Pesca dell'orata alla barese
D'inverno, con l'arrivo dell'alta pressione, sovente l'acqua all'interno dei porti diventa limpida e chiara come un cristallo, riducendo l'attività dei pesci. Non appena il moto ondoso ricomincia a crescere, sotto l'azione dei venti e delle correnti, le condizioni cambiano. Il rimescolarsi delle acque porta in sospensione un'enorme quantità di cibo, tale da invogliare al banchetto numerose specie marine che raggiungeranno l'apice dell'attività durante la scaduta. Nel nostro articolo ci concentreremo sull'orata, la regina degli sparidi.
I Rudimenti, l'ABC: pesca in mare con la scaduta
Conosciuta come "momento d'oro", viene confusa con la fase terminale di una mareggiata. La situazione invero è un po' diversa: la forza del mare che ha smosso il fondale rende l'acqua torbida, il vento è calato fin quasi a cessare del tutto, e la risacca crea in superficie una schiuma densa e corposa. Quindi, per definizione, la scaduta è quel lasso di tempo che intercorre tra la mareggiata ed il ritorno alla quiete delle acque. Queste passano dal color marrone al verde smeraldo, al cui fascino tanti pescatori non sanno resistere durante l'inverno. Molti si affidano anche all'influenza della luna e delle maree, ma se non c'è la condizione di corrente giusta si rischia il fallimento, nonostante l'ausilio di lenze sottili e sostanziosi ciuffi di bigattini. Non è infatti possibile determinare a priori il momento clou, specie perchè i mesi di gennaio e febbraio rappresentano anche un momento di transizione, in cui si passa dai tepori dell'autunno inoltrato ai primi freddi provenienti dai Balcani e dalla Russia.
La montatura per la pesca all'orata
Con l'orata c'è poco da scherzare. La mia esperienza insegna che il boccone dev'essere fermo, appoggiato sul fondo. Sarà pertanto necessario pescare all'interno dei porti, a ridosso di manufatti o moli. Le zone di passaggio tra scogliera e sabbia sono un buon punto dove tentare la cattura del meraviglioso sparide ghiotto di cozze, gamberi e, ovviamente, larve di mosca. I baresi hanno inventato una lenza molto semplice, quanto geniale, che è in voga da molti anni. Il trave, dello 0,16, sul quale è posto un galleggiante a forma tozza (per contrastare il moto ondoso della scaduta) da 3 grammi vede il suo completamento con una spallinata distribuita in un metro di lenza, pari al 70% della sua portata. Poi, dopo la girella di connessione col terminale dello 0,13 fluorocarbon , a distanza di 10 centimetri circa dall'amo, un pallino di piombo, che avrà il compito di portare l'esca sul fondo e tenerla quasi immobile. L'operazione di misurazione del fondo è possibile con l'ausilio delle comuni sonde a molla, posizionate su quest'ultimo piombino a distanza ravvicinata dall'amo, preferibilmente rinforzato.
La pasturazione per pescare l'orata
All'arrivo sul nostro luogo "caldo", preferibilmente poco prima dell'alba dove presumiamo che vi siano le orate, incominceremo a pasturare silenziosamente ed in maniera costante. Se si pesca con i bigattini va sicuramente bene il lancio di poche larve per volta, intervallate a fiondate di pellets, finalizzata al creare una breve scia che concentri l'attenzione dei pesci sulla nostra area operativa. Una volta aperta la canna e sfoderata la lenza, è necessario cambiare stile di pasturazione. Dal momento che si pescherà appoggiati sul fondo, è necessario che le larve arrivino nei pressi dell'esca molto velocemente, evitando di essere sballottolate altrove. Vi sono due alternative: retina e sacchetto biodegrabile oppure palline di pasture a base di farina di pesce. La retina e il sacchetto biodegradabile sono ormai reperibili presso qualsiasi negozio di pesca. Hanno un costo contenuto e possono contenere al tempo stesso sia pellets che bigattini. La pastura, invece, può giocare un ruolo decisivo quando le pescate con il primo metodo di pasturazione siano state infruttuose. Questo perchè riesce a formare un tappeto di brumeggio che attrae i pinnuti per diverse ore all'interno della nostra zona di pesca, senza sfamarli come potrebbero fare i bigattini. Se si decide di pescare con il verme coreano a penzoloni, il granchietto o la cozza, non è necessaria una pasturazione metodica. E' utile il lancio di scarti di pesce oppure un chilo di cozze, frantumate a dovere, amalgamate con farina e semolino.
Come pescare l'orata con la bolognese
La canna con tutti i requisiti atti all'uopo è la classica bolognese di 6/7 metri, misure versatili e maneggevoli, con le quali è possibile pescare anche in condizioni meteo marine avverse. Attrezzi con azioni di punta permettono, col minimo sforzo, di lanciare a discreta distanza, tagliando l'aria come fossero affilati coltelli. Inoltre, con orate come quelle in foto, sapranno fare la differenza rendendoci vincitori delle dure battaglie che andremo ad affrontare. Determinante è l'intuizione della direzione della corrente, se tendente verso destra, sinistra, l'interno o l'esterno. Un errore di stima potrebbe compromettere la riuscita della battuta di pesca, vanificando i nostri sforzi e la levataccia antelucana. Dopo aver allamato un bell'esemplare di orata, dobbiamo tener d'occhio le sue improvvise fughe verso il fondo, lavorando di frizione e antiritorno, mantenendo la giusta concentrazione. Doverosa attenzione va rivolta a possibili incagli nascosti sotto riva, un problema comune nei porti, causa di spiacevoli rotture dato lo sfregamento del finale o del trave su oggetti taglienti. E, in conclusione, una nota sull'abbigliamento: fa freddo, copritevi bene e indossate tute termiche sopra diversi strati di lana e/o pile. L'incubo di un'infreddatura è sempre dietro l'angolo.