Il molo Sant'Antonio a Bari

Molti pescatori conoscono Bari per il suo porto, spesso teatro di competizioni nazionali del circuito FIPSAS canna da riva. I punti di maggior interesse sono il molo Pizzoli e la zona di Marisabella, accanto al parcheggio dei mezzi pesanti. C'è, tuttavia, un molo spesso dimenticato, che racconta una storia che può tramandarsi nel tempo. Siamo al Molo Sant'Antonio, durante una splendida domenica di marzo che fa registrare temperature massime di 22°C e ci proietta verso l'attesa primavera.


Lo spot

Il molo Sant'Antonio si erge come braccio di protezione dai venti settentrionali e rappresenta quel che rimane del vecchio porto di Bari. La struttura è in ottime condizioni, percorribile in auto, entrando dall'apposito ingresso a due passi dal Teatro Margherita. Il panorama è davvero unico: Bari è dinanzi a noi, col suo splendore, con i classici rumori di una città impegnata che vuol cogliere quell'attimo di rilassatezza in una domenica di fine inverno. Lo spazio a disposizione è veramente tanto, infatti al Sant'Antonio non si pesca in limitatezze anguste, ma ci si può collocare comodamente con il proprio panchetto. Ricordiamo che si tratta comunque di una zona portuale, pertanto la pesca è tollerata, ma non consentita (come avviene in altre zone d'Italia). Qualora le autorità dovessero allontanarci, dobbiamo mantenere la massima educazione e lasciare la nostra postazione. Verso la parte centrale del molo vi sono alcuni scalini che ci consentono una discesa sulla piattaforma di cemento al livello del mare, la più comoda per la pesca. La profondità si attesta sui 3 metri circa ed il fondale è melmoso, con acque abbastanza pulite e ferme.


Cefali e tanta comodità

Il cefalo colonizza massicciamente il molo e ne siamo abbastanza contenti, vista la nostra propensione a questo pesce, davvero astuto e combattivo. Ce ne sono di tutti i tipi, sia piccoli che grossi, di tutte le specie come i classici schiumaroli e calamita. Lo si pesca con una bolognese di 5 o 6 metri, mulinello taglia 2500 con un monofilo dello 0,16/0,14 in bobina. Nelle operazioni di salpaggio della preda occorre aiutarsi con un guadino dalla lunghezza ridotta: il classico "tre metri" è l'ideale qualora dovessimo posizionarci al livello del mare. Lo spazio a nostra disposizione sul retro è un po' ridotto e non possiamo gestire un manico di guadino molto lungo. Tutto ciò permette al neofita di cimentarsi nella pesca al cefalo con risorse non particolarmente costose, alla portata di tutti.


Lenze, esche e pasturazione

Abbiamo impostato la nostra pescata seguendo i parametri della leggerezza a causa dell'improvvisa ondata di caldo in un inverno che, un mese fa, presentava temperature diametralmente opposte, sotto lo zero! Sulla lenza madre dello 0,14 ho montato un galleggiante da 1,5 grammi, a forma di carota, molto affusolato e sensibile. Poi, in uno spazio minore di un metro, ho applicato una sequenza di pallini tutti dello stesso peso, a distanze minori, scalando da 10 cm a 7,4,3,2,1 e bulk finale. Il terminale doppio sarà formato da due spezzoni di 40 e 50 cm dello 0,10 con ami del 18 a gambo lungo ( 120N Gamakatsu ). Durante l'esplorazione al Molo Sant'Antonio, il Pescanet Team ha provato l'innesco del pan carrè, debitamente imbevuto d'acqua e poi strizzato. Da ogni fetta occorre cogliere alcuni batuffoli, che saranno innescati sull'amo con delicatezza. La pasturazione seguirà il sapore dell'esca, quindi prepariamo uno sfarinato da 2 kg (compriamo una o due buste di pastura da cefalo ad alto contenuto di aglio), ci aggiungiamo mezzo chilo di pane grattugiato e 100 grammi di pecorino romano. Mescoliamo adeguatamente il nostro composto ed aggiungiamo acqua a piccole dosi fino a raggiungere la consistenza desiderata, nè troppo secca nè troppo morbida. Formiamo alcune palle grosse quanto un mandarino e partiamo con una pasturazione massiccia, per avvicinare i cefali in zona. Fate attenzione alla consistenza perchè le palle di pastura dovranno sciogliersi una volta raggiunto il fondale che, al Molo Sant'Antonio, ricordiamo essere di circa 3 metri.


Approcci differenti

Oltre alla pesca al cefalo, segnaliamo sia l'approccio alla pesca a fondo con il ledgering sia la pesca alla spigola con l'inglese. Alcune foto che girano in rete testimoniano le catture di serra alla punta del molo, con la tecnica della teleferica, innescando i cefalotti vivi. Le varianti sono davvero tante e non si esauriscono nei nostri suggerimenti. Consigliamo di testare il molo in un'ottica meno metodista, che mostrerà le peculiarità di uno spot davvero speciale, che merità più di una visita.


Conclusioni

Termina così un nuovo itinerario di Pescanet che vede protagonista il capoluogo di regione con le sue tinte tardo-invernali miste al caratteristico colore del mare. Il nostro esperimento è andato a buon fine, con la cattura di una decina di cefali dorati (Mugil auratus) dalla fisionomia allungata e peso ridotto, tra i 150 e i 300 grammi, con qualche esemplare più corpulento, sfuggito alle nostre foto. Non gridiamo al miracolo, siamo ben consci che i pesci immortalati sono pochi, ma le immagini risalgono a metà marzo! Inoltre in altri porti pugliesi vi è totale mancanza di pesce a causa dell'acqua ghiacchiata, mentre a Bari sembra muoversi già qualcosa. Vi invitiamo al test dello spot in altri periodi, quali l'estate e la primavera, quando le acque saranno più calde e le catture potranno vantare pezzature di taglia maggiore.

Altre informazioni utili:

Viabilità: Per giungere al Molo Sant'Antonio, percorrere la SS16Bis dirigendosi verso via Napoli. Da qui occorre prendere verso l'entrata del porto di Bari, continuare verso il Teatro Margherita. L'ingresso del Molo Sant'Antonio è sulla sinistra. Procedere con l'auto a passo d'uomo, il fondo stradale è un po' disconnesso.

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

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