Pesca col mais: un'esca per tutte le stagioni!

Il mais, al giorno d’oggi, è un’esca impiegata d’estate, d’inverno, in primavera, in autunno. Insomma, sempre. Ormai sono del parere che anche i pesci abbiano subito l’evoluzione della specie, un po’ come noi essere umani. Se ci pensate, al supermercato possiamo acquistare le fragole a settembre, l’anguria in inverno, o chissà cos’altro fuori stagione. Ebbene, anche i pesci, almeno quelli dei carpodromi, abituati dagli essere umani (i pescatori) ad una pasturazione fuori stagione, si sono abituati a questa esca tutto l’anno. E probabilmente non puntano nemmeno più al gusto, come invece avviene per noi uomini, bensì a cibarsi e mettere qualcosa in pancia per continuare a vivere. I pesci dei laghetti, o dei carpodromi, vivono in ecosistemi che modificano le abitudini alimentari dei pinnuti proprio in base alle scelte dei pescatori. E tra le abitudini che cambiano c’è anche l’alimentazione, a base di mais (o di bigattino e altri legumi - esche molto inflazionate) anche in periodi dell’anno in cui il pesce preferirebbe altro.

 

Pesca col mais e innesco

La pesca in laghetto richiede esche morbide ma resistenti allo stesso tempo. Il mais è molto comune perchè pratico, di basso costo ed anche facilmente conservabile. Parlo del mais da insalata, quello che compriamo anche in discount. È un’esca particolarmente nutritiva, con buona mole di carboidrati, proteine, ferro, non sazia, è digeribile e non provoca intossicazioni. Ho solo il dubbio che irrancidisca le piccole acque, ma non ne sono sicuro. Su questo se ne può dibattere all’infinito, ma non è questa la sede opportuna per parlarne. Il mais può essere usato “liscio”, al naturale, oppure aromatizzato immergendo nel barattolo alcuni liquidi come vaniglia, cioccolata, anice e persino alcool. Molti mi chiedono: come innescare il mais pescando a roubaisienne? Ci sono due inneschi che fanno da padrone: può essere sia singolo che doppio. Il singolo prevede il passaggio dell'amo (a gambo corto) sul dorso del mais. L'innesco doppio, invece, vuole che il mais passi nel dorso del primo chicco e, successivamente, nel dorso del secondo chicco. Dubbi? Più semplice a farsi che a dirsi. Ecco due immagini molto evocative.

 

Il mais aromatizzato

Quando voglio dare al mais una marcia in più, applico spesso un espediente del carp fishing. Svuoto una confezione di mais in un boccaccio in vetro, separandolo dall’amido. Poi ci aggiungo acqua e gocce di aroma alla vaniglia, reperibile in supermercato (quello per le torte - giusto per intenderci) oppure dal negozio di pesca, proprio come quello in foto. L'aggiunta di acqua evita innanzitutto che il mais si secchi, ma fa anche sì che il mais acquisisca, assieme al mescolarsi con l'aroma di vaniglia, un richiamo olfattivo più forte, differente rispetto alla sua variante classica.

  

Pasturare col mais

Il mais non è solo un’esca. Oltre a rappresentare una sicura attrattiva per i pesci, dovuta al sapore e all’odore, ha anche la caratteristica di essere un’ottima “pastura”. Chiamiamola pastura, anche se non si tratta di sfarinati. Prima di tutto, il fattore principale è la sua visibilità: giallo, voluminoso, facilmente individuabile anche in laghetti con acqua scura, torbida, sporca. Il mais va in contrasto con tutto il resto, quindi è un’arma a favore del pescatore. Poi, se consideriamo il fatto che può essere lanciato a piccole dosi, comodamente con una fionda o a mano, comprenderemo quanto sia vincente in ogni circostanza. Il richiamo non è solo visivo ed olfattivo. Non sono solo gli occhi dei pesci e le fauci a goderne. Bensì c’è un altro fattore, ovvero il richiamo uditivo: le carpe, i carassi, le scardole si abituano al rumore dei chicchi di mais che cadono sull’acqua, quindi si incuriosiscono; agli inizi possono spaventarsi, ma dopo lanci ripetuti vi assicuro che ne diventano dipendenti. Consiglio di iniziare a pescare senza lanciare grossi quantitativi, anzi di pasturare con 3 o 4 fiondate iniziali e poi di ridurle a un lancio ogni 5-6 lanci.

 

Montature da roubaisienne per laghetti e carpodromi

Il mais è un’esca pesante, non fluttua come il bigattini. Quindi, alla luce di questa caratteristica insita nel chicco, per la pesca con la canna roubaisienne non occorrerà realizzare lenze morbide, ma si potranno impiegare geometrie con bulk di 4 o 5 pallini, seguite da un altro pallino a 30 centimetri, ed ancora un altro a 15 centimetri. Si continua poi con un terminale di 20/25 centimetri dello 0,12/0,14, abbastanza utile per contrastare il peso di prede che variano dai due etti di qualche carassio ai 6 o 7 chili delle carpe più grosse in carpodromo. Gli ami, tutti rigorosamente senza ardiglione, dovranno avere il gambo corto, con punta alta, e saranno preferibilmente dorati. Pesco sempre con ami tra il 12 e il 16, ma talvolta mi spingo anche al 18 quando c’è molta minutaglia, ovvero scardole e carassi ingordi di mais. Infine un dettaglio importante per il galleggiante: bisognerà sceglierne uno con l’antenna cava perchè, pur restando quasi immersa, dovrà sostenere e soggiogare il peso dell’esca. La deriva è preferibile in carbonio, perchè evita i garbugli, ha una calata più accondiscendente, e si spezza meno facilmente di quella in metallo o lega. Infine, per ciò che concerne gli elastici, consiglio di scegliere un elastico cavo tra 1,5 e 1,8 mm.

 

Trucchi e strategie 

Dopo avervi raccontato i dettagli del mais come esca, della pasturazione ed anche la montatura, passiamo ad un'ultimo dettaglio: trucchi e strategie per catturare quanti più pesci. Partiamo da un concetto già descritto alcune righe più su: il richiamo del mais sui pesci. Bisogna produrre un richiamo costante, concentrato nei pressi della montatura, sfruttando sia l'impatto dell'esca, sia dei chicchi lanciati come "pastura". Inoltre occorre anche ravvivare il movimento dell'esca, simulando una discesa lenta e naturale dei chicchi, sollevando la cima della canna (e quindi conseguentemente il galleggiante) e rilasciando la stessa lentamente. Piccoli movimenti verso l'alto e il basso che, al rallentatore, svilupperà la curiosità di carpe e carassi e li porterà all'abboccata. Altro dettaglio importante è la ferrata. Probabilmente pochi sanno che ferrare col mais equivale a perdere il pesce. Si, dico bene! Il comportamento delle carpe col mais è sensibilmente diverso rispetto al bigattino. Non è come quando si pesca col bigattino, anzi è tutto il contrario. Il pesce tende a succhiare il mais, quindi una ferrata decisa vuol dire strappare il mais di bocca. Bisogna invece alzare la canna lentamente e sentire il contatto col pesce, poi si può ferrare ma con delicatezza. 

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

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