Pesca alla carpa col Pellet Waggler

Mentre le mie dita pigiano la tastiera, fuori imperversa la seconda ondata del temibile Covid-19. Siamo a novembre 2020. La pesca ne sta risentendo e questo mese sembra più a tinte scure che dai tipici colori autunnali. Il pensiero va al "liberi tutti" dell'estate, quando si poteva andare a pesca spostandosi di regione in regione, senza che vi fossero le limitazioni attuali. Tornano alla mente quelle pescate in solitaria, a pochi passi da casa, dove proliferano laghetti ricchi di carpe di tutte le taglie, pronte a divorare ogni minima esca in superficie, caduta miracolosamente dal cielo. Tornano alla mente quelle pescate con una tecnica tutta inglese, sempre divertente e dalle potenzialità devastanti. Tornano alla mente quei momenti da Pellet Waggler: quel galleggiante così strano, così unico, che ha rivoluzionato la mia tecnica di pesca in laghetto portandomi a diventare padrone indiscusso di un metodo Made in UK di cui sono stato tra i primi, in Italia, a descriverne l'efficacia in pesca.

Le origini del Pellet Waggler

Era il 2013. Di pellet waggler se ne sentiva parlare solo su Youtube. Non c'era ancora la fibra ottica. Esisteva la Adsl a 7 MB. Navigavo nell'internet e mi ritrovavo a guardare ore ed ore di filmati di pesca, non solo italiani, bensì inglesi. Un giorno incappai in un filmato di Mark Pollard per casa FOX: il campione d'oltralpe raccontava l'efficacia di un galleggiante rivoluzionario, piombato a dovere, che faceva uno strano rumore e richiamava ciprinidi a galla. Dopo qualche settimana, grazie all'aiuto di Davide Manocchio, pescatore molisano trapiantato in Alto Adige, sperimentai in terra tirolese quest'arma a doppio taglio. Devastante (l'ho già detto prima) e catturante, dedicata agli amanti del lancia e tira, tira e lancia... proprio come il sottoscritto. Ne venne fuori un articolo che, col passare del tempo, è diventato uno dei più letti dell'intero panorama alieutico, che ha ispirato altri (e me compreso) a perfezionarci, diventando sempre più esperti in questo tira e molla d'eccezione. Oggi ne parlo con una consapevolezza diversa, fatta di altri esperimenti sul campo e di un nuovo test made in Drennan, azienda inglese che commercializza una nuova linea di galleggianti davvero curiosi.

Come costruire la lenza perfetta col Pellet Waggler di Drennan

Giovanni vi ha appena mostrato 5 pellet waggler della Drennan, proprio quelli che ho utilizzato durante la battuta di pesca estiva oggetto dell'articolo. Trattasi di 5 segnalatori di abboccata larghi quanto una matita, lunghi la metà, che hanno su un'estremità l'antenna di colore arancione o gialla, mentre sull'altra vi è un piombo perfettamente tarato di diversa misura (4,6, 8 e così via). In alternativa rispetto ad altri Pellet Waggler, quelli di Drennan non sono in balsa bensì in materiale plastico. La cosa determina uno "splash" in acqua tendenzialmente differentemente e, a mio parere, forse più catturante. Non perchè voglia screditare prodotti di altre marche. Lungi da me farlo. Tuttavia ammetto che nelle acque italiane, dove la pressione piscatoria con questo metodo è praticamente inesistente, la semplicità e la trasparenza di un galleggiante così, determinano un potenziale in più che attrae più pesci.

E la montatura? So che ve lo starete chiedendo, quindi ecco la risposta. La montatura prevede il passaggio sulla lenza di uno stopper, poi della girella con moschettone a cui sarà agganciato il pellet waggler. Successivamente tre stopper, poi la girella ed infine uno svolazzo di mezzo metro circa fino a 70 centimetri.

Una lenza semplice, senza piombi, che lavorerà a pelo d'acqua e potrà garantire una buona "fluttosità" (se così si può dire) ed un'operatività di ottimo livello, che renderà sempre più appetitoso il vostro boccone (mais, pellet - fate vobis!).

In questo articolo vi ho parlato di lenze e galleggianti, tralasciando volutamente gli aspetti della pasturazione e dell'esca. Volete saperne di più? Approfondite la tecnica del Pellet Waggler, con un filmato moderno e sottotitolato, caricato sul canale Youtube di Drennan. Il pluricampione del mondo Alan Scotthorne vi fornirà una serie di consigli utili per perfezionarvi in un nuovo modo di intendere la pesca a galla con la canna all'inglese in tre pezzi.  

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

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