Come pescare in carpodromo a primavera

Giorni fa ho riversato le mie idee in un articolo d'alta scuola, chiamato "come pescare in mare a primavera". Poco mi importa se nel titolo vi è un'imprecisione grammaticale. Ciò che conta è comprenderci e poi, ogni tanto, credo che mi è concesso prendermi il gusto di impiegare qualche licenza poetica. L'italiano è una lingua in continua crescita, figuriamoci la pesca! Alla pari della pesca in mare, oggi vorrei riversare le mie idee per una pesca che affascina tanti pescatori delle acque dolci: la pesca in carpodromo. Come tutti sappiamo, il mese di marzo è tra i più particolari e controversi momenti dell'anno per quanto riguarda il clima. Giornate fredde, nevose, piovose si alternano a veri e propri sprazzi di primavera, con improvvise ondate di calore che ci rendono stanchi e nervosi. Per non parlare delle donne, che in questo periodo sono più instabili di un aeroplano in turbolenza. Noi uomini, le donne... immaginatevi cosa succede alle carpe! Quindi è ben presto per poter cantare vittoria e dire che la stagione è ripartita. Falso, falsissimo.  

 

Fine del letargo dopo un freddo inverno 

Nonostante i primi tepori, l'attività dei ciprinidi è ancora ridotta. Non so da voi, ma in Alto Adige a marzo i laghetti tendono a perdere lo strato superficiale di ghiaccio che si è formato a novembre, con le temperature che iniziavano a scendere sotto lo zero. Con il ghiaccio che va via, si scoprono anche pesci morti a pelo d'acqua ed è una buona occasione per i gestori per valutare lo stato di salute dell'impianto. In alcuni casi sopperiscono con l'introduzione di nuove carpe, mentre in altri possono immettere storioni, pesci gatto. Gestori avari, e poco attenti alla felicità dei pescatori, non fanno nulla. Capita anche questo. Perché vi ho raccontato questa storia? Perché in molti casi, tra marzo ed aprile, mi sono ritrovato a pesca proprio durante la fase generale di ripopolamento, o di "rinnovamento" dell'acqua, con l'introduzione di nuovi flussi, pompati artificialmente. In questi casi, la riapertura della stagione non ha fatto altro che mettere in modo il laghetto, portando a rivitalizzare anche le prede già presenti. Probabilmente ciò dipende dalla competizione alimentare dei pesci, oppure da uno stimolo generale ed una sorta di "telepatia" tra animali. Chissà...

  

Come pescare in carpodromo a primavera 

Dopo mesi di astinenza, tutti noi siamo desideriamo il carpone da sette chili e mezzo (modo di dire pugliese...). Molto spesso, però, puntare alla preda di taglia è difficile, perché con le nuove immissioni di materiale ittico, andremo a confrontarci con prede di stazza inferiore ai 2/3 chilogrammi. Bisogna quindi selezionare i pesci, puntando alle mamme, alle nonne, e non alle figlie (anche qui, modo di dire). In un contesto come un laghetto, con sbarramenti artificiali, spazi ristretti e cibo in quantità lanciato dai pescatori, il pesce va comunque in competizione, e cerca di approvvigionarsi con la forza.  Le carpe, una volta uscite dal letargo o immesse dal gestore, per i primi giorni tenderanno a muoversi in superficie, alla ricerca di pane, mais e bigattini lanciati da chiunque. Poi, dopo una settimana, più o meno, si muoveranno verso il fondo, e saliranno a galla solo se stimolate. Sulla base del laghetto ci sarà di tutto: carpe nuove, carpe vecchie. La strategia sarà duplice: provare sul fondo, con lenze che lambiscano il fondale di un palmo, oppure stimolare il pesce in superficie richiamandolo con pasturazione regolare e pescandolo con lenze lunghe non oltre il metro. Le tecniche? Roubaisienne o pesca all'inglese. Meglio la prima, perché in condizioni difficili garantisce una presentazione dell'esca alquanto accurata, oserei dire chirurgica. 

 

Esche per la pesca in carpodromo a primavera 

Il bigattino è l'esca principe. Ovviamente ciò vale solo se il suo impiego è consentito, altrimenti lasciamo perdere e passiamo al mais. In caso di risposta positiva (un buon 90% dei casi, credo), quindi "si al bigattino", procuratevene tanti. Una battuta di pesca potrebbe richiederne mezzo chilo per 4/5 ore di pesca, un chilo per un'intera sessione dalla mattina alla sera. Ci sono due possibili strategie di pasturazione, utili a richiamare il pesce nella nostra zona di operatività. Se la giornata è fredda, piove, c'è vento trasversale (frontale no, non riuscireste nemmeno a lanciare!), occorre effettuare una pasturazione rara, con fiondate piuttosto copiose, che avvicineranno il pesce e lo faranno stazionare vicino al galleggiante, senza alcuna distrazione. Se la giornata volge al meglio, con sole e caldo, cambiamo strategia: pastureremo con pochi bigattini per volta, ma con cadenza regolare, dai 2 ai 3 minuti di distanza. Come essere così precisi nel timing? Solitamente, quando sono a pesca, ascolto musica rock, quindi pasturo a inizio canzone e a metà pezzo. Più o meno ogni 2, massimo 3 minuti. Semplice, vero?  

Tre inneschi per la pesca in carpodromo 

Il match primaverile con le carpe è una partita aperta: bisogna giocare sporco, e stimolare il loro appetito sarà difficile ed impegnativo. Innescare bigattini in molteplici soluzioni è una carta vincente, che vi garantirà ottimi carnieri. L'innesco più conosciuto è il mitico sotto pelle, che si ottiene passando la larva sull'amo a metà della sua fisionomia. Il secondo innesco, invece è l'innesco doppio, con i bigattini che saranno disposti in modo contrapposto: uno dalla testa e uno dalla coda. Questo è il mio innesco preferito, e dona alle larve un movimento abbastanza credibile in acqua, specie quando si effettuano solleciti con la punta della canna. Il terzo innesco, particolarmente tecnico e audace, lo si ottiene con tre bigattini di colore differente disposti per la testa, coda e nuovamente per la testa (o vice versa). Una disposizione differente può incuriosire le carpe e portarci al successo!

  

Lenza consigliata per la roubaisienne in carpodromo 

Pescare a roubaisienne in primavera premia qualsiasi pescatore. Occorre però scendere con i diametri del terminale, rischiando anche con lo 0,10, innescando un bigattino singolo come in figura, posizionandolo su piccoli ami del 20. La piombatura dovrà essere confinata a 30/35 centimetri di filo, magari con una spallinata a scalare verso l'alto, con peso non oltre il grammo. Una geometria di questo tipo dovrebbe far scendere l'esca in modo naturale. Sarà nostro compito ravvivarla, ogni tanto, con piccoli movimenti della canna. Noterete che, dopo queste sollecitazioni, l'abboccata non tarderà ad arrivare. Buona primavera e... in bocca alla carpa! 

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

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