Pesca dalla scogliera con inglese e bolognese

Il mare è sempre affascinante. Il suo aspro profumo , il suo colore deciso, il suo unico fascino. Ormai sono lontani i caldi tempi di un'estate che ci ha tenuti lontani dal regno di Poseidone a causa del sovraffollamento delle spiagge. Sono stati tempi di vacanze per alcuni, momenti di relax dalla scogliera per altri. Capita spesso di esplorare nuovi posti o di riscoprirne il piacere dopo qualche mese, alternando tecniche nel nostro bagaglio alieutico destinate ad essere sfoderate per le grandi occasioni. E' ciò che ho fatto per voi. Quest'oggi, infatti, focalizzeremo la nostra attenzione su alcune potenziali prede quali il cefalo, la spigola, l'orata e l'occhiata. Simpatici pesciotti capaci di torcere filo anche al pescatore più esperto con ampie fughe ed improvvisi scatti in profondità.


Porti "multitasking"

Partiamo da un concetto proveniente dall'informatica che significa "polivalente". D'estate i porti sono cosmi da esplorare con diverse prospettive: piacevole incontro con una spigola, allettante gara di scacchi con l'astuto cefalo, danza delle zuccate con l'orata e molto altro. Fossilizzare l'attenzione su un'unica specie è controproducente perchè l'acqua è ormai calda, i pesci ci sono ed è nostro dovere ingannarli con l'astuzia e la dedizione tipica della nostra passione. Le temperature miti permettono di passare diverse ore a pesca, sia all'alba che durante il giorno, evitando le ore più calde. Gli amanti della notte potranno sperimentare anche il tramonto o la notte da riva, magari accompagnando il tutto con una pizza fumante ed una piacevole bibita. Va precisato che i momenti migliori risultano sempre quelli a ridosso del cambio di marea. L'alba ed il tramonto sono sempre vincenti anche perchè l'attività dei natanti è minore rispetto al resto del giorno ed i pesci possono risvegliare il proprio appetito senza avvertire fastidioso disturbo. I venti e le correnti sono quasi blandi e l'apparente calma superficiale cela egregiamente l'attività marina dei pinnuti. I punti più indicati ricadono proprio a ridosso delle imboccature in quanto si registra un costante movimento del pesce, entrando ed uscendo dallo spazio portuale, con branchi spesso intercettati dai pescatori. In queste circostanze è bene essere elastici, alternando la classica ed immancabile bolognese ad una gentile inglesina in tre pezzi, attrezzo ormai alla portata di tutti che permette di provare grandi soddisfazioni grazie alla sua caratteristica azione simile ad una ripartita. Partiamo dalla prima scelta, studiando la lenza perfetta per la bolognese.


Approccio romagnolo

La lunga bolo è una signora che va impiegata per le occasioni importanti, quando dobbiamo pescare di fino con maggiore padronanza sulla lenza, al fine di adoperarci con precisione chirurgica. Le condizioni di mare calmo sono favorevoli per l'utilizzo della telescopica con anelli ad azione di punta. La poliedricità della telescopica permette di usare talvolta lenze sottili, quando c'è giocare con terminali capillari e ami microscopici. In altre circostanze, la bolognese rende giustizia con il gamberetto o il ciuffetto di bigattini (la nostra esca per eccellenza), alla ricerca di ingordi predatori. Qual è la lenza ideale? Venendo alla montatura, con un galleggiante di portata da 3 grammi, essa è composta da un terminale lungo 50cm dello 0,12 armato con un amo del 16 a gambo lungo, per l’innesco di un ciuffo di bigattini. Segue al terminale una piccola girella che funge da collegamento con il filo madre. Una serie di pallini distribuiti in 70 cm di lenza, ad una distanza che diminuisce con l’estensione per un totale di 1,5 grammi. Infine un pallino di piombo scorrevole da 1,5gr che provveda alla taratura completa del galleggiante (una sorta di piccolo “pallettone”). Pescando su buone profondità sarà d’uopo sondare e posizionare il galleggiante quasi al limite della lunghezza della canna da 7 o 8 metri. Pescando su alti fondali avremo maggiori possibilità di incontrare serranidi e sparidi di buone dimensioni, da ricercare con brevi sussulti laterali, come se fossimo in fiume. Muovere l’esca ha sempre un suo perché: inganna il pesce dando l’impressione che l’esca sia viva e vegeta, istigando la sua aggressività.


Pesca all'inglese col pallettone

Spesso mi trovo a sperimentare lenze diverse dal solito perché i ragazzi del Pescanet Team sono avvezzi alla ricerca di novità. In molti casi ho riscontrato una reale difficoltà nell’impostazione della lenza per la pesca all’inglese, con gravi garbugli post-lancio dovuti ad un deficit proprio sulla disposizione dei pallini. I diversi test sul campo hanno dato vita ad una montatura semplice, rigida, funzionale, incapace di generare garbugli ma, soprattutto, avanzata. Ho esportato la cultura del “pallettoncino” di piombo in una terra dove la pesca all’inglese è tuttora praticata secondo gli standard. In molti l’hanno apparentemente criticata ma, alla sua efficacia in pesca, pochi pesci si sono sottratti. Dicevamo poc’anzi che si tratta di una lenza rigida. Come funziona? Perché rigida? Spesso ci troviamo in situazioni estreme, con predatori voracissimi che aggrediscono l’esca in brevissimo tempo. Lenze morbide percepiscono l’abboccata ma sono lente e non rispondono a fulminee ferrate. Concentrando il piombo in un punto solo, a 50 cm dall’amo, otteniamo un’architettura funzionale e sensibile allo stesso tempo, che segnala all’istante ogni minima indecisione del pesce nell’ingoiare il ciuffo di bigattini. Vediamo assieme come realizzarla, passo dopo passo. Prima di tutto, ritagliamo dal filo madre uno spezzone di 150/180 cm di monofilo e montiamoci due micro-girelle alle estremità. Sulla prima va benissimo una semplice girella, sulla seconda utilizziamo una tripla. A pochi cm da questa fermiamo un pallettoncino di piombo scorrevole da 0,80gr con due pallini da 0,10 (come in foto). Mettiamo poi da parte questo spezzone. Passiamo sul monofilo madre uno stopper in cotone, poi una perlina ed un sistema porta galleggiante ed ancora una perlina. Colleghiamo il filo madre con lo spezzone attraverso la girella semplice. Nel fare quest’operazione, poniamo tra l’ultima perlina e la girella uno scoubidou di silicone che faccia da parastrappi (come in foto). Consiglierei come terminale uno svolazzo di 50cm dello 0,12 con un amo del 16 a gambo lungo, come mostrato nella lenza da bolognese. Una lenza di questo tipo impone l’acquisto di galleggianti a portata di 1 gr. Qualora volessimo utilizzare i modelli da 2 grammi occorre sostituire il pallettoncino di piombo con uno da 1,5 gr fermato da 2 pallini da 0,24 gr.


Entriamo in pesca

Nel vademecum di ogni pescatore estivo non possono mancare alcune regole basilari per una buona riuscita di pesca. Prima di dare inizio alle danze va cercato uno spot al riparo da bagnanti, possibilmente poco frequentato, che possa somigliare ad un placido angolo di tranquillità per i nostri pesci. Solitamente le scogliere antemurali dei porti fanno al caso nostro perchè sono più comode da raggiungere e meno invase da persone che possono ostacolare la nostra azione alieutica. Giunti in loco, provvediamo ad una pasturazione preventiva, che possa avvicinare i primi branchi di pesce nella nostra area operativa. Le prima a farsi vive sono le occhiate, a profondità variabili, sia sul fondo che mezzo-fondo. Poi è il turno delle imprevedibili spigole. Più rare, ma non impossibili, le orate, decisamente attive sul fondo alla ricerca di bivalvi da sgranocchiare con la possente dentatura. Onnipresenti i simpaticissimi e combattivi cefali. Sondiamo il fondo e regoliamo l’altezza del galleggiante. Entriamo poi in pesca, con un ciuffo di bigattini. Se il pesce non gradisce, passiamo al bigattino singolo, incastrato sulla curvatura dell’amo o innescato per il dorso. Nella remota eventualità di un rifiuto possiamo tentare tre strade: chiudere baracca e burattini, farci un bel bagno o innescare il gamberetto vivo, reperibile tra gli scogli o in zone d’ombra. Continuate a pasturare con piccole fiondate di bigattini e pellets ad ogni lancio, può capitare infatti di catturare i predatori proprio sulla scia della pasturazione, per un divertimento a cinque stelle. Alternate la pesca all’inglese alla bolognese a seconda delle condizioni: la prima per pesce aggressivo a media-lunga distanza, la seconda per un purismo a pochi passi da riva con trattenuta. Il vademecum è completo, ora andate in pesca!

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

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