Pesca alle seppie (Eging alla seppia)

L'articolo dedicato al Light Rock Fishing ha avuto un successo insperato, diventando il vero punto di riferimento nella rete per tutti gli appassionati di settore. Oggi vivo lo stesso entusiasmo parlandovi di Eging, una disciplina alternativa che sta prendendo sempre più piede in Italia, ahimè povera di fonti attendibili. Se ne parla davvero tanto ma pochi hanno la pazienza di scrivere qualche riga. Mi aiuta in questa impresa la sapiente capacità fotografica di Marina Lorusso, protagonista di un set in still-life che rende giustizia alla bellezza intrinseca degli egi, colpendo nel segno con le emozioni suscitate da alcuni scatti in notturna. Cercheremo assieme di approfondire una nuova tecnica di pesca alla seppia, che è molto simile allo spinning ma differisce per alcune piccolezze molto fondamentali. Prima di tutto l'argomento: eging... cosa significa? Partiamo col dire che le esche si chiamano "egi", la tecnica prende il nome di "eging" e i pescatori che la praticano sono "eginger"! E' una specialità che punta ad insidiare i cefalopodi con le imitazioni di gamberi o pesciolotti foraggio. Tecnica veramente alla portata di tutti, nasce come alternativa alle classiche pesche in mare da riva come la canna fissa, la bolognese, l'inglese, ecc. I mesi autunnali, l’inverno e la primavera sono i migliori perché coincidono con l’arrivo in massa delle seppie verso riva per la riproduzione della specie. Possiamo praticare l’eging alla seppia per diversi mesi, lungo i porti e le scogliere, in condizioni di mare calmo, poca luce (notte, tramonto o alba).


Il mondo degli Egi

Volgarmente chiamate totanare, gli egi differiscono sia per le dimensioni, sia per il peso, sia per la velocità di affondamento. In commercio vi sono egi in misure da 2/2,5/3/3,5 e 4 (attenzione, non sono grammature ma dimensioni!!!). Un egi 2 sta per 6 cm di lunghezza (2x3 cm), un egi 3 sta per 9 cm (3x3 cm) e così via. Misure maggiori non implicano maggior peso, anzi, ciò che conta realmente è la velocità di affondamento. Nella foto 1, notiamo tre egi di misura 2/2,5 e 3 realizzati in tessuto sintetico e corpo riflettente. Poi, nella foto 2 a destra, presentiamo una novità della Trabucco, ovvero egi trasparenti da 2,5 con un sistema che si illumina di rosso quando cade nell' acqua, emettendo un flash che attrae i cefalopodi. Nello scatto tre, a sinistra, vi presentiamo due egi da 3, prodotti da Leader Line con corpo riflettente senza retina. Infine, a destra, chiudiamo con due egi di grossa taglia (la 3,5) indicati per grosse seppie e calamari.

Quali misure?

Le misure più vendute sono le 3, che possono pesare dai 15 ai 25 grammi. E' con queste che si parte in pesca per poi scendere, passando alle 2,5 o 2. Sulle scatole degli egi di qualità sarà poi possibile notare se vi sono indicazioni sull'utilizzo in profondità (le deep) o da superficie (Shallow). In mancanza di specifiche faremo un po' ad occhio: se la zavorra è grossa e non presenta fori è indicata per una pesca a fondo; viceversa, se acquistiamo egi con zavorre forate, questi saranno meno affondanti, prettamente per la pesca a galla. La nostra esperienza ci porta a cercare le seppie sempre sul fondo.  Un problema che gli altri non dicono è la quantità industriale di egi che si perdono durante le sessioni di pesca a seppie. Acquisteremo diversi modelli deep di qualità bassa o media senza esagerare, evitando di dissanguare il portafogli con modelli costosi! 


Quale colore?

La scelta del colore dell'egi è molto importante e va effettuata con la massima cura. Possiamo dare spazio alla fantasia impiegando colorazioni naturali ed artificiali: le prime sono scelte vincenti in condizioni di luce maggiore (dopo l'alba, giorno, prima del tramonto) mentre le seconde hanno colori vistosi e fluorescenti, comportandosi bene di notte, con luce scarsa, acqua velata. Le seppie, inoltre, sono molto attratte dalla luminescenza, anzi di per se' le seppie sono luminescenti, lo noteremo dopo averle catturate. Oltre all'aspetto della colorazione, c'è da considerare anche la questione relativa alla temperatura. Ho imparato da un video di Stefano Corsi che, nell'acqua, i pesci riescono a mantenere una temperatura leggermente superiore a quella dell'elemento che le circonda. Il calamaro e le seppie riescono a percepire la differenza di calore di un'esca immersa nell'acqua, quindi un corpo più caldo che trasmette una certa temperatura. La capacità extra-sensoriale aiuta molto quando c'è poca luce (notte o acqua velata) e vale la pena tenere le esche in tasca, facendo attenzione agli aghi, per far salire la temperatura e lanciarle in acqua ancora calde. Se l'esca avrà di valido oltre che il colore anche il movimento e ci aggiungiamo pure la vivacità, col rilascio di una certa temperatura... avremo sicuramente ottentuto l'esca perfetta! Bingo!


Attrezzature per la pesca alla seppia

La pesca alla seppia è notevolmente cambiata negli anni. Basti vedere un video di pesca dei primi anni '90 per rendersi conto di quanto il progresso tecnologico sia foriero di innovazione. Prima usavamo un monofilo in nylon piuttosto grossolano, posizionato su tavole in sughero per la pesca dalla barca mentre, al giorno d’oggi, siamo tutti a pesca da riva, con canna in carbonio e mulinello all’ultimo grido. La pesca è anche evoluzione e l’eging segue la scia del rinnovamento imposta dalla mania del “made in Japan”. Sono nati attrezzi specialistici che vanno dai 7 agli 8,3 piedi (2,10m – 2,50m) con azioni rigide alla base, che progressivamente si affievoliscono con una cima sensibile, che permette di sentire le tocche più timide dei cefalopodi durante il recupero dell’egi.  Anche le normali cannette da spinning sui 2,10 m sono degne delle seppie! Suvvia, vanno bene! Le azioni più leggere sopperiscono alla mancanza di un attrezzo èlitario, muovono elegantemente l’egi e permettono notevoli catture come testimoniato nell’articolo. I mulinelli saranno di taglia piccola, tra il 1000 e il 2500, appartenenti a fasce medio-economiche visto l’impiego assolutamente basilare a cui andranno incontro. Monteremo un monofilo dello 0,20/0,25 in nylon, eventualmente fluorocarbon se peschiamo in acque chiare e nelle ore del giorno. Il trecciato lo sconsiglio, non ha un buon rapporto qualità prezzo e spesso smorza le tocche più leggere, ma è una personalissima opinione.


L’azione in pesca

Chi non ha mai pescato le seppie (come il sottoscritto) troverà un po’ difficile l’approccio con i cefalopodi. Non sono pesci veri e propri, si comportano in modo diverso da una spigola a spinning o un black bass a casting. Non combattono con improvvisi guizzi e fughe laterali. Non si lanciano in velocità durante il recupero. E’ tutto molto diverso da quello che si può pensare. Differente non significa noioso, anzi. L’azione di pesca è interessante e va analizzata passo dopo passo. Lanciamo l’egi e lasciamolo affondare, attendendo il calo di tensione sul monofilo. Recuperiamolo per qualche secondo, poi effettuiamo due/quattro jerkate (movimenti della canna dal basso verso l’alto) in successione. In questo modo l’egi si muoverà come un gamberone saltellante, sollevandosi dal fondo, con la coda diretta in basso e la testa in sospensione. Recuperiamo e fermiamoci, ripetiamo tutto con lentezza. Usiamo il metodo dello “start & stop”. Durante il blocco del recupero avvertiremo una sorta di attacco simile ad un piccolo incaglio. La seppia ha aggredito l’artificiale e si è “appesa” agli aghi della totanara. Giriamo la manovella del mulinello molto delicatamente, senza forzare, perché un movimento improvviso e violento potrebbe ledere i tentacoli della seppia, sganciandola dall’egi. Aiutiamoci con un guadino per salpare la preda e facciamo attenzione agli schizzi di inchiostro! Attenti anche a prendere in mano la seppia, potrebbe aggredirvi con un dolorosissimo morso! Ci sono altre filosofie di recupero molto più aggressive che derivano da un’impostazione più “spinnofila”, d’importazione giapponese. Occorre lanciare, effettuare 4 jerkate, recuperare a saltelli, jerkare nuovamente, fermarsi, jerkare e andare avanti lentamente solo nel tratto finale. E’ la moda del momento anche se non siamo molto convinti sul funzionamento effettivo, perché spesso le seppie non sono aggressive, appaiono piuttosto dormienti e seguono l’egi più per curiosità che per fame vera e propria. A nostro avviso, vanno provati entrambi, poi ogni pescatore può scegliere come recuperare in base alle personalissime esigenze: l’importante è pescarle!


Dal Salento al Gargano, passando per la terra di Bari

E’ febbre di eging! La passione per le seppie contagia anche gli amici di Manfredonia, amanti del surf-casting e della bolognese che hanno sperimentato una battuta di pesca in notturna seguendo i consigli del Pescanet Team. Le catture di Pasquale Rinaldi e Giovanni di Bari  (ringrazio per le foto gentilmente concesse - n.d.r.) testimoniano la spettacolarità di una pesca che ha tante possibilità di espandersi sul nostro territorio. La tecnica è semplice, non è costosa, le attrezzature sono alla portata di tutti e i movimenti appaiono complessi solo nel momento in cui c’è da fare un po’ di pratica, poi divengono assolutamente naturali.

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

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