Trote col silicone

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Cavedano
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Trote col silicone

Messaggio da Cavedano » 25/11/2017, 10:48

Trote al silicone Due articoli
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Chiare fresche dolci acque
Articolo e fotografie di Marco Altamura



Con il sopraggiungere dell’età matura si sente spesso l’esigenza di compiere una sorta di viaggio a ritroso nel tempo tornando a frequentare quei luoghi che hanno caratterizzato la giovinezza ; anch’io non sfuggo a questa regola non scritta e subisco il fascino dei ricordi di un tempo che , sfortunatamente , non torna più . La passione viscerale per la pesca mi ha consentito di visitare posti che diversamente non avrei avuto la fortuna di frequentare e ognuno di questi luoghi ameni risveglia in me rimembranze legate a momenti felici e spensierati della mia vita . La mia formazione dal punto di vista alieutico è avvenuta nelle impervie vallate alpine della provincia di Bergamo dove ho effettuato le mie prime catture di splendide trote fario dai colori sgargianti e dall’indole schiva ; gli ambienti aspri ed austeri della valle Seriana e delle sue valli laterali sono stati il teatro naturale delle mie fasi di apprendimento di una tecnica che a quei tempi era considerata più una sofisticazione elitaria al pari della pesca a mosca .

In quegli anni nasceva e si sviluppava nel nostro Paese quello che oggi è considerato lo spinning moderno ma che allora era visto come una tecnica un po’ snob praticata da pseudo-ambientalisti ante litteram . L’alto tenore tecnico necessario per insidiare i salmonidi nelle acque correnti montane mi ha facilitato non poco l’apprendimento di tutte quelle nozioni che oggi fanno parte del bagaglio che mi porto appresso . La frequentazione in seguito degli ambienti più disparati sia in Italia che all’estero alla ricerca di una vasta gamma di predatori ha fatto il resto . Così , per non sfuggire al citato canto delle sirene del passato , anche quest’anno ho sentito forte l’esigenza di tornare in una di quelle piccole valli dove sono cresciuto catturando trote e gustando cibi dal sapore unico e mai più ritrovato: fermarmi a contemplare la maestosità delle montagne , ascoltare il gorgoglio dell’acqua e respirare a pieni polmoni l’aria pura rappresenta il mio modo di dire grazie ad una natura che mi ha dato tanto e mi ha fatto crescere con ben radicato in me il concetto di rispetto e tutela del territorio . Così in una piovosa sera di maggio ho pianificato la mia uscita , confortato anche dal periodo atmosferico caratterizzato da abbondanti piogge che sicuramente hanno apportato nuova linfa all’ecosistema torrentizio ; il corpo idrico da me prescelto per questa mia “operazione revival” prende vita a quota mt 1854 s.l.m. da alcuni piccoli bacini naturali al centro delle Alpi Orobie e confluisce , dopo circa sette chilometri , da destra nel fiume Serio .La sorgente delSerio si trova a circa 2.500 metri di quota in una zona ricca di laghetti e polle chiamata Passo del Serio situata tra il Monte Torena (2.911) m e il Pizzo del Diavolo


della Malgina (2.926 m) nelle Alpi Oròbie bergamasche. È il lago Superiore del Barbellino a raccogliere le acque di diversi torrentelli, per poi riversarle in un vero e proprio fiume che percorre le province di Bergamo e Cremona fino all'Adda.

Nei primi chilometri del suo percorso forma i laghi del Barbellino (Superiore e Inferiore) e attraversa la località turistica di Valbondione, nel cui territorio sono localizzate le celebri cascate: si tratta di un triplice salto per complessivi 315 metri, il più alto d'Italia e il secondo in Europa.Lungo la Valle Seriana il fiume raccoglie le acque di numerosi affluenti come i torrenti Bondione, Fiume Nero, Sedornia, Goglio, Acqualina, Rino, Ogna, Nossana, Riso, Romna, Vertova, Asnina, Rovaro, Doppia, Albina, Lujo, Vallogna, Carso, Nesa e Gardellone;



Dal XIV fino al XVIII secolo le sue acque furono la forza idraulica per il funzionamento delle fucine , collegate con seriole e chiuse poste lungo il suo corso , per la forgiatura delle armi bianche . Inoltre dal 1200 si rilevano documenti che parlano di miniere d’oro sui monti dell’Alta Val Seriana ma è del 1972 la notizia che lungo il corso di questo torrente si sono recuperate pagliuzze d’oro : da allora capita spesso di incontrare lungo il suo corso ricercatori attrezzati di pala e setaccio in cerca di fortuna . La conformazione di questo bel torrente è caratterizzata da una notevole pendenza , con un’escursione dai 1854 metri delle sorgenti agli 800 metri circa della foce in Serio ; da ciò deriva la presenza di numerose grosse pozze seguite da piccole spianate dove la fauna ittica trova riparo dalle acque impetuose . La giornata prescelta per questa uscita si presenta con tutti i crismi per essere coronata da successo : cielo coperto , leggera pioggerella e temperatura dell’aria intorno ai diciotto gradi . Queste condizioni infatti avvantaggiano molto nell’avvicinamento ai vari spots da perlustrare e l’assenza dell’irradiazione solare evita il proiettare dell’ombra nell’acqua cristallina ; i livelli idrici in scaduta a causa delle recenti piogge facilitano l’attività predatoria dei salmonidi che in questo tratto sono ampiamente rappresentati da trote fario e da qualche esemplare di salmerino di fontana , frutto di qualche immissione del passato . Va detto che l’austerità che caratterizza questo ecosistema non consente ai suoi pinnuti abitanti di raggiungere taglie importanti e , di conseguenza , esemplari di trenta centimetri sono già da considerarsi catture eccezionali . L’accrescimento infatti è molto lento e limitato a causa dello scarso apporto di nutrienti che caratterizza queste acque montane ; le forti piogge rimangono l’unica occasione per questi pesci di alimentarsi in abbondanza e , una volta raggiunta la maturità sessuale ( che qui avviene già ad una lunghezza di circa 22/24 centimetri ) , affiora l’istinto predatorio ittiofago scatenato anche verso esemplari della stessa specie . Con simili premesse risulta assai comprensibile quanto alto sia il grado di competitività alimentare in queste acque . Ho deciso di praticare uno spinning di ricerca sfruttando le grandi doti attrattive degli artificiali in silicone : per l’occasione la mia scelta è ricaduta sugli artificiali denominati Slurp Fat Trout di Trabucco innescati su ami di tipo “ Aberdeen “ contraddistinti da occhiello in asse con il gambo . Come zavorra in questi casi utilizzo le Cone Heads in tungsteno o in piombo che i moschisti adottano per la costruzione dei loro streamers ; questi artificiali imitano un worm piuttosto paffuto e sono abbondantemente scentati e glitterati per garantire qualche secondo utile in più per portare le ferrate , garantendo una permanenza maggiore in bocca ai salmonidi prima che questi si accorgano dell’inganno . Ho scelto sia colorazioni naturali come la “ meat “ e la “pearl green “ che di fantasia come la “ pinky “. Per questo spinning leggero nulla di meglio di un abbinamento canna-mulinello come Delsol da mt. 2,40 ad azione ML con SX-1 taglia 2000 tutto ovviamente di casa Rapture ; così organizzato mi appresto a sondare le prime pozze a risalire nei pressi di un ponticello . Le recenti piene hanno pulito il letto del torrente dalla tipica patina scivolosa e quindi mi è enormemente più facile avanzare con i cosciali . Utilizzo da subito un verme dalla colorazione naturale come la “ meat” innescato in modo che ruoti su se stesso nelle fasi di richiamo e collassi verso il fondo con andamento a spirale nei rilasci ; in una pozza a risalire , facilitato dalle lenti polarizzate , vedo distintamente la mia esca scomparire in bocca ad una inconfondibile sagoma scura e quindi ferro con decisione ; la prima fario della giornata giunge esausta ai miei piedi dopo una strenua difesa fatta di capriole e salti in superficie . Si tratta di un esemplare di circa venticinque centimetri che ha aggredito il mio silicone con grande voracità . Dopo alcune foto fatte velocemente per immortalare i suoi sgargianti colori , la rilascio incolume grazie anche all’uso dell’amo singolo che non provoca particolari danni all’apparato boccale del pesce . La sensibilità di tutto il combo accentuata anche dall’uso del trecciato in bobina , mi trasmette perfettamente tutti i movimenti dell’artificiale tanto da farmi percepire in ogni istante dell’azione di pesca l’esatta posizione in acqua dell’insidia ; una cinquantina di centimetri di finale in fluorocarbon Spin Fluo sempre di Rapture dello spessore mm 0,203 mi aiutano non poco a non far percepire al pesce la presenza del filo . Nel risalire il torrente provo a variare la finitura del mio silicone adottando anche il colore “ pinky “ di fantasia , senza però alcun risultato . Dopo l’incoraggiante avvio mi sono illuso di essere incappato in una di quelle giornate magiche caratterizzate da una vera e propria frenesia alimentare : purtroppo così non è , quindi decido di ritornare all’auto per tentare la sorte a valle del ponte . Innesco di nuovo un verme dalla colorazione naturale e scendo il torrente percorrendo un sentiero che lo costeggia per poi risalire pescando . Scavando nei ricordi un po’ sbiaditi di oltre trenta anni fa , penso di essere vicino ad una grossa forra che il torrente compie prima di allargarsi in una ampia e profonda pozza dove in quel lontano passato ho catturato tanto e bene ; compiaciuto per la validità e la precisione dei miei ricordi , sono ora al cospetto di quello spot che mi ha dato tante soddisfazioni . A differenza delle altre pozze dove era sufficiente qualche passata per un corretto sondaggio , qui l’ampiezza dello spot necessita un’accurata ispezione in ogni anfratto . La corrente di ritorno crea invitanti postazioni dove il pesce può , senza sforzo , aspettare che il flusso gli porti il cibo ; sondo la parte sinistra più volte senza risultato e mi sposto di qualche metro per riuscire a far lavorare correttamente il silicone nella corrente di ritorno alla destra della grossa pozza . In una delle tante passate a vuoto , ad un certo punto il filo si ferma in modo palesemente innaturale e dopo qualche istante , riprende la sua marcia questa volta però in senso contrario al flusso correntizio ; ferro prontamente e la mia Delsol si flette fin quasi alla schiena sotto i colpi poderosi di un pesce insolitamente grosso . Vedo attraverso l’acqua limpida la sagoma scura della trota che cerca disperatamente di guadagnare la sua tana sotto un grosso masso ; mostra un ventre giallastro e finalmente posso calcolarne bene le dimensioni . La tolgo dalla corrente impetuosa e la spiaggio sulla mia destra : capisco che le mie paure di perderla per una slamatura erano del tutto infondate in quanto tutto l’artificiale si trova all’interno dalla bocca e in questo stato di cose mai e poi mai avrebbe potuto sfuggirmi . In ginocchio nell’acqua gelida e con l’aiuto di un paio di pinze a becco lungo estraggo l’amo dalla bocca e scatto velocemente un paio di foto : il pesce può vantare dei colori meravigliosi e le caratteristiche macchie “ parr “ che estasiato ammiro prima di ridonarle la libertà . Sono sudato e felice e , dopo alcuni momenti di adrenalina pura , decido di riguadagnare il sentiero per fare ritorno all’auto . Un pesce di una quarantina di centimetri abbondanti in queste acque si può a ragione considerare un evento eccezionale ! Giunto all’auto , decido di fare colazione con il cibo portato da casa : un paio di panini , una birra e alcuni frutti mi rimettono in sesto prima di ricominciare la pesca . Decido di spostarmi con l’auto a valle di qualche chilometro memore del fatto che in quella posizione vi era in piccolo riale tributario che custodiva anch’esso trote dagli splendidi colori ; anche in questo caso la memoria non mi inganna e ritrovo quel rio dalle linfe cristalline che inizio subito a risalire . Qui l’ambiente è molto più angusto e la presenza di qualche vecchia abitazione o cascina a ridosso delle acque crea invitanti spots dove ricercare le mie amiche colorate . L’approccio è uguale a prima con la sola variante di una minore zavorra adatta a correnti meno impetuose ; inoltre le piccole pozze permettono alle sue abitanti di individuare immediatamente l’esca e quindi di aggredirla senza indugio . A maggior ragione in questo posto le catture saranno di piccola-media taglia ma di una bellezza e rusticità uniche . La terza trota di giornata la catturo facendo lavorare il mio silicone lungo un correntino che fiancheggia un manufatto di contenimento in cemento : qui la piccola fario aggredisce il worm e se lo porta sotto le fondamenta del muro stimolando la mia pronta e decisa ferrata . Si tratta di una farietta di 22/23 centimetri allamata nella parte inferiore della bocca ed in modo superficiale ; questo mi facilita la slamatura e , dopo la foto , rilascio il pesce che velocissimamente riguadagna il suo ombroso nascondiglio . Risalendo ancora il torrentello giungo in un posto caratterizzato dalla confluenza di uno dei tanti scoli d’acqua che percolando tra le radici degli alberi , finisce il suo percorso nell’alveo principale . Qui forma una micro-pozza di circa un metro quadrato in zona d’ombra perché situata sotto un ponticello ; alla prima passata vedo una trota che velocissima tenta di aggredire il malcapitato verme senza però riuscirci prima che questo esca dall’acqua ; la seconda passata risulta fatale al pesce che questa volta rimane vittima dell’amo Aberdeen . Fatico non poco , dopo essermi bagnato le mani, ad afferrare il pesce che palesa un’ incredibile vitalità prima di lasciarsi sfilare l’esca dalla bocca : è incredibile pensare che delle creature di tale bellezza possano abitare questi luoghi impervi ed austeri , crescere e riprodursi fino a compiere l’intero ciclo biologico . Alcune di queste trote in passato erano addirittura fario di ceppo Mediterraneo , sostituite ora da fario di ceppo Atlantico , dall’indole meno schiva ma ugualmente belle morfologicamente , con muscolatura poderosa e molto ben pinnate . Continuando a risalire incontro una serie di briglie artificiali dove manufatti in cemento occupano tutta la larghezza del riale ; qui le cascatelle creano luoghi molto invitanti dove poter far transitare l’insidia con la concreta speranza di effettuare la cattura . Le prime due non danno alcun risultato anche se riesco ad avvistare un pesce che in fretta e furia si dirige dove viene generata la schiuma del salto d’acqua ; alla terza cascata noto che a destra di essa si crea un’interessante flusso di ritorno dove degli arbusti sfiorano ed in parte ne “ bucano “ la superficie : scommetterei la vita sulla presenza in quel luogo di una trota e i miei pensieri vengono coronati da successo un attimo dopo , quando cioè il silicone transita in zona e viene aggredito fulmineamente dalla trota . L’azione è così veloce che appena percepisco il colpo in canna il pesce è già all’asciutto : si tratta di una fariotta di ventiquattro centimetri nella cui bocca il grosso amo ha fatto saldamente presa . Stessa attenzione nel liberare il pesce dall’uncino , foto e immediato rilascio . Per precisione di trattazione , mi preme sottolineare che questi fantastici siliconi targati Trabucco garantiscono anche un’ottima resa se innescati in modo differente da quello mediante cone-heads : primo fra tutti cito l’innesco “ wacky “ tanto caro ai colleghi bassmen che lo attuano con worm dai quattro pollici in su per insidiare il predone a stelle e strisce . In modo analogo è possibile innescare questi piccoli worms con il sistema citato preferendo come spots di utilizzo ottimali quelli caratterizzati da lenta corrente o , ancora meglio , nei bacini sia naturali che generati da sbarramenti . Provare per credere ! A consuntivo di questa bella giornata trascorsa in montagna durante la quale la Dea bendata mi ha dato una mano sia mantenendo un tempo cupo ma non piovoso che nella qualità e quantità delle catture , posso ancora una volta constatare come l’utilizzo delle soft-baits risulti semplicemente miracoloso anche in ambienti nei quali solo fino a poco tempo fa era impensabile il loro utilizzo : spesso è lo spinner che deve andare “ oltre “ e percepire in anticipo l’efficacia di alcuni metodi trasportandoli dai loro luoghi di elezione ad ambienti nuovi ed inusuali . Sappiamo che i pesci a lungo andare sviluppano una sorta di assuefazione agli artificiali che gli proponiamo facendoli diventare del tutto o quasi inefficaci ; in quest’ottica risulta di fondamentale importanza sperimentare cose nuove sempre alla ricerca non di esche magiche o di sistemi strabilianti , ma della comprensione delle abitudini e dei comportamenti dei pesci che andiamo ad insidiare , sempre nel rispetto sia degli animali che dell’ambiente .


Silicone per trote di Walter Scandaluzzi
Se nel mondo della pesca a le esche siliconiche si sono affermate nei laghetti di pesca sportiva attualmente viene usata molto anche nei torrenti e fiumi pescando a spinning e pure nei laghi sia da riva , dove sono preferiti i falcetti, sia dalla barca dove rendono di più i pesciolini gommosi dalla coda tagliata..

Se pensate che 30 anni fa erano in pochi a credere ai minnows vediamo che vi è stato un netto cambiamento. Si sussura che la prossima esca saranno Saturniani che chiameranno il pesce e poi lo agganceranno all’ amo….

In verità ero anche io dubbioso ma poi, oltre 10 anni fa, nella costosissima riserva del Torrente Tesso (Coassolo-TO) durante un servizio per un articolo che andò in “onda” sul Il Peccatore (Ops Pescatore) il torrente era strapieno di trote e salmerini che volli provare decisamente i siliconici con buoni risultati specialmente con una imitazione di scazzone in un orrido con pareti a strapiombo.
Le esche siliconiche si sono rapidamente evolute per arrivare ad assumere caratteristiche di consistenza e movimenti in acqua che le distinguono spesso in modo davvero netto e incontrovertibile in acqua, andando a creare delle vere e proprie famiglie di softbait.
L’appassionato di spinning oggi, allora, non può limitarsi ad avere un paio di “falcetti” (grub) nella sua scatola a scomparti per esche, ma deve conoscere le diverse categorie di esche siliconiche per poterne valutare le differenze e sapere quando è il momento, per ognuna di loro, di entrare in pesca.
Tecnica di pesca alla trota con le softbait che sono morbide esca di plastica, comunemente note come esca di plastica, denominato così a causa della loro struttura morbida gomma flessibile,. Progettato per imitare pesce o di altre fonti di cibo acquatici naturali
la loro consistenza realistica e versatilità, combinata con la produzione di semplice ed economia li ha portati a diventare un articolo standard di pesca moderna .
Se vogliamo fare pesca a spinning con esche siliconiche mirando a trote e salmerini dovremo, molto concretamente possiamo fare uno spinning piuttosto leggero e “delicato”, e per questo dovremo avere una canna che ci permetta di gestire al meglio l’ esca ed ovviamente poi un mulinello che ben si abbini ad essa.
Per quanto riguarda la canna, fatte salve le abitudini personali di ognuno, è meglio usarne di misura da 240/270 cm con vetta cedevole e azione progressiva del fusto.
Abbiniamole un mulinello taglia 2500 di ottima qualità caricato con nylon o fluorocarbon dello 0,18 - 0,20. Nel caso di piccoli torrenti scenderemo nella misura della canna. Possiamo usare imitazioni di caimani, camole, lombrichi artificiali. Attenzione, parliamo di esche artificiali, ma realizzate in modo talmente realistico da sembrare vere in acqua, innescate magari in modo da ruotare su loro stesse nel corso del recupero della lenza.

Dobbiamo fare molta attenzione alla qualità delle gomme che andremo a scegliere e alle dimensioni delle stesse a seconda della tipologia del corso d' acqua che può passare da un riale di montagna al grosso fiume di fondovalle.


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Ci serviranno “gommine” devono essere molto, molto, morbide. Al tatto saranno soffici e dovremo anche innescarle con cura per non rischiare addirittura di romperle usando grossi ami. Sarebbe superfluo eccedere nelle descrizioni di queste esche perché, se conosciamo una camola vera… conosciamo anche quella artificiale, che è identica!

Altro fattore importante, e che a volte può fare la differenza, è cambiare spesso il colore delle nostre esche, in particolare su pesce immesso. Da sottolineare, ci sono alcune caratteristiche dello spinning che può essere fatto impiegando queste esche.


Abbiamo già detto dell’innesco “a ruotare”, ma ne ribadiamo l’importanza. L'azione di pesca è fatta di continui lanci nei luoghi dove pensiamo la trota possa essere in caccia (dietro un sasso, in una buca profonda, vicino ad un ramo sommerso, sotto sponda). Il recupero deve essere piuttosto lento facendo lavorare le nostre esche in prossimità del fondo usando testine già piombate oppure pinzando un pallino grosso in testa.

Al momento dell'attacco dovremo attendere un attimo ed anche meno dato che entrano in gioco 2 fattori che sono l’ esigenza che il pesce ingoi bene e il fatto che la gomma non ha decisamente un buon sapore e quindi la trota tende a sputare; qui la morbidezza delle nostre esche siliconiche ci verrà in aiuto, dopo di che ferreremo con decisione.

All'inizio sarà normale avere delle ferrate a vuoto, in particolare con trote apatiche, ma con il tempo le prime catture non tarderanno ad arrivare. Camole realizzate con un’appendice a forma di falcetto sulla coda, accessorio utilissimo che garantisce una maggiore rotazione in acqua, anche a bassa velocità di recupero. Altro aspetto ragguardevole è legato alle innumerevoli tipologie di colorazione e misure con cui si possono realizzare tali esche, caratteristiche che possono aiutare il pescatore al momento che le trote diventino più diffidenti.

Provare a cambiare vari colori potrebbe risultare una scelta vincente. Importante nel caso di acque velate usare esche bianche di buona visibilità. In ogni caso mettersi, se possibile, in posizioni ove il pesce non può vedervi.

In caso di ricerca di trote Big , generalmente marmorate, nei grossi fiumi del Nord come il Po a monte di Torino la Dora Baltea,Il Toce, L’ Adda, l’ Adige , Il Brenta e torrenti di ampia portata il filo dovrà aumentare di dimensioni.



Pescando sotto i piedi o quasi andrà benissimo imitazioni di pesci piccoli viventi in zona come ad esempio lo scazzone o altri gommati colla coda tagliata facendogli fare piccoli saltelli .

L’esca in silicone, comunque, presenta anche alcuni difetti. In primis, essendo in materiale gommoso, risulterà assai disgustosa alle nostre amiche pinnute, le quali, dopo il primo morso, volto ad assaggiare la preda che si trovano di fronte, desisteranno dal proseguire l’attacco, allontanandosi dalla nostra esca.


Questo porta a dover anticipare la ferrata, rischiando di perdere il salmonide, motivo per cui è consigliabile usare questo tipo di innesco solo al momento in cui le trote si presentino particolarmente aggressive.

Nei momenti in cui si debba praticare una pesca di ricerca, meglio optare per le vecchie e inossidabili esche naturali. Sia che si pratichi la pesca in lago che in torrente, le esche in gomma sono calorosamente raccomandate al momento che si voglia praticare il catch & release:

infatti, proprio grazie alla caratteristica sopracitata che porta i salmonidi a rinunciare velocemente all’attaccare le esche in silicone, e quindi la necessità di anticipare la ferrata, ci troveremo spesso di fronte a trote allamate sulla bocca, evento che darà la possibilità di rilasciarle, se si vuole, in tutta sicurezza, coscienti di non aver provocato danni ai suoi organi interni.

Se si intende gustarle un bel colpo in testa ed amen…la cena è quasi servita.


Trota all’arancia per 4 persone:
Panna fresca liquida circa 4 cucchiai
Olio extravergine d'olivaq.b.
Pepe nero q.b.
Prezzemolo da tritare 1 cucchiaio
Succo d'arancia 1
Burro 15 g
Trota 2 da 800 gr circa


Per preparare la trota all'arancia iniziate dalla pulizia delle trote: praticate un taglio nel senso della lunghezza del pesce nella parte bassa ed eliminate le viscere, poi lavatela bene sotto l'acqua corrente e asciugatela . Cospargete le carni della trota con il sale e conditela con il prezzemolo tritato e un pezzo di burro . Prendete poi una pirofila e oliatela . Adagiatevi sopra le due trote salmonate ripiene e salatele e pepatele anche all'esterno; Cuocete in forno le due trote a 180° per circa mezz'ora: durante la cottura dovrete di tanto in tanto muovere la pirofila per staccare il pesce dal fondo (senza però toccarlo) e irrorarlo con il liquido di cottura sprigionato . Cinque minuti prima del termine della cottura, spremete il succo di un'arancia e con esso irrorate le trote . Fate terminare la cottura in forno e una volte pronte sfornate le trote e spostatele su di un piatto da portata.


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