Pesca a Method Feeder in inverno

Sempre più spesso ci capita di programmare uscite di pesca in inverno, quando siamo liberi da impegni di famiglia, lavoro o semplicemente riusciamo a ritagliarci attimi di tempo per la nostra passione. Tuttavia c’è da fare i conti con il clima, freddo e ostile, anche in condizioni di sole. Una piaga che purtroppo ostacola la buona riuscita di una sessione di pesca così tanto bramata durante la routine settimanale. È proprio il caso di questo pezzo, nato per raccontarvi un’esperienza di pesca in un “carassiodromo” romagnolo, durante un’uscita strappata agli impegni con la dolce metà. Dalle foto potrebbe sembrare che il tempo sia stato fantastico e mite, invece c’erano soltanto 4 o 5 °C in pieno giorno, a causa di una tramontana pazzesca che picchiava alle mie spalle. L’ aria gelida e la poca mobilità dei pesci non hanno certamente aiutato: ho dovuto infatti sfoderare un trucco imparato su Youtube da alcuni pescatori della Guru Fishing per riuscire a farla franca, scongiurando il cappotto. È proprio questo il nocciolo del discorso… trovare soluzioni utili anche in situazioni complesse, che possano regalarvi qualche cattura e il sorriso stampato sul volto.

pesca a feeder in carassiodromocanna da feeder

Il method feeder è vincente sul feeder: perchè?

Come si può già intendere dal titolo e dal primo sottotitolo, oggi parlerò di pesca a method feeder in inverno. Si tratta di una soluzione che spesso risulta vincente in laghetto su altri metodi anche più raffinati come la roubasienne. Le motivazioni principali sono due (comunque interconnesse): presentare l’esca sul fondo, ferma, assieme alla pastura, in un unico punto; sfruttare l’innata tendenza dei pesci a rifugiarsi negli strati più caldi dei laghetti, quindi in profondità, a contatto con il fondale. Ne ho avuto la conferma dopo aver tentato alcuni lanci con la classica montatura running-rig, pasturatore e terminale libero di 30 centimetri. Sapete cosa accadeva con estrema frequenza? Avvertivo strane “tocche” lungo il cimino, dapprima brusche, successivamente minime e indecise. Dopo il primo, secondo e terzo tentativo di recupero a vuoto, ho compreso che il pesce tendeva a compiere un innato movimento: si concentrava sul feeder, distante dall’esca una trentina di centimetri. In altre parole, quelle che credevo fossero mangiate, non erano altro che tentativi di cibarsi direttamente sulla scatoletta del pasturatore, anziché su amo e bigattini. Cambiando sistema di pesca, connettendo quindi un method feeder sulla lenza, ho lanciato nello stesso punto già pasturato. Neanche qualche minuto di attesa e ha inizio il primo combattimento con uno dei simpatici carassi che popolano il laghetto del complesso Lago Pascoli a San Mauro Pascoli (provincia di Forlì - Cesena), in Romagna.

pesca del carassio in laghettopiega della canna da feeder

Method feeder e bigattini: un trucco rubato agli inglesi.

In tanti pescano d’inverno con feeder, running-rig e terminale libero. Questa è la soluzione principe per alternare la pastura nel feeder e i bigattini a bandiera sull’amo. In realtà c’è un altro metodo per pescare col feeder e l’ho raccontato in questo articolo. Se non si posseggono i Korum Grub Feeder non c’è problema! Occorre adottare un piccolo trucco che ho imparato guardando i video di Steve Ringer e Frankie Gianoncelli su Youtube, nel canale Guru TV. Come si può vedere dalle foto sottostanti, occorre montare un method feeder (15/20 grammi per acque basse) sulla lenza, bloccandolo sulle estremità con un gommino e una girella. Connettete pure un terminale di 10 centimetri con hair-rig ed elastic rig (Guru, Matrix, Preston tanto per citarvi alcuni modelli già pronti). Una volta sistemato il tutto, tendete l’elastic rig con una pinzetta e introducete 3 bigattini. Diminuendo la tensione, i bigattini risulteranno incastrati nell’elastico, rimanendo quasi immobili. Probabilmente vi occorerà un po’ di pratica, ma garantisco che l’operazione è alla portata di tutti.

elastic bandinnesco del bigattino sull'elastic band

Riempite lo stampino del method feeder con un po’ di pastura specifica per l’inverno, a grana medio fine. Appoggiate poi l’amo al centro dello stampino, mettete altra pastura a coprire il tutto. Premete il feeder sullo stampino e otterrete un risultato finale identico al mio, nella foto sottostante. Con una soluzione di questo tipo riuscirete a presentare l’esca e la pasturazione in un unico punto, costringendo i pesci ad abboccare mentre scrutano voracemente la nuvola di sfarinato che si scioglie incacqua. Non gli chiederete di cibarsi di boiles o pellet/bandum, bensì proporrete un pasto proteico (ciuffetto di bigattini) che carpe e carassi a cui non sanno assolutamente rinunciare. Un sistema funzionale, anzi una visione del “method” assolutamente interessante… vero?

bigattini e method feedermethod feeder e pastura

Azione di pesca e consigli tattici

Recentemente, sulla pagina Facebook di Pescanet, ho ricevuto un commento molto stimolante. Un utente mi faceva notare che in Inghilterra c’è una teoria sulla pesca invernale: pescare nello stesso punto può essere controproducente, perché il pesce si sazia e tende a perdere appetito. Lanciare in punti differenti tiene attive le prede e garantisce molteplici catture. In tutta sincerità ammetto che ho preso per buone le parole dell’utente che mi ha posto tale obiezione. Tuttavia, dopo le prime tre catture avvenute in punti differenti, ho notato uno stop anomalo delle mangiate. Sono tornato sui miei passi e ho ripreso a pescare nemmeno troppo lontano: sulla linea degli 8 metri, oserei dire “vicino a riva”, sempre nello stesso punto. Alla fine i carassi mi hanno premiato: qualche altra preda e un simpatico "ciabattone" da ricordare, davvero in ottima salute e combattivo. Pertanto sconsiglio di fare “scouting” alla ricerca di molteplici punti in cui lanciare. Concentratevi piuttosto sugli scalini, sui punti in cui il fondale degrada, che potrebbero trovarsi a tiro di 7/9 metri (misure tipiche da mini-roubasienne estiva).

carassio recuperato col guadino pescando a feederpesca a method feeder in inverno

Un altro consiglio tattico riguarda l’abboccata. Siamo a gennaio o febbraio, quindi in mesi freddi in cui persino i carassi hanno il metabolismo rallentato a causa del letargo. Le temperature dell’acqua sono davvero basse. Di conseguenza le abboccate potrebbero essere rallentate, indecise. Non ferrate alla prima botta sul cimino. Aspettate che sia il pesce ad auto-allamarsi, partendo verso il largo quasi col pasturatore in bocca. Per fare ciò ci sono due metodi: il primo prevede la regolazione della frizione al minimo, tale da rilasciare un po’ di lenza al pesce durante la fuga, garantendo comunque un effetto auto-ferrante. Il secondo, che ammetto prende spunto da un filmato di Bob Nudd, prevede l’apertura totale dell’archetto e il mantenimento del monofilo senza alcuna tensione. Quando la preda avrà ingoiato e partirà per il largo, noteremo il movimento della lenza (non della cima del feeder in quanto mancherà la tensione necessaria). Sarà nostra cura chiudere prontamente l’archetto, alzare la canna evitando di dare una ferrata troppo brusca. Il combattimento inizierà anche in questo modo, regalandoci un altro bel ricordo da incorniciare in giornate proibitive, in cui la sola pesca è capace di renderci felici.

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

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