agonismo di base a livello locale che interessi agonisti di una o più province nel raggio di pochi chilometri di distanza, così che la voce trasferte che è quella che più incide in negativo sul bilancio delle spese, possa risultare accettabile. Se non ci riuscirò, vorrà dire che i desideri dei più vanno in un'altra direzione e non mi resterà che prenderne atto.
Hai un sogno per il futuro?
Quello di disporre di più impianti che diano spazio alla passione ed alla pratica delle decine di migliaia di federati.
Basta osservare cosa può produrre in positivo la gestione ottimale del canale di Ostellato, nelle Valli di Comacchio, ed in negativo quella del “Navigabile” di Cremona, caduto nell’oblio per mancanza di concreti indirizzi, dopo il grosso investimento fatto da Provincia e Federazione per il Mondiale 2009 e le tante promesse non mantenute.
Parchi e politica, purtroppo, in molti casi si sono impossessati dei nostri ambienti naturali, e senza alcun progetto degno di un vero valore popolare, se non di privilegiare lobby di potere, come quelle dei proprietari terrieri e degli agricoltori, sempre pronti a sbarrare gli accessi ai corsi d’acqua, pur di tenere lontani gli occhi, talvolta indiscreti e “pericolosi”, dei pescatori.
Temo che il nostro sport senza un buon numero di impianti Federali, quanto più possibile situati in ambienti naturali.
Oggigiorno vedo troppe manifestazioni sportive organizzate in laghetti di pesca sportiva, e a mio parere si tratta di un pericoloso segnale per il futuro del nostro sport.
E per finire quello di investire sui giovani per produrre nuovi quadri dirigenziali FIPSAS, con una cultura adeguata ai tempi nostri, e che sappiano dialogare con le istituzioni per portarle dalla nostra parte, e far loro capire i vantaggi innegabili della pratica e della diffusione di uno sport pulito quale è la pesca sportiva, da sempre legata al massimo rispetto dell’ambiente, sia nella sua salvaguardia sia nella fruizione.
Ringrazio 10.000 volte Mario per questa intervista. Gli offro, per ora solo mefaricamente, un bel risotto al persico reale e la Patch degli "Illuminati Ittici"
Per vedere Mario….basta immettere il suo nome e cognome cioè quello di una delle leggende della pesca in You Tube . Per vedere le foto di questo articolo andare al link:
http://pescambiente.blogspot.it/2014/01 ... ri_15.html